Obama: mappare il cervello umano (una rivoluzione scientifica…?)

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L’iniziativa dovrebbe ripercorre il passi del progetto genoma.

 

Ma suscita da subito delle importanti riflessioni

 

La notizia è stata pubblicata il 17 febbraio sul New York Times che ha titolato “Obama Seeking to Boost Study of Human Brain” sull’iniziativa dell’amministrazione Obama di mappare il cervello umano.

L’iniziativa coglie la proposta lanciata nel luglio 2012 in un articolo pubblicato su Neurone intitolato The Brain Activity Map Project and the Challenge of Functional Connectomics, un articolo che sin dalle sue prime righe contiene delle affermazioni molto interessanti, come le due seguenti citazioni:

‘‘The behavior of large and complex aggregates of elementary particles, it turns out, is not to be understood in terms of a simple extrapolation of the properties of a few particles. Instead, at each level of complexity entirely new properties appear.’’ –More Is Different, P.W. Anderson

‘New directions in science are launched by new tools much more often than by new concepts. The effect of a concept-driven revolution is to explain old things in new ways. The effect of a tool-driven revolution is to discover new things that have to be explained.’’
– Imagined Worlds, Freeman Dyson

 

La nuova frontiera si preannuncia innanzitutto non riduzionista, le proprietà di un sistema complesso non sono l’estrapolazione delle proprietà delle sue componenti, e una rivoluzione scientifica sta nel vedere le stesse cose con occhi differenti. Parole quantomai condivisibili, ma c’è dell’altro:

Emergent Properties of Brain Circuits

Understanding how the brain works is arguably one of the greatest scientific challenges of our time. Although there have been piecemeal efforts to explain how different brain regions operate, no general theory of brain function is universally accepted. A fundamental underlying limitation is our ignorance of the brain’s microcircuitry, the synaptic connections contained within any given brain area, which Cajal referred to as ‘‘impenetrable jungles where many investigators have lost themselves’’ (Ramo´ n y Cajal, 1923)

 Apprendiamo inoltre che a differenza di quanto le neuroscienze hanno sempre cercato di far credere, non esiste una ‘teoria generalmente accettata’ di come il cervello funzioni, anzi, con una efficacissima metafora il cervello è descritto come una ‘giungla impenetrabile‘ per le attuali investigazioni.

Ma c’è dell’altro, la notizia è stata riportata anche sul quotidiano La Stampa del 19 febbraio nell’articolo L’obiettivo di Obama: mappare il cervello, dell’inviato a New York Paolo Mastrolilli. Di particolare interesse è la conclusione dell’articolo:

La ragione di tanto interesse sta nelle prospettive del progetto. La mappatura delle attività del cervello, che secondo lo studioso di Stanford Gerald Crabtree è in declino per cause genetiche, ci consentirebbe di sfruttare meglio le sue potenzialità, curare malattie come Alzheimer e Parkinson, e trasferire le conoscenze acquisite nell’intelligenza artificiale. Un campo infinito di possibili ritorni. 

 Correttamente Mastrolilli ricorda quanto ebbe a dire il genetista di Stanford Gerald Crabtree poco tempo fa (vedi CS- Neodarwinismo alla deriva #4: un genetista di Stanford afferma che le mutazioni provocano degenerazione, non evoluzione): il genoma umano è in declino per accumulo di mutazioni casuali.
Una dichiarazione quest’ultima che costituisce implicitamente una forte contestazione dei meccanismi evolutivi per caso, selezione e contingenza proposti dalla teoria neodarwiniana.
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Questa ricerca sul cervello umano sembra quindi promettere risultati e implicazioni molto interessanti nella direzione di una teoria non riduzionistica non dipendente da eventi casuali, implicazioni che se verranno condotte fino alle logiche conseguenze potranno costituire un’importante spinta verso una rivoluzione scientifica in biologia.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

5 commenti

  1. Si capisce in America sono molto più avanti, in Europa tutto è gestito da gruppi di potere purtroppo anche, o forse dovrei dire soprattutto, le ideologie che contono!

  2. Giorgio Masiero on

    Contrariamente al racconto neodarwinista, le mutazioni casuali non sono il modus operandi della genetica, né della genomica né dell’epigenomica. La vita impiega tutta una serie di meccanismi per prevenire e per correggere gli errori, al fine di proteggere il suo corredo d’informazione semantica prescrittiva contro la variazione casuale (che va sempre a concludersi in malattia e morte). Checché ne dica la teoria darwiniana (ormai avviata, secondo il paradigma kuhniano, verso il passaggio alle fasi di crisi e di superamento nel XXI secolo, proprio per le scoperte che si accumulano in questo campo), la vita non fa alcuno sforzo per perseguire un “miglioramento” del suo programma genetico attraverso mutazioni. Ma è tutto il contrario: i genomi contengono una moltitudine di informazioni codificate e duplicate in modo ridondante per la protezione contro le mutazioni. Quasi quotidianamente la letteratura dimostra l’esistenza di tale “fortunata” ridondanza, quasi fosse messa di proposito, chiedendosi quale potrebbe esserne una spiegazione scientifica. L’evidenza empirica schiacciante è che anche la vita, come ogni organizzazione deputata alla comunicazione d’informazione utile, è soggetta al normale declino della sua integrità informativa, come vale in cibernetica.

    • …meccanismi …dice bene infatti sono più d’uno e gli enzimi coinvolti sono molti, se ci pensiamo è proprio il grosso investimento messo in atto dalla cellula per mantenere integra l’informazione genetica a palesare l’importanza dei processi riparativi…un esempio lo Xeroderma pigmentosum, gli individui affetti da questa malattia genetica mancano di un processo riparativo per escissione del nucleotide e sviluppano gravi lesioni della pelle e tumori a causa dell’accumulo di dimeri di pirimidine dovuto all’esposizione solare…

  3. alessandro giuliani on

    Pura propaganda ragazzi, pura e stucchevole propaganda..il progetto genoma è stato un fallimento, anzi il fallimento è stato il suo paradossale successo (abbiamo se non altro capito come le cose NON VANNO), ma Obama dice che per ogni dollaro investito nel progetto genoma ne sono stati guadagnati 140 (viene da chiedersi come visto che neanche un callifugo è uscito fuori dal progetto genoma, viene da pensare che, se veramente esistono, i 140 dollari sono tutti in futures spazzatura). Benissimo occuparsi di reti e paradigmi relazionali ma se c’è un posto da dove è assolutamente sciocco iniziare per fare ciò è proprio il cervello dove troppo fangoso e pieno di insidie e tautologie è il campo (assenza di effetti misurabili con precisione, inconsistenza della relazione struttura-funzione autorefernzialità..).
    Allora molto meglio indagare i paradigmi di rete per studiare nuovi materiali (cruciali per i problemi energetici e forieri di ricadute a cascata, si veda ad esempio come la tecnologia delle membrane sviluppata per la dialisi abbia rimesso in auge l’uso di processi fermentativi ‘intelligenti’ sulle biomasse), per andare a fondo sulla termodinamica dei sistemi biologici (problema delle interfacce liquido/liquido, della compartimentazione dei sistemi che potrebbero far uscire la biologia dal pensiero magico)…allora il punto è prendere una parola di moda ma anche motivata dal fallimento del riduzionismo esagerato (rete) e ficcarla all’interno di un mito ideologico (capire la mente), non far neanche balenare l’idea che non è più tempo di big science ma di tanti cervelli liberi che lavorano magari a basso budget ma in libertà…

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