Comunicazione: la forma e i contenuti nel caso Fertility Day

72

fertility

 

Fertility Day,  è notizia di poche ore fa, il ministro Lorenzin ci ripensa: “Faremo una nuova campagna”.
.

.
La decisione è arrivata dopo le polemiche e gli attacchi sui social network che avevano preso di mira le cartoline promozionali del Ministero della Salute che riportiamo qui sotto (oppure vedi sito Ministero).

La vicenda sta sollevando un grosso polverone sui media: giornali, radio e il mondo social si stanno occupando della questione senza risparmiare interviste, commenti, critiche, alzate di sopracciglia, sdegni e invettive. Ma, come spesso accade, si parla molto più della forma che della sostanza. Proviamo ad analizzare quello che sta succedendo attraverso 4 semplici domande:

Domanda 1) La denatalità è realmente un problema?

Nel 1970 il tasso medio di fertilità nell’Unione europea era di 2,4 bambini per ogni donna, nel 2013, secondo i dati Ocse è crollato a 1,5. Sempre secondo l’Ocse, è necessario un tasso di almeno 2,1 bambini per ogni donna, per garantire una popolazione stabile. Sotto questa soglia infatti, i paesi con una popolazione che invecchia, dovranno affrontare sempre crescenti spese per servizi sociali e assistenza sanitaria, senza avere una popolazione minima, in grado di produrre la ricchezza necessaria al sostentamento dell’intero sistema.

 

Domanda 2) Allora perché un governo che cerca di affrontare questo problema viene così aspramente criticato?

Per le donne, il fatto che lo stato ponga un’enfasi tale sulla maternità può essere irritante. Come se la colpa della natalità fosse loro, della loro pigrizia o paura e non degli ostacoli presenti nella società, che vedono le donne italiane che lavorano ancora lottare contro comportamenti radicati, che possono rendere la maternità un elemento di precarietà economica. In altre parole, molte donne italiane sanno già che la denatalità è un problema per il sistema attuale. Solo che non pensano, a torto o a ragione, che tocchi a loro risolverlo.

Domanda 3) Il fatto che nascano meno figli è dovuto principalmente a difficoltà economiche e/o a precarietà lavorativa?

Se così fosse non si spiegherebbe come mai nei paesi più ricchi nascano pochissimi figli mentre in quelli più poveri il tasso di natalità è molto più alto.

 

Il tasso di fecondità indica il numero medio di figli per donna. Se minore di 2,1 è segno di invecchiamento e di calo della popolazione.
A livello mondiale è oggi di 2,56 figli per donna. Ma le differenze sono molte, tra le aree più o meno sviluppate nel mondo. Paesi poveri, tanti figli. Nella cartina, che indica con diversi colori il numero medio di figli per donna, questo scarto è visibile.

Grafico con dati del 2011 riportato su Focus

 

Alla luce di questo dato, la denatalità sembra essere il frutto soprattutto di fatturi culturali. In questa senso è significativo quello che scrive, seppur da posizioni critiche nei confronti della campagna governativa, Ida Dominijanni su Internazionale. “…Il calo della fertilità non è attribuibile solo a ostacoli di natura economica. Non si può affrontare il tema come se il desiderio di maternità fosse un dato certo, ostacolato dalla mancanza di reddito, sussidi e strutture. Un lavoro fisso, uno stipendio e un asilo nido sotto casa di certo incoraggiano a mettere al mondo un figlio più di quanto scoraggino la disoccupazione, il precariato e l’assenza di incentivi, ma poi, anzi prima, c’è dell’altro. C’è la logica, e l’ambivalenza, del desiderio, che non è mai un dato certo: c’è e non c’è, ci può essere e può non esserci, va e viene, può imporsi e può fallire, senza per questo diminuire la pienezza della vita di una donna. C’è la logica, e la fragilità, delle relazioni fra i sessi scosse dalla fine del patriarcato, che si ripercuote per vie spesso insondabili sull’infertilità delle coppie. Ci sono le incertezze dell’identità sessuale, il gender trouble che non si sa perché siamo tutte pronte a rivendicare come fattore di libertà ma non sempre facendoci carico del trouble che comporta anche sul piano procreativo. C’è la logica imprevedibile della sessualità, che ha a che fare con le ragioni dell’inconscio e non con la contabilità della spesa sociale. C’è la logica più prevedibile ma tutt’altro che certa delle tecnologie riproduttive che l’infertilità ambirebbero a risolverla. E c’è, su tutto, la libertà di non fare figli, che nel femminismo abbiamo guadagnato come libertà di grado non inferiore a quella di farli.”

Domanda 4) Quindi, andando al nocciolo della questione, i motivi ultimi delle critiche sembrano essere legati più alla “campagna di comunicazione” che non all’obiettivo del governo?

Pare proprio di si. Da un punto di vista tecnico questa campagna di comunicazione ha raggiunto il suo obiettivo (che è l’obiettivo primario di tutte le campagne di comunicazione) e cioè far parlare di sé. Da un punto di vista del gradimento o dell’apprezzamento non è piaciuto, a molti critici, il tono eccessivamente diretto e franco oppure l’accostamento strumentale della fertilità, caratteristica fisica individuale, con il concetto collettivo di “bene comune”, vedi il post di Saviano su Facebook:

.


