Ebola: un affare di Stato

12

 

 

Ebola-Spain

 Un’epidemia diversa dalle precedenti, dall’origine, alla diffusione, alle cure.

Cosa è possibile capire sugli sviluppi di un virus su cui si scontrano interessi di Stato. 

 

E’ molto allarmante l’articolo pubblicato su Science Magazine da Kai Kupferschmidt col titolo “Disease modelers project a rapidly rising toll from Ebola“, un articolo che riprendendo uno studio di Alessandro Vespignani ne riporta la frase  scritta in una mail “Le cifre sono davvero spaventose… tutti speriamo di non vederlo accadere.”  L’andamento della situazione nell’Africa occidentale viene illustrato da un grafico:

Quello che si vede è una progressione non lineare che lascia aperta la possibilità di uno sviluppo molto rapido in termini numerici, si arriva a parlare di 10.000 casi entro settembre e 100.000 entro dicembre. Già in luglio si parlava della più grande epidemia di sempre, un’epidemia dovuta al ceppo Zebov endemico dello Zaire ma scoppiata in Sierra Leone dove è invece endemico il ceppo della Costa d’Avorio. Molto rapidamente si è diffusa la notizia che negli USA era stata sviluppata una cura a base di anticorpi monoclonali denominata ZMapp, una cura che essendo ancora in fase sperimentale non sarebbe stata somministrata, eccezion fatta per due medici americani che poi sono guariti e uno spagnolo che però è poi deceduto. Il siero è stato sviluppato dalla Mapp Biopharmaceutical di San Diego, una società collegata all’US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases di Fort Detrick, si tratta di un prodotto ad alta tecnologia in quanto gli anticorpi vengono fatti produrre a piante di tabacco OGM. La ricerca che pubblicizzava questo lavoro era stata pubblicata nel 2011 su PNAS: “Enhanced potency of a fucose-free monoclonal antibody being developed as an Ebola virus immunoprotectant“.

Quello che va notato è la partecipazione dell’US Army allo studio, una partecipazione che indica come Ebola sia percepita come una potenziale minaccia alla sicurezza nazionale. Che i virus emorragici siano percepiti come delle potenziali armi biologiche viene confermato da un precedente studio del 2003 pubblicato sulla Clinical review con il titolo “Lassa fever: epidemiology, clinical features, and social consequences” in cui si affrontava lo studio della febbre emorragica “Lassa”, un articolo che iniziava ricordando il possibile impiego come arma biologica:

 Non può passare inosservato il fatto che Kenema, il luogo da cui è partita l’attuale epidemia attuale di Ebola, è lo stesso  dove risiedeva il laboratorio in cui si svolgevano le ricerche su Lassa.

Che i virus emorragici siano ritenuti idonei ad essere sviluppati anche con interventi di ingegnerizzazione per farne delle armi è confermato dall’attenzione che negli anni ’80 fu dedicata dall’URSS proprio ad Ebola, secondo la testimonianza della Non Proliferation Review. Ma oltre ai militari anche gruppi terroristici si sono interessati ad Ebola, il caso di riferimento è quello della setta giapponese Aum Shinrikyo che nel ’92 cercò di venirne in possesso.

E ancora oggi, come riferito su RT in “Ebola can be turned into bioweapon, Russian & UK experts warn“, da parte russa si conferma che Ebola è considerata un’arma biologica militare resa contagiosa in forma spray, vedi Russia’s Federal Medical-Biological Agency (FMBA), e anche una possibile arma terroristica come sostenuto dall’inglese Dr Peter Walsh dell’Università di Cambridge. Nella conclusione dello stesso articolo si avanza l’ipotesi che, proprio in riferimento all’attuale epidemia, il focolaio scoppiato in Africa occidentale possa provenire da un ceppo ingegnerizzato.

Se davvero ci trovassimo di fronte ad un virus selezionato in base ad una particolare facilità di contagio, forse anche aereo, contrariamente alle forme tradizionali che si trasmettono solo attraverso i fluidi corporei, le proiezioni su un’espansione esponenziale di Alessandro Vespignani troverebbero un supporto teorico.

