Resistenza agli antibiotici: la catastrofe imminente e le colpe di “Big Pharma”

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GB: allarme sulla resistenza ai farmaci «Minaccia grande quanto il terrorismo», questo il titolo apparso l’11 marzo sul Corriere della Sera.

 

Ma le responsabilità sono delle industrie farmaceutiche.

 

 Forse ha ragione la BBC nel titolare “Antibiotics resistance ‘as big a risk as terrorism’ – medical chief” un servizio dell’11 marzo scorso nel quale si lancia l’allarme sulla sempre minore efficacia degli antibiotici attualmente disponibili nel contrasto alle infezioni.

La notizia è stata prontamente ripresa anche dal Corriere della Sera che nello stesso giorno ha pubblicato un articolo intitolato Gb, allarme sulla resistenza ai farmaci «Minaccia grande quanto il terrorismo», nel quale si legge:

Una minaccia paragonabile a quella di un attacco terroristico, un rischio “catastrofico” per l’umanità. Con questi termini Dame Sally Davies, la chief medical officer del Regno Unito (consulente governativa per la sanità pubblica), parla della resistenza agli antibiotici, ovvero il rischio di contrarre infezioni che non possono essere curate con i farmaci esistenti. 

 La minaccia è presente negli ospedali, luoghi nei quali si possono contrarre più facilmente infezioni e dove sono presenti ceppi batterici maggiormente resistenti perché sottoposti ad una selezione più intensa (si tranquillizzino gli amici darwinisti, si tratta di ceppi selezionati, non evoluti…).

Il dato preoccupante, oltre al fenomeno prevedibile della resistenza, è la mancanza di nuove ricerche che possano fornire strumenti adeguati alle mutate esigenze, come testimoniato dalla seguente tabella pubblicata dalla BBC:

Come si può constatare è dal 1987 che non vengono realizzati nuovi antibiotici.

Come dichiarato da Dame Sally Davies, e riportato dal Corriere della Sera, la causa di questa situazione è da individuare nelle scelte delle case farmaceutiche:

«Non abbiamo nuove classi di antibiotici dalla fine degli anni ’80 e come singoli farmaci ce ne sono pochissimi allo studio delle case farmaceutiche. Questo perché per gli antibiotici non c’è lo stesso mercato che esiste per i farmaci che curano la pressione alta o il diabete»

La responsabilità delle case farmaceutiche è confermata dalle dichiarazioni del professor Francesco Scaglione, direttore della Scuola di specializzazione in Farmacologia medica all’Università Statale di Milano, riportate nello stesso articolo del Corriere:

…è vero che è necessario sviluppare nuovi farmaci, ma va detto che gli enti deputati all’approvazione di nuove molecole, Fda ed Ema, hanno reso molto difficile e burocratizzata la procedura: per questo lo sviluppo di farmaci è un grosso investimento in termini di soldi e tempo ed è il motivo per cui vengono favoriti settori redditizi come le malattie cardiovascolari»

Dai due esperti intervistati emerge la scelta delle case farmaceutiche di puntare su medicinali per malattie croniche che danno ritorni continuati nel tempo anziché su farmaci come gli antibiotici che, una volta superata l’infezione, non vengono più assunti.

La mancanza di nuovi antibiotici è dunque da addebitarsi alle scelte economicamente convenienti effettuate dall’industria farmaceutica e non da una presunta capacità evolutiva dei batteri.

A questo punto le prospettive che si presentano, esclusa una non dimostrata evoluzione neodarwiniana, sarebbero tranquillizzanti, infatti se si esclude la comparsa di nuovi ceppi di batteri e si considera solo la selezione che isola ceppi resistenti, la produzione di nuovi antibiotici non si traduce in una gara infinita tra i batteri che si evolvono e i medicinali che cercano di adeguarsi, ma in una sempre più completa serie di antibiotici in grado di fronteggiare le varie forme di resistenza.

Si tratta quindi di una guerra che può essere vinta, i batteri non hanno la capacità di evolvere rapidamente e sarebbe possibile fronteggiare tutte le varianti, si tratta piuttosto di una guerra che si rinuncia a combattere perché una vita salvata per guarigione è una vita che non porta più profitto.

Meglio quindi per le case farmaceutiche puntare su malattie che non vengono guarite e che richiedono un trattamento continuato.

