Teoria dei “memi”: e se il darwinismo fosse un virus mentale?

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Secondo la teoria dei “memi” la religione sarebbe solo un virus della mente, questa la tesi esposta pochi giorni fa presso la Oxford Royale Academy.

Ma se fosse il darwinismo ad essere un meme?

E’ rimasta molto sorpresa la psicologa Sue Blackmore quando nel corso di una sua conferenza sulla teoria dei memi alla Oxford Royale Academy tenutasi il 17 agosto scorso si è ritrovata davanti ad una sala che è andata progressivamente svuotandosi. L’episodio è stato da lei stessa raccontato sul sito della Richard Dawkins Foundation in un articolo pubblicato in data 18 agosto 2014 con il titolo “A hundred walked out of my lecture” che inizia con la seguente affermazione:

Sono ancora scossa dalla lezione di ieri e dalle sue conseguenze. Oxford nel 21 ° secolo è, avrei pensato, il classico esempio di un luogo in cui avrei potuto parlare liberamente e pienamente, ed invitare la gente ad ascoltare e poi discutere e manifestare il proprio disaccordo se avessero voluto. Apparentemente no.

Cosa è successo da turbare in questo modo Sue Blackmore? Quello di cui la Prof. Blackmore non si capacita è il fatto che mentre lei esponeva la teoria di Richard Dawkins (fatta propria da Daniel Dennett) sui memi come origine delle religioni, la sala si è andata via via svuotando. Non una contestazione, solo un allontanarsi dalla sala senza dire nulla.

La Prof. Blackmore ha iniziato la sua conferenza esponendo la teoria dei memi (unità base dell’evoluzione culturale umana analoga al gene, unità base dell’evoluzione biologica, in base all’idea che il meccanismo di replica, mutazione e selezione si verifichi anche in ambito culturale. Fonte Wikipedia), fin qui tutto bene, poi è passata ad applicare il concetto alla religione proponendo un “esperimento” nel quale un volontario roteava un braccio ripetendo “In principio era il Verbo, e il Verbo...” invitando i presenti a fare la stessa cosa con passi della Bibbia per mostrare come si replichino i memi. Poi ha proseguito dicendo che le religioni chiedono un grande dispendio di risorse e inducono a le persone a fare cose strane, mostrando dei musulmani in preghiera con il capo a terra. A questo punto, visto il livello davvero basso della conferenza qualcuno ha cominciato ad abbandonare l’aula. La Blackmore incuriosita da quel movimento ne ha domandato il perché ricevendo come risposta un “Ci stai offendendo. Non ascolteremo“.

La conferenza è poi ripresa con la relatrice che ha proseguito affermando che l’Islam e il cristianesimo sono solo un ‘set’ di dottrine che devono essere imparate senza esprimere dubbi e che si assicurano obbedienza grazie a “ridicole promesse“. Qualcun altro ha quindi iniziato ad abbandonare l’aula, fino a quando il culmine della situazione è stato raggiunto con il seguente episodio:

Con il tempo sono arrivata ad una diapositiva nella quale si chiamavano le religioni (colpa di Richard!) ‘Virus della mente’, l’aula della conferenza stava diventando piuttosto vuota.

Si stupisce la Prof. Blackmore che dopo aver detto apoditticamente a delle persone che le loro idee più profonde sul significato dell’esistenza, delle quali lei non sa in realtà nulla, in base ai pregiudizi (non si tratta di dati scientifici) di Dawkins sono solo delle patologie, queste persone non abbiano avuto intenzione a sentire oltre quel comizio e se ne siano andate.

Povera Prof. Blackmore, pretende che i suoi memi personali (un virus della mente che si è buscata da Dawkins) dovrebbero essere presi per buoni dagli altri senza un minimo di argomentazione seria. Ecco come racconta l’epilogo della giornata la Prof.

Barcollai lungo la High Street confusa e sconvolta – sia per quello che era successo che per quello che avevo detto o non detto. Cosa avrei dovuto fare? Essi sono ignoranti o no? Non è forse per questo che sono venuti in questa città di apprendimento -anche se non alla Oxford University – per imparare? Ero stata una codarda a chiedere scusa? Erano i miei tentativi di essere ragionevole, il modo migliore per coinvolgerli o era solo vigliaccheria? Avrei dovuto dire che il Corano, come l’Antico Testamento, è un libro pieno di odio e di violenza; che mantengono le credenze che hanno solo perché sono stati infettati con questa orribile religione quando erano troppo giovani per opporsi? Che potevano sfuggire …?

