Agatha Christie: da regina del giallo a regina del politicamente corretto

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Uno degli autori maggiormente amati da produttori televisivi e cinematografici (da anni ormai a corto di idee) è senza dubbio Agatha Christie.

I primi film tratti dai suoi libri uscirono già negli ’60, con Margareth Rutherford nei panni dell’arzilla zitella Miss Marple, e da allora il cinema e la TV hanno saccheggiato a piene mani la vasta produzione della scrittrice di Torquay. Nel 1989 e nel 2005 il canale televisivo britannico ITV diede inizio a due serie, una con David Suchet nei panni dell’investigatore belga Hercules  Poirot e un’altra su Miss Marple, che vide diverse attrici susseguirsi nel ruolo della protagonista. Attraverso film della durata di un’ora e mezza, le due serie hanno portato sul piccolo schermo tutti i libri con protagonisti Poirot e Miss Marple, arrivando addirittura a infilare quest’ultima in film tratti da libri in cui lei non compariva.

Terminate queste serie, negli ultimi anni sono usciti altri film, sia per la TV che per il cinema.

Molti di questi film hanno spesso alterato le trame dei libri. Già i film con Margareth Rutherford hanno poco a che fare con gli originali e alcuni di quelli con Peter Ustinov nei panni di Poirot sono ambientati in epoche successive.

Chiarisco che io non sono affatto contraria ai cambiamenti quando si porta un libro sullo schermo. Anzi, i cambiamenti sono necessari, prima di tutto perché la parola scritta e lo schermo sono due mezzi espressivi diversi, e quindi ciò che funziona sulla carta non è detto che funzioni anche sullo schermo. Secondo, per motivi legati alle tempistiche televisive o cinematografiche, sarà quasi certamente necessario fare un po’ di taglia e cuci, eliminando certe scene e magari anche certi personaggi. Tuttavia, un conto è quando i cambiamenti hanno un senso e sono rispettosi del pensiero e della visione del mondo dell’autore, un conto è quando non hanno senso, sono inutili e non rispettano né l’autore, né l’epoca in cui è vissuto.

Infatti, a differenza di altri scrittori del passato le cui opere vengono portate sul piccolo e sul grande schermo fino allo sfinimento (tipo Jane Austen o Shakespeare), la Christie ha uno svantaggio: è temporalmente più vicina a noi e si è trovata a vivere in un’epoca di grandi stravolgimenti sociali, per cui a cominciare dalle serie della ITV i produttori si sono sentiti liberi di inserire nei film tratti dai suoi libri situazioni “moderne” che la Christie non avrebbe mai trattato o che sono addirittura anacronistiche, arrivando a stravolgere la trama o i moventi dei delitti.

Alcuni esempi li possiamo trovare in due delle ultime produzioni: il recente film Assassinio sull’Orient Express  (libro che uscì nel 1934) diretto da Kenneth Branagh, e la miniserie del 2015 And Then There Were None, tratta da Dieci piccoli indiani (1939).

Assassinio sull’Orient Express

Assassinio sull’Orient Express venne già portato sul grande schermo nel 1974 da Sidney Lumet, in quello che è probabilmente uno dei migliori film tratti dalla Christie. Quei pochi che non conoscono la trama la possono leggere nel dettaglio qui . In breve, dodici persone decidono di ritrovarsi sull’Orient Express per uccidere un uomo, un mafioso che, due anni prima, negli USA, aveva rapito e ucciso una bambina, Daisy Armstrong, figlia del colonnello John Armstrong (questo dettaglio della trama venne ispirato alla Christie dal rapimento e uccisione di Baby Lindberg, figlio del celebre aviatore Charles Lindberg). La morte della bambina, infatti, colpì in modo diverso tutte le dodici persone.

Il film di Branagh è davvero brutto e noioso, molto probabilmente perché il regista era troppo impegnato a fare la paternale agli spettatori, alterando pesantemente la trama del libro.

Uno dei personaggi del romanzo è una missionaria svedese, Greta Ohlssen, che nel film di Lumet fu interpretata da Ingrid Bergman, la quale vinse anche un Oscar per questo ruolo. Nel film di Branagh la svedese Greta Ohlssen diventa la spagnola Pilar Estravados, interpretata da Penelope Cruz. La cosa sconcertante non è solo il cambiamento di nazionalità, ma anche il nome scelto. Pilar Estravados, infatti, è il personaggio di un altro romanzo della Christie, Il Natale di Poirot. A quanto pare Branagh ha fatto quello che verrebbe definito un crossover.

