Emmeciquadro: “Inchiesta sul darwinismo”

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Su Emmeciquadro Alessandro Giostra parla di “Inchiesta sul darwinismo”.

 

Un articolo che coglie gli aspetti più importanti del rapporto tra darwinismo scientifico e sociale.

 

 

Il darwinismo non è stato solo una teoria scientifica, ma anche una visione che ha giocato il ruolo, ben più ampio, di giustificazione delle politiche imperiali britanniche e di quelle post-colonialiste e mondialiste degli ultimi decenni. E’ questa la tesi dell’autore, docente di discipline biologiche e promotore di didattica scientifica.

Nella Premessa viene illustrato l’errore di voler identificare i termini ‘evoluzione’ e ‘teoria darwiniana’, in quanto quest’ultima è soltanto una spiegazione del fenomeno evolutivo. Un analogo riduzionismo si riscontra quando viene definito ‘creazionista’ chiunque avanzi critiche fondate nei confronti del darwinismo. L’autore stesso si dichiara lontano da ogni forma di darwinismo dogmatico e di creazionismo.

Il paradigma darwiniano ha radici lontane. L’origine delle specie è stata accolta positivamente dalla Royal Society, i cui intenti sono individuabili già nei contenuti della Nuova Atlantide di Bacone, dove l’integrazione tra sapere e potere statale rientra in una sorta di concezione ‘messianica’ dell’Inghilterra. Sulla stessa linea si è mosso Hobbes, secondo il quale la sopravvivenza dello stato necessita del controllo delle opinioni. Proprio in questo contesto è nato il Collegio Invisibile, poi la Royal Society. L’autore precisa che in quest’ultima istituzione, sorta come supporto per la monarchia inglese, la pratica scientifica ‘si avvicinava più a uno strumento propagandistico’ (p. 26). Non è un caso, infatti, che ‘la costituzione della Società coincise con la nascita dell’economia politica’ (p. 35), dal momento che tra i suoi soci vi sono stati personaggi come Adam Smith e Thomas Malthus. La teoria di quest’ultimo, in particolare, non solo sfocia nell’affermazione del controllo demografico, ma è stata alla base dell’idea della selezione naturale.

La teoria di Darwin, a sua volta, viene presentata dall’autore evidenziando l’influenza del contesto inglese del XIX secolo, ma anche i suoi ‘anelli deboli’. Ciò che viene spiegato, comunque, è il modo in cui gli stessi punti deboli, invece che indurre al perfezionamento della teoria, siano stati occultati allo scopo di difendere a tutti i costi il paradigma darwiniano. La teoria evolutiva non solo presenta caratteri deduttivi e aprioristici, ma si inquadra perfettamente nel contesto positivista che ha assecondato il competizionismo economico e l’immobilismo della società. Il darwinismo sociale e l’eugenetica sono esempi concreti della collaborazione tra scienza naturale e dimensione economico-politica. Una delle istanze più chiare in tal senso è data dalla nascita in Inghilterra della Fabian Society che ha adottato il paradigma darwiniano per proporre un socialismo gradualista, al fine di evitare una repentina trasformazione di stampo rivoluzionario.

Gli sviluppi della biologia nel XX secolo hanno continuato a delineare le parti deboli del darwinismo, nonostante i tentativi di difenderlo, come nel caso dei propugnatori della teoria sintetica. In questa fase, pertanto, è emersa la necessità di usare il darwinismo per giustificare la politica imperialista post-elisabettiana. L’affermazione della superiorità razziale e le pratiche di genocidio intese come risultato della selezione naturale, sono applicazioni delle politiche neomalthusiane che hanno adoperato la teoria di Darwin per scopi che vanno molto al di là della ricerca scientifica. Questo tipo di difesa ad ogni costo della teoria avrebbe provocato, secondo l’autore, una rivoluzione scientifica mancata e il potenziamento della mentalità malthusiana che ha avuto dei riscontri anche in altri settori della cultura, come quello letterario.

Anche nella seconda metà del XX secolo vi è stata una forte resistenza da parte del paradigma darwiniano contro i tentativi di critica. Un importante tentativo di revisione è stato quello degli scienziati S.J. Gould e N. Eldredge, che in una loro opera hanno dichiarato: “il gradualismo è parte del contesto culturale, non della natura” (p. 170). Anche in questo periodo sarebbe avvenuta, dunque, una controrivoluzione scientifica, il cui principale portavoce viene identificato in R. Dawkins.

L’autore è riuscito a presentare gli aspetti fondamentali del darwinismo e degli aspetti correlati, in questo eccellente saggio, una lettura davvero piacevole e comprensibile anche da chi non ha competenza specifica nel campo biologico. 

 

Alessandro Giostra

Link all’articolo originale su Emmeciquadro

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