Il feto nel frigorifero: staminali, tra tribunali e intimidazioni

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Coltura di cellule staminali neuronali

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 A pochi giorni dalla sentenza del tribunale che impedisce e poi riammette l’utilizzo delle cellule della Stamina Foundation, un feto di 4 mesi viene trovato all’università della Bicocca nei laboratori del prof. Vescovi.

 

 

Feto in un frigo dell’università Bicocca Il docente: «Sospetto un sabotaggio»“, con questo titolo il Corriere della Sera del 18 marzo dava la notizia del preoccupante ritrovamento di un feto di quattro mesi in un frigorifero all’interno dei laboratori del prof. Vescovi presso l’Università della Bicocca. Un prima interpretazione porta ad individuare la causa del fatto in un gesto intimidatorio, come scritto sul Corriere:

Lo studioso pensa a un tentativo di «sabotaggio» della sua ricerca, un progetto tutto italiano che prevede l’innesto di cellule staminali cerebrali, prelevate da feti morti per cause naturali, nel midollo spinale di 18 malati di sclerosi laterale amiotrofica. 

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Su un articolo pubblicato sulla Stampa il 20 marzo l’ipotesi si fa più dettagliata:

Da dove proviene quel corpicino? Perché è stato messo lì? Le risposte potrebbero essere collegate, forse, all’attività scientifica del professor Vescovi, che si è sempre opposto all’impiego degli embrioni nel campo della ricerca e sta conducendo una sperimentazione sull’utilizzo delle staminali fetali per la cura della Sla. 

Si è fatta dunque strada l’ipotesi che quel che ha dato fastidio nelle ricerche del prof. Vescovi sia stata la scelta di puntare sulle staminali adulte denunciando l’inutilità delle staminali embrionali.

Interviene per ultima la Repubblica con un articolo dal titolo tranquillizzante Il giallo del feto in Bicocca: cade l’ipotesi di sabotaggio ma il cui contenuto non convince fino in fondo:

 Due giorni e mezzo di buco, una pista esclusivamente interna, una vecchia etichetta col nome di una professoressa che adesso insegna negli Usa, un fascicolo d’inchiesta che ancora un nome non ha. Il mistero del feto ritrovato nelle celle frigo della palazzina U3, al dipartimento di Biotecnologie dell’Università Bicocca, comincia a prendere contorni più chiari, escludendo le ipotesi più fantasiose.

Il fatto che il feto ritrovato nei laboratori sia riconducibile all’attività di un’ex professoressa del dipartimento non è infatti sufficiente a chiarire del tutto perché quel feto etichettato come reperto di una persona che da anni non è più presente si trovasse in quel frigorifero e perché in tanti anni solo adesso qualcuno se ne è accorto.

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Ma la domanda che in questa situazione sospetta si pone è: perché qualcuno potrebbe essere così determinato nel contrastare lo sviluppo delle staminali adulte, tanto da ricorrere ad azioni illegali di tipo intimidatorio?

 Un’ipotesi è possibile ricavarla nell’intervista che il prof. Vescovi aveva rilasciato qualche tempo fa torinoscienza.it:

Lei dice che il problema non si pone più. Allora perché qualcuno continua a premere per fare sperimentazione con gli embrioni?

A questo punto credo che non si tratti più di una lobby di tipo politico-ideologico, ma economica. Per 15-20 anni, infatti, il mondo anglosassone ha investito in ricerche e tecnologie che, ovviamente, hanno portato alla registrazione di brevetti.

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Oltre alle pressioni di tipo ideologico che provengono da ambienti che vedono di buon occhio l’equiparazione dell’essere umano ad un animale, e a maggior ragione nelle sue prime fasi di sviluppo, come testimoniato da una recente intervista su Le Scienze di cui si è occupata La Bussola QuotidianaSe lo scienziato ha «paura» dell’embrione ), si aggiungono dunque quelle di tipo economico derivate dal fatto che in alcuni ambienti si è investito molto sulle staminali embrionali e adesso tutti quegli ingenti investimenti sono sul punto di andare perduti.

Che il clima sulle cellule staminali sia infuocato è inoltre testimoniato dalla vicenda di Sofia una bambina di Brescia e di un bimbo di Fano a cui sono state inizialmente negate con un provvedimento legale le cure con delle cellule staminali fornite dalla Stamina Foundation (italiana) e successivamente riammesse con un secondo provvedimento.

Sulla vicenda sono poi intervenuti un gruppo di 13 ricercatori con una dichiarazione congiunta al ministro Balduzzi riportata sul Corriere della Sera il 15 marzo scorso:

 Scrivono: «La comunità dei ricercatori e medici che lavora per sviluppare trattamenti sicuri ed efficaci contro gravi malattie comuni o rare è perplessa di fronte alla decisione, sull’onda di un sollevamento emotivo, di autorizzare la somministrazione di cellule dette mesenchimali, anche se prodotte in sicurezza da laboratori specializzati.

Non esiste nessuna prova che queste cellule abbiano alcuna efficacia nelle malattie per cui sarebbero impiegate. 

La determinazione con la quale sono scesi in campo i 13 appare, dalle motivazioni addotte, un po’ troppo accentuata, la cura infatti non è sospetta di essere dannosa, ma “Non esiste nessuna prova che queste cellule abbiano alcuna efficacia nelle malattie per cui sarebbero impiegate“, motivazione che sarebbe ad es. in grado di far sparire da tutte le farmacie i prodotti omeopatici.

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Quel che è certo è che intorno alle cure con cellule staminali c’è un forte movimento di interessi, e che purtroppo la situazione appare in alcuni aspetti torbida. 

Un’idea più chiara si potrà avere quando la terapia del prof. Vescovi e quella della Stamina Foundation saranno state sperimentate.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

2 commenti

  1. Matteo Dellanoce on

    Le staminali adulte non vanno bene perchè “riducono” lo scienziato a ri-cercatore; indicano cioè un certo grado di teleologia ( quindi di conferma della finalità intrinseca della natura) nella “materia” ( le virgolette perchè parliamo di uomo che non è sola materia). Le staminli embrionali invece possono diventare strumento di essere “finalizzazione”. Lo scienziato non è più un semplice ri-cercatore ma un inventore della soluzione.La ragione dell’uomo diviene l’elemento che dà ragione alla natura. Ciò implica il possesso della soluzione con tutta una serie di conseguenze a vantaggio di uno a discapito dei molti. Chiudo dicendo che in questa maniera con le embrionali l’uomo è causa e può modificare il caos, mentre con le adulte l’uomo non è causa ma individua una causa nella natura ed allora, parafrasando una orribile trasmissione televisiva, ciao Darwin!
    Matteo Dellanoce

    • La tua Matteo è una prospettiva a cui non avevo pensato, grazie di aver fornito un ulteriore spunto.
      Si aggiunge a quella che vuole ridurre il feto ad un ammasso di cellule che non sono ancora una vita umana, e che rappresenta il messaggio più diretto dei sostenitori delle staminali embrionali.
      Ricordo ancora una volta che quest’ultima impostazione è resa possibile dall’adesione all’idea darwiniana (smentita scientificamente) di Haeckel secondo il quale l’ontogenesi ricapitola la filogenesi.

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