Fake news scientifiche: spettacolare caso di evoluzione. (un fringuello evolve in un fringuello)

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Il cacciatore di bufale di fiducia della presidenta Boldrini dimostra di essere tale: riesce a prendere una bufala, ma poi la diffonde.

Ecco la prova dell’evoluzione: sì, i fringuelli sono evoluti in fringuelli.

 

Ci si è scomodato anche il cacciatore di fake news Paolo Attivissimo a segnalare la prova contro i “negazionisti” dell’evoluzione, categoria alquanto fumosa che crea la sensazione che qualsiasi critica alla teoria sia riconducibile alla negazione del fatto stesso dell’evoluzione.

Insomma c’è stata vera evoluzione o no? Per poter affrontare correttamente la questione ci vorrebbe una sana “explicatio terminorum”, bisognerebbe capire cioè cosa si intende per “evoluzione” ma purtroppo sul portale dell’evoluzione “Pikaia” non è più disponibile il prezioso glossario che permetteva di dare una risposta qualificata a questa domanda. Chissà perché hanno rimosso il glossario.

Per fortuna però ne avevo salvata una copia e quindi posso riproporre la scomparsa definizione:

La rimossa definizione di evoluzione dice in definitiva che la biologia evoluzionistica non sa di cosa stia parlando in quanto l’oggetto del suo studio “è materia controversa”. Andiamo bene…

Comunque, qualsiasi cosa sia l’evoluzione essa si divide (sempre secondo il glossario di Pikaia) in micro e macro evoluzione:

Adesso finalmente possiamo muoverci con un minimo di chiarezza, la microevoluzione è su piccola scala e non va oltre la categoria di specie.

Veniamo dunque alla notizia segnalata da Attivissimo e che ritroviamo anche su Le Scienze:

Nel 1981, B. Rosemary Grant e Peter Grant, coautori dello studio, mentre si trovavano sull’isola di Daphne Major, notarono un fringuello maschio che modulava un canto insolito e aveva un corpo e un becco molto più grandi rispetto alle tre specie locali. In seguito osservarono l’accoppiamento dell’animale – soprannominato Big Bird – con una femmina di una specie residente nell’isola, Geospiza fortis, e alla nascita della prole. Nei 36 anni successivi, i ricercatori hanno seguito la sorte delle sei successive generazioni del lignaggio di Big Bird.

….

Le analisi del sangue su campioni tratti da alcuni esemplari del lignaggio Big Bird hanno permesso di stabilire che il capostipite del lignaggio era un fringuello della specie Geospiza conirostris  arrivato fortunosamente da Española, un’altra isola delle Galápagos, distante oltre 100 chilometri.

La notevole distanza ha impedito al fringuello maschio di tornare a casa per accoppiarsi con un membro della propria specie, ma è riuscito comunque a trovare una compagna di una delle specie tipiche di Daphne Major.

L’isolamento riproduttivo è considerato fondamentale nello sviluppo di una nuova specie quando due specie separate si incrociano. Anche i suoi discendenti sono rimasti riproduttivamente isolati perché il loro canto e la forma e dimensione del becco erano insoliti e non riuscivano ad attrarre le femmine della specie residenti. Di conseguenza, la progenie si è accoppiata con i membri del proprio lignaggio, rafforzando lo sviluppo della nuova specie, che attualmente conta una trentina di individui.

Insomma, un fringuello arriva fortunosamente su un’isola distante 100 Km, si accoppia con una femmina locale e ne nasce una discendenza fertile, cosa che già basta a classificare i due genitori come appartenenti ad un’unica specie: quindi non esistono le due specie di partenza ma solo due sottospecie della stessa specie di fringuelli. E come ci diceva sempre il glossario di Pikaia citando proprio i fringuelli delle Galapagos:

Ecco risolta la questione, una sottospecie di fringuello si riunisce con un’altra sottospecie e si accoppia, la loro discendenza maschile però non risulta molto appetibile alle femmine locali (la prima che si è accoppiata con Big Bird era anomala?) e quindi i due gruppi, della stessa specie, restano in un certo grado di isolamento, da notare che “la nuova specie, che attualmente conta una trentina di individui“.

