L’intelligenza invisibile

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Si può misurare l’intelligenza? Sappiamo riconoscerla quando la vediamo? Se non ci dovessimo riuscire, la cosa ci importerebbe?

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Probabilmente no, come è già successo in passato quando tante situazioni di contrasto tra realtà oggettiva e interpretazione soggettiva venivano risolte con frasi fatte come “la bellezza è negli occhi di chi guarda” oppure “è intelligente ma non si applica”.

Siccome sono molto impegnato in questo periodo, non ho il tempo per seguire le mie stesse digressioni, andiamo al dunque. Avete visto tutti il film “Matrix” del 1999? Non tutti? Accidenti, mi avete bruciato tutte le metafore che avevo in mente di scrivere.  Per farla breve, nell’Aprile di quest’anno grazie alla rivista di divulgazione scientifica Le Scienze abbiamo scoperto cosa fanno gli scienziati quando non fanno esperimenti e non elaborano teorie (che è quello a cui siamo interessanti di più e che ci aspetteremmo di sapere da una rivista di divulgazione). Il risultato della scoperta è stato prevedibile: gli scienziati si comportano nel tempo libero da nerd (secchioni amanti di saghe fantasy e fantascientifiche), valutando la possibilità che la realtà non sia altro che un’immensa simulazione virtuale di un’altra civiltà molto più evoluta della nostra. Riflessioni epistemologiche sono già state avanzate all’epoca su questo sito, ma forse avremmo dovuto seguire il consiglio implicito degli scienziati e goderci anche noi un buon boccale di birra e non pensarci più…e invece no, ora si parla di soldi! Sputiamo l’alcool e concentriamoci di nuovo su questa speculazione.

Sembra che due miliardari, di cui non si conosce il nome (buon per loro), vogliano finanziare una ricerca per studiare quest’ipotesi e addirittura capire cosa fare per uscire da un’eventuale realtà virtuale. Una prima tesi confermata è quella secondo la quale ai miliardari piaccia spendere soldi per cose inutili ma costosissime. La seconda tesi è che la teoria pseudo-scientifica del Disegno Intelligente stia prendendo sempre più piede ma con un altro nome (per non urtare la sensibilità degli atei).

Ci sarebbero delle ragioni dietro il sostegno della “teoria-Matrix”, come indica l’articolo di La Repubblica:

Il punto di partenza è la rapidità dell’avanzamento delle proprietà informatiche: così veloce e massiccia che in un futuro prossimo le menti artificiali potranno divenire indistinguibili da quelle reali e umani.

Il punto di partenza è la rapidità di avanzamento dei film mentali, già proiettati verso il duemila e qualcosa-che-sia-molto-più-di-16. Vi ricordo che molti avevano predetto le automobili volanti per il 2015, mentre stiamo ancora a cambiare le batterie ogni due anni, se siamo fortunati. Il mio PC, inoltre, si blocca se apro www.enzopennetta.it nei primi cinque minuti dopo l’accensione, sarebbe d’aiuto una mente reale e umana che mi aiutasse a combattere l’entropia del mio sistema informatico.

Proprio per questo, qui il pivot della tesi, non c’è dunque alcuna ragione per non pensare che un quadro simile non sia già avvenuto in passato e che, come nella neurosimulazione interattiva della saga di Matrix, ci stiamo già dentro fino al collo.

Una proiezione futura data per certa viene proiettata nel passato di un’altra civiltà tecnologicamente più avanzata della nostra che ci sta simulando, simulando sé stessa, con Mark Ruffalo e Jennifer Connelly, di J. J. Abrams, a Gennaio 2017 nei cinema.

Scherzi a parte, non dico che sia assolutamente impossibile che la nostra esistenza sia come un sogno, ma andrebbe valutata anche la plausibilità di tal cosa. Se preferite porre la questione in termini di probabilità, c’è chi dice 20%, chi 50%, chi addirittura che la probabilità che tale teoria-Matrix sia falsa sia una su un miliardo. Questi non sono nemmeno numeri miei, c’è davvero chi indica tali probabilità, sta scritto nell’articolo!

