Sentiero interrotto: ancora un passo, ed è il precipizio

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Il fatto che l’immagine spettrale di “1984”, il geniale romanzo di George Orwell, sia ripresa ormai sempre più spesso dalle poche le voci libere – accademiche e non – che si rincorrono sui giornali e sul web trova una sua giustificazione oggettiva nell’odierna decostruzione del concetto fondante di verità.

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Decostruzione cui tutti oggi stiamo assistendo, sempre più sbigottiti.

Che significa oggi affermare “è vero che…”?

Che cosa resta, oggi, della verità?

La stiamo ancora cercando insieme, nel dialogo e nel confronto, puer duro che sia, o qualcuno l’ha già trovata per tutti, e può legittimamente imporla agli altri, una volta per tutte?

Ormai ampiamente conosciuto è il dibattito sulla “post-verità” e sulla forzata separazione tra dato oggettivo, materia (Stoff, come dicono i filosofi tedeschi) e rappresentazione (Vorstellung, nel lessico di Kant e Husserl) o addirittura interpretazione (alla Nietzsche, per intenderci), nel quale molte forze vogliono inserirsi per poter esercitare il proprio arbitrio.

La verità non è più questione di (difficile) aderenza del soggetto a regole e principi intersoggettivamente condivisi ma soprattutto intrinsecamente logici e razionali, ad oggettività, a “datità” come direbbe Husserl, ma a mero “accordo linguistico” (sempre alla maniera con cui Nietzsche ne ha parlato).

Accordo linguistico” che però non si dà (né accordo, né lingua) senza regole: proprio quelle regole che sembrano oggi essere dettate più da chi detiene il controllo dei mezzi di comunicazione di massa che dalla comune e faticosa ricerca, fondata sul dialogo civile e sul rispetto di tutti.

“Accordo linguistico” che è quindi tutt’altro che scontato: anzi, a ben vedere si tratta piuttosto di un’impostura. Perché ci sia “accordo” non devono esserci “imposizioni”: ma chi è oggi d’accordo nell’utilizzare la neo-lingua che della nuova interpretazione mondialista si fa espressione?

Tutti?

No di certo.
Ci sono, come dicevo prima, voci libere. Quindi di “accordo” non si può di certo parlare.
Non adesso.
Non ora.

E chi non è d’accordo, quindi?
Che succede a chi osa dissentire?

E’ a questo punto che la parodia della “libera interpretazione”, elevata dogmaticamente come un assoluto indiscutibile, viene a cadere mostrando la sua strutturale aporia: proprio nel momento in cui, fatalmente, l’evidenza mostra come si possa dire di tutto, a tutti, tranne quello che l’ideologia dominante non consente.

Ed i dissidenti, ovvero paradossalmente proprio gli spiriti liberi di nicciana memoria, vengono immediatamente messi nel mirino: isolati, derisi, offesi, calunniati. Quando va bene. Altrimenti insultati, minacciati, deferiti agli ordini professionali di appartenenza, oppure denunciati.

E’ di qualche giorno fa il caso di Giancarlo Ricci, noto e stimato psicanalista, con un curriculum ed un’attività professionale lunghi così, già Giudice onorario presso il Tribunale dei Minori di Milano. S’è preso una libertà esagerata: quella di sottolineare come padre e madre siano figure fondamentali nello sviluppo di ogni bambino. Esiste una plurisecolare evidenza in merito, supportata da una montagna di studi di Psicologia dell’età evolutiva. Ma tant’è: oggi è uno scandalo. Qualcuno potrebbe offendersi. E quel qualcuno non son certo i bambini: logica elementare dimostra infatti che se anche fosse vero che un bambino vive benissimo anche senza mamma a maggior ragione due omosessuali vivranno benissimo senza un bambino.

Ma no. Porre dei limiti, oggi, all’ipertrofia della visione adultocentrica, è un delitto imperdonabile.

