James Watson: una reputazione distrutta. Ma colpevole di cosa? (Avevo già detto tutto nel 2014)

78

(Articolo pubblicato il 05/12/2014) James Watson in difficoltà economiche ha messo all’asta la medaglia del Nobel.

La sua colpa è quella di aver detto pubblicamente ciò che altri dicevano privatamente.

La notizia è davvero insolita, un premio Nobel tra i più celebri ancora viventi costretto a vendere la medaglia per difficoltà economiche. Ma come è possibile che sia stato definito “persona orribile“, che nessuno gli offra una cattedra universitaria o anche delle conferenze che da sole sarebbero sufficienti a vivere agiatamente? La spiegazione è ben riassunta dal Corriere della Sera:

Watson, americano, 86 anni, scoprì nel 1953 ( con il britannico Francis Crick e Maurice Wilkins) la struttura a doppia elica del Dna. Ma oggi è costretto a mettere in vendita la medaglia d’oro del premio Nobel, vinto nel 1962, nove anni dopo quella importante scoperta, per gravi problemi economici.

Questo per tentare di uscire dal tunnel di oscurità in cui si è ritrovato dopo che nel 2007 ha dichiarato al Sunday Times che i neri “non sono intelligenti come i bianchi”. Dichiarazione che gli ha causato oltre all’ostracismo sociale anche la perdita di tutti gli incarichi. Watson si è scusato dando tutta la responsabilità della gaffe al cronista che lo aveva intervistato: «Scrisse che ero preoccupato per la gente in Africa a causa del loro basso quoziente intellettivo… Qualcosa che non si può dire». Ha aggiunto che “è stato stupido da parte mia”, ribadendo comunque che la sua non andava presa come un’affermazione “convenzionalmente” razzista.

La colpa di Watson è dunque l’aver dichiarato che i “neri non sono intelligenti come i bianchi”. La società può tollerare e scusare di tutto, tranne quello che è contro il politically correct, e questo tutti sono tenuti a saperlo. Infatti Watson non si è scusato dicendo di aver espresso un giudizio errato scientificamente, ha invece detto solo che è stato “stupido” da parte sua aver detto quella frase al giornalista. La differenza evidentemente è sostanziale.

Ma perché all’improvviso una persona del calibro di Watson si mette ad affermare che i neri sono meno intelligenti dei bianchi? Questa sarebbe stata la domanda che avremmo voluto vedere formulata in tutti questi anni, ma al massimo abbiamo assistito a dimostrazioni e dissertazioni sul fatto che geneticamente quell’affermazione non aveva senso, e invece non avevano senso gli argomenti genetici. Non è infatti con la genetica che si misura il Quoziente Intellettivo.

Se si fosse affrontato veramente in modo serio quello che ha detto Watson si sarebbe dovuta puntare l’attenzione sui risultati delle misurazioni dell’intelligenza ottenute con i metodi comunemente accettati per stabilire il QI. Allora ci si sarebbe accorti che James Watson nell’intervista ha solo riportato quello che da anni era noto e accettato da tutti: in base alle prove effettuate sul QI i neri erano risultati meno intelligenti dei bianchi. Sin da quando il test del QI è stato inventato e impiegato sono emerse differenze tra i vari gruppi etnici e nel 1994 l’argomento era stato anche affrontato in un libro denominato “The bell curve” nel quale si facevano le stesse affermazioni che avrebbe ripreso Watson tredici anni dopo. Dai test per determinare il QI emerge infatti una situazione come la seguente:

Che dai test sul quoziente intellettivo emerga un maggior punteggio degli appartenenti alle etnie è riportato anche su Wikipedia:

Analizzando i risultati dei QI e raggruppando gli individui secondo la loro appartenenza etnica, si sono ottenuti i seguenti risultati riguardo alle principali etnie presenti negli USA: gli ebrei-ashkenaziti e gli orientali hanno punteggi medi superiori a quelli dei bianchi europei, mentre gli ispanici e gli afroamericani ottengono medie inferiori.

 Ma se i risultati inferiori degli afroamericani erano dibattuti da oltre dieci anni, perché lo scandalo ha colpito Watson reo solo di aver detto in un’intervista quello di cui si dibatteva in ambito accademico? La risposta evidentemente sta nel fatto che la colpa di Watson è stata quella di aver divulgato oltre la cerchia degli addetti ai lavori una conclusione politicamente scorretta.

Una volta chiarito che la colpa di Watson è stata quella di essere stato uno “stupido”, come da lui ammesso, resta da capire se l’inferiorità intellettiva degli afroamericani è davvero un dato scientifico. La risposta è per fortuna semplice: il calcolo del QI non ha valore scientifico. Il motivo è presto detto, lo spiegò il prof. Giorgio Israel nel corso di una conferenza che avevo organizzato sul tema della scuola, e me lo fece capire non con un’affermazione ma con una domanda: qual è l’unità di misura dell’intelligenza?