Digressione: la definizione più semplice ma un po’ tautologia di probabilità di un evento è quella di Laplace, “numero di casi favorevoli diviso numero di casi totali, assunti tutti equiprobabili”. Non so da quale modello abbiano tirato fuori quelle cifre, rispettivamente la Bank of America ed Elon Musk, ma forse è colpa mia che semplifico troppo, probabilmente i signori citati seguono  Kolmogorov (l’autore della definizione assiomatica e più corretta di probabilità).

Dopo l’astrofisico deGrasse Tyson (che a questo punto sarebbe meglio ricordarlo come l’astrofisico più sexy del 2000), due miliardari e il fondatore della Tesla, la faccenda diventa preoccupante quando vado a leggere che

La pressione e la popolarità di questa ipotesi, suggestiva e raggelante, è talmente elevata che sembra divenuta la nuova mania della Silicon Valley. Secondo un servizio pubblicato sul New Yorker da Tad Friend, “la tesi della simulazione sta ossessionando molte persone” nell’epicentro dell’innovazione mondiale.

Molte persone a Silicon Valley si stanno preoccupando del fatto che la loro intera vita sia una simulazione digitale che si svolge in quale angolo buio senza via d’uscita. Direbbe Massimo Troisi (versione edulcorata per i non-bilingue): non c’è nessun Matrix, uscite, andate a fare le rapine e toccate le femmine!

Se però davvero ci tengono affinché qualche scienziato decida di fare ricerca su Matrix e sull’intelligenza invisibile che ci circonda e che compenetra le realtà, allora vediamo cosa si può fare di concreto. Se prendo un termometro, misuro una temperatura; con un cronometro gli intervalli di tempo; con un metro le lunghezze; con una cella fotosensibile le intensità delle onde elettromagnetiche, in breve non posso andare oltre ciò che mi fornisce ogni strumento. Ciò che posso fare è mettere in relazione le grandezze ottenute, immaginare delle relazioni, solo che si crea il rischio che tali relazioni sarei io ad attribuirle alla natura e non quest’ultima a comunicare direttamente la sua intelligenza, se esiste, a me. L’ideale sarebbe uno strumento che facesse direttamente il passaggio successivo, che andasse oltre il numero, un meta-strumento. Se con gli strumenti costruisco la Fisica, cosa costruisco con un meta-strumento? Suspense…la Meta-Fisica!

Ci siamo arrivati, finalmente, è di questo che si tratta, infatti si potrebbero fare molte riflessioni sulla realtà in cui viviamo e sulla teoria-Matrix: al di fuori di Matrix, chi ci dice che il mondo sarebbe ancora fatto di atomi? Se siamo fin dalla nascita in questa realtà simulata, come potremmo descrivere quella reale con strumenti conoscitivi calibrati per Matrix e interni a essa? Potrei sviluppare ulteriormente tali tematiche, ma finirei nella trappola di tutti i giornalisti che stanno riportando questa notizia, cioè fare in modo che anche i lettori comincino a speculare. Se facessimo anche noi così, finiremmo col collaborare a quella sospensione dell’incredulità alla base del cinema, ma che in campo scientifico dovrebbe essere fuori luogo. Oltretutto, ne abbiamo già avuti di filosofi che hanno indagato le basi dell’essere, per cui lasciamo le speculazioni agli speculatori, le spese folli ai miliardari e le ricerche fatte solo per soldi ai ruffiani; meglio occuparci di cose concrete, fatte per passione e soprattutto senza pesantissime ripercussioni filosofiche.

In base al criterio detto “ambarabà CC co.co.”, scelgo come strumento un cronometro e vado a misurare qualcosa di insolito, che magari è ancora poco noto, per esempio la durata di uno sbadiglio, potrebbe succedere che sarei così fortunato da raccogliere del materiale per sviluppare  un paper. Purtroppo già l’hanno fatto .

Anche stavolta La Repubblica (ma non solo tale quotidiano) ci aiuta a capire cosa sta succedendo: uno scienziato “massimo esperto in sbadigli” (presumo amico e collega dell’ultra-specializzato in starnuti), Andrew Gallup, ha effettivamente misurato la durata degli sbadigli di persone e altri mammiferi e ha riscontrato una correlazione con la complessità della struttura cerebrale. Inevitabile conseguenza divulgativa di tale correlazione è l’illeggibile titolo di La Repubblica “Più sbadigli a lungo, più sei intelligente”.