Camminando miseramente per la High Street mi sono sentita profondamente depressa dallo stato del mondo. Ho potuto allietare me stessa con il pensiero che avrei piuttosto imparato qualcosa. Ho imparato che l’Islam ha ancora un altro brutto meme-trappola da offrire – quando ti senti offeso metti le mani sulle orecchie e scappa. Questo sarebbe divertente se non fosse così grave. Questi, giovani brillanti, ma ignoranti devono essere tra i più illuminati dei loro contemporanei in quanto i loro genitori sono stati in grado e disposti a mandare i loro su questo corso per imparare qualcosa di nuovo. Se anche loro non possono affrontare il dissenso, o pensare da sé, che speranza c’è per il resto? E cosa posso fare?

Quello che la Prof. Blackmore non ha capito è che la teoria del meme non spiega nulla e nulla ha di scientifico, che si tratta di una teoria che si può impiegare contro qualsiasi pensiero filosofico politicamente scomodo in quanto non sperimentabile con le misurazioni. In questo senso tutto è meme, l’affetto verso i genitori, la passione per la musica o per lo sport, l’identità nazionale, i gusti personali e le convinzioni etiche più profonde. Ma anche l’ateismo è un meme e lei in virtù del proprio meme ateista (la non esistenza di Dio è indimostrabile) è andata  a dire ad altra gente che era stupida e ignorante. E poi si è meravigliata che civilmente se ne siano andati a fare qualcosa di meglio.

La stessa cosa che fanno i suoi amici darwinisti quando si trovano davanti a qualcuno che contesta la teoria neodarwiniana: neanche discutono le obiezioni. E allora di cosa si lamenta sul sito di quel Dawkins che incita a non parlare con i contestatori della teoria neodarwiniana?

Ma la cosa più significativa è che la Prof. Blackmore ha involontariamente dimostrato l’intolleranza del pensiero darwinista, lei si sente investita di una missione:

mi sono sentita profondamente depressa dallo stato del mondo… Se anche loro non possono affrontare il dissenso, o pensare da sé, che speranza c’è per il resto? E cosa posso fare?

Se la teoria dei memi fosse vera il darwinismo con la sua intolleranza e la sua pretesa di essere seguito da tutti sarebbe davvero uno dei più pericolosi.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

25 commenti

  1. Scoprii sin da giovanissimo che esiste un’ampia area culturale che ritiene che gli uomini di Fede, basando il loro pensiero “non sulla ragione ma su un’Autorità”, non siano adatti al dialogo ed è naturale che reagiscano con durezza a chi non la pensi come loro (si legga il capitolo “Il dubbio positivo” del libro “Vita di Luciano De Crescenzo scritta da lui medesimo”). In seguito mi sono reso conto che molto spesso è vero il contrario: l’uomo di fede sa che la sua è una fede, per cui non si sorprende e non si mortifica più di tanto se non se la vede diffondere attorno a sé, ma l’uomo che “ama la scienza” (ma in realtà è uno scientista), come accade per la psicologa dell’articolo, non sa spiegarsi le opposizioni ad un discorso “scientifico”, le trova assurde e si sente frustrata perché crede di vivere in un mondo arretrato.
    Le conseguenze di quest’ultimo approccio possono essere paradossali: la mia professoressa di Storia e Filosofia al quinto liceo mi disse: “Sono contenta che ti iscriverai a Fisica perché i fisici sanno tutto.”

    • Più si va avanti e più si conferma il fatto che uno dei nodi centrali è la confusione tra filosofia e scienza, certo che se poi è una prof. di filosofia a fare confusione la situazione è davvero brutta.

      • La professoressa di autodefiniva “marxiana, nietzschiana e freudiana”, faccia lei.

