Un piacevole imprevisto

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Racconti di viaggio: libreria della Stazione Termini, un incontro fortuito tra Max e il libro sulla mostra “Homo sapiens”.

 

Non ci crederete, ma oggi a Roma Termini è stato annullato un treno. Il mio. Uno di quei treni che ci sono ogni mezz’ora e ti portano a Fiumicino. Ebbene, annullato. Ora, rimaneva da decidere cosa fare, avevo 40 minuti prima della successiva corsa. Cioè, non volevo essere troppo ottimista, ma era un treno ad alta probabilità, il successivo. “Sicuro è morto”, come diceva mio padre.

Dopo 10 minuti di telefonate di lavoro, raggiungo la sala d’attesa (qui un particolare).


Non so perché ma mi convinco che una passeggiata all’interno della Stazione, sarebbe più salutare. Camminando mi trovo davanti alla Feltrinelli. Guardo l’orologio ed entro. Uno sguardo distratto fra gli scaffali e poi i miei occhi incrociano un’immagine nota:

 

“Ci hanno fatto pure il libro” ho pensato. Dopo il grande successo che ha avuto per l’Italia, commercialmente mi sembra sia stata una mossa indovinata.

Non avevo potuto visitare la mostra, sarebbe stato bellissimo poterla criticare scientificamente! Guardo l’orologio, già so che non riuscirò a fare qualcosa di esaustivo ma inizio a sfogliarlo a caccia di perle da regalarvi.

Voi siete comodi davanti a un Pc o un Tablet, quindi non potete immaginare l’adrenalina che le mie ghiandole stavano producendo, poco tempo per disinnescare quella bomba di curiosità che mi stava possedendo.

“Ci sono molti modi di camminare” recita, illuminante una frase trovata nel libro. Mostrando disegni di varie animali antropomorfi. Io pensavo che camminare appartenesse all’uomo, ma vengo subito ripreso: il libro spiega che “neanche il nostro corpo è completamente idoneo alla postura eretta, chi soffre di ernia del disco o di mal di schiena, lo sa!”. Fantastico! Cioè, se ci ammaliamo o riceviamo un trauma, significa che non siamo completamente idonei a camminare. Il libro intende dire che apparteniamo ad un progresso evolutivo che è nato con scimmie antropomorfe ma noi siamo lungi dall’essere il meglio che la locomozione può produrre. Cioè il solito discorso che siamo animali come gli altri ma un po’ più evoluti, facciamo le cose un po’ meglio di chi è meno evoluto.. ma sempre lì siamo. Nella pozza dell’ontologicamente indistinto. Noi e gli animali, ma che differenza fa…

Aspetto con insopportabile curiosità di conoscere un esempio ideale di essere vivente idoneo a camminare. Magari ci sarà un sequel a questo libro pieno di colpi di scena e fantasia.

Riguardo l’orologio e mi affanno, avanti a sfogliare. Che bella quest’immagine: la solita icona della scimmia gobba che si solleva e diventa uomo, con scritto “La celebre (e fuorviante) immagine dell’evoluzione dalla scimmia all’uomo”.

E’ fuorviante!!  Grandi, sì è fuorviante. Lo ammettono! Citofonate ai vostri vicini di casa, suonate i campanelli, ammettono che è fuorviante, ditelo a tutti. Ragazzi, è fatta.

Sebbene pago, voglio cercare ancora qualcosa, una manciata di minuti ce l’ho ancora.

Qui si incomincia un altro discorso caro a CS. Si parla del linguaggio. Anche quello evoluto per i nostri autori. Ci raccontano che il gene FOXP2 regola tra l’altro il controllo motorio e l’articolazione del linguaggio. Sensazionale, sia in Sapiens e Neanderthal c’è lo stesso gene con un paio di mutazioni qua e là. Anche anatomicamente c’è un osso che è simile in entrambi. Non ne ricordo il nome, poteva essere l’osso ioide, ma ahimè comprendetemi, ho cercato di ricordare il ricordabile e in tempo di record. Quindi abbiamo un osso e un gene. Spiegata l’evoluzione del linguaggio? Il libro con paterno sguardo ci avverte: “Non bastano un gene e un ossicino per parlare: conta anche la struttura complessiva.” Ma meno male! E la conoscono la struttura complessiva? Inutile dirvelo, non la conosce nessuno.

