L’essere umano è incommensurabile con gli altri viventi. Ma non si può dire

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Immagine tratta dalla copertina di Le Scienze del Novembre 2018

 

Quello che tutti comprendono intuitivamente è confermato dalla ricerca scientifica: l’essere umano è davvero una realtà a parte.

Ma non si può dire per motivi ideologici. Questo emerge da un articolo su Le scienze di Novembre.

E’ molto diretto il Prof. Kevin Laland di biologia comportamentale ed evolutiva dell’università di St. Andrews in Scozia, le sue parole non ci girano intorno: siamo unici tra i viventi ma non si può dire per timore di favorire una visione religiosa.

Una frase posta in apertura e quindi particolarmente rilevante, una dichiarazione che mostra ancora una volta come la scienza sia condizionata da preconcetti ideologici che stabiliscono i limiti di quello che si può dire o no. Il mondo scientifico della modernità ha un’ossessione, quella di confrontarsi continuamente con la religione, tanto da accettare che vengano nascosti risultati e aspetti ritenuti a torto o a ragione in grado di avvantaggiare in un modo o nell’altro una visione religiosa della realtà.

Ma una ricerca pura non deve avere retropensieri o condizionamenti, i risultati vanno presentati per quello che sono senza pensare alle conseguenze su l’una o l’altra visione del mondo. Censurare o spesso, autocensurare, una realtà comporta cadere in una pratica della quale vengono paradossalmente accusate le religioni, possiamo dunque dire che quando la scienza si censura si comporta a tutti gli effetti come una religione e per di più intollerante. Al riguardo ecco cosa diceva nel 2009 Massimo Piattelli Palmarini nel suo libro di critica al darwinismo (passaggio riportato in “Inchiesta sul darwinismo – 2011):

Un’antiabiura atea veniva ritenuta necessaria per poter parlare di darwinismo, ma neanche questo salvò Piattellli Palmarini da una reazione violentissima dell’ambito darwinista.

Così come il timore di favorire una visione religiosa tiene ostaggio la teoria dell’evoluzione impedendole di superare il darwinismo, allo stesso modo lo studio antropologico viene sterilizzato per lo stesso timore impedendo di comprendere meglio e liberamente cosa sia l’essere umano.

Il mondo scientifico evoluzionistico si comporta come quei moralisti che ossessionati dal sesso lo vedono ovunque, non lo praticano loro e non vogliono che lo pratichi nessun’altro, così allo stesso modo i mastini del darwinismo sono ossessionati dalla religione, la vedono ovunque, la sentono impura e vorrebbero che nessuno la praticasse.

Per poter finalmente “credere allegramente” che l’essere umano sia speciale, diverso dagli altri esseri viventi, si dovrà prima liberare la scienza dai censori che la tengono in ostaggio e cioè i cani da guardia della religione fai da te (i creazionismi antiscientifici) e quelli dell’anti-religione dell’ateismo (che è esso stesso un atto di fede). Queste visioni non hanno posto e non devono averlo nelle affermazioni della scienza.

L’essere umano ha una sua eccezionalità che va ancora compresa pienamente, e questo va riconosciuto, la religione non c’entra niente.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

14 commenti

  1. Mi sia perdonata l’intrusione ma con mario,mario,mario mi sembra di tornare ai libri di storia:GAIO Mario contro Lucio Silla.

  2. Fabio Vomiero on

    In realtà nel sottotitolo che lei ha riportato il dr. Laland parla semplicemente di specie umana come di una specie “particolare”, e sfido chiunque a mettere in discussione questa affermazione tanto ovvia quanto banale. Per quanto riguarda Palmarini invece, che ricordiamo non è uno scienziato ma un linguista, in realtà non c’è nessuna necessità di scelta obbligata tra Darwin e Dio, in quanto si tratta di piani logici e concettuali questi sì incommensurabili. Detto questo, le vorrei però chiedere, prof.Pennetta, di essere, se può, un pò più esplicito e chiaro nel suo pensiero, perchè la cosa mi incuriosisce molto e non riesco a capire più di tanto. Mi spiego, se per caso lei dovesse pensare davvero che tra uomo e animali non esistono linee di continuità, il che andrebbe contro il mio pensiero e quello della scienza, nonchè quello del prof. Laland, potrebbe per favore fornire delle prove concrete o degli studi scientifici in merito, così che possiamo tentare di analizzare e approfondire? La ringrazio.

    • Ma Sr. Vomiero ha veramente bisogno di un lavoro scientifico? Non le basta che possiamo comunicare concetti a 14000 Km di distanza con aparecchi che tramite impulsi elettrici formanosimboli su uno schermo? Che linea di continuitá puó tracciare tra questo é quello che puó fare un chimpanzé?