A questo punto torno alla domanda iniziale: perché questa moda di misurare l’intelligenza? Rispettiamo però il giusto ordine delle obiezioni, com’è giusto che sia per i nostri lettori (critica nel merito di ciò che si è misurato, poi nel merito di come lo si è interpretato, infine lo sfogo che per comodità chiameremo “filosofico”).

Nell’ipotesi che la funzione biologica di uno sbadiglio sia la termoregolazione del sangue, in particolare di quello che va dritto al cervello, si ipotizza che un cervello più complesso sia più esigente sotto questo punto di vista.

In ogni caso, l’ultimo studio di Gallup, ha previsto la visione di 205 sbadigli di 177 soggetti provenienti da 24 specie diverse, ed ha ottenuto i seguenti risultati: negli esseri umani la lunghezza è di quasi sette secondi, negli elefanti sei, cammelli e scimpanzé circa cinque. Naturalmente il peso del cervello umano non è il maggiore in assoluto, ma siamo dotati di più neuroni nella corteccia di qualunque altra specie, caratteristica che potrebbe risultare il fattore più importante. Inoltre, anche l’età è uno dei parametri da tenere in considerazione, poiché gli adulti sembrano sbadigliare più a lungo dei bambini.

Il nostro scienziato ha applicato 205 misure di tempi di respirazione (perché in fondo uno sbadiglio è una profonda ispirazione ed espirazione), associandole per la loro lunghezza temporale al bisogno di regolazione della temperatura del sangue. Apparentemente non ha correlato le diverse durate alla capacità respiratoria e di circolazione sanguigna, ma ha posto direttamente come secondo termine di correlazione la situazione nel cervello. Forse questo punto intermedio poteva essere rilevante, perché una cosa che so come fisico è che nessun trasferimento avviene a tempo zero.

Per quanto riguarda l’interpretazione dei dati, inutile dire che una correlazione da sola non vuol dire niente, come riportò persino il quotidiano in esame. Se però il nostro esperto in sbadigli passasse da una correlazione ad una legge, per quanto insolita, allora ne guadagnerebbe in predicibilità e in falsificabilità. In fondo, la parola “intelligence” la usa una volta sola, riferendosi ad uno studio di altri scienziati; è stato il titolista italiano a fare una seconda correlazione più accattivante (ma i realtà solo provocatoria) parlando di intelligenza.

Come resistere alla tentazione di presentare una possibile quantificazione semplice e praticabile di una delle qualità più difficili da definire, se proviene da un paper di una rivista che ha pur sempre impact factor maggiore di due? Infatti “non si può resistere”, per cui ecco che nella gallery si scopre che “altri studi” rivelano una correlazione tra intelligenza e disordine, intelligenza e linguaggio scurrile (se l’avessi saputo prima, questo articolo l’avrei scritto con un taglio molto diverso), tra successo nella vita e il dormire poco.

Cari lettori, moderando lo “sfogo filosofico”, rivelo che la morale dell’articolo, che la condividiate o no, è chiara: non si può misurare l’intelligenza né della struttura del reale né di persone o animali con gli strumenti della fisica o di un’altra scienza sperimentale, altrimenti si cade nell’assurdo o nel ridicolo.

Ora potrei chiudere e scendere più in basso nei vostri schermi per rispondere agli eventuali commenti,  ma un signore lì in fondo mi suggerisce di tornare indietro all’ultima citazione di La Repubblica. Cosa leggo?! Gli elefanti sbadigliano più a lungo degli scimpanzé?! Gli scimpanzé sbadigliano tanto quanto i cammelli?! Adesso come lo risistemiamo il cespuglio evolutivo?!

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"htagliato", Fisico della Materia. Vive a Napoli.

30 commenti

  1. Giorgio Masiero on

    Io non so cosa sia la realtà, mi limito a fare predizioni su grandezze misurabili” (Hawking). Anche se poi, in pensione, ha smesso di fare il cosmologo per dedicarsi dilettantescamente alla metafisica, Hawking da giovane aveva le idee chiare su ciò che è fisica e ciò che non lo è. A differenza di tanti cosmologi di oggi, alla deGrasse Tyson…, che non sai mai se ci sono o ci fanno.
    Ci si lamenta che molta gente si disaffezioni alla scienza, così per es. da evitare di curarsi nei casi di gravi malattie: se nel passato ciò poteva essere attribuito all’ignoranza, oggi si deve principalmente alle favole e alle superstizioni sparse a piene mani dalla divulgazione scientifica e da scienziati che si sono venduti l’anima.

