Darwinismo: su Le Scienze si chiede il rogo della libertà di stampa

10

La Città della Scienza dopo l’incendio (Fonte Napoli Today).

Su CS si prponeva di farne un monumento per ricordare come lo scientismo abbia distrutto la vera scienza. Ma qualcuno preferisce intendere fischi per fiaschi.

Su Nature e Le Scienze una lettura “fantasiosa” di quanto è accaduto dopo il rogo della Città della Scienza.

 

E così ai lettori italiani e anche a quelli del pubblico internazionale di Nature viene offerta una versione di comodo.

 

E noi abbiamo un chiaro esempio di come funzioni la macchina propagandistica del darwinismo.

 

Gli avvoltoi di Napoli non vinceranno” è il titolo di un inquietante articolo firmato dal prof. Telmo Pievani ospitato sul numero di aprile di Le Scienze il cui testo integrale è stato riportato ed è consultabile sul sito Albo Scuole. L’articolo i questione  sostanzialmente riprende quanto riportato su quello pubblicato su CS il 10 marzo scorso citando esattamente gli stessi articoli segnalati nell’articolo Brucia la Città della Scienza. Una proposta: lasciamola così, ma fornendo infine una visione profondamente alterata sia di quanto realmente avvenuto sia sulla stampa ma ancor più di quanto sostenuto nell’articolo di CS.

In particolare ecco come viene riportato il contenuto dell’articolo di CS (senza ovviamente riportare la fonte):

Altri propongono di lasciarla così, senza rimuovere la cenere, come monito di ciò che dovrebbe diventare la scienza materialista ed evoluzionista.

Due righe in cui avviene un completo travisamento di quanto affermato su CS, come è possibile leggere nel passo riportato di seguito:

E allora sembra proprio che se prima la CdS non riusciva a rappresentare la scienza, quella vera, ma solo la sua narrazione favolistica, adesso con le sue rovine fumanti, con le sue ceneri, la Città della Scienza è diventata un vero monumento, qualcosa che con la sua presenza ricorda all’Uomo come la Scienza sia stata ridotta in rovina da chi l’ha voluta strumentalizzare e ridicolizzare.

La scienza è stata incenerita da chi ha messo il caso onnipotente all’origine della complessità, da chi ha proposto la teoria non dimostrabile del multiverso, da chi ha elevato la contingenza a spiegazione di qualunque cosa, da chi parla di alieni nel naso e di origine aliena della vita sulla terra, da chi l’ha strumentalizzata per imporre una visione materialistica della realtà, da chi l’ha piegata alle logiche del profitto, e da chi la vorrebbe blindare dalle critiche nelle scuole imponendola come dogma.

Questi sono i veri incendiari della scienza, quelli che adesso piangono per l’incendio della Città della Scienza.

E allora ecco la proposta: lasciamo che resti così. Sarà un monumento di rara efficacia, un monumento che ci ricorderà che la scienza può essere distrutta proprio da chi dice di volerla custodire e difendere.

 Come chiunque sappia leggere e comprendere può constatare il pensiero espresso in questa sede era completamente diverso.

 Ma quello che è più grave è il fatto che per via di due articoli caustici (che si possono o no condividere nei contenuti) ma certamente espressione colorita e niente più di una presa di posizione, e con la distorsione del pensiero di Enzo Pennetta al quale (senza nominarlo espressamente), vengono attribuite affermazioni del tutto distorte, nell’articolo viene chiesta la censura della libertà di stampa che di espressione  sul web:

Chi di competenza valuterà se in Italia l’apologia di reato è diventata legale, e non spetta a noi. In queste affermazioni si sente però la puzza nauseabonda di altre fiamme purificatrici di antica memoria. Tira una brutta aria. […] 

Viene allora da domandarsi: fino a che punto la comunità scientifica deve incassare questi rigurgiti di odio e di violenza verbale? E soprattutto, siamo sicuri di aver discusso con la giusta severità, e non invece con troppa indulgenza, gli effetti della discussione pubblica sul Web, luogo per nulla virtuale dove ormai chiunque può lasciarsi andare al turpiloquio, all’offesa personale, alle bufale più ridicole e alla mistificazione? Negazionisti di ogni sorta hanno trovato in Internet la loro nicchia ecologica ideale.

Senza decoro nel linguaggio e senza fonti attendibili, le opinioni si equivalgono e ognuno è autorizzato a sprigionare le proprie urgenze intestinali. Questo assurdo modo di intendere la libertà di espressione è incompatibile con la razionalità scientifica. e non ci sono compromessi possibili.