      • Fabio Vomiero on

        Direi proprio di no Blas, non è sufficiente, nulla vieta di pensare che ciò non possa essere spiegato ancora una volta in termini evoluzionistici, includendo naturalmente anche il fondamentale ruolo offerto della spinta culturale. Ma piuttosto di vedere le ovvie diversità, provi invece a concentrarsi anche su quanto abbiamo in comune per esempio con gli scimpanzè che lei ha citato, genotipo, morfologia, fisiologia, scheletro, cervello, ormoni. Questi animali conducono una vita sociale, si divertono, provano emozioni e empatia, apprendono, si prendono cura della prole, scelgono il cibo, in certe occasioni utilizzano persino utensili, comunicano, si riconoscono tra di loro, imitano, si riconoscono allo specchio e alcuni di loro riescono persino a comunicare con noi, e molto di questo vale anche per elefanti, delfini, lupi e le altre scimmie antropomorfe, e forse anche per qualche uccello, almeno. Tutto ciò Blas, non indica secondo lei la presenza di una forma più o meno sviluppata di coscienza e/o di pensiero in altre specie animali? Certo, forse però per arrivare a percepire questo, occorre studiare biologia, etologia, osservare attentamente il comportamento degli animali, magari studiare da vicino un modello rappresentato dal proprio cane o gatto, nonchè sgomberare la mente dai pregiudizi, perlopiù legati a religioni e filosofie antiche oramai superate, non vedo altre possibilità…

        • Ma sta alla Scienza dimostrare la continuità che nello stato attuale non è evidente. Le scimmie non fanno musica ne pittura. E purtroppo la scienza solo può ipotizzare eventi unici accaduti nel passato. E torniamo alle nostre differenti definizioni di scienza.

          • Fabio Vomiero on

            E allora chiedo anche a lei, Blas, visto che la scienza fa quello che può, qualche alternativa?

          • Mi sta dicendo che la scienza non lo puó spiegare? Allora bisogna qualche cosa piú in lá della scienza.

          • Fabio Vomiero on

            No, dico semplicemente che l’indagine scientifica ha i suoi limiti, specialmente in settori estremamente complessi e interdisciplinari come quello di cui stiamo parlando, però, personalmente non conosco sistemi più affidabili. E lei invece?

        • Enzo Pennetta on

          Mi scusi Vomiero, ma cosa c’entrano le spiegazioni in termini evoluzionistici?
          Non si parla di evoluzione o creazionismo, mi mostri dove compare questa questione.
          Poi il fatto che il linguaggio simbolico sia una caratteristica solo dell’Uomo è dimostrato ai massimi livelli dallo studio di Noam Chomsky, Ian Tattersall e altri grandissimo nomi della linguistica e di altre discipline. Non confondiamo per favore la comunicazione per mezzo di semplici segnali col linguaggio simbolico che è tutt’altra cosa.
          I pregiudizi purtroppo ci sono, ma sia l’articolo che questo suo intervento mostrano che sono da parte di chi nega queste evidenze, sostenitori di filosofie ottocentesche positiviste e riduzioniste che tanto danno hanno fatto alla scienze e non solo.

          • Fabio Vomiero on

            E’ proprio per questo prof.Pennetta che le chiedevo di essere più chiaro e più esplicito nel suo pensiero, così come ora lo chiedo a Blas a questo punto. Perchè le cose sono due dal mio punto di vista, o l’uomo pur nella sua peculiarità, non è comunque niente di speciale e tutto ha una spiegazione evoluzionistica e quindi non c’è nessun bisogno di criticare la scienza, che proprio questo sostiene, oppure, affermando che l’uomo debba essere considerato un essere a parte (linguaggio simbolico, autocoscienza, tecnologia, ecc.) implicitamente si rifiuta la linea di continuità con gli altri viventi impressa dall’evoluzione biologica e si richiamano altri elementi formanti non so di quale natura, a questo punto facilmente immaginabili come Dio; è questo il punto prof. Pennetta e questo nel passato gliel’hanno fatto notare in tanti, primi fra tutti Nando e Greylines. Se invece c’è una terza via, le chiederei allora di spiegarla a me e agli altri, magari con un articolo dedicato. Grazie.

  3. Enzo Pennetta on

    E anche mario va a raggiungere i cafoni bannati prima di lui.
    Si chiama selezione darwiniana, niente di personale.

    • C’è chi cerca visibilità ad ogni costo,c’è chi pur di dar contro a qualcuno usa argomenti che esulano del tutto da un ragionamento logico.Mah se questa è “evoluzione”!!!!????

  4. Sarà che sono ignorante in materia, ma la vedo molto semplice. L’uomo è l’unico tra migliaia di specie, con cui condivide chimica e biologia, che ha una profonda e incommensurabile consapevolezza di sé, quella che lo ha portato sulla luna, a cercare e a studiare i più lontani confini dell’universo.
    Malgrado milioni di anni di “evoluzione” di tutte le specie questa piccola e trascurabile “particolarità” ce l’ha solo l’uomo. Tutto qua. Ops … forse questa cosa non si può dire?

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