.

Insomma critiche aspre sulla opportunità di parole, immagini o toni. Ma silenzio sulle finalità e sull’obiettivo della campagna. Nella società della comunicazione si critica la comunicazione ma si tace sulle finalità e sugli obiettivi. Forse perché, al fondo, su questi siamo tutti d’accordo?

.

.

.

 

Share.

Laureato in Scienze Politiche. Coach e formatore. Si occupa di comunicazione relazionale e motivazionale. fr.fabiano@libero.it

72 commenti

  1. Secondo me è sbagliata la logica di fondo, di cercare (invano) di spingere i giovani a figliare di più per pagare le pensioni agli anziani.
    Innanzi tutto, viste i cambiamenti che stanno avvenendo nel sistema produttivo e lavorativo, non è per niente scontato che un domani la maggior parte dei neonati di oggi troveranno un’occupazione, in modo tale da pagare la pensione ai vecchi.
    Poi visto che la stragrande maggioranza dei lavori nelle società moderne non richiedono forza fisica, ma sono prevalentemente mentali, cosa impedisce a un anziano senza disabilità e malattie molto invalidanti di lavorare fino a 70-80 o persino 90 anni?

    È possibile che nel futuro la pensione di anzianità venga considerata un obsoleto retaggio del passato, e rimangano in piedi solo le pensioni di invalidità e malattia, e i sussidi di disoccupazione.

    Convincere i cittadini a far figli a suon di campagne pubblicitarie non può funzionare, così come non funzionano gli spot antifumo!

    • Andrea C lei è un sostenitore di un mondo da incubo.
      Per lei dunque tutto si riduce al far figli per pagare le pensioni, e giustamente si accorge che la soluzione più rapida sta nel non pagarle affatto (cosa verso la quale questo mondo occidentale si sta dirigendo).
      Le auguro di sperimentare quello che dice, che la facciano lavorare fino a 90 anni in un mondo di vecchi fino a quando tirerà le cuoia togliendo il disturbo.
      Per me e per molti altri se permette vorrei un mondo dove il lavoro lasci molto spazio alla vita libera e pieno di bambini.

      • Veramente è il vostro scritto a sostenere che bisogna far figli per pagare le pensioni, che non mi sembra una motivazione molto nobile. A questo punto meglio rimboccarsi le maniche ed essere autosufficienti fino a tarda età, che “condannare” i bambini a pagarci la pensione.
        Mondo da incubo? Conosco persone che sono meno felici in pensione che quando lavoravano, un mio ex professore avrebbe continuato ad insegnare ancora per tanti anni se non fosse stato costretto a ritirarsi a 70 anni. Oggi a quasi 80 anni scrive ancora libri di filosofia, gode di ottima salute, sarebbe perfettamente in grado di continuare il lavoro di insegnamento che amava.

        Lavorare fino a 80 anni non significa non avere spazio per la vita libera, anzi togliere ai giovani l’onere di pagare le pensioni agli anziani autosuficienti significherà avere più tempo libero da giovani!
        Si potrebbe ad esempio lavorare poche ore al giorno(con molti periodi di ferie) per tutta la vita, anzichè ammazzarsi di lavoro proprio quando si è nel fiore degli anni e si avrebbero più energie per coltivare le proprie passioni, per poi ritrovarsi a 70 anni con un’eccesso di tempo libero che alcuni anziani non sanno nemmeno come impiegare.

        • Direi che un conto è scegliere di lavorare fino a 70 – 80 anni ben altro è essere obbligati, insegnare è una bella esperienza ma non per questo tutti vorrebbero farlo fino alla fine dei propri giorni.
          Il suo ex professore non è che una rarissima eccezione, vada in giro a domandare se le persone sono contente di non andare in pensione. (mi sa che lei ne è molto lontano vero?).
          I pensionati che vanno in depressione lo fanno perché per la società giovanilistica sono merce da scartare, non perché hanno troppo tempo libero.
          .
          Quello che viene a mancare in una società con pochi figli è il patto di alleanza che unisce le generazioni e che non è solo il sostentamento con la pensione, è qualcosa di molto più profondo.

          • “vada in giro a domandare se le persone sono contente di non andare in pensione.”

            Per come è organizzato il mondo del lavoro oggi, ovvio che quelli che lavorano(o lavorerebbero) volentieri fino a 80 anni sono mosche bianche.
            Nei miei commenti precedenti davo per scontato che nel caso in cui dovesse “fallire” il sistema pensionistico, dovrà essere “riprogettato” tutto l’intero sistema lavorativo, modificando orari, ferie ecc…

            Comunque non è una cosa che auspico, penso solo che se la natalità non dovesse aumentare ci adatteremo, e non è detto che sarà un mondo da incubo!

