PlosOne: perché la propaganda sul Global Warming ha fallito

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La percezione del fenomeno dell’AGW da parte dell’opinione pubblica non è quella sperata.

 

 

Dove ha fallito la propaganda?

 

 

Lo spiega uno studio pubblicato su PloS one.

 

 L’articolo attira l’attenzione sin dal titoloWord Diffusion and Climate Science“, cosa c’entrano infatti le scienze del clima con la diffusione delle parole? La stessa domanda devono essersela posta anche su Climate Monitor dove Guido Guidi ha dedicato un articolo (Modello N°5: Sandy) allo studio pubblicato su PLoS one, un articolo che parte proprio dall’Abstract:

Come i dibattiti pubblici e politici spesso dimostrano, può esistere una scollamento sostanziale tra le scoperte scientifiche e il loro impatto sul pubblico. Utilizzando la scienza del cambiamento climatico come un esempio, si riconsidera il ruolo degli scienziati nel processo di disseminazione delle informazioni, con la nostra ipotesi che assume che importanti parole chiave utilizzate nella scienza del clima seguano dei cicli stile “boom and bust” nell’uso comune.

Esplorando questo uso comune all’interno di dati straordinariamente nuovi sulla frequenza delle parole in libri pubblicati fino al 2008, si mostra che un modello classico a due parametri di diffusione sociale riproduce fedelmente l’andare e venire di molte parole chiave a scala temporale generazionale o più lunga.

Si suggerisce che lo stile dell’uso delle parole contribuisca ad una correlazione empirica e possibilmente regolare con l’impatto della scienza del clima sulla società.

 Si parte quindi dalla constatazione del fatto che la ricaduta dell’allarme Global Warming nella società è stato insoddisfacente, si è allora deciso di studiare all’interno dei libri pubblicati negli ultimi anni la presenza delle parole chiave proposte dagli scienziati per diffondere l’argomento e fare un’analisi del fenomeno. Singolarmente lo studio termina con un “suggerimento”, quello di curare l’utilizzo delle parole per influenzare regolarmente la società.

Per studiare la presenza di certi vocaboli all’interno dei libri si è potuto disporre di un nuovo e interessantissimo strumento messo a disposizione da GoogleNgram Wiewer, un database che consente di seguire proprio la diffusione di certe parole nei libri pubblicati dall’800 ad oggi.

Lo studio ha analizzato alcuni termini che sono riportati nella seguente tabella:

Si sottolinea il fatto che i termini che di volta in volta hanno accompagnato la diffusione del messaggio sull’AGW, hanno seguito un percorso tipico dei cicli economici, caratterizzato da una rapida crescita e da un’altrettanto rapida fase di contrazione,  denominato “boom and bust“.

E allora qual è il consiglio dei ricercatori? Se il messaggio non è arrivato è perché non si stati abbastanza insistenti, e arrivando a citare addirittura Orwell, si porta ad esempio il caso di un villaggio danese dell’isola di Samsø dove un’assillante campagna contro le emissioni di innocua CO2 ha indotto i 4.300 abitanti a rinunciare alla tradizionale energia del petrolio per installare delle costosissime turbine eoliche da 1 milione di US $ ciascuna (vedi New Yorker: THE ISLAND IN THE WIND).

Bel risultato.

In conclusione si può affermare che la propaganda sul riscaldamento globale antropico ha fallito perché nella sua pervasiva presenza non è stata così insistente come nell’isola di Samsø dove si è operato un vero e proprio “brainwashing”.

I ricercatori non sono neanche sfiorati dal dubbio che altrove, lontano dalla sperduta isola danese, alla propaganda si sia opposto un movimento di controinformazione che ha presentato risultati convincenti.

Ma a quanto pare l’esperienza non andrà sprecata, su Science Daily infatti il prof. Alexander Bentley prende atto del risultato e propone di fare un migliore utilizzo della propaganda in futuro:

 “Idealmente, i metodi che presentiamo – applicati alle nuove fonti di dati” grandi “come Google Ngrams – potranno essere utilizzati per preparare i cambiamenti dell’opinione pubblica nel corso delle generazioni su questioni di rilevanza globale.”

A tutti noi lo studio ha ricordato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la propaganda, quale che sia l’oggetto, si nutre di parole nuove, di mode e tendenze.

Fare “debunking” è anche individuare e neutralizzare queste armi linguistiche.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

11 commenti

  1. Questo post è estremamente importante, non so se (certamente sì) se ne afferra in pieno la portata: il punto non è se una questione scientifica sia veramente in un modo (Global Warming, ma anche darwinismo et al), il punto è parlarne in maniera “efficace” (cioè propagandarla) finché la popolazione non l’ha introiettata a sufficienza fino a evitare di metterla in discussione e comporatsi come se fosse vera (vedi l’isola danese dell’esempio). In sociologia si parla di “miti razionalizzati”, ma qui siamo ad un livello decisamente superiore.. Se quello studio fosse stato fatto da una grande banca d’affari americana e avrebbe riguardato il liberismo minimo minimo Michael Moore ci avrebbe fatto un film, ma siccome riguarda un “totem” di oggi allora la cosa passa sotto silenzio..

    • Marco,
      vedo che certi collegamenti non sono venuti in mente solo a me.
      Gli stessi metodi possono essere impiegati per far passare l’idea dell’AGW ma anche di qualsiasi altro paradigma, e il pensiero va a quello darwiniano oltre a quelli economici.

  2. Bellissimo articolo, grazie. Anche Ngram Viewer!
    Parole chiave ripetute a dismisura o menzogne ripetute all’infinito per farle diventare verità.
    Meccanismi Pauloviani in azione!

    • Grazie frank,
      Ngram Viewer mi sembra davvero uno strumento interessante, personalmente mi sono divertito verificare altri vocaboli.
      Chissà in quale altro campo e di quali altre parole sarebbe interessante studiare la genesi e l’affermazione.

    • Ottimo Cammilleri e ottimo ovviamente Gotti Tedeschi.
      Ma se queste cose sono così conosciute, perché uno come Gotti Tedeschi e chi ha ancora un po’ di capacità di intervento sui media non ne parlano di più?

      Perché, come proprio questo studio riportato su Plosone dimostra, solo gli altri possono inondare la cultura con le loro parole?

      • secondo me, per sudditanza psicologica come ho gia’ detto.
        La sinistra, mentre la DC & company magnava a quattro palmenti, occupava cultura, magistratura, quadri intermedi, media, e Andreotti dormiva (e Moro facilitava).
        E questi sono i risultati.

        Poi Gotti Tedeschi e’ “invischiato” con lo IOR e quindi per definizione non puo’ parlare e non si puo’ che dirne male.

        L’appecoronamento ai maestri finanzieri e il cagasottismo (oooops…) hanno fatto il resto.

    • Interessante, Piero.

      Prof., la ringrazio per questo articolo, e le faccio notare come, probabilmente per diffondere le proprie tesi in modo più insistente, i protagonisti del suo pezzo stanno virando verso uno stile propagandistico molto efficace: accusare di criminalità e/o cretineria chi la pensa diversamente.

      Ripetuto molte volte, è un concetto di facile presa!

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