“L’ansia del pianeta gemello”, quando la scienza diventa patologica

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pianeta gemello corriere

Per ammissione di Giovanni Caprara la ricerca di un pianeta gemello della Terra è diventata fonte d’ansia.

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Ma l’ansia ingiustificata è una patologia, e se i ricercatori prima di divulgare le ricerche ricorressero alle benzodiazepine?

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All’ennesimo annuncio dell’individuazione di un pianeta simile alla Terra non ce l’ha fatta più neanche Query, la rivista del CICAP che indaga i mistery, che ha voluto vederci chiaro indagando la questione in un articolo del 18 aprile intitolato “Kepler-186f, scoperto il “gemello della Terra”?“.

Finalmente il CICAP sembra aver deciso di assolvere il (nuovo) compito per il quale è stato istituito, cioè quello di indagare sulle affermazioni pseudoscientifiche, e così stavolta non si può che concordare con l’articolo a firma di Alessandro Mure che fin dalle prime righe centra i punti fondamentali di questa cattiva comunicazione scientifica:

Ogni volta che la Nasa fa una scoperta ai telegiornali si sentono le più svariate elaborazioni della notizia. Non che sia per forza colpa dei telegiornali: la notizia arriva alle redazioni da un’agenzia che magari l’ha già riassunta in poche righe, e per fare un riassunto sensato bisogna conoscere molto bene l’argomento, cosa che capita di rado in materia scientifica.

A questo, a essere onesti, vanno aggiunte le responsabilità della Nasa che, giustamente a caccia di fondi e quindi di popolarità, regolarmente costruisce i suoi comunicati in modo da farli sembrare una scoperta epocale. Quante volte ha annunciato di aver scoperto l’acqua su Marte? Ogni volta in base a deduzioni diverse; non che acqua vera e propria se ne sia mai trovata. Ma di tanto in tanto sembrava di essere sul punto di poter vedere i volti dei marziani riflessi in un tranquillo laghetto, come nel racconto di Ray Bradbury.

La trafila è quella, agenzie che cercano visibilità pompando la notizia che era stata già pompata dalla NASA che a sua volta è in cerca di visibilità e soprattutto di fondi. La notizia depurata da questa somma di amplificazioni sensazionalistiche diventa molto più ‘normale’, come appare sempre nell’articolo su Query:

Di pianeti rocciosi di dimensioni simili alla Terra se ne erano già scoperti diversi, così come si erano già trovati pianeti nella fascia Goldilocks (dove può esserci acqua allo stato liquido ndr). Kepler-186f è il primo che abbia entrambe queste caratteristiche.

Questa è la sua importanza, che alla fine da un punto di vista scientifico è abbastanza limitata: nessuno aveva dubbi che esistessero pianeti così — la Terra dopotutto prova che possono esistere. Questo è semplicemente il primo (o meglio, il secondo) a essere individuato con la possibilità di una gravità compatibile e clima compatibile.

Insomma è stato trovato il primo pianeta con la gravità e la distanza giusta dalla stella intorno alla quale orbita, interessante, ma proprio non basta a farlo chiamare “gemello” della Terra. Per capire quanto un’affermazione del genere sia azzardata basti pensare al pianeta Venere che ha dimensioni uguali a quelle della Terra e che si trova in prossimità della fascia ‘Goldilocks’, ma che per via della sua atmosfera è incandescente, oppure a Marte, anch’esso appena fuori della fascia abitabile, che è ‘quasi’ gemello della Terra essendo più piccolo, ma talmente disabitato che per rompere la monotonia lo scorso dicembre la sonda Opportunity si è dovuta inventare un falso essere vivente lanciandosi un sassolino sotto le telecamere:

La zona abitabile nel Sistema solare

 

Ma l’ansia di trovare altre forme di vita è forte ed è stata ammessa in un articolo di Giovanni Caprara sul Corriere della Sera pubblicato lo stesso giorno dell’articolo su Query con il titolo “La ricerca della Terra 2: l’ansia di trovare tracce di vita“, un pezzo nel quale si fa il punto della situazione:

Il campione in assoluto per la tecnologia adottata è il satellite Kepler della Nasa che è arrivato a identificare 3.845 candidati e 966 pianeti extrasolari certi ai quali bisogna aggiungere altri 2.165 candidati orbitanti attorno a stelle doppie. Complessivamente i pianeti solari accertati dai telescopi terrestri e spaziali sono circa 1.100.