Un altro tema, qualche pagina dopo. Come mai l’esplosione paleolitica si è mostrata così tardi, come mai l’uomo impara a fare un sacco di cose così tardi, dopo che si è evoluto? Allora? La soluzione? Ma la soluzione è l’exaptation! Una certa struttura si evolve per una certa funzione, o come effetto collaterale di altre, e poi viene riutilizzata per funzioni nuove in altri contesti. Dicono. Interessante. Ma che c’entra con l’idea darwiniana di piccoli e graduali cambiamenti dovuti a mutazioni e selezioni? Sento lo stridio delle dita che scorrono sui vetri, eppure erano maestri nella tecnica di arrampicata. Cioè per loro, l’uomo si era già evoluto, ma non usava le nuove e scintillanti caratteristiche che aveva inconsapevolmente acquisito. E questo sarebbe un Sapiens? Ma questo è un tonto.

Poco dopo una frase illuminante che da una luce adatta a quello che sto leggendo. Questo scrigno di sapienza, così recita ad una pagina imprecisata: “Osserviamo insomma in azione una specie che immagina.Esatto, la specie dei darwinisti. Nessun problema ad immaginare, ma non chiamatelo Scienza! Immaginare e basta, non è Scienza.

Il tempo di tornare al binario 24 e raggiungere Fiumicino. Venticinque minuti che valeva la pena di vivere!

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Laureato in Biologia tanti anni fa, prima di mettere in piedi una scuola di sopravvivenza va a specializzarsi in terra d'Etiopia per poi tornare e istruire a dovere, insieme a Silvia, 3 piccole amazzoni. Dopo 13 anni in un'azienda di Biotecnologie come Specialist e Line Leader, decide di divertirsi come Direttore Marketing per un noto marchio di gioielli, in attesa di nuove sorprese all'orizzonte.

12 commenti

    • Grandiosamente mitico, Marco. Avevo il sentore che l’evoluzionismo attuale si servisse per i testi dei mitici Monty Phyton, ma non avevo prove. Erano solo intuizioni basate su labili indizi, un po’ come le basi del Darwinismo contemporaneo..
      Ora la mostra homo sapiens può annoverare fra la sua bibliografia, qualcosa che ha ricadute reali nella comunità scientifica e nel mondo di tutti i giorni: fragorose risate.

  1. Giorgio Masiero on

    3 anni fa lessi il libretto di Cavalli-Sforza “Perché la scienza? L’avventura di un ricercatore”, dove l’autore narra la sua vita e la sua concezione del mondo, con frequenti pensierini di filosofia (spicciola) in cui filosofa contro la filosofia (seria), ammettendo umilmente d’ignorarla. Ciò che non mi sarei mai aspettato è che qualche anno dopo il nostro tecnico di amminoacidi e nucleotidi, dispregiatore della filosofia (seria), avrebbe scritto un libro a quattro mani con un filosofo serio (Pievani), anche se non proprio un saggio di filosofia (seria), ma di narrativa e fantasia.

    • Chiedere ai Monty Phyton, ora non è pensabile. Ma la lista di umoristi italiani è lunga, potremmo chiedere a Brignano!

  2. “Ma che c’entra con l’idea darwiniana di piccoli e graduali cambiamenti dovuti a mutazioni e selezioni?”
    Mi viene il sospetto che lei sia rimasto bloccato a Fiumicino non venticinque minuti ma più di cinquant’anni, perché nel gradualismo e nel ruolo “esclusivo” di mutazioni e selezione credono sempre in meno, fra i biologi evolutivi.
    Ma in fondo questo pezzo è giusto uno sfottò, quindi le ridicole caricature ci stanno…

    • Infatti, Greylines, sulle mutazioni e graduali cambiamenti … Ci credono sempre meno, perché non bastano a spiegare nulla in termini macroevolutivi. E allora pronti con i salti, dal cambriano all’accidentaLe scivolamento di una cellula fotosintetica dentro un’altra per formare una protoceluila vegetale. E avanti così. Va bene tutto, prendere pezzi diversi e lavorare di fantasia, come dicevo, è attività senz’altro umana. Ma parlare di prove o dire che il neodarwinismo è ormai consolidato o verificato, oppure prenderlo come un dato di fatto significa prendere in giro la scienza. Più umiltà da parte di chi crede di avere la verità in mano, servirebbe invece ad avvicinarsi alla verità, che dati i nostri limiti temporali non verrà mai raggiunta.
      Il mio post rimane giusto uno sfottò, dissacrante senza essere offensivo. Come mia abitudine.
      Grazie del tuo intervento.

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