Un altro personaggio del libro è l’Italiano Antonio Foscarelli. Anche a lui è stata cambiata la nazionalità ed è stato trasformato in uno spagnolo, Beniamino Marquez. A un certo punto, durante l’interrogatorio di uno dei passeggeri, il signor MacQueen, questi dice a Poirot di concentrarsi su Marquez, perché “loro” (gli spagnoli) sono soliti fare del cose del genere (cioè pugnalare le persone). Ovviamente Poirot non manca di fargli notare il tono “razzista” del suo commento.

Il cambiamento più sconcertante è però quello del colonnello Arbuthnot. Nel libro, Arbuthnot è un colonnello britannico di stanza in India. Essendo stato amico e collega di Armostrong (che gli salvò anche la vita), decide di partecipare all’omicidio, durante i preparativi del quale s’innamora di Mary Debenham, che era stata istitutrice della piccola Daisy.

Che cosa ha fatto Branagh? Ha trasformato il colonnello Arbuthnot nel dottor Arbuthnot, un medico… di colore. Ovviamente un cambiamento del genere stravolge anche la sua storyline. Il dottor Arbuthnot conobbe Armstrong in India, dove gli salvò la vita grazie alla sua abilità di tiratore, e il colonnello, per sdebitarsi, gli pagò gli studi di medicina in America. Arbuthnot e Mary Debenham sono innamorati, ma la loro relazione è ostacolata alle leggi razziali americane. Poirot però non tarda a farle notare che nella più civile Gran Bretagna non vi sono ostacoli al loro amore.

Il fervore antirazzista di Branagh però non si ferma qui. Uno dei personaggi del film è il signor Gerhard Hardman, che finge di essere un professore austriaco (notate la nazionalità) che deve tenere una conferenza in Italia (mentre nel libro è un investigatore privato e si chiama Cyrus Beltman Hardman). Il signor Hardman (sempre fingendo di essere il professore austriaco) si dice contrario al mescolarsi delle razze e fa notare alla Debenham che, mischiando un vino rosso e uno bianco, il risultato lascia molto a desiderare. Allora la Debenham mischia i due bicchieri di vino bianco e rosso che ha davanti a sé e dice: “Ho sempre gradito un bel rosé”.

Faccio notare che nei libri della Christie i personaggi di colore sono quasi del tutto assenti.

 

Dieci piccoli indiani

L’altra riduzione che vorrei prendere in esame è la miniserie del 2015 And Then There Were None, basata su Dieci piccoli indiani. Chi non conosce la trama di quest’altro celebre romanzo la può leggere qui nel dettaglio.  In breve, dieci persone vengono invitate a trascorrere un fine settimana su un’isola, ma una volta lì si rendono conto che nessuno di loro conosce il loro ospite. Quella sera stessa le persone iniziano a venire uccise una ad una, al ritmo di una vecchia filastrocca. Alla fine si scopre che l’assassino è il giudice Wargrave. Egli infatti, ormai prossimo alla morte, aveva deciso di diventare giudice a tutti gli effetti e di punire dieci persone (quindi anche se stesso) o per dei delitti da loro compiuti ma che erano sfuggiti alla giustizia, o per delle loro azioni che avevano indirettamente portato alla morte di un’altra persona.

Prima di andare avanti, vale la pena ripercorrere la travagliata storia del titolo di questo romanzo. Il titolo originale, infatti, era Ten Little Niggers, cioè “dieci piccoli negri”. La filastrocca al centro della storia parlava di dieci piccoli negri e l’isola su cui le dieci persone erano invitate si chiamava Nigger Island. L’anno dopo la pubblicazione, però, in occasione dell’uscita del libro negli USA, il titolo venne modificato in And Then There Were None (che è l’ultimo verso della filastrocca: “e alla fine non rimase più nessuno”) e i “negri” vennero trasformati, a seconda dell’edizione, o in soldati o in indiani, ispirandosi in quest’ultimo caso a una canzone di Septimus Winner che però, a differenza della precedente, ha un finale rosa, nel senso che alla fine due indiani s’innamorano e si salvano (è a questa canzone che la Christie s’ispirò per la riduzione teatrale del libro, nella quale alla fine Lombard e la Claytone si salvano). Oggi, negli Usa e in Gran Bretagna il libro è pubblicato col titolo And Then There Were None e la filastrocca parla di “ten little soldier boys”, in modo da non offendere né i neri, né gli indiani. Anche il nome dell’isola è stato cambiato in Soldier Island (se poi qualche soldato si dovesse offendere, pazienza).