 

Dopo aver confermato la tendenza a risolvere i confronti di idee davanti ai tribunali, nell’articolo si lamenta la “troppa indulgenza” verso la discussione pubblica sul web, che nel caso specifico è da individuare nei commenti seguiti alla pubblicazione dell’articolo  di Francesco De Marco avvenuta sul sito Comedonchisciotte, e quelli seguiti all’articolo apparso su CS. Come chiunque può verificare né i commenti apparsi su Comedonchisciotte, né quelli seguiti all’articolo di CS sono offensivi o comprendano il turpiloquio o si lascino andare all’offesa personale.

Contrariamente a quanto sostenuto nello stesso articolo, si possono quindi girare al mittente le considerazioni del prof. Pievani:

 In queste affermazioni si sente però la puzza nauseabonda di altre fiamme purificatrici di antica memoria. Tira una brutta aria

Ma sembra che un solo articolo sull’incendio della Città della Scienza non fosse abbastanza, ed ecco che quindi sul medesimo numero di Le Scienze avviene il raddoppio a cura di un altro esponente della galassia neodarwinista, il prof. Giorgio Manzi.

L’articolo è intitolato “Una teoria ancora pericolosa” e compie lo stesso errore del precedente, prende solo una parte di un discorso ironico e ne fa la totalità attribuendo una drammaticità assente nell’originale. Inoltre ci fornisce una conferma della scorretta abitudine, diffusa nella succitata galassia, di non nominare le persone a cui ci si riferisce:

lo sconcerto diventa insopportabile quando leggiamo su un quotidiano ben noto (non ne dico il nome, né quello del suo tracimante direttore e nemmeno quello del giornalista autore dell’articolo, non se lo meritano)…

Spiacenti di dire che le cose non stanno proprio così: citare il nome di qualcuno di cui si riportano e criticano gli scritti non è questione di merito o demerito.

Qualcuno dovrebbe dire al prof. Manzi che è doveroso citare il direttore del Foglio Giuliano Ferrara e il giornalista Camillo Langone, soprattutto se i giudizi che vengono espressi sono negativi sulle loro persone, ma invece si preferisce insultare in modo vigliacco facendo leva sulle caratteristiche fisiche delle persone. Il prof. Pievani che solo poche pagine prima si lamentava di turpiloquio e offesa personale dovrebbe adesso prendere le distanze da quanto scritto da Manzi, ma siamo sicuri che non succederà. Abbiamo così il paradosso in cui si denunciano offese personali dove non ci sono e poi si trovano provenire dalla stessa parte che si ritiene colpita dalle offese.

Nel resto dell’articolo il prof. Manzi ha invece il pregio di sottolineare la distinzione tra evoluzione (il fatto) e darwinismo (una teoria), ma poi cade nell’errore di dire che si tratta di una teoria che:

da oltre centocinquant’anni è riconosciuta dalla comunità scientifica (non parascientifica) internazionale come l’unica in grado di spiegare l’insieme delle prove.

Spiacenti di ricordare che la teoria ebbe una crisi profonda che portò al suo abbandono per circa un trentennio all’inizio del ‘900 (eclissi del darwinismo) e che la soluzione trovata con la Sintesi Moderna equivale a dare la seguente spiegazione:

“Le prove fossili si spiegano con una serie di ripetute e incredibili botte di fortuna”.

Ci scusi prof. Manzi, quale sarebbe la comunità parascientifica, quella che crede nella fortuna o chi non la accetta come spiegazione? Ma ovviamente si tratta di una domanda retorica, chi legge saprà stabilire come stiano veramente le cose.

E per completare il quadro di famiglia non poteva mancare lo starnazzamento la voce dell’ocasapiens alla quale non sembra vero di poter scodinzolare dietro al suo Konrad Lorenz e dare il proprio contributo alla causa segnalando un esemplare caso di disinformazione e propaganda che ha purtroppo infangato a livello internazionale il nostro Paese dipingendo una situazione inesistente.

La segnalazione dell’oca è infatti relativa ad una lettera pubblicata dallo stesso Pievani sull’autorevole Nature e intitolata Italian science centre: Naples fire inflames rise in creationism nel quale si afferma che:

Nella notte del 4 marzo, piromani ignoti hanno distrutto la famosa città del centro Scienza di Napoli. Questo evento scioccante è stato pubblicamente salutato da alcuni creazionisti della “linea dura” in Italia, che disapprovano l’insegnamento dell’evoluzione al centro.

Tuttavia, il ministro per l’istruzione e la ricerca, insieme con il sindaco e il presidente della Regione, hanno deciso di ricostruire gli edifici entro due anni. Il fondatore della Città della Scienza, il fisico Vittorio Silvestrini, ha annunciato che il centro aprirà nuovi spazi negli edifici superstiti e nei giardini di questa settimana, con il sostegno di donatori e di altri musei scientifici. Nella settimana dopo l’incendio, circa 10.000 persone provenienti da Napoli, hanno marciato in segno di protesta contro l’attacco incendiario.