Se quindi l’esplodere di nuove e incurabili epidemie è paragonabile come pericolosità ad una minaccia terroristica, le responsabilità di questo terrorismo sono da individuare nelle scelte economiche delle case farmaceutiche.

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

6 commenti

  1. “Una minaccia paragonabile a quella di un attacco terroristico, un rischio “catastrofico” per l’umanità.”
    Un esempio di come viene usata la neolingua: epidemie che potrebbero uccidere milioni di persone paragonate ai danni del terrorismo!

    “Minaccia grande quanto il terrorismo”

    Bè, allora possiamo stare tranquillissimi. 🙂
    Il terrorismo nel mondo ha causato pochissimi morti, si potrebbe dire un 10.000 persone totali in una decina d’anni in tutto il mondo, cioè 1000 all’anno. Quantità risibili.
    Tanto per fare paragoni, i morti da incidenti stradali nel mondo sono circa 1.230.000 all’anno (1200 volte di più!)
    Oppure, rimanendo in tema sanitario, i 13.000.000 di morti legati a malattie cerebro-cardiovascolari.

    Ma siccome il terrorismo è funzionale alla paura che dobbiamo avere affinchè loro possano proteggerci con le loro guerre, allora avanti con un sano terrorismo psicologico.
    Il terrorismo, definito come “the use of illegal force and violence by a non-state actor to attain a political, economic, religious, or social goal” non fa molte vittime.
    Forse si riferivano al ‘terrorismo’ degli Stati (basta togliere il prefisso ‘non-‘ dalla definizione sopra citata) che fanno guerre dove gli pare e lì sì le cifre salgono. Ah, ma quella la chiamano ‘missione di pace’ per la nostra sicurezza. Allora i conti tornano.

    Tornando all’articolo: “Meglio quindi per le case farmaceutiche puntare su malattie che non vengono guarite e che richiedono un trattamento continuato.”
    Esatto.
    Anzi, ancora meglio: l’ideale per loro è cercare di convincere i sani di essere malati, se necessario anche inventandosi nuove malattie, anche con il semplice abbassamento dei valori-limite.
    Vuoi mettere il nuovo bacino d’utenza?

    • Certo che l’utilizzo di immagini che colpiscono l’immaginario collettivo è effettivamente abusato, ma in questo caso l’analogia migliore con il terrorismo è proprio al terrorismo di stato.

      La vicenda dell’allarme H5N1 è emblematica in questo senso, furono proprio le istituzioni pubbliche a fare terrorismo OMS in testa, e così immani risorse andarono sprecate inseguendo un nemico inesistente, mentre le risorse per i nuovi antibiotici vengono negate perché non redditizi.

      Come terrorismo è anche quello che viene praticato, come giustamente fai notare, con la medicalizzazione della normalità, proponendo cure per le persone sane, anche passando attraverso l’abbassamento dei valori ritenuti normali per creare nuovi pazienti.

      Una società come questa non ha bisogno di cercarli fuori i terroristi.

  2. Massimiliano Gerardi on

    http://it.wikipedia.org/wiki/Tigeciclina

    la tigeciclina è stata approvata nel 2005 dopo anni di ricerca e studi condotti da una cattivona Big Pharma… ******
    -Sono arrivati in fase 3 (che sono sicuro sappiate cosa sia altrimenti non affrontereste un tema scientifico così delicato) altri 2 antibiotici.
    -In ogni ente ospedaliero c’è mil CIO, comitato infezioni nospedaliere, che si occupa di monitorare l’epidemiologia locale e proporre strategie atte al contenimento della spesa farmaceutica, quali ad esempio, la rotazione degli antibiotici, switch semestrali di classi di antibiotici ecc..
    -Le resistenze insorgono anche per un uso scorretto degli antibiotici: assunzioni non necessarie, scarsa aderenza alla terapia (il classico esempio è lo stop all’assunzione appena va via la febbre..)
    ******

    • Sig. Gerardi,
      il suo intervento avrebbe potuto essere utile e interessante, ma lo sgradevole livore che ne accompagna alcuni passaggi mi ha costretto a pubblicarlo eliminando dei commenti che sarebbero inaccettabili per chiunque ospiti un dibattito.
      Le rispondo comunque.