Ebbene sì, dal 1981 cioè in ben 36 anni, la nuova “specie” conterebbe solo una trentina di individui, un po’ pochini. Questo lascia pensare che non tutti i discendenti si siano accoppiati tra loro rimescolandosi con la popolazione locale, cosa che metterebbe in dubbio l’instaurarsi di un effettivo isolamento riproduttivo.

Ma comunque sia, isolamento o no, la storia dell’evoluzione osservata non è neanche un caso di microevoluzione, è solo un rimescolarsi di geni all’interno di una stessa specie.

Tutta qui la grande evoluzione avvenuta in poche generazioni?

Un caso che dimostra che pur di dichiarare dimostrata la teoria si ricorre a casi inconsistenti creando delle sostanziali fake news.

E così anche Attivissimo, il più famoso cacciatore di fake news, ha dato uno pessimo esempio, ha preso una notizia senza sottoporla al dovuto controllo e l’ha rivenduta come vera prendendosela anche con la categoria di comodo della neolingua e cioè con i “negazionisti”.

Ma ormai i giornali di tutto il mondo hanno detto che si è osservata l’evoluzione in atto e questo resterà in chi ha letto la notizia.

Chiamiamola propaganda o fake news, di questo si tratta, ma è inutile aspettarsi che il CICAP o qualcuno dei suoi esponenti dicano come stanno veramente le cose.


Aggiornamento.

Paolo Attivissimo replica con un tweet dal qaule l’unica cosa che si può desumere è che non ha letto l’articolo ma lo critica:

 

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

43 commenti

  1. Giorgio Masiero on

    “…negazionisti dell’evoluzione, categoria alquanto fumosa che crea la sensazione che qualsiasi critica alla teoria sia riconducibile alla negazione del fatto stesso dell’evoluzione”.
    Mi permetto due correzioni, Enzo (sulla sostanza dell’articolo concordo).
    Primo, l’evoluzione non è un “fatto”, ma una congettura scientifica.
    Secondo, non esistono “fatti” in scienza naturale, ma solo fenomeni. I fatti appartengono alla cronaca e alla storia.

    • Una congettura scientifica supportata dall ‘osservazione empirica e’ un fatto. Se io dico “la sostanza x, non ancora sintetizzata, dovrebbe essere liquida a temperatura ambiente” sto facendo una congettura. Se dico “l’ acqua e’ liquida a temperata ambiente” esprimo un fatto, non una congettura.

      • Giorgio Masiero on

        No. Una congettura scientifica supportata n volte dall’osservazione empirica è una congettura “corroborata”…, perché è un’affermazione universale, ricavata per induzione, che può essere eventualmente smentita da una nuova osservazione.
        Un “fatto” è un accadimento circostanziato per luogo e tempo. “Oggi alle ore 8.08 ho osservato a casa mia che l’acqua a date condizioni di temperatura e pressione è allo stato liquido”: questa è la descrizione particolare di un fatto.

        • E’ un errore comune confondere “fatto” con “‘fenomeno”. Un evento che si manifesta in un certo luogo e tempo e’ un fenomeno. Un’ ipotesi o un’osservazione che e’ corroborata dall’evidenza empirica al punto da essere considerata “vera” (nel senso scientifico del termine) e’ un fatto.

          • Giorgio Masiero on

            Temo che Lei aggiunga confusione a confusione.
            1) Scrive: “… un’osservazione che è corroborata dall’evidenza empirica…”. Un’osservazione è di per sé evidenza empirica, e non può essere corroborata.
            2) “… al punto da essere considerata “vera” …”. Un’osservazione non è mai “vera”, perché il vero è un attributo del dire, non del misurare.
            3) “… vera nel senso scientifico del termine …”. Non esiste un senso scientifico del termine “vero”, ma solo filosofico.
            4) “… un’ipotesi … è un fatto”. Mai.
            Con ciò La saluto, raccomandandoLe di frequentare un corso di epistemologia e, nel frattempo, di tacere su ciò che mostra di non sapere.

          • Mi dispiace che lei non riesca a mantenere un tono educato e che si senta autorizzato a fare lo sbruffoncello pur senza averne i titoli. Affermazioni come “la terra ha un diametro maggiore della luna’, o ” l’atomo di C ha sei elettroni”, o “l’acqua e’ un liquido a temperatura ambiente” non rappresentano congetture o opinioni o tanto meno fenomeni, ma denotano fatti perche’ sono consistenti con l’ evidenza empirica. L’idea che nelle scienze naturali esistano solo fenomeni e’ risibile, come qualsiasi scienziato le puo’ confermare.