  2. Che poi l’idea dei “meme” non mi sembra nemmeno originale, se non ricordo male William S. Burroughs in alcune sue opere particolarmente visionarie (non che ce ne siano di particolarmente sobrie) racconta di una cosa simile, con le idee (ma anche le immagini e i suoni) usate come una specie di armi batteriologiche.. Almeno quella (piaccia o non piaccia) è letteratura, e non pretende di essere scienza

  3. Se la meme è un costrutto priori,fa parte di una filosofia costruttivista non di un ragionamento scientifico,i costrutti formerebbero la teoria prima ancora di farne una qualunque esperienza.Una teoria senza l’uso di nessuno strumento,nessuna osservazione,nessun dato è scientifica?

    Dipende da cosa si intende per “scientifico”,se per scientifico si intende una qualche inferenza basata sui fatti e non sull’idea,o il contrario Heghel.Se i fatti non sussistono perchè mai rispondere “tanto peggio per i fatti “piuttosto che “tanto peggio per l’idea” o alternativa L’idea deve basarsi sui fatti,non ho capito perchè le proprie idee sepcie le proprie opinioni siano fatti,sono fatti per il soggetto che pero poi non sa dimostrare nulla intorno ai fatti stessi,sono cosi perchè la si pensa cosi,e che razza di scienza sarebbe quella che dice:è scientifico perchè secondo me è scientifico?

    La meme non è un fatto tanto peggio per la meme.Se la scienza si basa sui fatti e non solo su elucubrazioni mentali impossibili da dimostrare,ma da accettare come un normale processo di fiducia nel proprio costrutto,allora quel tipo di scienza più che scienza è una fiducia totale e ingiustificata verso le proprie concezioni mentali.Con ciò non si esclude l’idea,ma tale idea di meme c’è e non so come sia giustificabile nei fatti.

    Più che idee sono opinazioni,si opina che la meme sia qualcosa oltre che una idea,ma un idea è un disegno della mente che può come non può essere vera.Chi ha suggerito a Dawkins che sia necessariamente un fatto?Saprebbe dimostrarmi che è un fatto?No ma allora perchè è scientifica?

  4. Non capisco… cosa voleva intendere l’erudita prof? Che si puo’ parlare di virus meme o meno (pardon…) a seconda del concetto convogliato? Cioe’ se la “cella mentale” convoglia “quando seminare”, allora non e’ un virus, ma se convoglia una dottrina, allora e’ un virus?
    A me sta bene chiamare SEMPRE virus un meme, poiche’ da quanto capisco, il meme si diffonde per contatto “mentale”. Ma questo succede per ogni meme,
    Personalmente accetto (quasi) qualsiasi tipo di corbelleria. MA, se a dirle e’ una persona seduta su uno scranno, beh no, lo ritengo un insulto. Se vuoi dire fesserie ti metti sulla tavola rotonda. Se vuoi salire in cattedra, ti accolli la responsabilita’ che NON puoi dire corbellerie. Strafalcioni ok, ma questo non e’ il caso, era strategico, non accessorio, il discorso del virus-meme religioso.
    Notevole comunque come affronta le critiche: si mette davanti ad uno specchio e si autoconsola.
    Anche questo e’ un meme che si tramanda ottimamente: la predisposizione MEMEtica a non accettare critiche.

    • D’accordo con te, chi sale in cattedra e parla con il carisma della scienza non può diffondere i propri ‘memi’ come fossero verità indiscutibili. E purtroppo di memi pseudoscientifici in giro ce ne sono diversi. In fondo, a pensarci bene, quello che cerchiamo di fare qui è dare la caccia ai memi che si spacciano per fatti.

  5. “mi sono sentita profondamente depressa dallo stato del mondo… Se anche loro non possono affrontare il dissenso, o pensare da sé, che speranza c’è per il resto? E cosa posso fare?”
    Un bel cortocircuito logico, dato che quanti si sono alzati e se ne sono andati hanno, appunto, manifestato il loro dissenso. Che la prof. Blackmore non è stata in grado di affrontare.

    • “Un bel cortocircuito logico, dato che quanti si sono alzati e se ne sono andati hanno, appunto, manifestato il loro dissenso. Che la prof. Blackmore non è stata in grado di affrontare.”

      😀 😀

    • Sono ancora scossa dalla lezione di ieri e dalle sue conseguenze. Oxford nel 21 ° secolo è, avrei pensato, il classico esempio di un luogo in cui avrei potuto parlare liberamente e pienamente, ed invitare la gente ad ascoltare e poi discutere e manifestare il proprio disaccordo se avessero voluto. Apparentemente no.