          • Mi scusi se m’inserisco, Andrea C, ma vorrei farti notare un’asimmetria: lo Stato “del futuro” non obbligherebbe mai a fare figli (o più figli) mentre avrebbe tutto il potere di farci lavorare sempre più a lungo, anche contro la volontà dei lavoratori. Questa sfida sociale, così posta, sarebbe impari, quando il ricambio generazionale, come dice Pennetta, non è solo un fatto di pensioni (i giovani in teoria dovrebbero portare nuove idee ed essere più aggiornati).
            Tutto parte allora da uno dei temi dell’articolo: chi o cosa decide il tasso di natalità? È un evento ingovernabile come la pioggia, da accettare e basta? Solo in tal caso allora ha senso concludere come fa lei “ci adatteremo”.

          • HTAGLIATO
            Non credo che sia un evento ingovernabile come la pioggia(anche se in parte dipende da fattori, come ad esempio la scolarizzazione femminile, sui quali non si può tornare indietro…e anche se si potesse non avrebbe senso), ma di sicuro non si cambia a suon di slogan e giornate della fertilità.
            Servono misure concrete, come ad esempio favorire l’indipendenza dei giovani(se uno è costretto a vivere con i genitori fino a 30 anni, come può pensare a far figli?), ridurre tramite inventivi i costi per la crescita e l’educazione dei figli, suggerire e diffondere prospettive più stimolanti e appassionanti del tristissimo sottointeso “fate figli per le pensioni!”!

            Nessun giovane(o meno giovane) sarà mai invogliato a “dare” figli allo stato per salvare l’INPS!

          • @AndreaC,
            non facciamo del “benaltrismo”, il cambiamento delle condizioni economiche e lavorative è certamente un fattore importante, ma perché non ricordare che esistono dei fattori biologici che seguono comunque il loro corso?
            Tutta questa polemica appare come un diversivo per non affrontare un discorso scomodo sotto molti punti di vista.
            .
            Comunque le auguro vivamente di lavorare fino a 100 anni!
            Mi spiace solo che difficilmente potrò esserci per vedere la sua espressione…

          • Non è benaltrismo, come dimostra anche il fallimento delle campagne di sensibilizzazione anti-fumo, informare sull’ovvio non serve a niente.
            Ricordare che il fumo fa male è inutile, i fumatori già lo sanno benissimo, gli unici provvedimenti che hanno contribuito a ridurre il numero dei fumatori in Italia sono stati interventi concreti, come il divieto di fumo nei luoghi pubblici e l’aumento del prezzo di sigarette e sigari.
            Così tutte le donne sanno benissimo che loro fertilità ha una data di scadenza, tutti gli uomini sanno che la fertilità maschile si riduce ptogressivamente con l’invecchiamento e tutti (uomini e donne), sanno che stili di vita poco sani(alcol, droghe, cattiva alimentazione, sedentarietà ecc..) non fanno tanto bene neanche alla fertilità…e così via..

          • Cacciatrice di stelle on

            Scusatemi, non riesco a rispondere sotto al commento giusto.
            AndreaC, Lei ha scritto che il calo della natalità dipende dalla scolarizzazione femminile. Per favore no.
            Nulla, se non la volontà della persona e l’idea che questa ha sul significato della sua esistenza, impedisce di studiare e fare anche otto figli, senza dover iniziare a sedici anni.

            Una volta era normale che la sposa si trasferisse in casa dei suoceri. Adesso è vista come una cosa imbarazzante da evitare. C’è esigenza di trasferirsi in una casa diversa. Vede che il problema è culturale?

  2. La frase con la quale, Francesco, chiudi il tuo articolo (“Nella società della comunicazione si critica la comunicazione ma si tace sulle finalità e sugli obiettivi. Forse perché, al fondo, su questi siamo tutti d’accordo?”) mi fa riflettere sul fatto che la campagna è stata veramente impostata male perchè si, ha fatto parlare di sè, ma non ha aiutato a riflettere sul cuore della questione. Forse perchè non si sa più riflettere? forse perchè tutto è basato sulla risonanza che le sole immagini o cartelli pubblicitari provovano in noi? Forse perchè il male di oggi è proprio la superficialità nell’affrontare ogni cosa, la mancanza di profondità?

    .

  3. La campagna era mirata alla messa in evidenza di un fenomeno evidente ed in crescita: l’infertilità femminile. Punto. Che poi la strategia comunicativa possa esser stata sbagliata o poco chiara ci sta, ma non è corretto caricarla di significati o aspettative diversi.

    • Buongiorno Aleksey, benvenuto e grazie per il suo intervento.
      (Ho preso l’iniziativa di correggere l’errore di battuta da lei stesso segnalato)

      • La ringrazio Enzo, per il benvenuto e la correzione 🙂 Vi ho scoperto da qualche giorno, blog davvero interessante!