Dai dati a disposizione si può dunque ragionevolmente giungere alla conclusione che nel caso di Ebola non ci troviamo di fronte ad un’esagerazione del pericolo come avvenne nel caso dell’H1N1 (influenza suina) né, come in quel caso, di fronte ad un tentativo di lucrare dalla vendita massiccia di vaccini e cure che tra l’altro nessuno dichiara di aver ancora sviluppato in modo certo. Inoltre, come ha rivelato l’indagine condotta dai NAS nei primi mesi dell’anno e rivelata dall’Espresso in “Il business segreto della vendita dei virus che coinvolge aziende e trafficanti“, i campioni di pericolosi virus e batteri sono tutt’altro che a prova di furto e commercio illecito e una diffusione accidentale del contagio non sarebbe del tutto da escludere.

In conclusione Ebola, contrariamente ad H1N1, è un pericolo reale e, a prescindere da come sia avvenuta la diffusione iniziale del virus, va affrontato con tutte le conoscenze diponibili, ma la presenza di vincoli e ragioni di Stato potrebbe ostacolare una preziosa collaborazione tra enti sanitari di differenti paesi.

 

 

 

 

 

Share.

Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

12 commenti

  1. Da quel che ho capito il virus é relativamente veloce a “viaggiare”, ma in ragione inversamente proporzionale alla densità degli interventi delle autorità sanitarie; quindi muovendosi subito con tecniche di prevenzione sanitaria si dovrebbe ridurre drasticamente anche la diffusione. Inoltre il vettore pare sia solo l’uomo ed i sintomi di manifestano in circa 20 giorni; e ciò non può che essere paradossalmente “positivo” in prospettiva di dover dare attuazione alle quarantene. In altri termini la capacità di propagarsi di ebola dovrebbe essere in qualche modo calmierata dalla relativa poca lentezza con cui si manifesta e dalla relativa facilità con cui si può mettere in quarantena le persone.
    Non ho capito bene se il grafico esposto derivi in partenza da una banale regressione in relazione all’andamento temporale dei casi acclarati e se per i giorni a venire tenga in qualche modo conto che nel frattempo le autorità sanitarie dovrebbe aumentare la densità degli interventi. In ogni caso speriamo ogni bene…

    • E’ vero che misure sanitarie adeguate hanno risolto le epidemie del passato, non ho però elementi per capire se in questo caso siano state adottate allo stesso modo, di fatto ci troviamo di fronte ad una diffusione maggiore di quanto sperimentato in precedenza, un dato che potrebbe spiegarsi anche con una variante particolarmente infettiva e, perché no, forse ingegnerizzata.
      Il periodo di incubazione di 20 giorni può certamente consentire una quarantena, ma mi sembra difficile pensare che venga attuata specialmente negli spostamenti interni all’Africa.
      E la situazione per i clandestini? Possiamo essere certi che un eventuale malato asintomatico venga adeguatamente isolato per la quarantena?
      Le proiezioni sono comunque relativa all’Africa, in Europa si dovrebbero adeguare i livelli di contrasto, ma in tal caso i 20 giorni di cui sopra diventano un problema, chissà quante persone potrebbe contagiare un malato prima di diventare sintomatico.
      Penso che la cosa migliore sia lo sviluppo dei diversi vaccini annunciati e quello degli anticorpi ZMapp, sempre che le autorità USA vogliano condividerli con altri.

      • Resto perplesso sull’ipotesi che qualcuno ci abbia lavorato su (ingegnerizzazione); in ogni caso speriamo non sia così.

        Su ZMapp in rete si legge tutto e il contrario di tutto; c’é chi dice che a novembre si saprà ogni cosa, c’é chi dice che non si avrà niente di operativo prima di almeno un anno (anche perché mancano dosi sufficienti alla sperimentazione… pare).