          • Mi dispiace, misc3, ma ha ragione Masiero a dire che fai confusione. La scienza è fatta di teorie, di modelli, di congetture e di osservazioni empiriche. Le 3 proposizioni che ha scritto sopra non sono “fatti”, ma osservazioni empiriche. E certamente Masiero non dirà mai che queste 3 sono congetture, ma le chiamerà osservazioni (o evidenze).

          • Gentile Nadia,
            Gli esempi che ho riportato non sono osservazioni singole, ma affermazioni basate su molteplici osservazioni fatte in tempi diversi, da persone diverse e con metodi diverse, sicche’ la probabilita’ che in futuro si dimostrino false non e’ zero ma e’ infinitesima. E infatti qualunque scienziato che si occupi di scienza, e non di onanismo intellettuale, non esiterebbe a definirle ” fatti”.

            Le posso assicurare che il concetto di fatto, inteso come ipotesi o osservazione successivamente convalidata ( si puo’ dire?) da chiare evidenze sperimentali, e’ usato comunemente nel linguaggio scientifico, e personalmente non mi sono mai vergognato di farlo. Anzi, le diro’ che secondo me la nozione che nelle scienze non esistano fatti (e se non esistono fatti esistono solo opinioni, conclude l’ elettore medio) e’ sostenuta esclusivamente per motivi ideologici, ovvero per avanzare ipotesi che sono in contrasto con l’ evidenza sperimentale.
            Buona serata.

          • Dici: “Gli esempi che ho riportato non sono osservazioni singole, ma AFFERMAZIONI basate su molteplici osservazioni fatte in tempi diversi…”. Esatto! Proprio perché “non sono osservazioni singole”, non sono “fatti”, ma semplici “affermazioni”! I fatti sono le “osservazioni singole” degli scienziati, gli esperimenti, le misure avvenute all’ora X nel luogo Y, non le 3 affermazioni “universali” che hai detto. Capisci la differenza tra fatti e affermazioni?
            Poi, ti ripeto, nessuno mette in dubbio quelle tue 3 “affermazioni” di astronomia, chimica e fisica: ti si dice soltanto che non sono “fatti”, ma “evidenze scientifiche”, risultanti da molteplici singole misure mai smentite.
            Le “congetture” poi sono altra cosa ancora, diversa dalle osservazioni, e riguardano le teorie scientifiche, cioè le “spiegazioni” delle osservazioni.
            Occorre essere molto precisi nei termini quando si fa filosofia della scienza, altrimenti non ci si capisce. Gli stessi scienziati spesso non si capiscono tra loro perché non conoscono la filosofia.

          • Simon de Cyrène on

            Non vorrei sminuire il tuo ardore, cara Nadia, ma credo che con quest’utente stai tentanto di scavare un buco nell’acqua.
            C’è chi può e chi non può: questo è un … fatto

          • Io ho fatto due esami di filosofia della scienza, SdC. E come hanno insegnato la precisione del linguaggio a me, tento di comunicare agli altri. Poi l’importante è spargere il seme, non mi aspetto certo che uno riconosca in pubblico di essersi sbagliato.

          • Evidentemente attribuiamo un significato diverso alla parola “fatto”. Per lei un fatto e’ un evento singolo accaduto in passato, e in questo caso lei ha ragione. Per me un fatto e’ un’asserzione di tipo scientifico che e’ stata suggerita e confermata dall’esperienza. In questo caso gli esempi che ho portato sono fatti.

            Siccome entrambe le accezioni sono presenti nella lingua italiana, temo che questa discussione potrebbe protrarsi all’ infinito senza portare a nulla, per cui preferisco non insistere e augurarle un buon fine settimana.

          • Dici: “Entrambe le accezioni sono presenti nella lingua italiana”. Davvero? Mi sai indicare un dizionario in cui si definisce “fatto”, non un singolo evento accaduto in passato come affermo io, ma “un’asserzione di tipo scientifico suggerita e confermata dall’esperienza” come affermi tu?!