I commentatori conservatori che invece sembravano rallegrarsi distruzione del centro comprendono il quotidiano nazionale Il Foglio, che ha applaudito le fiamme come purificazione contro il flagello dell’evoluzionismo – “superstizione del diciannovesimo secolo” destinata a portare i giovani alla “disperazione e comportamenti scimmieschi” . Questo anti-darwinismo istigativo è stato rapidamente amplificato su Internet.

Il clima di incertezza politica in Italia sembra aver favorito una rinascita inaspettata del creazionismo – con l’educazione scientifica come obiettivo primario.

Telmo Pievani
Università degli Studi di Padova, Italia. »

Un’affermazione grave che da una tribuna internazionale getta discredito sulla situazione del dibattito sulle scienze in Italia.

Al riguardo Nature dovrebbe sapere che:

1- Una sola delle affermazioni sull’incendio era creazionista (quella di Camillo Langone), che inoltre solo in parte si riferiva all’evoluzionismo.

2- Delle tre affermazioni riportate la seconda (quella pubblicata sul Ribelle di Massimo Fini) non solo non riguardava affatto l’evoluzione, ma veniva da un ambito ateo, altro che creazionismo!

3- La terza (quella di E. Pennetta) non salutava il rogo con approvazione ma faceva notare che il vero rogo della scienza l’hanno già fatto alcuni che invece affermano di difenderla e lavorare al suo servizio.

Si invita dunque la rivista Nature a verificare l’esattezza del contenuto di quanto pubblica.

Concludiamo facendo ancora una volta nostre le parole conclusive dell’articolo pubblicato su Le Scienze:

Questa vicenda dimostra ancora una volta come scienza e democrazia siano conquiste fragili, per nulla scontate. Hanno bisogno di vigilanza, manutenzione, buoni sistemi antincendio.

Già, come non essere d’accordo, questi articoli pubblicati su Le Scienze e Nature dimostrano che la vera scienza, quella che non teme il confronto, e la democrazia, che non ammette che, come avvenuto su Le Scienze, delle opinioni altrui si possa dire:

E soprattutto, siamo sicuri di aver discusso con la giusta severità, e non invece con troppa indulgenza, gli effetti della discussione pubblica sul Web, luogo per nulla virtuale dove ormai chiunque può lasciarsi andare al turpiloquio, all’offesa personale, alle bufale più ridicole e alla mistificazione? Negazionisti di ogni sorta hanno trovato in Internet la loro nicchia ecologica ideale.
Senza decoro nel linguaggio e senza fonti attendibili, le opinioni si equivalgono e ognuno è autorizzato a sprigionare le proprie urgenze intestinali.

 Chi non la pensa come loro quindi esprime solo “urgenze intestinali”.

Che stia arrivando l’olio di ricino?

Già, forse la democrazia è davvero in pericolo.

.

.

 

Share.

Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

10 commenti

  1. Propongo una piccola riflessione personale:
    Io credo che quando un giornalista/scienziato pone la propria firma alla fine di un articolo non stia compiendo un gesto banale, ma è come se stesse dicendo “Io ho scritto queste cose, ne sono responsabile.” Quindi firmare un’articolo, specialmente su di un giornale a pagamento, è sempre un modo di esporsi, per cui gli altri possono e devono citare quel giornalista.
    Sul web c’è molta (e troppa) libertà di scrivere quel che si vuole, per questo si trovano molte “bufale”. Fatta però eccezione per le diffamazioni, le (vere) apologie di reato ecc, il miglior rimedio è il confronto con la realtà, alla fine “i nodi vengono al pettine”: perché credere a ciò che viene scritto su un comunissimo sito internet, è meglio credere a ciò che hanno detto al liceo e poi di nuovo all’università: una delle prove dell’evoluzione è la storia della biston betularia 😉

    • Proseguo la riflessione.
      Tenetevi forte: in questo caso sono per la selezione darwiniana!
      Se un sito scrive delle evidenti bufale prima o poi verrà ignorato perché perderà lettori.
      Se invece ha molti lettori dobbiamo cercare di capire il motivo e affrontare quanto viene affermato nel merito.

      E comunque una certa larghezza di vedute va accettata proprio perché la libertà è anche la libertà di dire sciocchezze, quando arriva qualcuno che si arroga il diritto di dire cosa è vero e cosa no, la libertà è davvero in pericolo.