        Nell’immediato penso che dovranno far tanto affidamento su quello che passa la gestione sanitaria classica, in particolare fare ogni sforzo per circoscrivere i luoghi interessati. Da quel che ho capito pare che la percentuale di morte purtroppo é elevata (più del 50%).

        C’é d’avere anche un altro timore, molto più prosaico: potrebbe essere l’occasione per un affare colossale per certe industrie…

  2. Ora scendo a livello di dicerie, perche’ non ricordo bene (ma ho il libro): non c’era qualcuno che sospettava che pure l’AIDS fosse scaturito dal creare…mmm… il vaccino per la poliomelite? RIcordo brandelli, un vaccino da estrarre dalle scimmie, che pero’ non e’ stato abbastanza “purificato” (bo?).
    E l’unica cosa sicura era che l’AIDS si e’ espanso proprio a partire dalla zona in cui operava (e testava) il centro di ricerca?
    Ho verificato, pure Wiki ne fa cenno, sul vaccino antipoliomelite.
    Per quante volte dobbiamo vedere la stessa puntata prima di capire che e’ una replica…?

    • Fabio, quella sull’AIDS è una leggenda metropolitana, qui siamo in presenza di dichiarazioni documentate anche se non proprio ufficiali.
      Mi dica, Anthrax è una diceria, una leggenda metropolitana?
      Ci sono due errori opposti e complementari, credere a tutto e non credere a niente, l’alternativa è valutare e distinguere cosa è supportato da elementi e cosa invece no.

      • Si’ avevo premesso che erano dicerie, e’ che anche su Wiki come detto c’e’ un cenno. Riporto:

        secondo una teoria ampiamente rifiutata e confutata[60], il vaccino avrebbe creato le condizioni necessarie per la trasmissione del virus SIV dagli scimpanzé all’uomo, originando il virus HIV responsabile dell’AIDS[60].

        E’ “confutata” certo, ma sempre meglio chiedere… 😉

  3. La credibilita’ di Russia Today e’ bassissima, vi consiglierei di non prendere le vostre informazioni da li’. Non a caso, RT ha ripreso la sua notizia da un’intervista del Sun, altri notori mostri di giornalismo: http://www.livescience.com/47260-ebola-biological-weapon.html

    Nemmeno per quanto riguarda i finanziamenti dell’USAMRIID (che sta a forte Detrick, non Frederick) mi meraviglierei troppo, l’esercito americano butta soldi in ogni cosa possa vagamente sembrare utile in futuro (e a volte li butta letteralmente).

    • Grazie per la segnalazione Camillo, ho letto con interesse l’articolo linkato e in effetti si evidenzia come non sia facile per un gruppo terrorista lavorare su un virus come Ebola, nell’articolo però questo era solo un elemento molto secondario, quello che si indicava era la possibile produzione di un virus da parte di laboratori militari come quelli dell’URSS o degli USA, cosa che non viene esclusa.
      Riguardo le font giornalistiche secondo me vanno vagliate tutte, qui sta il difficile, anche il Corriere, Repubblica ecc… sono spesso ‘mostri’ di giornalismo…

      • Sulla questione “armi biologiche” si trova molto allarmismo, anche proveniente da persone con titoli. Non nego che ricerche militari su Ebola siano state effettuate, ma è priva di fondamento l’idea, che non capisco quanto il vostro articolo effettivamente accetti, che dei virus manipolati abbiano a che fare con l’attuale epidemia. Questo genere di teorie viene spesso sostenuto da media russi anche in assenza di prove decenti quando può danneggiare l’America.

        • Nell’articolo veramente viene detto che gli indizi maggiori su un’elaborazione militare sono verso l’URSS negli anni ’80.
          Il virus attuale è certamente una variante più contagiosa delle precedenti, che sia frutto di selezione naturale, artificiale o di trattamenti OGM o no, nell’articolo affermo chiaramente che sarebbe importante che le barriere costituite dalle regole militari non rallentino la cooperazione.

  4. Pingback: Cristo si è fermato a EBOLA

Exit mobile version