Neodarwinismo: la montagna che partorisce topolini #2

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I meccanismi sui quale si basa il neo-darwinismo ogni volta che vengono sottoposti ad una verifica sperimentale si dimostrano inadeguati.

 

 

Ancora una conferma di questo da uno studio pubblicato su Plos Biology

 

L’articolo pubblicato su Plos Biolgy l’11 dicembre scorso è intitolato Reconstruction of Ancestral Metabolic Enzymes Reveals Molecular Mechanisms Underlying Evolutionary Innovation through Gene Duplication, il giorno dopo è stato ripreso dalla versione on line di Le Scienze che ne ha parlato in La strategia flessibile dell’evoluzione dei lieviti.

E’ di grande interesse la considerazione posta all’inizio dell’articolo, in cui si riconosce la sproporzione tra la grande massa di spiegazioni teoriche dall’evoluzione i dati sperimentali che confermino tali modelli:

 Come sottolineano gli autori dell’articolo, esiste una sproporzione tra la varietà di modelli che spiegano in dettaglio i meccanismi dell’evoluzione per duplicazione e la mancanza di dati sperimentali che possano corroborarli.

Acquisiamo dunque come un primo dato il riconoscimento della mancanza di conferme sperimentali alla fiorente massa di teorie che vanno a comporre la Sintesi estesa, ma che hanno il difetto di restare solo pure speculazioni.

La buona notizia è però che finalmente esiste una ricerca che porta un riscontro sperimentale a sostegno di una di queste teorie.

Lo studio ha avuto come oggetto il gene MALS dei lieviti che codifica per l’enzima  α-glucosidasi che a sua volta è responsabile del metabolismo di carboidrati come il maltosio, l’isomaltosio e altri α-glucosidi. I ricercatori sono riusciti a ricostruire il percorso evolutivo del gene riuscendo a risalire indietro fino a 100 milioni di anni fa e scoprendo così che in questo lasso di tempo i lieviti hanno sviluppato, per mezzo di un meccanismo largamente sovrapponibile a quello denominato IAD (Innovazione – Amplificazione – Divergenza), di cui si è parlato su CSNeodarwinismo: la montagna che partorisce topolini, la capacità di sviluppare due differenti enzimi ottimizzati per il maltosio e per l’isomaltosio, come riferito su Le Scienze:

L’analisi ha rivelato che esso era attivo sul maltosio, un disaccaride presente nei semi in fase di germinazione come per esempio nell’orzo, e marginalmente su uno zucchero simile, l’isomaltosio.

L’analisi ha rivelato che lo sfruttamento dei due zuccheri come fonte di energia non poteva essere ottimizzata con un unico enzima. Le successive duplicazioni hanno permesso di produrre via via geni più specializzati fino a ottenere due enzimi pienamente funzionali, la maltasi e la isomaltasi.

Riassumendo quanto visto sinora, con un meccanismo del tipo IAD sono stati necessari ben 100.000.000 di anni per poter passare da un unico enzima che metabolizzava gli α-glucosidi, a due enzimi ottimizzati per due differenti α-glucosidi.

Questo risultato è certamente una conferma del meccanismo IAD, ma paradossalmente è una confutazione del meccanismo neodarwiniano. Infatti se sono stati necessari ben 100.000.000 di anni per operare una microevoluzione che ha consentito di passare da un unico enzima per gli α-glucosidi a due enzimi per gli α-glucosidi, come si potrebbe indicare lo stesso meccanismo per spiegare le macromutazioni?

E poi, come abbiamo già fatto osservare, il meccanismo IAD è valido solo per organismi unicellulari, infatti per i pluricellulari a riproduzione sessuata, come potrebbero le mutazioni essere trasmesse ai gameti?

Ancora una volta il neodarwinismo si rivela una montagna che partorisce topolini. Ma questo fa sorgere il dubbio che la “montagna” non sia tale, che forse ciò che partorisce continuamente topolini viene spacciato per una montagna ma è solo… un piccolo topo.

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

9 commenti

  1. Le tempistiche sono il principale veleno della teoria neodarwiniana. L’enciclopedia Treccani, congetture a parte, ammette:

    Se il processo evolutivo utilizza la selezione naturale, la quale in ogni momento favorisce la sopravvivenza del più adatto, è difficile capire come si siano formati gradualmente gli organi e le funzioni complesse. La formazione improvvisa di tali funzioni è anche impossibile in quanto necessita l’improbabile comparsa contemporanea di numerosissime mutazioni. A queste difficoltà concettuali, notevoli ai tempi di Darwin quando le basi dell’ereditarietà erano ignote e ancor più grandi adesso che sono note, si aggiunge il fatto che la teoria darwiniana dell’evoluzione prevede che i fossili forniscano una serie ragionevolmente continua e graduale dell’evolversi della vita: in realtà la serie dei fossili è tutt’altro che continua. […] In un periodo molto più recente, e cioè nel Cambriano (570 milioni di anni fa), si assiste a un’incredibile diversificazione degli esseri viventi: quasi all’improvviso compaiono i rappresentanti di tutti i principali gruppi animali attualmente esistenti. Ancora oggi non esiste una spiegazione convincente di come nel giro di pochi milioni di anni (un tempo evolutivamente brevissimo) vi sia stata una simile esplosione delle forme viventi.

      • Ho appena letto una curiosa notizia. Sembra che la fauna di Ediacara, spesso indicata come prova indiziale della gradualità delle specie comparse nell’Esplosione del Cambriano, non sia ricollegabile ad esse.

        Antichi fossili pluricellulari a lungo ritenuti gli antenati dei primi anni di vita marina sono i resti di licheni abitanti in terra o di colonie microbiche. […] Questa scoperta ha implicazioni per l’albero della vita, perché rimuove fossili di Ediacara dalla discendenza di animali.