      1-Il termine “Big Pharma” mi sono permesso di utilizzarlo solo dopo che è stata la diffusissima rivista Le Scienze ad impiegarla per prima sul numero 534 del febbraio scorso: lei ha scritto a Le Scienze facendo le stesse rimostranze? E se no, ha intenzione di farlo o la critica vale solo per CS?

      2-Le affermazioni sulla mancanza di nuove classi di antibiotici sono di Dame Sally Davies, consulente del Ministero della Salute della GB, ed è a lei che andrebbero fatte le rimostranze se ritiene che la cosa non sia vera: le ha scritto o ritiene che il problema sia chi riferisce i fatti?

      3-La tabella sulla mancanza di nuovi antibiotici è stata pubblicata dalla BBC e la fonte è il World economic forum:ha scritto a loro una mail per reclamare?

      4-Sul perché la Tigeciclina non sia stata presa in considerazione dal Ministero della Salute inglese e dalla BBC rimando ai diretti interessati, da parte mia posso ipotizzare che essendo solo un batteriostatico e non un battericida, le intenzioni degli interessati fossero rivolte alla seconda categoria.

      5-Lei tace sulle gravi responsabilità che stanno dietro alla medicalizzazione della normalità e dietro gli interessi per la cronicizzazione delle malattie e delle relative cure, come mai?.

      Ciò detto lei si è autoescluso da un civile dibattito (eliminando certi passaggi del suo intervento le ho fatto un favore, mi creda…), se chiederà pubblicamente scusa per il modo in cui si è posto, solo allora, avrà diritto di replica.

  3. A questo punto, aggiungiamoci pure l’invenzione vera e propria di malattie a scopo ovviamente lucrativo.
    In particolar modo a livello psichiatrico.

    Riporto qui sotto alcuni stralci di una traduzione di questo articolo veramente impressionante:
    http://www.alternet.org/personal-health/why-newest-psychiatric-diagnostic-bible-will-be-boon-big-pharma?paging=off
    Le osservazioni sono molto interessanti perché fatte da uno psichiatra, addirittura estensore della versione precedente del manuale di psichiatria!

    Con il DMS-5 (quinta versione del Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali), anche la sofferenza umana verrà considerata una malattia mentale.

    Dopo che l’APA (American Psychiatric Association), ha approvato l’ultima versione del DMS-5 – la bibbia della diagnostica psichiatrica – lo psichiatra Allen Frances, capo della squadra che mise a punto al precedente versione, il DSM-4, ed attualmente professore emerito alla Duke University, ha affermato: «Questo è il momento più triste nella mia 45ennale carriera di clinico, studioso e docente di psichiatria»
    Frances già avverte: «Il mio miglior consiglio ai clinici, alla stampa ed al pubblico in generale è: siate scettici e non seguite ciecamente il DSM-5 lungo una direzione che porterà facilmente ad un eccesso di diagnosi e ad un dannoso eccesso di somministrazione di farmaci».

    Si tratta di un consiglio sconvolgente, almeno per i professionisti della salute mentale, soprattutto perché proviene dal capo della squadra che ha messo a punto il DSM-4 (!). E già quello ne portava di esagerazioni…

    Quello che allarma in modo particolare Frances, è il fatto che il DSM-5 renda patologici delle normali sofferenze umane. Il 7 gennaio 2013, nel suo articolo Ultimo appello al DSM-5: proteggete la sofferenza dalle grinfie dell’industria farmaceutica, Frances così scrive : «Far diventare la sofferenza umana una malattia mentale sarà LA MANNA per l’industria farmaceutica ed una carneficina per chi soffre. È una decisione autodistruttiva per lo stesso DSM-5 ed inoltre mina la credibilità dell’APA. La Psichiatria non dovrebbe disconoscere la normalità».

    Nel DSM-4, che Frances ha aiutato a creare, c’era la cosiddetta «esclusione del lutto» che stabiliva la NON diagnosi di disturbo psichiatrico di depressione nel caso di sofferenza per la perdita di persona amata, anche se accompagnata da sintomi di depressione. Prima del DSM-5, l’APA aveva riconosciuto che avere dei sintomi di depressione nel soffrire la perdita di una persona amata fosse una cosa normale e NON una malattia. Dalla prossima primavera, una normale sofferenza umana accompagnata da sintomi riconducibili alla depressione porterà invece alla diagnosi di depressione.

