E l’evoluzione selezionò genitori con gli attributi…

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Una ricerca pubblicata su PNAS afferma che le cure parentali maschili sono inversamente proporzionali alle dimensioni dei testicoli.

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Una teoria neo-lombrosiana che apre scenari tra l’imbarazzante e il ridicolo.

 

 Si tratta di uno di quegli studi di cui davvero si sentiva la mancanza… ne ha parlato Le Scienze nell’articolo “Testicoli più piccoli per padri migliori“, un articolo che a sua volta è stato ripreso dalla pubblicazione della prestigosa PNAS intitolata “Testicular volume is inversely correlated with nurturing-related brain activity in human fathers“.

In poche parole sembra che esista una relazione inversa tra le dimensioni dei testicoli e l’attività di cura della prole, una relazione che apre interessanti scenari sulle strategie riproduttive, come riferito nell’articolo su Le Scienze:

Il coinvolgimento paterno nell’accudimento di un figlio piccolo cresce con il diminuire delle dimensioni dei testicoli. Questa correlazione potrebbe indicare due differenti strategie dei maschi per il successo riproduttivo, da un lato quella che si concentra sulla concorrenza fra maschi e punta alla generazione del maggior numero possibile di figli, dall’altro una strategia che mira ad assicurare la massima sopravvivenza ai figli generati

 

Detto in soldoni chi ha le gonadi più grandi punterebbe a riprodursi fecondando più femmine possibile, chi le ha più piccole punterebbe invece sulle cure dei piccoli per garantire la massima sopravvivenza alla prole. L’evoluzione avrebbe dunque portato a due varietà di maschio umano, quello playboy riconoscibile dalle generose dimensioni degli attributi, e quello casalingo che per contro è caratterizzato da un’imbarazzante ipotrofia degli stessi.

Il paragone con le idee di Cesare Lombroso, che a fine ottocento misurava le dimensioni del cranio per scovare i “criminali per nascita” di cui parlò nell’opera “L’uomo delinquente“, è inevitabile:

Adesso la ricerca delle nuove caratteristiche somatiche è certamente più pornografica, ma in fondo ogni epoca ha quel che la rispecchia e forse quel che si merita. Non sappiamo come potrebbe intitolarsi un analogo libro pubblicato dal pool di ricercatori della Emory University di Atlanta (forse L’uomo mandrillo?), ma certo possiamo scommettere che se questo studio sarà sufficientemente divulgato le aspiranti madri di famiglia si vedrebbero costrette a imbarazzanti misurazioni per valutare le potenzialità dei pretendenti padri.

Ma quando già stavamo per rassegnarci all’affermarsi di questa nuova forma di discriminazione sociale nei confronti dei superdotati aspiranti genitori, ecco che l’equipe dell’Emory University di Atlanta ci dice che però non è detto che le cose stiano proprio così, un po’ pirandellianamente siamo davanti ad un così è se vi pare, infatti come riferito sempre da Le Scienze:

Gli autori dello studio hanno anche osservato che la correlazione non è perfetta e lascia spazio all’azione di fattori psicologici e sociali.

Il fatto che abbiamo trovato questa oscillazione nei risultati suggerisce che vi sia anche una scelta personale”, dice James K. Rilling, che ha partecipato alla ricerca. “Anche se alcuni uomini possono avere testicoli voluminosi, possono essere padri più partecipi alle cure. Per alcuni, questo tipo di attività di cura potrebbe essere più difficile da seguire, ma questa non è una buona ragione per non accudire i figli.”

Apprendiamo dunque che su un campione già abbastanza esiguo (70 individui) “la correlazione non è perfetta”…

Quel che emerge è che in fondo il comportamento verso la prole potrebbe essere influenzato da fattori psicologici e sociali e che, a prescindere dalle caratteristiche fisiognomiche, alla fine non ci sono certezze.

La domanda finale potrebbe essere la seguente: a cosa servono pubblicazioni come questa? 