  2. Tutta questa cosa non mi pare abbia molto senso. Il darwinismo classico sostiene che la speciazione possa avvenire per accumulo di eventi microevolutivi su popolazioni separate per tempi sufficientemente lunghi. Tanto per dire un esempio a caso, esistono fossili di 30000 anni con caratteri comuni sia alle zebre che agli asini, che sono oggi due specie diverse tuttavia ancora in grado di generare ibridi. Ovviamente non abbiamo materiale genetico delle specie fossili sul quale ragionare (…). Diciamo allora che la speciazione ha bisogno di tempi molto lunghi (100.000 anni ?), tempi comunque non compatibili con l’esperienza umana. Allora sembra stupido pretendere di osservare questo fenomeno nell’arco di 40 anni così come sembra stupida la pretesa dei negazionisti di poter osservare “prove” di questo tipo.

    • Nessuno chiede “prove” per il Big Bang, come per nessun’altra teoria scientifica del resto. Le prove le troviamo in matematica, non in scienze. Per una teoria scientifica, ci si accontenta di corroborazioni di qualche sua predizione.
      Io conosco un sacco di predizioni corroborate del Big Bang. Tu conosci qualche predizione corroborata del “darwinismo classico”?
      PS. Il fenomeno fossile che citi è una corroborazione dell’evoluzione, non del “darwinismo classico”.

      • Quante ne vuoi. Il fatto che le correlazioni stratigrafiche di fatto funzionino dipende in larga misura dall’accettazione dell’evoluzione. Intere discipline scientifiche internamente coerenti sono indissolubilmente legate a questa teoria. Non vuol dire che la teoria in quanto tale non possa essere confutata, ma che se la si vuole confutare occorre farsi carico di una mole incredibile di osservazioni scientifiche valide ed internamente coerenti. Tipo: scovare da qualche parte un fossile che non rientri in nessuna filogenesi.

        • E’ vero, sto parlando dell’evoluzione. Tuttavia il darwinismo classico ne é la spiegazione più semplice. Ad esempio perché le filogenesi possono essere in larga misura giustificate dall’isolamento delle popolazioni. Dopo di ché bisognerebbe una volta per tutte capacitarsi di quel che Masiero ci ricorda qui sopra: le scienze naturali non sono né filosofia né tantomeno teologia ma “solo” ipotesi esplicative internamente coerenti. Da giudicare solo in base ai loro prodotti. I prodotti del darwinismo possono piacere o no ma rappresentano una delle colonne portanti della geologia stratigrafica che non é proprio poca cosa.

          • Infine e per concludere. Se vogliamo ricordare che l’ipotesi originaria di Wegener sulla deriva dei continenti si fondava essenzialmente sul differenziarsi delle filogenesi dei rettili nelle diverse aree continentali a partire dal breakup della pangea, non sarebbe del tutto fuori luogo sostenere che l’intera geologia si fonda sul darwinismo.

          • Continui, Luca, a confondere le corroborazioni dell’evoluzione col darwinismo. Che poi il darwinismo sia la “spiegazione più semplice” dell’evoluzione sono d’accordo, tant’è vero che è insegnato anche ai bambini o in favolette a mo’ di quest’ultima sui fringuelli. Che sia scientifica e ragionevole oggi, con le conoscenze che abbiamo acquisito dai tempi di Darwin, conoscenze che l’hanno trasformata in una serie di “dozzine di migliaia di miracoli” (Schützenberger), non sono d’accordo.

          • Forse devi spiegarmi meglio cosa intendi per corroborare. Stiamo parlando di ipotesi che rigurdano il passato, perciò ogni nuova osservazione del passato che possa essere giustificata dalla teoria la corrobora. Se non funziona bisogna trovare un nuovo meccanismo che giustifichi gli stessi fatti ma ad oggi tutti i fatti osservati sulla vita fossile dicono la stessa cosa.

          • Voglio dire: se il signor Wegener 100 anni fa introduce una teoria scientifica assolutamente assurda e giustamente rifiutata da tutti i contemporanei, e se questa teoria si fonda in modo esplicito sul darwinismo (non sul semolice evoluzionismo) …
            Allora se poi centinaia di nuove osservazioni indipendenti e multidisciplinari confermano le previsioni della deriva dei continenti, a me pare che questo fatto corrobori non solo la tettonica delle placche ma anche il darwinismo. O no ?