      Forse la prof.ssa Blackmore può dirci in cosa la sua libertà sia stata violata?

      • e’ stata violata nel fatto che non è stata libera di obbligare la gente a starla a sentire! 🙂

  6. Ho letto con attenzione l’articolo. Che Dio possa avere misericordia delle facoltà intellettive di questa “P”rofessoressa.

  7. Se alla Oxford Royale Academy fanno parlare personaggi del genere e permettono che si tengano conferenze di livello cosi’ basso allora non possiamo stupirci del fatto che la civiltà occidentale sia così prossima al suo suicidio. Che tristezza…….

    • Giorgio Masiero on

      Già, Lucio. E si deve aggiungere che mentre l’Occidente, come la nostra prof, crede che tutti gli altri siano retrogradi ignoranti e di avere su essi ancora un’autorità morale, gli altri hanno capito molto bene la nostra crisi storica e si fanno un punto d’onore di tenersi distinti.

  8. Ormai, Dawkins e company sono da uno strafalcione dietro l’altro.
    Mi sorprende che il fatto sia avvenuto in Inghilterra però.

  9. Se qualcuno mi parlasse di mente e di “teoria dei memi” in linea di principio lo ascolterei volentieri e sino in fondo, senza fare commenti se non per chiedere chiarimenti (una teoria non é un fatto). Perché non ne so niente e lo percepisco come un tema importante per quanto al di fuori dei miei interessi quotidiani. Comunque eviterei di dare giudizi su una cosa che non capisco e non conosco. Se però qualcuno affermasse
    “l’Islam e il cristianesimo sono solo un ‘set’ di dottrine che devono essere imparate senza esprimere dubbi e che si assicurano obbedienza grazie a “ridicole promesse“
    Concluderei senz’altro che quel qualcuno sta dando un giudizio gratuito di condanna su di una cosa che non capisce e non conosce. Vabbé, può capitare … ma con un aggravante: il giudizio lo da su un argomento cui non annette nessuna importanza.
    Perciò per quanta sete di sapere uno abbia … penso me ne sarei andato anch’io. Allora il problema diventa diverso: perché questo pregiudizio, e sappiamo tutti quanto sia diffuso ? Come é possibile ? Cosa può fare un credente per cambiare questa assurda prospettiva ?

  10. Infatti la sociobiologia dawkinsiana non pone fatti,ne teorie scientifiche,forse nemmeno teorie,ma opinazioni social/politiche di norma già poste e eminetemente poste sulla base di a priori personali.
    http://www.treccani.it/enciclopedia/sociobiologia/
    Ma tali, degressioni del tutto personali condivisibili o non condivisbili sulla societa o la religione o la politica e i suoi comportamenti in termini sociali che siano non possono avere pretesa di scientificità.Dunque un biologo che sia tale non puo che alzarsi e andarsene,poichè sa già che dai geni non è necessario dedurne i comportamenti sociali culturali in termini di metodo scientifico tali enumerevoli teorie prodotte non dalla scienza propriamente, ma dalla sociobiologia declinata a scienza o ancora peggio a certezza scientifica, vi è per esempio il razismo.
    L’atto stesso che qualcuno richieda assenso o dissenso,come questa profesoressa per avallare le proprie opinazioni a priori,è fuori dalla sceinza,poichè non si votano teorie (come si voterebbe per esempio un idea politica o una teoria politica)ma si dimostrano teorie,se poi la sociobiologia si unisce al costruttivismo,bhè diventa il regno del “tutto è dimostrato senza essere dimostrato scientificamente”.

    Mi limito a dire che una seria e netta linea di demarcazione fra biologia e sociobiologia andrebbe posta.

    .

  11. Camminando miseramente per la High Street mi sono sentita profondamente depressa dallo stato del mondo. Ho potuto allietare me stessa con il pensiero che avrei piuttosto imparato qualcosa. Ho imparato che l’Islam ha ancora un altro brutto meme-trappola da offrire – quando ti senti offeso metti le mani sulle orecchie e scappa.
    E pensare che il sano dubbio di potersi sbagliare l’aveva sfiorata poco prima…
    L’ideologia fa proprio scappare buone occasioni di “redenzione” (fosse anche solo intellettuale).

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