    • Grazie per quest’osservazione, Giorgio. A volte la scienza può aiutare a Comprendere, ma lo scopo che la definisce è Predire. A prima vista sembra una cosa mortificante ma in realtà è giusto così, altrimenti abbiamo visto cosa può succedere.

  2. Quello che mi lascia più perplesso è la totale mancanza di basi filosofiche da parte di gente come Musk e tutti i cosmologi che credono, e vogliono, un futuro post umano. Queste persone tradiscono la scienza per farla diventare un culto gnostico in cui solo pochi “eletti” possono salvare l’umanità. È gente che non sa cosa siano la Fede, la poesia, l’amore, la compassione, il sacrificio. Vedo una profonda perdita di senso in queste persone, dovuta al fatto che hanno inseguito per troppo tempo il falso mito del successo, senza credere davvero in qualcosa, per trovarsi adesso svuotati dentro al punto da rifugiarsi nei loro deliri. Leggendo l’articolo originale mi ha lasciato perplesso come queste persone sperino di essere una simulazione per poter vivere per sempre…
    Ci sono non poche fallacie logiche nel ragionamento di questi signori che denotano una scarsa conoscenza della filosofia e una mal riposta fiducia nella tecnica. Tendono a confondere il soggetto con il semplice oggetto, strumento, senza rendersi conto del grave errore che commettono. Dovrebbero fare anche attenzione all’uso delle parole perché una simulazione è un oggetto, come i diorami, per riferirsi a qualcosa di più grande. La possiamo considerare una semplice rappresentazione, come avviene con le mappe geografiche, di un aspetto della realtà. Ma le formulette, i vari algoritmi, non possono consentirmi di creare i qualia per ovvi motivi che sono evidenti anche ad un bambino. Il problema delle coscienze artificiali poi mi sembra un falso problema che andrebbe bene per il mito del golem o Frankenstein…La coscienza hanno mai pensato che forse è una proprietà fondamentale della vita? Penso proprio che non si rendono conto del fatto che vita e coscienza siano strettamente legate e che ad oggi nessuno è stato in grado di creare dal nulla un essere vivente dotato di consapevolezza. Se connetto tante lavatrici, aumentando la potenza di calcolo, queste saranno in grado di tenere compagnia a mia mamma? In più sono coscienti del fatto che il test di Turing non serve a provare la “consapevolezza” ma se mai a capire cosa il pensiero umano non è? Turing nel suo articolo dice chiaramente che non essendoci una definizione chiara di pensiero possiamo sfruttare le macchine per capire cosa non è il pensiero umano. I due miliardari non danno valore alla vita umana e sprecano il loro denaro per appianare il vuoto esistenziale che hanno dentro. La credenza in una realtà altra, migliore, anche se in salsa hi tech, è vecchia quanto il mondo e avrebbero bisogno di essere istruiti sui 2000 anni di filosofia prima di dire cavolate.

    • Grazie delle sue considerazioni di approfondimento, William. L’unico neo è che non possiamo conoscere la situazione esistenziale delle persone citate nell’articolo, se hanno un vuoto dentro oppure sono solo ingenue ed ignoranti in filosofia. Gli argomenti nel merito che lei stesso usa li trovo sufficienti.

  3. Parafrasando Fantozzi dico: “Per me Matrix è una boiata pazzesca !”. 🙂
    Ho riletto la trama e credo che gli autori l’abbiano concepita sotto l’effetto di sostanze più che stupefacenti. Per me non regge comunque, avendo troppe incongruenze.
    Credo appunto che questa ipervalutazione a livello concettuale di Matrix, non sia nient’altro che “nostalgia” della Metafisica di cui ci si è sbarazzati allegramente e di cui ora non si possiedono più gli strumenti e/o l’umiltà per comprenderla.