          • Mi par di capire, Luca, che secondo lei spiegazione darwiniana dell’evoluzione e filogenesi stanno, o cadono, assieme. Ma il motivo quale sarebbe?
            Dico, a me pare che la conditio affinché possa parlarsi di storia evolutiva di un gruppo di organismi sia l’evoluzione in quanto tale, cosicché se anche si contestasse il meccanismo evolutivo postulato dalla spiegazione darwiniana (il cui nucleo, nella formulazione “classica”, prende la forma del triplice postulato “mutazione casuale, lotta per l’esistenza e conseguente selezione naturale”), ciò non dovrebbe intaccare la questione della filogenesi e le sue implicazioni in altri ambiti scientifici, non crede?

          • Certo, questo é.
            La conseguenza é che se cerco una spiegazione diversa, innanzitutto c’é da chiedersi che bisogno ce ne sia. Esempio: ho trovato qualcosa di nuovo ed inatteso che non rientra nella teoria e perciò ho bisìogno di una nuoiva spiegazione. In seconda battuta ogni nuova spiegazione deve darmi altrettanta chiarezza nella spiegazione dei fatti sui quali la teoria si fonda. Dunque: perché mai due popolazioni diverse evolvono spontaneamente e per questo solo motivo apparente in modo diverso ? Questa é l’osservazione. Posso capire che l’evoluzione ammetta una serie di ipotesi alternative ma non ho il piacere di comprendere quali siano i vantaggi rispetto all’ipotesi darwiniana. Né comprendo l’ostilità nei confronti del darwinismo, che a me pare largamente preconcetta, ideologica. Almeno tanto quanto lo sono i “neodarwinisti” quando si allargano indebitamente al di del contesto strettamente scientifico.

          • Bene, ma ora qui siamo passati ad altra questione, ossia se e perché considerare la spiegazione (neo)darwiniana insufficiente (argomento trattato in centinaia di artcoli qui su CS).

            Ma la discussione precedente verteva su altro, ossia cosa dovrebbero corroborare conferme scientifiche indipendenti e multidisciplinari e mi sembra di capire che infine si sia convenuti sul fatto che corroborino l’evoluzione stessa, non la sua spiegazione.

          • Hai detto bene. Il punto é che le insufficienze della spiegazione darwiniana mi pare di capire sono di ordine biologico. Io non sono del ramo e non ne capisco. Colleghi biologi (insegnanti e universitari) mi assicurano che queste difficoltà non ci sono. Non so, prendo semplicemenmte atto delle diverse posizioni. In ogni caso non esiste da nessuna parte della logica che una teoria multidisciplinare e complessa come questa possa essere negata a partire da una delle singole discipline che la compongono senza farsi carico delle conseguenze sul corpo complessivo dell’argomento. Almeno un minimo di umiltà …
            Ad esempio: posso capire che questa cosa dei fringuelli sia una bella cavolata dove si pretende di parlare di speciazione. Contemporaneamente forse se ne sta qui sottovalutando la portata nei termini semplici di descrizione di un evento microevolutivo. Ad esempio, leggendo l’articolo BBC linkato, sembrerebbe che i fringuelli a becco grande tendano a non ibridarsi con gli altri. Forse nell’evoluzione il ruolo delle preferenze sessuali é stato sottovalutato ?

          • «non esiste da nessuna parte della logica che una teoria multidisciplinare e complessa come questa possa essere negata»

            Cosa che nessuno, almeno qui, ha intenzione di fare. E se provasse a leggere articoli e interventi passati, si accorgerebbe che l’opera di CS non è volta al discredito della biologia evolutiva tout court, né tantomeno alla negazione dell’evoluzione. Però, fintanto che lei insisterà nell’identificare, senza residui, l’evoluzione con la spiegazione darwinista, immagino che continuerà a vederla in quel modo.

            Qui, per ora, mi fermo anche io.Se comunque avesse voglia di rispondere alla domanda che le ho posto alle 20.43 gliene sarei grato. La saluto.