  4. Francesco Fabiano on

    Elisabatta, direi che hai centrato il punto. Di fronte ad un problema vero (la denatalità) si preferisce discutere e dividersi sulla campagna di comunicazione, piuttosto che sul problema e su come affrontarlo. È un segno della crisi dei nostri tempi. Dove la realtà viene offuscata da pregiudizi ideologici (da tutte le parti) e da valutazioni estetiche (mi piace o non mi piace la campagna di comunicazione). Ma del mondo reale quando si parla? Ci piace un mondo senza figli? È un problema economico o culturale? Cosa abbiamo sbagliato nel passato? Cosa possiamo fare concretamente da oggi a livello politico ma anche personale?

  5. Fabio Vomiero on

    Al di là degli eventuali miei giudizi sul fatto in sé, che sarebbero logicamente personali, parziali e soggettivi, condivido il taglio dato dall’autore che penso miri a proporre il problema, in realtà molto vasto e complesso, cercando di trovare un minimo di obiettività anche laddove una problematica, solo apparentemente di natura socio-economico-culturale, lascia in genere poco spazio. Mi permetto quindi soltanto di fornire qualche metadato in più, che potrebbe tornare utile nel tentare di costruire un quadro più completo tenendo conto anche della dinamica di popolazione degli ultimi anni in Italia. (Fonte ISTAT).
    – I’attuale declino delle nascite è in atto fin dagli anni settanta, dopo il baby boom degli anni sessanta.
    – Nel 1970 il tasso di fertilità era di circa 2 figli per donna.
    – Sempre negli anni settanta, nei paesi in cui il PIL pro capite era più basso le donne avevano più figli (Spagna, Irlanda, Portogallo).
    – Negli anni ottanta a fronte di un aumento del benessere economico, le nascite diminuiscono velocemente in Italia, ma anche nel resto dei paesi europei.
    – Già nel 1995 il tasso di fertilità in Italia era di circa 1,5, poi resta sostanzialmente stabile fino ai giorni nostri, e più basso rispetto ad altri paesi europei.
    – La popolazione aumenta costantemente fino al 1980 e poi rimane stabile per un ventennio fino al 2001 sui 57 milioni.
    – Dal 2001 e fino ai giorni nostri la popolazione italiana aumenta fino a quasi 61 milioni a causa del fenomeno immigratorio.
    – Se nel 2001 gli stranieri residenti in Italia erano circa 1,3 milioni, nel 2011 sono ben 5 milioni.
    – Il PIL pro capite dopo una pressochè costante ascesa ha invertito la rotta intorno al 2007-2008, in coincidenza con l’inizio della grande crisi economica.

  6. Non sono molto d’accordo con il contenuto dell’articolo, anche se chiaro ed onesto. I figli sono prima di tutto un costo (parlo del primo mondo) e quindi servono soldi per mantenerli. Se poi vengono fatti senza riflettere sulla loro mantenibillità allora o si è usato il metodo contraccetivo sbagliato, oppure si è un po’ incoscenti.

    • Sono d’accordo che per metter su famiglia servano un minimo di presupposti, ma è anche vero che molte necessità sono figlie del nostro tempo e che altre generazioni le avrebbero superate con molto pragmatismo.
      Comunque chiunque faccia dei figli è necessariamente un incosciente!

      • I figli sono anzitutto un dono, la vita è anzitutto un dono, prima di essere un costo, prima di essere pensata in funzione del futuro, la vita è un valore assoluto in sè e per sè.

        • Condivido Elisabetta, ma in una realtà dove molti ritengono che i figli siano un diritto acquistabile, done la vita stessa è mercificata, è chiaro che considerazioni di tipo economico prevalgano.
          E infatti non mi sorprende.

    • Francesco Fabiano on

      Buongiorno Valerio,
      è vero che i figli sono (anche) un costo. Ma definire che sono “prima di tutto un costo” pare quantomeno riduttivo e indicativo di come oggigiorno si tenda a ricondurre tutto alla mera dimensione economica. Sono d’accordo poi che per fare figli ci vuole un pizzico di incoscienza ma stiamo attenti a che questo non sia un alibi, che cela in realtà altre paure, assai più immobilizzanti (paura del futuro, paura di prendersi responsabilità, paura di non essere all’altezza, paura di crescere, etc)

      • Io capisco benissimo che mettere al mondo un figlio sia un dono, come dice Elisabetta, e che non si deve solo ragionare in termini economici; però la questione è soprattutto economica, e non inteso in termini mercantilistici, ma di gestione delle proprie risorse a fronte del mantenimento di una creatura la quale non sarà indipendente per almeno venti anni (o anche di più) della propria vita.
        La gente se li fa due conti, e se vede che a stento riesce ad arrivare alla fine del mese ci pensa due volte prima di fare un figlio.