    • Giorgio Masiero on

      Nostalgia della metafisica…, molto profondo, Muggeridge! È la coscienza che la fisica non è autofondante, è il riconoscimento che il disegno è innegabile in questo mondo, a costringere i più istruiti a rifugiarsi o nell’ID, o nel multiverso, o nel multilivello alla matrix, ecc. Solo che l’ignoranza filosofica fa confondere questi tecnici istruiti sul metodo della scienza.

    • Concordo che è molto interessante l’idea di Muggeridge di “nostalgia della metafisica”. Per quanto riguarda il film “Matrix”, capisco che gli spunti filosofici sono inseriti giusto in un paio di scene e poi il resto è intrattenimento, però non è facile inserire la filosofia in un film (che non sia tutta dedicata ai sentimenti) senza…spaventare lo spettatore. Forse potrebbe preferire il film apertamente filosofico “Mr. Nobody”.

  4. Una “profondità” sulla questione che devo quasi in toto a Lei prof. Masiero e alla frequentazione di CS. Prima sulla Metafisica la pensavo un po’ come tutti, ossia pensavo che fosse qualcosa di assolutamente astratto e inutile e non certo di fondante.
    Giocando un po’ con queste questioni mi viene da chiedere: “se esiste Matrix perché c’è il male ?” e mi rispondo che forse il male, il dolore, la sofferenza e la morte, sono proprio lì a dirci che non siamo in un “sogno”, che esiste la realtà della carne, del sangue, del dolore fisico e psichico e della morte. L’uomo non si può sbagliare, se fosse in un sogno non ci sarebbe il male e quindi nemmeno la morte, è invece nella realtà proprio perché il male esiste e si fa sentire e la morte ne è l’estrema conseguenza.

    • Sono lieto che CS l’abbia permesso di apprezzare la Metafisica.
      Non sono d’accordo, dal punto di vista strettamente logico, sulla questione del Male come prova che la Realtà sia…reale. Il Male potrebbe benissimo essere uno dei tanti elementi della realtà virtuale se fosse “virtuale” come in Matrix; SOLO se si venisse a sapere che la Realtà è sogno e niente esiste realmente ALLORA il Bene e il Male perderebbero di senso. In breve penso l’incontrario, cioè che l'”inesistenza della realtà come la intendiamo” trascinerebbe nel vuoto nichilistico il Bene e il Male e non il viceversa (il Male come prova che la Realtà non sia come un sogno).
      Le ricordo poi che, come direbbe Morpheus, il dolore fisico e psichico sono solo un prodotto della mente, un’immagine percepita con gli occhi non è “meno reale” di un sasso che colpisce un piede.

    • “mi viene da chiedere: “se esiste Matrix perché c’è il male ?”
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      A questo aveva risposto il cd “Architetto” verso la fine del primo episodio:

      “Il primo Matrix era stato programmato per essere un mondo umano ideale: fu un disastro, nessuno si adattò a quel programma; interi raccolti andarono perduti. (…) Non credo che fosse un semplice errore di programmazione, è che il genere umano, come specie, riconosce come propria una realtà di miseria e sofferenza e quello del mondo ideale era un sogno dal quale il primitivo intelletto degli uomini cercava di liberarsi…”

      È interessante notare una sfumatura (voluta?) del film: la simulazione del mondo reale non poteva procedere in maniera totalmente arbitraria, ma doveva avvenire – entro certi limiti – nel rispetto della natura umana, la quale è davvero deficitaria nel tendere al bene… nel mondo reale e in quello simulato!

      Un puro pour parler eh…

      • Sarà pure un “pour parler” ma anche io ho apprezzato la profondità di quel dialogo. La naturale tendenza al Male venne definita da Chesterton “l’unico dogma dotato di prove sperimentali”.

        • Non sono d’accordo con Morpheus, un oggetto che mi colpisce con violenza mi può provocare delle lesioni fisiche e in base alla gravità di queste la morte, ossia la cessazione della mia esistenza.
          L’uomo proprio perché conosce questa realtà aspira a superarla, ossia aspira al paradiso, e in cuor suo sa che potrebbe arrivarci contrastando proprio la propria tendenza al male.
          Il fatto che si parli di un primo Matrix “paradisiaco” rifiutato dall’uomo è un modo per tappare l’incongruenza della trama di cui ho parlato sopra.
          Un AI che sottomette l’uomo per produrre energia dimostra di non essere molto intelligente, perché questa è una forma inefficiente per produrre energia e quindi una scelta del tutto assurda.
          Diciamo che gli autori dovevano trovare un modo per diffondere il dubbio cartesiano sulla realtà, quel dubbio che ha portato alla negazione proprio dell'”adaequatio rei et intellectus” che caratterizza l’inizio del moderno relativismo.