Abbiamo poi il caso più recente del professor Andrea Zhok, brillante docente di Antropologia Filosofica presso l’Università degli Studi di Milano: s’è preso la libertà di pubblicare un post (del quale ha lui stesso sottolineato – in modo inequivocabile – il carattere ironico) in cui propone un esercizio filosofico mediante il modello logico della reductio ad absurdum.

C’è poi il caso, di qualche mese fa, della dott.ssa Silvana De Mari, medico chirurgo, specializzata in chirurgia generale ed endoscopia dell’apparato digerente, che dopo quarant’anni di professione ha osato garbatamente ricordare che le pratiche anali comportano seri problemi all’ano, appunto, che è organo dell’apparato digerente fisiologicamente predisposto per evacuare e non per accogliere (tesi direi perfino banale e peraltro perfino supportata da un certo numero di studi, facilmente reperibili su Pub Med).
Contro di lei è stato aperto un provvedimento disciplinare da parte dell’Ordine dei Medici per via di queste sue posizioni considerate dal Presidente Dott. Guido Giustetto “non nel perimetro delle conoscenze scientifiche” (anche se come s’è detto è facile verificare il contrario). Come se non bastasse, è anche indagata dalla Procura di Torino per diffamazione con l’eventuale aggravante dall’istigazione all’odio razziale.

Dal che apprendiamo anche – con sconcerto – che esisterebbe dunque una nuova “razza” particolare, all’interno del consorzio umano.

E l’elenco potrebbe continuare.

Qual è il filo rosso che collega un medico chirurgo, un filosofo e uno psicoanalista?

L’aver dato un’interpretazione diversa – peraltro sempre argomentata e supportata sia da una rigorosa catena logica del discorso sia da evidenze, sia da studi – da quella del pensiero unico dominante.

Pensiero unico che si manifesta con la maschera del suo contrario: si propone come lotta alle discriminazioni ma di fatto censura il libero pensiero e la libera teoresi scientifica, promette fedeltà al progresso e alla scienza ma nega il dialogo scientifico e perfino la speculazione individuale, per non parlare della critica dialettica di cui non solo scienza, ed in particolare filosofia, medicina e psicologia si nutrono, ma su cui si fonda l’idea stessa di democrazia occidentale.

Democrazia che è logicamente fondata sulle differenze: guardacaso proprio queste si vogliono oggi eliminare, a qualsiasi prezzo.

Non è che per caso abbiamo imboccato un “sentiero interrotto”, per usare un’espressione di heideggeriana memoria?

Cosa ci aspetta, quattro passi più in là dello “Stop”, che abbiamo peraltro già superato?

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Docente di filosofia e autore del blog "Ontologismi".

18 commenti

  1. Non vorrei sollevare polemiche (spero che non accada), ma faccio notare che in molti paesi europei (Italia compresa, dallo scorso giugno), esistono leggi che, con la scusa di combattere il “negazionismo”, hanno reintrodotto il reato di opinione, limitano la libertà di ricerca storica (che in Italia è sancita dalla Costituzione) e di fatto istituiscono la “storia di Stato”. Mi pare dunque una logica conseguenza che, dopo la storia di Stato, sia venuta la medicina di Stato, la psicologia di Stato e chissà che altro.
    Probabilmente una libertà fondamentale come la libertà di espressione dovrà esserci tolta affinché noi la si possa riconquistare in maniera cosciente, e una volta per tutte.