  7. Premetto che a mio avviso anche 40mln. di persine sul suolo italiano sarebbero in numero decisamente eccessivo…. premesso che discutere di questa mia visione malthusiana (che ammetto qui può essere vista come una bestemmia) sarebbe completamente FT, vorrei entrare nel merito dicendo che la campagna del ministro Lorenzin è unicamente la classica presa in giro; la natalità non si aumenta con spot pubblicitari, cartoline e social network, ma bensì con aiuti concreti, con strutture apposite (asili nido a prezzo ragionevole etc.).
    Non capisco quindi un tale entusiasmo per una iniziativa che giudicare cialtronesca (per non dire di decisamente peggio) è solo un eufemismo

    • E perché 40 mln sarebbero un numero eccessivo? Che stanno tutti a casa sua?
      Il malthusianesimo è il più tragico e nefasto frutto delle discipline socio economiche e lo abbiamo più volte documentato.
      Infine il giudizio di cialtronesca lei non lo motiva rendendo definitivamente sterile e inutile questo suo intervento.

      • In realta’ io sono d’accordo sul fatto che e’ una iniziativa “cialtronesca” perche’ si limita a suggerire “fate figli!” (dopo che per 50 anni, specialmente le sinistre, alleate come sempre alla finanza turpocapitalista, ci hanno martellato i cosiddetti sul fatto che siamo troppi!).
        Ecche’,c’era bisogno del ministro per farcelo sapere?
        Se invece avessero fatto degli incentivi (di cui il bonus bebe’ e’ solo una minima parte) a “tutto tondo” (asili, scuole, permessi in piu’ per le madri, ecc) e li avessero pubblicizzati, anche una simile iniziativa avrebbe avuto piu’ senso (“non vi preoccupate, abbiamo messo in atto una serie di iniziative per facilitarvi l’allevamento dei figli).
        Mi basta poco, mi basterebbe un finanziamento della stessa entita’ dei soldi spesi per la Marina Militare a fare gli scaf…ehm.. a fare i traghettatori di “risorse”…

        • Quindi 50 anni di martellamenti li accettiamo, la prima volta che coraggiosamente (a questo punto va detto) qualcuno va contro corrente e manda un messaggio contrario diventa lei la cialtrona e la critichiamo mettendoci dalla parte dei suddetti martellatori?!
          Cos’è, la sindrome di Stoccolma?

          • Ma non ti accorgi che proprio il polverone alzato può essere già considerato un clamoroso successo?
            Già nell’articolo viene detto:
            “Da un punto di vista tecnico questa campagna di comunicazione ha raggiunto il suo obiettivo (che è l’obiettivo primario di tutte le campagne di comunicazione) e cioè far parlare di sé.”

          • Benissimo.
            Allora da oggi in poi gli italiani ricominceranno a copulare e a dare figli alla Patria.
            Problema risolto.
            Qual e’ il prossimo? Gli islamici?
            Ho gia’ in mente lo slogan: “Talebani arrendetevi” oppure “Taleba’, ma che stai affa’?”
            D’accordissimo che il problema e’ ANCHE culturale (non SOLO), ma per essere efficace una pubblicita’ deve proporre un’alternativa (“Non bere quello, bevi il mio prodotto!”), altrimenti non serve a niente.

            Non a caso, uno che si propaganda se ne intendeva, proponeva incentivi e agevolazioni vari per chi aveva piu’ figli.
            Difatti, come e’ avvenuto il precedente “cambiamento culturale”? Quando ce ne sono state le condizioni materiali (il relativo benessere), altrimenti non sarebbe accaduto.

            Da DECENNI lo stato fa pubblicita’ progresso sui danni della droga. Risultato: la soglia per drogarsi scende sempre di piu’.
            Lo stato mette gli avvertimenti sui pacchetti di sigarette che il fumo fa male alla salute? La gente continua a fumare.

          • No.
            Meglio dare agevolazioni di importo almeno pari a quelli speso per andare a prendere le “risorse” sulla battigia libica e POI fare pubblicità un po’ meno idiota…

          • P.S.: e rifiuto questa megaca**ata galattica, inventata dagli stessi pubblicitari, del “l’obiettivo primario di tutte le campagne di comunicazione è far parlare di sé.
            Eggia’ perche’ cosi’ tanto loro, i pubblicitari, i soldi li prendono lo stesso…
            Sara’ colpa mia che sono assolutamente refrattario alle pubblicita’ (non riesco infatti a ricordare MAI il nome del prodotto quando guardo una pubblicita’, anche se mi piace), ma voglio vedere se dico male in TV di una automobile della Fiat, inventandomi magari difetti che non esistono, se Marchionne non mi denuncia seduta stante…

          • Un puntualizzazione:
            ogni ministero ha un compito, e quello del Ministero della salute non sono le politiche economiche.
            Cerchiamo di non essere superficiali, si è già detto mille volte che la componente biologica era il target della campagna, una verità che resta tale anche con tutte le attenuanti e le componenti socio economiche che si vuole.
            Anzi, diventa ancor più importante ricordarla.

    • Forse la Lorenzin doveva anche lei fare una campagna dove invitava a copulare di più, senza “precauzioni” però, e allora sai che finimondo si sarebbe scatenato…
      .
      Il secondo punto conferma che, diversamente da quanto sostenuto da molti anche qui, il problema è prima culturale e poi economico.
      Ma si è così poco consapevoli dei condizionamenti che abbiamo subito che la gente vede solo l’aspetto economico.