        Lo studio è stato pubblicato anche su Nature.

        Perfino Pievani nei suoi libri adoperava la fauna di Ediacara per giustificare l’Esplosione del Cambriano …e adesso come la spiegaranno?

  2. Scusate l’ignoranza (esprimerò la mia domanda in termini assolutamente terra-terra): anche qui vale il discorso fatto per l’E. Coli di Lenski? Si tratta cioè di una “specializzazione” nata dalla perdita di “polifuzionalità” dei lieviti originari oppure c’è in effetti la comparsa di nuova informazione? (anche se non credo si tratti di questo secondo caso, altrimenti probabilmente avremmo avuto le prime pagine sui giornali..) Lo dico nel caso venisse citato come esempio di “evoluzione in atto”..

      • Il punto centrale qui è:
        “Ricostruire l’evoluzione naturale studiando il suo esito finale – gli organismi attualmente viventi ”

        Si veda anche:
        http://www.enzopennetta.it/2012/07/neodarwinismo-alla-deriva-3-ancora-una-prova-a-sfavore-della-teoria-neodarwiniana/

        Si legge:
        ” una delle principali fonti d’innovazione per il genoma è la duplicazione casuale di geni già esistenti, che può portare o a una sequenza nucleotidica assolutamente identica a quella originaria oppure a una sequenza leggermente differente.In questo secondo caso, l’organismo può contare su una copia del gene pienamente funzionale, che garantisce la codificazione delle proteine necessarie al metabolismo cellulare così come si è svolto fino a quel momento[…]”

        Ora vi si potrebbe accostare ciò che è stato detto qua:
        http://www.enzopennetta.it/2012/11/neodarwinismo-la-montagna-che-partorisce-topolini/#comment-9526
        http://www.enzopennetta.it/2012/11/neodarwinismo-la-montagna-che-partorisce-topolini/

        Come si può osservare c’è il solito “gioco-forza” su parole come evoluzione e innovazione come tu stesso Marco sottolineavi proprio nell’articolo di cui sopra.
        Quindi come più volte ricordato,ma repetita iuvant,processi ed eventi di ibridazioni, speciazioni, incroci, chimere, mutazioni intra-specie (robertsonian fusion, tandem fusion etc..), trasposizioni,adattamenti all’ambiente propri di certe specie (metaprogrammazione, borrowed information), endogenizzazione, simbiosi,deriva genetica,processi Innovazione – Amplificazione – Divergenza,processi Potenziamento – Attualizzazione – Perfezionamento etc… si origino tante altre nuove specie che però sono ai fatti tante varietà di quella di partenza pur essendo un’incredibile biodoiversità.
        Inoltre come sottolinea Enzo nell’articolo c’è anche l’elemento temporale che muove drammaticamente contro il paradigma neodarwinista e il fatto che,scrive Enzo:
        “il meccanismo IAD è valido solo per organismi unicellulari, infatti per i pluricellulari a riproduzione sessuata, come potrebbero le mutazioni essere trasmesse ai gameti?”

        L’E.Coli di Lenski segue un altro processo evolutivo un PAP(potenziamento,amplificazione,perfezionamento)diverso ma in fatto di corroborazioni e problemi l’impatto è quello dello IAD.
        Si veda:
        http://www.enzopennetta.it/2012/11/escherichia-coli-e-vera-evoluzione-seconda-parte/

        Spero di aver risposto alla domanda.

        • Assolutamente sì, in maniera completissima, grazie mille! Riassumendo: esistono una serie di fenomeni (ibridazioni, speciazioni, incroci, chimere..) che avvengono nell’ambito della stessa specie (microevoluzione), non si può ipotizzare che siano alla base del passaggio da una specie all’altra perché occorrerebbe troppo tempo (e qui penso al dilemma di Haldane..)

          • Molto bene.
            Il fattore temporale è un elemento problematico,come recentemente visto lo è anche il gradualismo,il fatto che alcuni meccanismi non siano validi per organismi pluricellulari, ma ,forse più importante il fatto che nessuno di tutti quei processi-eventi porta vera innovazione,porta vera/e nuove funzioni,nuovi geni etc..
            Come detto
            http://www.enzopennetta.it/2012/12/biologia-la-rivoluzione-scientifica-mancata/#comment-10109
            l’assunto neodarwinista che legherebbe micro e macro evoluzione è privo di qualsivoglia corroborazione e fondamento e l’analisi statistica et al lo rende meno che una mera ipotesi..
            Perchè come più volte ricordato,anche in questi ultimi giorni,un grande problema assieme al gradualismo etc..è l’assenza di spiegazione di come si formi la nuova informazione elemento necessario ed imprescindibile affinchè si possa verificare l’ipotesi neodarwiniana di evoluzione da una specie ad un’altra(per esempio da una “scimmia” all’uomo o da un mammifero terrestre a delfini e balene..)
            In tutto quanto si può osservare in natura come in laboratorio si possono constatare molte cose ma fra di esse nessuna traccia della formazione di nuova informazione.
            E,ammesso e non concesso,che questi processi PAPA e IAD potessero nell’arco di centinaia di milioni di anni portare ad una piccola nuova informazione resterebbero comunque qualcosa di confinato ai soli unicellulari.
            Come detto quindi il paradigma neodarwinista resta senza corroborazioni,senza criterio di falsificabilità e quindi non scientifico e non funzionante alla base e non mal funzionante,lacunoso o altro proprio non funzionante.

          • Per fortuna che c’è Leonetto, in giornate come questa in cui non c’è un momento neanche per pranzare non saprei come fare senza il suo intervento…

            Ovviamente sono d’accordissimo su tutto.

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