Chi risponderà a questa domanda potrà misurare l’intelligenza, fino a quel momento no.

E allora cosa misurano i test d’intelligenza? L’unica cosa certa che si può dire è che tali test misurano il grado di corrispondenza tra i processi mentali di chi li ha pensati e quelli di chi li svolge. Quindi le curve  a campana sopra riportate al massimo ci dicono solo che i neri sottoposti alle prove hanno evidenziato mediamente processi mentali diversi da chi ha pensato il test (e si autoproclama intelligente).

Chi volesse approfondire la critica ai test d’intelligenza può trovare un ottimo libro di Stephen Jay Gould “Intelligenza e pregiudizio” ed. il Saggiatore, un libro che viene così presentato:

La scienza non è sempre stata imparziale e in passato ha abbracciato, talvolta rafforzandoli, stereotipi razziali e sociali. Per secoli gli scienziati hanno classificato gli esseri umani in base alle caratteristiche fisiche e, soprattutto, intellettuali: ci sono uomini intelligenti e non, razze intelligenti e non, ceti sociali e lavori degni solo di chi è intelligente.

Stephen Jay Gould ripercorre la storia del razzismo scientifico e dei goffi tentativi di calcolare quell’entità sfuggente che è l’intelligenza. Fin dalla sua prima edizione “Intelligenza e pregiudizio” è stato accolto come una risposta sferzante a tutti coloro che hanno catalogato gli individui e le razze in base a presunte capacità intellettuali innate.

Ma di scienziati come S. J. Gould sembrano essercene pochi nei posti che contano, e così attualmente nessuno mette in discussione il potenziale intrinsecamente discriminatorio dei test sul QI.

Con una scelta contro corrente difendo quindi Watson per l’onestà intellettuale di aver detto pubblicamente quello che circolava negli ambienti accademici e rivolgo l’accusa di ipocrisia a tutti coloro che lo hanno messo alla gogna anziché mettere sotto accusa l’antiscientifico e razzista concetto di QI.

Condanno allo stesso tempo Watson per due motivi: in primis per aver ritenuto scientifici i test sul QI, e in secondo luogo per non aver avuto il coraggio di difendersi mettendo sotto accusa il mondo accademico dal quale le sue affermazioni erano state tratte. 

Purtroppo Watson ha invece scelto di difendersi balbettando solo un tristissimo “sono stato uno stupido”. Sì, davvero uno stupido.

.

.

 

Share.

Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

78 commenti

  1. Giorgio Masiero on

    Grazie, Enzo: un altro bell’articolo. Chiaro e distinto. Logico. Mi è sembrato, leggendolo, di assistere ad una discussione “scolastica” di quelle che si dovevano svolgere nelle università medievali…
    Credo che non ci sia nulla di più stupido nella tecnica delle macchine definite “intelligenti”, che poi sono quelle che – a differenza delle macchine “stupide” e del comportamento delle persone che noi giudichiamo intelligenti – si comportano sempre nello stesso modo nelle stesse circostanze.

    • Le discussioni della scolastica iniziavano sempre con una “explicatio termonorum”, ci si doveva prima accordare sul significato dei termini oggetto di discussione. Se in questo caso ci si fosse domandati cosa è l’intelligenza si sarebbe evitato tutto, a cominciare dal test del IQ.
      Una premessa che è fondamentale per una trattazione che come dici deve essere chiara, distinta e logica, e per questo andrebbe recuperata.

  2. Condivisibile in toto.
    Purtroppo questa mania di misurare l’uomo (QI, macchina della verità) che hanno gli Americani è deleteria ma non vedremo mai una retromarcia perchè è funzionale al sistema.

    Dalla mia esperienza posso dire che, pur non essendo in grado di descriverla, ho rilevato (a pelle, badate bene, niente di scientifico) che ci sono dei meccanismi di pensiero differenti (ne’ inferiori ne’ superiori, semplicemente diversi) che io ritengo essere di derivazione ambientale con conseguente sovrastruttura culturale.
    Vorrei porre una questione: la popolazione nera americana, assieme agli ispanici è la più povera; in Africa la denutrizione uccide migliaia di bambini e mina la salute dei sopravvissuti.
    Domanda: non è che la denutrizione mini anche lo sviluppo delle loro qualità intellettive?
    E’ evidente che non è una questione genetica (o per lo meno non sembra esserlo e una conclusione opposta dovrebbe essere dimostrata cosa che al momento non è, per cui un atteggiamento prudente è d’uopo) ma puramente ambientale (sempre secondo me).