      • Beh penso che tutti noi conosciamo famiglie benestanti, se non addirittura ricche, che hanno un solo figlio. Già questo dimostra che il fattore economico c’entra fino a un certo punto e che non basta avere i soldi per essere invogliati a fare figli.

        • Non so che persone conoscete voi, ma io conosco tutte persone di estrazione “popolare” che si sarebbero sposate a 23-24 anni (l’eta’ giusta) e avrebbero voluto subito dei figli se non fossero dovute passare da un lavoro precario ad un altro, se non fossero continuamente scavalcati nelle graduatorie da chi sappiamo, se trovassero facilmente casa invece che dover per forza restare a casa dei genitori…
          Fa il paio con quella ignobile battuta del tal ministro che defini’ “Bamboccioni” gli italiani costretti ancora a casa dai genitori.
          Quelli che non vogliono figli, quelli che si “godono” la vita con l’iphone e il viaggio alle Maldive sono solo l’ “avanguardia progressista”, che viene spiattellata in tv da tutti i media asserviti, la maggior parte non e’ cosi’.
          Per esempio, adesso esce fuori, dalla solita indagine sociologica da quattro soldi, che i piu’ giovani non pensano tanto al sesso… Peccato che sei mesi prima la menavano che i gggggiovani a 14 anni avevano avuto piu’ rapporti sessuali di Casanova…
          Con le opportune manipolazioni, si puo’ far dire a chicchessia qualunque cosa.

  8. Si immagina un mondo dove “si sta belli larghi” senza file e code in autostrada e ai semafori, dove non bisogna prenotare i ristoranti e per i viaggi perché tanto non c’è pericolo di non trovare posto, non si ragiona sul fatto che dietro a tutte queste comodità ci devono essere persone che le producono e le gestiscono e che devono essere anche in gran parte specializzate, in mancanza di popolazione che permetta tutti questi beni e servizi si farebbe al contrario una vita piuttosto dura e disagevole, ci sarebbe un’involuzione economica (già c’è) e un regresso, la tipica eterogenesi dei fini che si merita pienamente chi non utilizza la ragione per andare oltre il primo effetto, quello desiderabile, della denatalità (stare belli larghi 🙂 ) che è un effetto passeggero.

    • Muggeridge, questo concetto venne esposto negli anni ’60 da Ester Boserup, ma i neomalthusiani ovviamente non la vogliono leggere.
      Mantenere una popolazione sotto una certa densità critica significa condannarla a non svilupparsi mai.

      • Eppure l’India fa eccezione, hanno una densità di popolazione superiore al Giappone, e nonostante questo gli indiani sono mediamente piuttosto poveri rispetto ai giapponesi.
        Può esser vero che se su un determinato territorio non si raggiunge una certa soglia minima di popolazione, lo sviluppo economico è ostacolato, ma di sicuro non è vero il contrario, che “più siamo e meglio stiamo”, anzi è evidente il contrario. Quando in un’area limitata la popolazione aumenta a dismisura, sotto alcuni aspetti della “qualità della vita” c’è un netto peggioramento. Mumbai, una delle città più densamente popolate al mondo, ha dei livelli di inquinamento dell’aria e acustico allucinanti, e un’emergenza rifiuti talmente grave che in confronto Roma è una città pulitissima come Trento!

        • Bingo!
          Infatti l’India e’ un paese notoriamente non cristiano, che anzi perseguita ferocemente i cristiani.
          L’india e’ un paese diviso rigidamente in caste, dove regna la superstizione e l’altro non e’ visto come uguale a se’… Dopotutto, Madre Teresa aveva di che fare proprio li’, in India, a raccattare poveracci nelle fogne…
          Non esiste la “com-passione” cristiana, non esiste l’aiuto fine a se’ stesso…
          Paragone completamente sbagliato…

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            Piero non si arrabbi vedrà che quando sarà il momento emergerà un tiranno (ad immagine di Mao in Cina,per esempio)che con qualche motivazione ideologica(nella testina degli uomini le idee non mancano mai) effettuerà un “controllo delle nascite”(tramite milioni e milioni di uccisioni)e se il personaggio stesso avrà un pò “di fortuna”troverà un Bergoglio qualsiasi su la sua strada disposto a perdonarlo.

          • Neanche il Giappone è un paese cristiano, eppure rimanendo in Asia, economicamente parlando i giapponesi se la passano meglio dei cristianizzati abitanti delle isole Filippine!

            Non mischiamo economia e religione!

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            Ma le guerre Piero che sono se non una “limitazione delle nascite”?Un controllo violentissimo delle nascite.
            Quanta ipocrisia in tanta bontà!
            Comunque l’Italia potrebbe essere di esempio per tutti i paesi del mondo.Forse non ci sono le nascite dell’India o paesi simili ma sicuramente 59 milioni di abitanti non sono propio pochissimi.Anche se qualcuno in alto(senza nessun diritto politico) desidera infiltrare milioni di clandestini per sostituire “l’ex macho”italico.