          • Cerchiamo di capirci. Io sto solo osservando fatti. Questi mi dicono che l’evoluzione così come la possiamo osservare può essere descritta dalla deriva genetica di popolazioni non comunicanti e questo é alla lettera in accordo con Darwin. Pennetta scrive:
            “Ma ormai i giornali di tutto il mondo hanno detto che si è osservata
            l’evoluzione in atto e questo resterà in chi ha letto la notizia.”
            Ebbene sì: si tratta di (micro)evoluzione in atto, così come la possiamo osservare quotidianamente (a partire dalla selezione in agricoltura) e non c’é molto da ridere. Capisco che la speciazione sia tutt’altro paio di maniche, leggo effettivamente questa cavolata nell’articolo linkato ma mi sembra che a fare confusione ideologica sia qualcun altro, deridendo la microevoluzione per attaccare l’evoluzionismo tout court. Circa Damasco Giuliani posso solo ripetermi. Non solo non si capisce bene cosa aggiungano di nuovo né cosa contestino esattamente a Darwin ma tutto questo proposto da matematici, per quanto interessante sia sempre l’apporto di discipline “altre” … a cosa serve esattamente ? A quali esigenze risponde ?
            Capisco che il fascino sia quello di ridurre la storia dell’evoluzione ad impulsi, ma questo per un naturalista é chiaramente un erore di prospetiva. 540Ma non é l’età della creazione e quel che viene descritto come istantaneo o giù di lì é avvenuto comunque in tempi lunghissimi (qualche decina di Ma !).

          • Spiegazione darwiniana e filogeneso cadono assieme per forza di cose, visto che la filogenesi é l’immagine che abbiamo dell’evoluzione. Quello che non si capisce e come si possa contestare una teoria se non ci si confronta con i dati. Non vedo altro modo di “osservare” l’evoluzione. Le scienze naturali tutte si fondano sul principio dell’attualismo che va semplicemente accettato, pena buttare questo immenso mare di razionalità nella spazzatura. Non pretendo di vedere la deriva dei continenti né l’edificazione di un corpo sedimentario. Mi accontento di osservare i terremoti, che spostano le rocce di superficie 1cm alla volta o di vedere i fiumi in torbida che trasportano pochi granelli di sabbia alla volta. Le teorie sono plausibili in un contesto di impercettibili cambiamenti continui che danno effetti macroscopici solo quando i cambiamenti si cumulano. I geologi ammettono che le montagne, le valli, gli oceani non esistano da sempre ma che si siano formati e continuino anche oggi a formarsi in questo modo. Perciò la vita fossile mi da l’immagine di quanto accaduto in 600.000.000 anni e l’unica interpretazione ammessa dall’attualismo é che i cambiamenti macroscopici (speciazione) siano il semplice effetto di cumulo dei cambiamenti continui (microevolutivi) che posso osservare quotidianamente. Evidentemente la cosa é tutt’altro che semplice ma se vedo i limiti del darwinismo l’ipotesi più probabile resta sempre quella che sia ancora da chiarire meglio quel che succede oggi tutti i giorni nella trasmissione dei caratteri genetici.

          • Quindi, secondo lei, l’immagine di evoluzione riflessa dalla filogenesi sarebbe incompatibile con un meccanismo evolutivo altro rispetto a quello darwiniano? Chessò, ad esempio con quello proposto da Damasco-Giuliani, o che altro so io. Se sì, perché?

          • Non l’ho detto e non lo penso. Ho detto che non capisco quali problemi abbiano risolto rispetto all’ipotesi darwiniana né quale bisogno ci sia di ipotesi diverse. Compatibile ? Incompatibile ? Le filogenesi non possono decidere tra un’ipotesi e l’altra, solamente suggerire possibilità. Io davvero non capisco in cosa consista il problema.

          • I problemi sono 2, semplicissimi:

            1. identificare darwinismo ed evoluzione. Errore epistemologico ed ancor prima storico; così se da una parte la confutazione del darwinismo non significa confutazione dell’evoluzione, dall’altra la corroborazione dell’evoluzione non significa corroborazione del darwinismo. E su questo non c’è davvero niente altro da aggiungere.