          • Volendo fare l’avvocato del diavolo (Morpheus), è vero che “un oggetto che mi colpisce con violenza mi può provocare delle lesioni fisiche e in base alla gravità di queste la morte”, MA non si può dire che avvenga “la cessazione della mia esistenza”, perché se l’esistenza è in una vita virtuale, cos’è che cessa? Potrebbe solo interrompersi una simulazione e ricominciare un’altra.
            Ovviamente nel film c’è l’escamotage fantascientifico da “scienza da film” per cui se si muore nella simulazione il cervello muore anche nella realtà, oltre all’altra stupidaggine delle persone usate come batterie. È già tanto che abbiano inserito un po’ di filosofia.
            Non so quale sia stato lo scopo ultimo degli autori, tolto l’intrattenimento e il desiderio di fare qualcosa di originale; probabilmente non si sarebbero aspettati che un giorno molti li avrebbero preso così sul serio.

            Giusto per completare, mi tolgo i panni dell’avvocato del diavolo e spiego il mio motivo per cui non la penso come Morpheus. Scimmiottando Cartesio, anche se vivessimo in una simulazione, sarei sicuro della reale esistenza di due cose: la mia coscienza e l’ignota fonte delle simulazioni. La simulazione della realtà potrebbe non coincidere in niente con la Realtà, però può fornirmi molti indizi sul Simulatore. Ora, questo Simulatore, scimmiottando San Tommaso d’Aquino, avrebbe molto in comune col Dio/Motore Immobile/Causa Prima/ci siamo capiti TRANNE UNA, cioè il suo atto di creare sarebbe finto, non sarebbe un vero passaggio dal Non-Essere all’Essere, quindi mi dispiace per il Simulatore, ma non è Dio. Mi rendo conto la mia è più una contro-argomentazione rivolta all’idealismo radicale, allo spiritualismo estremo. L’idea invece della simulazione digitale è già stata confutata da William e Masiero: un software non può simulare sensazioni corporee e cose di questo tipo, i due miliardari possono rilassarsi e con loro i nerd di Silicon Valley.

        • Attenzione però, non ho detto che l’uomo tende naturalmente al Male*, ma che, data la natura sua propria, è deficitario nel tendere al bene (che comunque – in un senso “ristretto” di bene – persegue sempre; nessuno infatti cerca il male o la miseria per se).
          Il problema è dato 1. dalla capacità di conoscere cosa sia oggettivamente bene e 2. dal fatto che una volta conosciuto quel bene oggettivo, lo si deve anche volere, ossia devo aver la forza morale di mettere in atto i mezzi per conseguirlo. Che è più facile a dirsi che a farsi…

          …ed ecco perché, in riferimento al film, a me pare perfettamente congruente il fallimento della prima Matrix. E del resto il Paradiso in terra è pura utopia, ed è la realtà di ogni giorno che inesorabilmente ce lo rammenta.

          *Potrei sbagliare, ma mi pare che nemmeno Chesterton l’abbia messa giù in quel modo, se il riferimento è a Orthodoxy.

          • Il riferimento era ad Ortodossia, ma la citazione esatta in effetti è diversa:
            “Certi nuovi teologi mettono in dubbio il peccato originale, che è la sola parte del cristianesimo che può essere veramente provata”.
            In ogni caso qui Chesterton allude proprio alla difficoltà (2) del suo commento, cioè il fatto che sia necessario VOLER compiere il Bene, lo sforzo a lavorare costantemente su di sé.
            Nella sostanza comunque sono d’accordo con lei, mi sarò solo espresso male.