    • Ontologismi.it - Alessandro Be on

      Aggiungo che il tema del negazionismo e/o del revisionismo sono ampiamente dibattuti nel dibattito storiografico così come in quello filosofico: posizione anti storiografica, oltre che anti filosofica, anti scientifica ed infine anti democratica, è quella di coloro i quali vorrebbero negare agli studiosi la libertà di ricostruzione storica in base a differenti valutazioni delle testimonianze, imbavagliando così il pensiero libero ed il cuore stesso di ogni scienza. La Storia non è materia di verità, ma semmai d’acribia ed abilità storiografica nel ricostruire possibili scenari tra loro logicamente e crono-logicamente correlati. La sua capacità formativa sta tutta qui: pretendere *una* verità storica, quale che sia, fa scattare un corto circuito logico immediato, per cui la storia diventa metafisica indiscutibile e perde tutto il suo carattere formativo (non c’insegna più l’abilità di lettura critica delle fonti) e ci piega all’indottrinamento ideologico. Quale che esso sia, non importa.

    • MenteLibera65 on

      Non vorrei sollevare polemiche ma la legge italiana del 2016 prevede :
      “Reclusione da 2 a 6 anni, nei casi in cui la propaganda, l’istigazione e l’incitamento si fondino «in tutto o in parte sulla negazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra» come vengono definiti dallo Statuto della Corte penale internazionale”
      Se per te la shoah e i genocidi della storia recente sono fatti che possono essere retrocessi ad opinioni storiche , evidentemente non hai alcuna cura perché essi in futuro non si ripetano.
      Chi vuole infatti tornare a incoraggiare ideologie razziste e dittatoriali , deve prima di tutto negare che esse portino all’omicidio di massa, e pertanto rivedere la storia per tagliarne un pezzo.
      D’altra parte anche gli abortisti non parlano di aborto (cioè omicidio) ma di IVG , interruzione volontaria della gravidanza , un termine gentile per coprire il senso della omicidio aborto, in modo da far dimenticare l’essenza del suo significato.
      Quindi ben vengano leggi che impediscono la rilettura della storia , perché certe riletture non sono ricerca della verità, ma copertura dell’abominio.
      Non scomodate la libertà di opinione per queste cose per favore. la storia quando è confermata da migliaia di testimoni oculari e da migliaia di immagini di tutti i tipi non può essere ridotta ad una opinione, ma va protetta da chi vuole cambiarla a suo uso politico.

      • Sempre si arriva alla solita discussione cosa quali sono “fatti” storici e quali “opinioni” storiche. Lo decide la Corte penale internazionale o la Boldrini?

        • MenteLibera65 on

          Già la corte penale internazionale è un po più titolata del primo che passa per la strada. La legge non parla di TUTTA la storia ma solo di quei fatti clamorosi che non è possibile permettere che siano banalizzati o minimizzati , e che con la morte dei testimoni diretti rischiano di diventare preda delle falsità.
          Se poi ogni discussione invece di entrare nel merito deve essere un elemento per fare politica da bar (Boldrini, Renzi, etc etc) allora lasciamo stare …dai…avete ragione voi . amen.

      • Ontologismi.it - Alessandro Be on

        Il punto è che non può essere, ovviamente, una legge a definire un fatto storico. Quale che esso sia. Per questa strada si arriva dritti al “Ministero della verità”. E tanti auguri agli storici. E io che pensavo di aver fatto un’osservazione perfino banale…

      • gianfranco56 on

        …mi scusi, a quale legge del 2106 si riferisce…a me non risulta…e, siccome reputo sia importante…Le sarei grato se mi indicasse il numero …invece a me risulta che nel Consiglio dei Ministri n° 21 del 31 Marzo, sono state anticipate..” Disposizioni penali contro particolari forme ed espressioni di razzismo e xenofobia (negazionismo) (completa attuazione della decisione quadro 2008/913/GAI – caso EU Pilot 8184/15/JUST) ” [ http://www.governo.it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-21/7080 ] dove ” Si puniscono espressamente le condotte di minimizzazione, approvazione o giustificazione della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra…” notare bene, I PADRONI DEL DISCORSO.. censureranno penalmente anche le condotte che MINIMIZZANO… il MALE ASSOLUTO….ovvero, non sarà possibile ( se la legge passerà) per esempio, indicare un numero di morti inferiore a quelli che i Padroni del Discorso, avranno deciso….