Ma il risultato più clamoroso che ha regalato Kepler è quello di aver dimostrato come la presenza di questi corpi celesti sia normale, e non eccezionale come si credeva fino a poco tempo fa. Così sono state avviate indagini teoriche, le quali hanno valutato la presenza di almeno cento miliardi di pianeti extraterrestri nella nostra galassia. Inoltre ogni cinque stelle ce ne sarebbe almeno una che intorno ha un pianeta della taglia della Terra nella zona abitabile come Kepler-186f appena scoperto.

Ma qui c’è qualcosa che non va, se infatti ogni 5 stelle ce dovesse essere ‘almeno’ una che intorno ha un pianeta della taglia della Terra nella zona abitabile, come mai su 1.100 pianeti accertati solo uno (quello appena scoperto) ha queste caratteristiche? Se la matematica non è un’opinione dovrebbero essere stati scoperti circa 220 pianeti simili alla Terra nella zona temperata. L’ansia come si sa fa sbagliare.

La conclusione dell’articolo sul Corriere è conseguente alla premesse:

Intanto si è comunque riusciti a studiare in modo rocambolesco qualche atmosfera dei pianeti extrasolari trovando la presenza di molecole d’acqua. Ciò ha accesso ancor di più il sogno della vita presente fuori dalla Terra, vista ormai come una realtà possibile e ragionevole. Nell’universo non possiamo dire con arroganza di essere soli.

Sogni, ansia, ricerca di finanziamenti, le aspirazioni in sé legittime di ricercatori e giornalisti non possono però essere confuse con la scienza, e l’unica arroganza per ora è quella di chi afferma che non possiamo dire di essere soli.

Se l’ipotesi della vita extraterrestre è fonte di ansia la soluzione potrebbero essere le benzodiazepine, non la diffusione di notizie fuorvianti.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

6 commenti

  1. Giorgio Masiero on

    “Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, silenziosa luna?”

    Quanti di questi eso-pianeti hanno un satellite (alla giusta distanza, della giusta grandezza, ecc.) a garantire la stabilità dell’asse terrestre senza cui non ci sarebbe vita?
    E quanti di questi pianeti hanno le fasce di van Allen a garantire la vita con la loro schermatura?
    E quanti di questi pianeti hanno il campo magnetico a garantire le fasce di van Allen?
    E quanti di questi pianeti hanno un grosso Giove (alla giusta distanza, della giusta grandezza, ecc.) a fare da parafulmine dai meteoriti per garantire la vita?
    E…, e …?

    PS. Finalmente il Cicap si accorge degli interessi economici che stanno dietro ai (fallaci) annunci periodici della Nasa. Faccia un passetto ancora e denunci gli interessi economico-industriali che ci sono dietro anche a tanta divulgazione scientifica. E, se mai potrà, faccia un passone e denunci la marea di speculazioni incontrollabili di biologia evolutiva e di “neuroscienza” che invadono le patinate riviste peer review.

    • Con la visibilità che ha acquisito il CICAP potrebbe fare davvero molto, ma purtroppo temo che non si andrà oltre questi singoli episodi.
      Criticare il sensazionalismo dalla NASA non comporta nessuna conseguenza su carriere e posizioni di rendita, andare a toccare il darwinismo credo che sia un modo come un altro di andare a suicidarsi a livello accademico e di relazioni privilegiate.

      • Giorgio Masiero on

        Quindi, Enzo, il Cicap – che sì fonda sul nobile scopo di denunciare il paranormale spacciantesi per scientifico – vede la pagliuzza nell’occhio della Nasa ed ignora la trave nel suo…

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