          • Io mi chiedevo se il cristianesimo, che è una religione ultra-realista (della carne e del sangue) non fosse proprio l’obiettivo di Matrix (la cosa non stupirebbe). All’intelligenza artificiale per dominare il mondo converrebbe far fuori l’uomo, ma ne fa “una batteria” somministrandogli una realtà identica a quella che sperimentiamo ogni giorno, scelta bizzarra, ma probabilmente influenzata da tutta la sociologia critica verso la società moderna che crea “paradisi artificiali” e ci fa credere che siano reali. Sfruttando un tema molto diffuso si ha buon gioco a istillare nel pubblico il dubbio di vivere in una realtà fittizia. Il primo contro-dubbio che viene a chi vuole ragionarci sopra un minimo, è che, visto che è fittizia, non si potevano evitare le “seccature” ? Anche le mucche producono più latte se ascoltano della rilassante musica classica, quindi le “batterie-umane”, se tanto mi da tanto, mi dovrebbero dare il massimo quando si sentono in Paradiso. Già, ma così il film finisce qui, non servono più neanche gli effetti speciali che lo hanno reso noto.

          • Sono più ottimista, Muggeridge: il personaggio femminile principale si chiama Trinity ed è colei che ha creduto in Neo sin dall’inizio. Anche la nemesi di Neo ha un importante lato positivo, cioè non sa vivere senza uno scopo.
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            SPOILER: Alla fine Neo vince grazie al suo sacrificio più che alle straordinarie tecniche di combattimento. Inoltre viene concessa a tutti gli uomini la libertà di scegliere, che nel primo film è stata data solo a pochi e non volutamente dalle macchine. La capacità e il dovere di scegliere hanno senso solo in un mondo “reale”, dove esistono Bene e Male e nel film vengono fatti pesare tantissimo.
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            FINE SPOILER.
            Insomma, è un film che prende molto dal New Age, lo riconosco, ma non è nichilista come può esserlo uno qualsiasi degli ultimi film di Woody Allen (che sia comico o drammatico).

  5. Fabio Vomiero on

    Direi che condivido pienamente la sua conclusione principale, Htagliato riguardo la non misurabilità dell’intelligenza. Peraltro personalmente guardo con molto sospetto e scetticismo anche al parametro statistico comunemente utilizzato del quoziente intellettivo. Come si fa, del resto, a misurare o a definire scientificamente un concetto così vasto, variegato e non ancora pienamente compreso, anche se poi si presta inevitabilmente e comunque a tutta una serie di interpretazioni socio-filosofiche soggettive? E’ anche vero però, che poi si possono immaginare centinaia di esperimenti, come quello dello sbadiglio (come sempre male interpretato dai media), che abbiano a che fare con aspetti e sfaccettature sempre diverse del nostro corredo strutturale e funzionale neuro-cognitivo, e che possano contribuire al progresso delle conoscenze specialistiche. E in effetti mi pare sia proprio quello che stanno facendo per esempio le neuroscienze o la psicologia cognitiva. Certamente non mi riferisco a eventuali macchine leggi-pensieri, intelligenze artificiali o altre “sparate” mediatiche del genere…

    • Bene, anche io condivido quanto scritto nel suo commento su Q.I. e vero scopo delle ricerche neuro-cognitive.

  6. Caro Htagliato, questa gente che passa il tempo domandandosi se si trova in Matrix in fondo ci si trova davvero.
    Li immagino come persone che passano molto del loro tempo fuori dalla realtà, lontani dalle lotte e dalle passioni umane più vere e alcuni di loro anche condizionati dall’uso di sostanze psicotrope.
    Sono più che certo che fra gli abitanti di Aleppo, tra i diseredati della Grecia e tra le classi oppresse di ogni tipo e di tutto il mondo questo dubbio non affiora neanche nei sogni più disturbati.

    • Bellissima osservazione che non posso che condividere! Uno dei tanti insegnamenti che ho trovato in “Lettere da Berlicche” e che ritrovo nel tuo commento è proprio che l’eccessivo benessere infiacchisce lo spirito mentre si può essere grandi nell’ora più buia.