Anche in Italia la Arnoldo Mondadori Editore, prima casa editrice a pubblicare il romanzo nel 1946, scelse il titolo E poi non rimase nessuno. Il titolo rimase fino al 1977, ma poiché non piaceva venne definitivamente cambiato in Dieci piccoli indiani, come il titolo della canzone di Septimus Winner. All’interno del testo, però, filastrocca compresa, rimangono i riferimenti ai “negretti”.

In molti paesi, comunque, sopravvive ancora il titolo originale (d’altronde questo non sarebbe il primo lavoro artistico il cui titolo viene cambiato in nome del politicamente corretto) .

Uno dei personaggi della storia è l’anziana signorina Emily Brent. Il suo “crimine” è l’aver licenziato una cameriera nel momento in cui scoprì che era incinta, cameriera che poi si suicidò. Nella miniserie, durante il flashback che ci mostra la scena, si lascia intendere, attraverso le immagini, che la signorina Brent provasse dei sentimenti verso la ragazza. Nel momento in cui scoprì che era incinta si sentì tradita e quindi la licenziò. Nel libro non c’è traccia di questo sottotesto lesbico.

Il cambiamento maggiore riguarda la figura del detective Blore, un ex poliziotto. Nel libro, mentre era in servizio nella polizia, in cambio di una tangente rilascia una falsa testimonianza che manda in prigione un innocente, il quale poi muore in carcere. Blore, quindi non è direttamente responsabile della morte del prigioniero, nel senso che non l’ha ucciso lui con le sue mani, ma in un certo senso ne è moralmente responsabile, perché sono state le sue azioni a mandarlo in prigione, dove è morto. Questo particolare è fondamentale, perché come dicevamo più su il giudice ha deciso di punire delle persone che o non potevano essere raggiunte dalla giustizia o erano responsabili solo in maniera indiretta della morte di un’altra persona (come nel caso della signorina Brent).

Cosa accade, invece, nella miniserie? Nella miniserie il poliziotto Blore diventa un omofobo che uccide a calci e pugni un giovane che era stato arrestato per sodomia. Questo cambiamento, oltre a essere totalmente gratuito e inutile, dimostra anche una certa ignoranza della premessa del romanzo, che ho illustrato più sopra. Un omicidio che avviene a mani nude all’interno di una stazione di polizia, infatti, è facilmente scopribile (a meno che Blore non sia un mago che possa far sparire nel nulla il cadavere) e quindi punibile dalla giustizia.

Tutte le altre storyline sono state più o meno rispettate, solo queste due sono state rivedute e corrette.

Nella miniserie sono presenti anche diversi particolari anacronistici, probabilmente inseriti solo per rendere la storia più appetibile per un pubblico moderno (e forse ignorante sia della Christie sia della società della anni ’30).

Situazioni simili sono state inserite anche in altri adattamenti.

Ad esempio, nel film È troppo facile (che fa parte della serie della ITV su Miss Marple) è stato inserito un incesto tra fratello e sorella.

In alcuni degli altri film della ITV, tipo C’è un cadavere in biblioteca (1930), Il ritratto di Elsa Greer  (1942) e Carte in tavola (1936) e nella recente miniserie tratta da Testimone d’accusa (1948) sono stati inseriti dei personaggi omosessuali. Nei libri della Christie non ci sono personaggi omosessuali, né mai viene pronunciata la parola “omosessuale” o “omosessualità”, o “lesbica” (probabilmente anche perché all’epoca questi termini non erano di uso comune, ma confinati più che altro all’ambito clinico). Ci sono solo un paio di libri in cui è possibile trovare dei personaggi che forse sono omosessuali, Il terrore viene per posta (1942) e Un delitto avrà luogo (1950). In entrambi i casi, però, si tratta di allusioni talmente velate che davvero non se ne può essere sicuri, e tra l’altro, stranamente, nei film tratti da questi libri la cosa resta velata. Alcuni sostengono che ne Il ritratto di Elsa Greer  vi sia davvero un personaggio omosessuale, ma dato che non è possibile chiedere conferma all’autrice, e dato che lei, in ogni caso, non ha esplicitato questo particolare, non si capisce perché il film abbia dovuto esplicitarlo. Si poteva lasciare la cosa nel dubbio e lasciare così che fosse lo spettatore a trarre le sue conclusioni. Lo spettatore un cervello ce l’ha, non ha bisogno di essere continuamente imboccato.