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            E mi torna a mente una parente,da parte di mia mamma,in un epoca in cui la fertilità era al culmine(anni 20-30 del secolo passato)che aveva avuto 10 gemelli…..da cinque parti.Cinque amplessi,cinque parti gemellari….
            Dio Signore…
            E per aumentare la popolazione(non possiamo per esempio avere una popolazione inferiore alla Francia o alla GB !!!!!No perbacco)dobbiamo importare maschioni padri di 20 o 30 figli???

          • Inutile fare paragoni tra popoli tanto differenti per economia storia e cultura quando l’esempio classico, direi scientifico, è quello delle due Coree, uno stesso popolo “trattato” in due modi differenti solo negli ultimi decenni. Se non lo si sapesse, è stata quella del Nord a limitare le nascite per raggiungere un benessere superiore…

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            Si ma si tratta anche di capire di quale “tipo di comunismo”,appunto in questo caso,stiamo parlando.
            L’Albania durante una delle dittature più severe che una nazione europea abbia mai avuto aveva un tasso di natalità tra i più alti:Mediamente 3 figli a famiglia.Cioè non sempre sono i cristiani i maggiori fautori della “famiglia numerosa”.Lasciamo alle singole famiglie decidere che è molto meglio….e ricordiamoci che viviamo in un paese che è moltissimo cambiato…….in peggio(criminalità in abbondanza,droghe,corruzione e via dicendo)che spinge a riflettere moltissimi se mettera al mondo un altro(altri)figli sia propio una scelta ideale.Oppure ci pensa qualcuno ai loro figli???

          • MUGGERIDGE,
            Veramente la Corea del Nord ha un tasso di natalità maggiore della Corea del Sud (che ha un tasso di natalità simile all’Italia e al Giappone)

    • Il mito del “si starebbe belli larghi” e’ quello propalato dai media radical-chic incentrata sulla visione del borghese appunto “radical-chic” con la giacca con le pezze si pelle sui gomiti, un lavoro da “intellettuale” lontano dal volgaVe e beceVo popolino, scollegato dalla realta’ quotidiana dei suoi concittadini meno fortunati (ma informatissimo sulla condizione dei pastori di capre del Botswana, ma solo perche’ l’ha letto su Limes!) che si ritrova in fila ai semafori insieme ai coatti (o ai meno coatti di lui) a condividere le risorse che dovrebbero essere destinate per la maggior parte alla stirpe “eletta” come lui…
      In realta’ nei piccoli paesi di provincia, lo spopolamento, specialmente al Sud, si comincia a sentire forte…
      In ogni campo…

  9. A costo di sembrare prosaico mi sembra lapalissiano che lo scopo di questa iniziativa, dati i cervelli… anzi no facciamo le bocche da cui viene, sia non tanto quello di incentivare la natalità, o il benessere dell’essere umano, ma più terra terra la generazione della forza lavoro che pagherà le pensioni e i capricci in genere di lor signori; e qui sta la loro pochezza e profonda imbecillità giacchè il solo essere al mondo non implica necessariamente che uno lavori per vivere. Forse si sono accorti che “le risorse umane” che andiamo a prendere sotto costa non abbiano tutta questa intenzione di cooperare allo stato sociale, e allora meglio una soluzione in house? Mah… Tutto ciò, va da sè, fa sembrare la questione demografica un mero effetto collaterale, anche perchè una politica seria a favore delle famiglie toglierebbe le tasse o l’inutile e dannosa istituzione dei matrimoni gender (qui citati con un occhio alle adozioni agli uteri in affitto cose che già vengono approvate a tamburo battente dalla solita INgiustizia itaGliana) o l’aborto che distrugge il futuro. Quindi no questa è solo una mercificazione pro casta.
    L’unica cosa che mi ha fatto più inorridire di questa iniziativa è stata la reazione italiota, apriti cielo: il coro delle Svergini vestali del “l’utero è mio” già vecchie ieri decrepite oggi non finisce di lagnarsi per il diritto alla propria infelicità, PROCREARE? BUUUUUHHH… NOOOO il corpo della donna NON SI TOCCA!!!…. MA CHI TE O TOCCA se tutti sono impegnati ad andare a caccia di Pokemon? Ecco per queste improbabili vestali della castità (sui generis si intende) mi viene una frase di Shakespeare “E la vostra virtù somiglia tanto a quelle pere vizze di Francia, brutte fuori e dentro acide.” Che amarezza…

    • A parer mio la Lorenzin è un po’ a se stante in questo governo, tanto che Renzi ha cautamente preso le distanze dalla campagna, non la vedo quindi come un’azione elaborata collegialmente.
      Per il resto pienamente d’accordo.

  10. Finalmente qualcuno al governo ha capito che pensare soltanto alle prossime elezioni porterà al suicidio demografico della nostra Nazione… Forse il punto di non ritorno è già passato purtroppo.

    Peccato per la campagna gestita in modo dilettantistico 🙁 con tanti esperti di spin e di marketing la devono dare per forza in mano a degli incompetenti?!
    Inoltre secondo me avrebbe avuto più senso una dichiarazione di intenti, programmi e politiche economiche a favore della natalità e della famiglia e poi una campagna simile piuttosto che l’esatto opposto che ha suscitato le reazioni a cui abbiamo assistito (era abbastanza prevedibile, dove sono i ministri della propaganda di una volta?).