  2. Quello di Pievani su Nature non è un articolo ma solo una sua lettera pubblicata nella sezione dedicata alla corrispondenza. Ecco il testo completo:

    «On the night of 4 March, unknown arsonists destroyed the famous City of Science centre in Naples. This shocking event has been publicly welcomed by some hard- line creationists in Italy, who disapprove of the teaching of evolution at the centre.
    However, the minister for education and research, along with the mayor and the regional governor, have agreed to reconstruct the buildings within two years. The founder of the City of Science, physicist Vittorio Silvestrini, announced that the centre will open new exhibition areas in the surviving buildings and gardens this week — backed by donors and other science museums. In the week after the fire, about 10,000 people from Naples marched in protest against the arson attack.
    The conservative commentators who instead seemed to rejoice at the centre’s destruction include the national newspaper Il Foglio, which applauded the flames as purification against the scourge of evolutionism — “a nineteenth-century superstition” destined to bring young people to “despair and simian behaviours”. This inflammatory anti-Darwinism has been rapidly amplified on the Internet.
    Italy’s current climate of political uncertainty seems to have fostered an unexpected resurgence in creationism — with science education a prime target.

    Telmo Pievani
    University of Padua, Italy.»

  3. Ha tutta la mia solidarieta’ prof. Pennetta, direi che in questi articoli lei e’ stato fatto oggetto di un attacco esclusivamente ideologico, atto a distorcere il senso di quelle che, a mio modo di vedere, sono fondate e legittime critiche scientifiche.
    Al prof. Pievani e al prof. Manzi vorrei invece garbatamente esporre una mia modesta considerazione: voi sostenete che Il prof. Pennetta abbia solo una conoscenza sommaria ed imprecisa del neodarwinismo. Il prof. Pievani poi, addirittura, nella sua lettera pubblicata recentemente in questo sito, giunge a dire che al Prof. Pennetta mancano anche le basi necessarie per una corretta comprensione di questa teoria. Mi chiedo allora: perche’ non vi decidete una volta per tutte a confutare cio’ che questi sostiene?
    Mi sembra ragionevole pensare che per voi, studiosi stimati ed affermati, dovrebbe essere molto facile evidenziare chiaramente gli errori che i suoi articoli contengono.
    Volete davvero rendere un servizio alla scienza?
    Allora fatelo: rispondete in maniera precisa alle critiche concrete che qui vengono mosse alla teoria della sintesi moderna.
    Affermare genericamente che il Prof. Pennetta ha le idee confuse oppure che e’ un ignorante non serve a nulla se poi non si spiega in maniera circostanziata dove costui sbaglia o fa confusione.
    Grazie.

    • Grazie Lucio.
      Ma temo che il suo invito cadrà nel vuoto, come quelli che l’hanno preceduto, al momento l’impressione è che non ci sia l’intenzione di cercare il confronto sui contenuti.

      Ma si tratta di un calcolo sbagliato, e domani spiegherò il perché.

  4. Michele Forastiere on

    Che tristezza, ma anche, sinceramente: che fastidio. I commenti di Enzo e di De Marco sul fatto della CdS mi sembrano del tutto legittimi; anche quello di Langone mi è parso sensato, sebbene nettamente più caustico nei toni. La cosa buffa è che, in tutti e tre i casi, il “focus” del commento non era affatto l’evoluzionismo…
    Onestamente, non credo che la questione del CdS possa essere liquidata semplicisticamente (“E’ stata la camorra”): si tratta di sicuro del risultato estemporaneo di qualcosa di molto complesso, che ha radici molto antiche, e che non sarà tanto facile portare alla luce. La libera discussione su tale evento, perciò, non può che fare bene alla ricerca della verità.

    • Pienamente d’accordo, si è trattato di un modo per poter gridare “al lupo” (creazionista) e avallare l’idea che chiunque critichi il darwinismo non sia degno di attenzione.

  5. Tutta la mia solidarietà agli autori de Le Scienze: devono dire ai quattro venti di non perdere nemmeno un secondo del loro tempo su certa “spazzatura” (a loro dire) che si trova in rete quando poi si capisce benissimo che la leggono tutti i giorni e anche avidamente (altrimenti come saprebbero che cosa viene scritto?), devono far finta che le obiezioni portate avanti non siano rilevanti quando poi è del tutto evidente che li tormentano intimamente, se poi – non riuscendo a discuterle nel merito – sono costretti ad attaccarsi disperatamente allo stravolgimento di quello che era un evidentissimo artificio letterario per esprimere un’idea (l’alternativa è che abbiano una comprensione della lingua italiana al di sotto di un bimbo di 6 anni, che non riesce ancora ad astrarre il pensiero) e sopra tutto questo devono anche evitare di citare l’oggetto della loro ossessione, hai visto mai che qualche lettore vada a leggere e sia – orrore! – portato a ragionare sulle obiezioni discusse… Poveracci…

    • Caro Marco,
      la tua sensibilità verso la vita difficile di questi autori ti onora!
      Mi associo nella solidarietà verso chi si fa onere di un compito tanto difficile.
      Per dare un contributo concreto alla loro lotta prenderò in considerazione l’ipotesi di cambiare nome al sito e dargliene uno fuorviante(chiamarlo ad es. Nouvelle cuisine…) per renderlo così più difficilmente rintracciabile.
      🙂

Exit mobile version