          • gianfranco56 on

            ..grazie…non la ricordavo…è l’estensione alla legge Mancino….sulla negazione del MALE ASSOLUTO 🙂 …la prossima, come ho scritto sopra, vieterà anche di MINIMIZZARE il MALE ASSOLUTO….una ulteriore restrizione alla libertà di ricerca storica….

          • MenteLibera65 on

            Mi sembra che ci sia molta confusione giuridica, e anche logica :
            1) le leggi penali servono proprio per limitare la libertà dell’uomo, quando essa si manifesta nell’impedire la libertà di un altro uomo o della collettività.
            2) Nei paesi civili l’uomo, non potendo usufruire del dono dell’onniscenza come Dio, utilizza, come sistema di accertamento della verità, l’inchiesta penale, che poi si sostanzia in un processo, dove (proprio perchè non siamo onniscenti e c’è in gioco la vita di qualcuno) si adotta il principio della presunzione di innocenza
            3) La shoah e gli altri genocidi indicati non sono semplici “ricostruzioni storiche”, MA FATTI ATTESTATI DA DECINE DI PROCESSI PENALI dove centinaia di testimoni di tutte le nazioni, e migliaia di foto e documenti filmati, hanno costituito inequivcabile prova degli eventi.
            Gli imputati hanno goduto della possibilità di difesa e l’accusa ha provato sia la responsabilità singola che colletiva, ricostruendo le situazioni complessive, oltre che i singoli eventi e responsabilità personali dei capi.
            4) Pertanto definire le ricostruzioni negazioniste come “opinioni storiche” è un ossimoro. Qui non si parla di stabilire se Napoleone a Waterloo ha attaccato da destra o da sinistra, o se Giulio Cesare ha effettivamente detto “il dato è tratto”. Qui si parla di verità processuali, stabilite con modalità mille volte più accurate di qualsiasi ricostruzione storica.
            Ecco perchè cercare di modificare o minimizzare queste realtà (per esempio cercando di ridurre il numero delle vittime, allo scopo nascosto di minare la credibilità di tutta la storia), sopratutto considerando che si parla di genocidi per scopi razziali, quindi probabilmente il delitto più odioso e più pericolosoper l’intera umanità per la possibilità che si ripeta, è esso stesso un delitto e come tale non è scandaloso che venga perseguito penalmente in modo speciale.

  2. Pingback: Non uccidete la Psicologia: sul caso del “processo” a Giancarlo Ricci – Ontologismi

  3. LUIGI MOJOLI on

    “… ipertrofia della visione adultocentrica …”
    Mi pare che adultocentrismo e puercentrismo siano a pari merito, con ben poco in mezzo di buon senso. Sono due aspetti bipolari che albergano frequentemente nelle medesime menti.
    A) Da decenni si è posta l’enfasi sull’attenzione al bambino, che ha diritto di interrompere gli adulti e mai il dovere di ascoltare. Funziona di più la convenienza che il dovere di ascoltare.
    Ti ho chiamato, non sei venuto, il gatto ha apprezzato la tua pappa.
    B) Ai bambini e ai ragazzi si è rubato ciò che era loro e che non potranno più avere. Il gioco libero di personale invenzione, la fisicità. Dallo zaino di peso sproporzionato all’agenda da manager agli strumenti tecnologici del tutto inadatti al loro sviluppo.
    Un tempo si ironizzava sullo “Uomo ad un dimensione”. Oggi si adora il mondo a due dimensioni. Lo schermo è un gran progresso. Nel frattempo i pargoli hanno perso il mondo a tre dimensioni. Suggerisco la lettura di “Demenza digitale” e di “Solitudine digitale” di M. Spitzer, medico.
    Piccoli automi crescono, facilmente manipolabili, col compiacimento di adulti già manipolati.
    Che infatti proclamano: sono più svegli di noi! E che ci vuole?

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