            2. la potenza esplicativa della teoria darwinista. Lei dice di fidarsi dei suoi colleghi che le assicurano non esserci problemi di quest’ordine. Qui invece ci sono persone che dei suoi colleghi non si fidano e che hanno le loro ragioni per ritenere insufficiente la spiegazione darwinista, chiedendo altro (e in questo senso il modello Damasco-Giuliani è un primo passo). Se poi queste ragioni siano valide, è altra cosa. Certo è che non basterà “fidarsi” sulla parola al fine di dirimere la questione, capisce?

            Infine, le erano state richieste corroborazioni del darwinismo. Dopo aver risposto che ce ne sono quante se ne vuole, l’unica che ha portato è una corroborazione dell’evoluzione. Rimaniamo in attesa.

          • Per la verità, io non ritengo “insufficiente” la teoria darwinista dell’evoluzione, ma una successione di miracoli (come dimostrato da Schützenberger). Una superstizione moderna.

          • Sarà anche una “successione di miracoli” come dice lei, ma con i miracoli non si fa scienza. Nel senso che una quantità essenziale di informazioni sul nostro mondo e sulla nostra vita rimerrebbero senza un senso. Non ne soffre ?

          • È il darwinismo la “successione dei miracoli”, Luca. E lo dimostra Schützenberger, non lo dico io. Per questo il darwinismo non è scienza.
            Poi, preferisco ammettere di non sapere, piuttosto che credere alla cicogna.

          • Io non so chi sia Schutzenberger e non conosco i suoi argomenti Nadia ma la scienza ufficiale usa il darwinismo, perciò ho l’impressione che tu stia semplicemente sfuggendo alla questione e sostenendo forse inconsciamente che la scienza ufficiale … non é scienza.

          • Schützenberger è un matematico, quindi “scienza ufficiale”, o no? Troverai articoli su di lui qui in Cs, se t’interessa capire e non solo fidarti della divulgazione di massa.
            Mi avevi promesso “quante ne vuoi” predizioni del darwinismo, e non me ne hai portata nessuna. Hai portato solo predizioni dell’evoluzionismo, che nessuno qui contesta. Ora mi dici che “la scienza ufficiale usa il darwinismo”. Me ne dai un esempio? Senza però confondere, Luca, il darwinismo con l’evoluzionismo stavolta!
            A me risulta che la ricerca avanzata non parla più oggi di darwinismo (se non come sinonimo di evoluzionismo) e, per spiegare l’evoluzione, è transitata successivamente al neo-darwinismo, e poi alla sintesi estesa, e poi agli equilibri punteggiati, e poi all’evo-devo, e poi c’è la terza via e adesso salta fuori la Tre…, ma ancora nessuna di tutte queste teorie ha portato una predizione.

          • Faccio fatica a rispondere perché come dicevo non sono un biologo. Non sono in grado di valutare la Teoria delle Risonanze Evolutive se non per quanto riflesso dallla divulgazione (il breve articolo su questo sito e poco altro). Se ho capito bene Damasco sostanzialmente parte da una critica al processo di deriva genetica. Se una forma di vita é ben adattata all’ambiente non c’é motivo che mutazioni casuali la portino a discostarsi dal suo equilibrio. Osservazione più che ragionevole se non fosse che l’equilibrio dell’ambiente evolve, non é immutabile (…). Sostanzialmente la forza della teoria sarebbe quella di stabilire una condizione di evoluzione che si verificherebbe quando l’oscillazione nella frequenza di comparsa di un determinato carattere fenotipico entra in risonanza con la frequenza di comparsa di una variabile ambientale. Mi sembra una bella descrizione capace di migliorare la nostra comprensione dei tempi necessari all’evoluzione ma detto questo non capisco cosa cambi rispetto alla teoria di Darwin. Più che altro sembra un complemento.

  3. Enzo Pennetta on

    Gente, se non capite che cos'è la speciazione, se non leggete l'articolo che cito, se non capite il tweet che ho scritto, non è colpa mia.Se poi volete fare un attacco personale a me, dimostrate solo pochezza. Io non conto nulla; contano i fatti.— Paolo Attivissimo (@disinformatico) 7 dicembre 2017

    • Enzo Pennetta on

      Cioè replicare senza tenere conto di quello che c’è scritto nell’articolo e comunque senza argomentare.

      • Giorgio Masiero on

        Attivissimo è coerentissimo: non legge mai ciò che commenta, né gli articoli che commenta, né i commenti dei lettori cui replica.

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