Tra l’altro la Christie aveva un approccio piuttosto vittoriano al sesso, che nei suoi romanzi è praticamente assente, e lei stessa si disse certa che,  dopo la sua morte, dai suoi libri sarebbero stati tratti film “pieni di sesso”.

Cambiare colore o orientamento sessuale a uno dei personaggi creati da Jane Austen, dalle sorelle Brontë o da Louisa May Alcott farebbe gridare allo scandalo tutti i puristi, ma poiché, come dicevamo prima, la Christie è più vicina a noi, i suoi romanzi si prestano bene a essere stravolti in chiave “moderna”. La cosa curiosa è che, a differenza dei romanzi dell’Ottocento, i diritti d’autore della Christie non sono ancora scaduti e sono al momento detenuti dal nipote e dal pronipote dell’autrice, ai quali evidentemente non importa che i libri della nonna vengano modificati per portare avanti una certa agenda politica. Pecunia non olet.

In realtà sembrerebbe che adesso anche gli autori del passato più lontano  inizino ad essere presi di mira. Recentemente, infatti, è stato annunciato che la BBC e Netflix  stanno producendo una miniserie sulla guerra di Troia in cui ci saranno un Achille di colore e anche uno Zeus di colore (interpretato dall’attore Hakeem Kae-Kazim). Nemmeno il mito si salva, a quanto pare.

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Laureata in Lingue presso l'Università per gli studi di Perugia, lavora come traduttrice dall'inglese e da alcuni anni studia pedagogia.

6 commenti

  1. Enzo Pennetta on

    A quanto pare neanche Omero è al sicuro dall’affiliazione al politicamente corretto, giunge notizia di un’Iliade con Achille nero…

  2. La TV, e specialmente le serie, è la fucina ideale per esercizi di “fitness” nell’ambito del politicamente corretto. Da anni, ormai, non c’è serie televisiva che non proponga la normalità e non esalti la festosa piacevolezza della sodomia e del tribadismo. Dicesi neppure una, e non solo quelle americane.
    Di recente, poi, si sono raggiunte cime appena pochi anni fa impensabili, surreali. Avreste mai pensato a vampiri che fanno comunella coi nazisti, e specificamente con le SS? E poi, nei decenni successivi, strategicamente, si alleano con agguerritissimi gruppuscoli nazi, alla scopo di far scendere sull’umanità le tenebre eterne, e ridurre a larve (per i nazi) e cibo (per i vampiri) il genere umano? Non mi credete? Malissimo, guardate “The strain”.
    L’incesto in prima serata? Parlo di incesto esplicito: fratello che si … da terga la sorella. Trattasi de “Il trono di spade”.
    Volete un paio di minuti di uranismo (esplicito, senza veli o pecette) tra due giovani e teneri virgulti? Ma allora dovete guardare la terza serie di “Penny dreadful”.
    Se interessa, segue.

    • Di incesto parlai in un altro articolo tempo fa. Ma oltre a tutti questi temi negli ultimi anni si è aggiunto anche quello dei robot e degli esseri umani “non del tutto umani” per così dire. Negli anni passati seguivo diverse serie ma poi le ho abbandonate tutte perché ormai il politicamente corretto era diventato insopportabile. Vidi anche la prima stagione di Game of Thrones ma l’abbondai perché troppo violenta 😀 Da ragazzina seguivo parecchio il cinema, ma abbandonai pure quello.

  3. Testo interessante e condivisibile. Non ho visto il film perché non amo i remake e perché gli orrendi baffi finti di sir Kenneth non mi hanno incoraggiato.
    Mi permetto solo di precisare che il miglior film tratto da Agatha Christie è Testimone d’accusa, di Billy Wilder, che era un genio del cinema come Dame Agatha lo era del romanzo poliziesco. Ed è del 1957. In quel caso un personaggio fu aggiunto, credo, non tolto, dagli sceneggiatori, l’infermiera interpretata da Elsa Lanchester, introducendo quei siparietti tra lei e l’avvocato interpretato dal marito Charles Laughton che sono uno spasso supremo.
    Ma il discorso sulla differenza tra il medium letterario e quello filmico è impeccabile.

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