      • Trovo curioso come Musk e co. si lancino in discussioni metafisiche partendo però da delle premesse sbagliate. Qualcuno mi può spiegare per quale ragione se prima si giocava a pong e ora abbiamo la VR (che altro non è se non un insieme di LCD sparati sugli occhi) allora presto sarà chiaro che vivremo dentro una Matrix? Sarò stupido io ma mi sembra che la premessa sia non solo fallace ma anche infantile (e voglio essere buono con questa gente, perché i bambini non sono così stupidi). Qui ci vorrebbe un bel Wittgenstein che insegni ai tizi ad usare meglio prima di tutto le parole con cui vogliono esporre le loro idee. Mi sembra che abbiano mischiato idealismo,solipsismo e gnosticismo condito da un po’ di salsa hi tech… Forse sono ingenuo io che oltre alla logica mi avvalgo della semplice esperienza ma…il fatto che un essere umano respiri, provi emozioni, si faccia male, gioisca o provi dolore, o sensazioni come quelle di cald/freddo eccetera, non può essere implementato da nessun algoritmo né oggi né mai e penso che il professor @Masiero così come tutti gli altri concordino con questa semplice considerazione. Le mie sensazioni ed emozioni non possono essere riprodotte da nessun algoritmo, mi pare che questi confondano diverse tradizioni filosofiche per il semplice fatto di essere Aridi nell’anima.

        • Giorgio Masiero on

          Tanto ci credo all’inafferrabilità dei qualia al metodo scientifico, William, che ci ho scritto molti articoli qui, su CS. E in fondo…, mostrano di crederci persino gli scientisti se, per non rinunciare allo scientismo, sono costretti ad affermarne l’inesistenza, dicendo che sono “illusioni”. Ma che cosa sono le illusioni se non dei qualia?!

    • Mentelibera65 on

      Hai scritto piu o meno quello che da giorni meditavo. E le speculazioni logiche su questo argomento del matrix mi sembrano più o meno come una immensa settimana enigmistica , cioè fine a se stessa e (in questo caso) neppure aiutata dalle soluzioni a pag. 46.
      l’unica cosa notabile di questo argomento è la constatazione di come una assurdità di questo tipo attiri l’attenzione di così tanta gente , non soltanto inconsapevole ma a talvolta persino iper-preparata ed impegnata a cercarci una logica da confermare o contraddire. 🙂
      verrebbe da pensare se così tanto impegno logico non potrebbe essere utilizzato per fini più utili . 🙂

  7. Avete visto tutti il film “Matrix” del 1999?
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    No, solo spezzoni. Preferisco il cinema espressionista tedesco 😉 :
    https://youtu.be/n-WnY_ZmT9E (purtroppo non ho trovato i sottotitoli in cecoslovacco)
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    Mi basta poi leggere la reazione del filosofo Baudrillard alla proposta di collaborazione avanzata dal duo di registi:
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    Le Nouvel Observateur. – Vos réflexions sur le réel et le virtuel sont l’une des références avancées par les réalisateurs de «Matrix». Le premier épisode vous citait explicitement et l’on y apercevait même la couverture de «Simulacres et simulation», paru en 1981. Cela vous surprend?
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    Jean Baudrillard. – Il y a un malentendu bien sûr, c’est la raison pour laquelle j’hésitais jusque-là à parler de «Matrix». Le staff des Wachowski m’avait d’ailleurs contacté après le premier épisode pour m’impliquer dans les suivants, mais ce n’était vraiment pas concevable! (Rires.) Au fond, c’est un peu la même méprise qu’avec les artistes simulationnistes à New York dans les années 1980. Ces gens prennent l’hypothèse du virtuel pour un état de fait et la transforment en fantasme visible. Mais le propre de cet univers, c’est justement qu’on ne peut plus utiliser les catégories du réel pour en parler.

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    Identica a quella di David Lynch, quando Lucaks gli chiese di dirigere un episodio di Guerre Stellari:
    .
    https://youtu.be/uOUkMtWkFKU

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  9. stò cò frati e zappo l'orto on

    Prof.Pennetta chiedo perdono per l’intromissione ma leggendo il televideo Dario Fo è morto.
    Renzo e Grillo i più addolorati ?

  10. stò cò frati e zappo l'orto on

    Effettivamente Enzo i media piuttosto che lasciarsi scappare la notizia della morte e dei funerali si………
    E in questo momento “storico” è un’occasione incredibile per Renzi e Grillo per farsi un’enorme pubblicità(in concorrenza o sono prove di amore futuro?).Ma tra il si(Renzi) e il No(Grillo) non c’è una soluzione alternativa?

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