    È siglata DMDD, disruptive mood dysregulation disorder, in italiano > disturbo da cattiva regolazione di uno stato d’animo esplosivo. Ci si riferisce qui agli scoppi di collera tipici nei neonati e nei bambini; Frances tira questa conclusione sul DMDD : «trasforma il fare i capricci tipici del bambino in una malattia mentale».

    Altra novità che ci regala il DSM-5 è data dai disturbi neurocognitivi minori: quel dimenticarsi le cose che è fisiologico in età avanzata. Secondo Frances, ne deriverà un gran numero di false diagnosi, una vera e propria popolazione di persone con una diagnosi non necessaria e che non sono a rischio di demenza. Aggiunge: «dato che per questi vuoti di memoria, così come per la demenza, non esiste un trattamento specifico, l’essersi inventata una nuova famiglia di disturbi crea grande ansia senza portare il minimo beneficio, neanche per quelli veramente a rischio di sviluppare una futura demenza… mentre sarà un danno irreparabile per coloro che inutilmente verranno etichettati come malati».

    «Disturbo da alimentazione eccessiva» è anch’esso diventato una delle più importanti malattie mentali ufficiali del DSM-5 (mentre nel DSM-4 era una malattia mentale non ufficiale elencata nell’Appendice B). Ma in che cosa consiste questo disturbo dell’alimentazione che a primavera diventerà una malattia mentale? Ce lo spiega Frances: «Un mangiare eccessivo per 12 volte nell’arco di 3 mesi non sarà più una manifestazione di golosità, ghiottoneria e di buon cibo a portata di mano. NO, il DSM-5 l’ha fatta diventare una malattia psichiatrica denominata “disturbo da alimentazione eccessiva”».

    Il DSM-5 introduce anche il concetto di dipendenze comportamentali, che Frances sottolinea: «Di fatto può essere esteso a qualsiasi cosa ci piaccia fare spesso».

    In aggiunta, Frances fa presente come il «DSM-5 scatenerà una valanga di diagnosi di disturbo da deficit dell’attenzione che porterà ad un diffuso uso di farmaci stimolanti per il miglioramento delle prestazioni e del divertimento, contribuendo ad allargare ancora il mercato illegale collegato a tali farmaci». Frances prosegue dicendoci che, come se non bastasse, «il DSM-5 oscura poi i già confusi confini fra il disturbo da ansia generalizzata e le paure della vita quotidiana».

    Ci ricorda che: «Le nuove diagnosi in psichiatria sono più pericolose dei nuovi farmaci perché è da esse che dipende se milioni di persone assumeranno o meno i farmaci; tra l’altro di regola dopo visite sommarie o da parte di non specialisti. Benché l’APA sostenga che il DSM-5 non espanda sostanzialmente il numero totale delle malattie mentali, è sufficiente un’unica modifica del DSM-5 (quella che elimina l’esclusione della diagnosi di depressione nel caso di lutto ), per creare milioni di malati di depressione inesistenti.

    L.J. Davis ci spiega, sempre su Harper’s, come la questione dipenda dall’opinione di un manipolo di fiduciari dell’APA: «prima di tutto, e soprattutto, dobbiamo tenere ben presente che già il DSM-4 è un dogma, anche se di un tipo piuttosto grossolano di teologia».
    Uno strumento scientifico deve avere due importanti requisiti: la validità e l’attendibilità.
    Nel caso del DSM la validità implicherebbe che dei comportamenti classificati come disturbi o malattie siano di fatto disturbi o malattie e l’attendibilità del DSM implicherebbe che differenti professionisti addestrati nei criteri del DSM dovrebbero concordare nelle loro diagnosi.
    Vedi infatti la drapetomania, attribuita come malattia a degli schiavi che vogliono scappare dai loro padroni!!
    o il “disturbo oppositivo provocatorio”, che è oggi una diagnosi applicata di routine a bambini ed adolescenti. Tra i sintomi dell’ODD troviamo: «si rifiuta spesso di assecondare le richieste e le regole degli adulti» e «contesta spesso gli adulti»!!
    Il resto potete leggerlo nel link.

    Questo per capire quanto ridicolo è diventato ormai l’ente preposto alla psichiatria e quanto sia manipolato dalle diverse lobbies…

    Ne approfitto anche per fare gli auguri di una Santa Pasqua a Enzo e a tutti.

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