    • Non so se il punto di non ritorno è già passato, spero di no ma sarà il tempo a dirlo.
      Sulla campagna torno a dire che visto il polverone sollevato forse lungi dall’essere stata dilettantistica è stata geniale, in fondo alla fine quasi nessuno ha potuto dire nulla sui contenuti, chi ha protestato quindi ha spesso ammesso che i contenuti erano veri.

  11. Comdivido, è il punto che ho esposto nella mia pagina Facebook (ebbene si lo uso): ok criticare, se si vuole, la forma. Ma non il contenuto. È sacrosanto che uno Stato con indice di natalità 1.4 faccia pubblicità a fare figli.
    Quello che davvero mi colpisce è lo sbando della Sinistra, che ha sotterrato il Proletariato.
    E che dire sul silenzio a vantaggio del comportamento schizoide di una Sinistra che da una parte considera la cultura come addirittura per l’identità aessuale ma si scorda di tal cultura quando non fa comodo. Intendo: dai grafici è ovvio che gran peso alla minore procreazione lo ha la peopaganda all’emamcipazione ed autodeterminazione (tutte cose giuste). Ma allora perché questo odio per una contromossa (se volete altrettanto propagandistica) sullo stesso piano culturale?
    Forse…perché sotto questa ottica si rivela quanto sia una stupidaggine equiparare la famiglia “naturale” (cioè l’unica che produce ricchezza sociale) con le altre varianti?
    Servirebbe un’analisi, scommetto che si può mappare 1:1 chi confonde queste tipologie di famiglie e chi si…indigna. Se così fosse, tempo sprecato solo a parlare di queste polemiche, che non sarebbero altro che coperture per l’agenda di questi scoppiati.
    Mi scuso per gli errori, treno e smartphone…
    PS io non ho figli e non mi sento minimamente toccato da questa pubblicità.

    • Credo che tu abbia colto un punto importante sfuggito ai più che ha agito a livello inconscio, i temi della campagna sono una sonora smentita dell’equivalenza tra famiglie etero e omo.
      E non è poco.

  12. Mi sembra strano che nessuno abbia fatto notare che per avere più bambini basterebbe, tanto per cominciare, ammazzarne meno?
    Non voglio aprire una polemica sull’aborto ma è un fatto che, da quando è stato legalizzato l’aborto, sono stati eliminati 6 milioni di bambini (lo stesso numero degli ebrei della Shoah!).
    Ce ne saranno stati anche di gravemente malati ma oggi una donna può abortire (a spese nostre) per qualunque motivo, ad esempio: oh, sono incinta? ma mi salta la gita alle Maldive! Allora abortisco.

  13. Sarebbe interessante fare un sondaggio tra le 20enni europee e americane e vedere quante tra loro sanno che già a 35 anni le possibilità di restare incinta calano, e aumentano invece i rischi di mettere al mondo figli con patologie genetiche. Io ho come l’impressione che nei vari corsi di “educazione sessuale” si punti molto sulla contraccezione e per niente sulla riproduzione.
    Tra l’altro ‘sto Fertility Day cade due giorni dopo il mio 40esimo compleanno: una specie di memento, insomma. 😀

  14. Mi permetto ancora osservare che tutta la tematica della natalità alternativa a quella naturale tocca, altresì, il tema culturale e identitario della “discendenza”; nega, cioè, il diritto dell’individuo ad una sua storia. Il dogmatismo dei c.d. diritti individuali, paradossalmente, nega con questo all’individuo il suo primo, fondamentale diritto.

  15. Bruno Cordani on

    Avevo già letto “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley almeno 30 anni fa ma l’ho riletto recentemente per curiosità. Il libro, scritto nel 1932, è francamente brutto e noioso ma contiene sorprendentemente l’idea molto “moderna” per cui si debba condizionare il popolo a considerare disgustoso il concepimento naturale (non in provetta) e i termini di “padre” e “madre” non possano essere pronunciati senza arrossire. Un caso di preveggenza oppure, conoscendo il ruolo degli Huxley, qualcosa di molto più inquietante?

    • Senza dubbio propendo per la seconda ipotesi.
      PS a me il libro in sé non dispiace, potrei però essere influenzato dal grandissimo valore come documento sull’ideologia che si covava in ceri ambienti.

      • Considerando il fatto che il libro è stato preveggente anche per molte altre cose, direi che non è proprio un caso.

  16. Ma un commentino sull’utile idiota, no? Con una media figli da zona retrocessione Saviano pontifica a proposito del nulla. Solo banalitá da bar con tono da professore.Lorenzin buon ministro dentro un governo pessimo. Iniziativa lodevole. Di sbagliato solo la scelta del nome, perché di sto passo non solo gli italiani si estingueranno a breve ma ancor prima la lingua che fu di Dante. Saluti a tutti

Exit mobile version