Dopo che negli ultimi giorni si sono susseguiti gli annunci a catena sull’origine marziana delle vita sulla Terra, ecco un altro episodio di affermazioni che che fanno male alla scienza, che mostrano una negativa tendenza alle notizie “clamorose”, ad attirare l’attenzione e quindi i fondi con conclusioni avventate.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

6 commenti

  1. Giorgio Masiero on

    “A che cosa servono pubblicazioni come questa?”
    1) Agli autori, ad accumulare articoli peer per view per le loro carriere accademiche.
    2) Alle riviste come Pnas, per avere qualcosa con cui riempire l’edizione periodica da vendere agli abbonati e continuare ad avere il contributo pubblico (“per la scienza”, nel capitolo del bilancio statale).
    3) E, ultimo ma irrilevante per la società di massa, ad “umiliare la vera ricerca scientifica” (Giuliano Preparata) fatta dagli scienziati onesti, che non pospongono la verità agli interessi personali.

    A proposito dei tranelli della correlazione sarebbe interessante sentire da statistici come Alessandro Giuliani qualche esempio di storiche bufale…, dai delitti di Parigi alla lap dance. Chissà che Alessandro non trovi il tempo di farne un sunto illuminante per i lettori di CS!

    • Sui punti 1 e 2 sono dell’idea che la responsabilità sia della comuità scientifica nel suo complesso che dovrebbe scoraggiare tali comportamenti stigmatizzandoli con un’azione che sarebbe una “peer review” estesa oltre il momento della pubblicazione.
      Temo però che in fondo questo sistema convenga a tutti secondo la logica dell’oggi a te domani a me e quindi le cose continueranno così.

      E di conseguenza ricerche serie ma contro il mainstream sono condannate a restare penalizzate.

      Sono anch’io convinto che operando una opportuna scelta dei dati si possano trovare correlazioni su tutto, ma è proprio quello che la scienza seria dovrebbe evitare.

  2. In una delle più belle lezioni a cui abbia assistito durante il corso di laurea in fisica, ci vennero insegnati i tre criteri per riconoscere una grandezza come una grandezza fisica: ci deve essere una regola di confronto, di somma e un’unità di misura.
    Criteri rigorosi, c’è il rischio di non poter fare scienza esatta delle cose più importanti della vita!
    Ecco che allora il delirio di onnipotenza spalleggiato da una fuga dalle responsabilità personali hanno prodotto correlazioni tra:
    capacità manageriali e un determinato gene;
    senso religioso e inverso del quoziente intellettivo;
    cure parentali e volume dei testicoli;
    orientamento sessuale e concentrazione di estrogeni…
    Il risultato filosofico è un unione incestuosa tra la negazione del libero arbitrio e il libertinaggio più sfacciato, ossia una filosofia più che pre-cristiana. pre-socratica, con tutto il rispetto per Talete e co.

    • Un risultato filosofico che riporta di fatto in auge i sofisti, una ricerca può dire tutto e il contrario di tutto in base alle convenienze, come dicevo a Giorgio basta scegliere opportunamnete i dati da impiegare.

      Ma almeno i sofisti erano onesti e si dichiaravano per quello che erano.

  3. alessandro giuliani on

    Un articolo, quello di PNAS, che è un insulto alla scienza, correlazioni spurie (il male peggiore della ricerca empirica) accettate senza nessun pensiero critico per metter un altro tassello al pensiero dominante ‘I maschi sono intrinsecamente malvagi, meno maschi si è, meglio è per tutti’…
    Molto ma molto più abborracciato di Lombroso o della frenologia di Gall, se la scienza è arrivata a un tale grado di asservimento ideologico siamo messi davvero male…

  4. Ma secondo me hanno fatto cosi:

    1)Hanno disegnato il grafico di una iperbole
    2)Hanno messo nell’asse sia delle ordinate due parole a caso
    3)Hanno detto che questo e’ scientifico perche’ “esiste un grafico”
    4)W la nuova teoria.

    Se questa non e’ Scienza allora Gorgia non e’ Sofista.Ma Gorgia e’ sofista quindi questa e scienza e 2+2=5,ma siccome 2+2=4 o Gorgia non e’ sofista o 2+2=5 o questa e’ scienza.Come farsi tre righe di elucubrazione mentale e chiamarla Scienza,richiedo anche io la pubblicazione su Nature.

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