    Devo dire che almeno l’islam è più onesto di noi (occidente) dividendo il mondo in terra della pace e terra della guerra, pace dove domina, guerra dove deve conquistare.
    Noi purtroppo ci riempiamo la bocca di belle parole e sbandieriamo ai quattro venti ogni azione di sostegno ai paesi del terzo mondo che in realtà, salvo l’azione di pochi e in genere silenziosi eroi, sono semplicemente buoni affari per le nostre aziende e mezzi per perpetuare la situazione di indigenza e dipendenza di questi paesi.
    Se, ammesso e non concesso, che gli africani siano mediamente meno intelligenti degli europei a causa delle cattive condizioni in cui si sviluppano, non possiamo non fare un esame di coscienza, se non siamo colpevoli siamo per lo meno complici.

    Io piuttosto mi chiederei se i poveri sono intelligenti come i ricchi.
    I poveri non comprano libri ma appena possono, pane; in genere i poveri sono tali da generazioni per cui da generazioni abituati a comportamenti adatti alla sopravvivenza piuttosto che alla crescita culturale.
    Io ritengo che una persona (qualsiasi persona) dotata di intelligenza (ma che cos’è?) media possa sviluppare qualsiasi pensiero complesso ma per farlo serve tempo ed i poveri, legati al pane, partono sempre dal livello 0, mentre i ricchi che possono leggere si avvantaggiano potendo approfittare di quanto già costruito nel passato e trasmesso dai libri.

    Ricordo, alle elementari, che le aspettative delle maestre erano molto diverse nei miei confronti (figlio del dottore e della maestra, nipote dell’Ingegnere ecc. ecc.) rispetto a quelle che riponevano nel bambino figlio del contadino o dell’operaio.
    Le maestre erano naturalmente in buona fede e forse percepivano che la differenza sociale spesso fa la differenza culturale.
    Le eccezioni ci sono naturalmente e tante belle menti sono uscite dalle classi sociali più basse (tanto per rompere le uova nel paniere a qualsiasi teoria) ma mediamente, purtroppo le cose mi sembra stiano così.

    Quindi mi domando veramente se le differenze intellettive non siano in effetti solo un risultato dei sistemi politico-economici.
    Ammettendo che questo sia vero, non è che, magari, tutto ciò sia voluto?

      • Giuseppe Cipriani on

        Per favore non ditemi che paro sempre lì… Ma mi viene spontaneo rilevarlo, e mi piacerebbe che ci fosse onestà intellettuale da parte di tutti nel prendere atto del mio intervento.
        Ebbene, non funzionava così come ha rilevato Valentino anche quando la Chiesa proibiva la lettura delle sacre scritture (e non ne promuoveva la diffusione) e usava nelle liturgie il solo latino? Non era anche quello un modo di dominare il popolino, in modo che non potesse mettere bocca nelle cose “alte”, e fosse più malleabile?
        Non per nulla, da quando quel sistema è finito (meglio sarebbe dire s’è ridimensionato), s’è ridotto anche il potere politico del clero, soprattutto nelle piccole realtà contadine, ma non solo in quelle.

        • Come al solito sei sempre fuori strada (e con un pregiudizio anticattolico da far paura)
          la Chiesa proibiva la lettura delle sacre scritture “proibiva” tra virgolette perche’ altrimenti ognuno (come i protestanti) ci avrebbe letto quello che avrebbe voluto, e i fatti sono qui a dimostrare che e’ vero, visto che le Sacre Scritture si leggono alla luce anche della Tradizione e del Magistero.
          Il latino utilizzato invece, oltre a dare un’ “aurea” (passatemi il termine) di sacralita’ rispetto all’uso del volgare (un po’ come se oggi si pronunciasse Messa in dialetto romanesco), era per unire le invocazioni del passato, del presente e del futuro per portarle a Dio… (hai visto mai Jesus Christ Superstar? Ricordi la scena di Pilato, che aveva fatto il sogno, in cui diceva che milioni di persone dicevano che “era anche colpa sua”?)

          Santa pazienza…

        • Effettivamente pari sempre lì.
          Ma non sarebbe questo il problema, il fatto è che ci pari dicendo cose che non solo non c’entrano nulla ma che sono anche sbagliate.
          Cosa c’entra il latino con il QI? Anzi il latino semmai insegna a ragionare.
          E davvero pensi che servisse a tenere sottomesso il popolino? Ma perché secondo te la gente disponeva di libri da leggere in volgare prima dell’invenzione della stampa?
          E secondo te la gente non sapeva cosa veniva detto nella liturgia (sempre uguale giorno dopo giorno, anno dopo anno) anche se in latino?
          E che dire che i testi scientifici erano scritti in latino, era un complotto contro il popolo?
          E allora oggi che sono scritti in inglese è sempre per tagliare fuori il popolino non anglofono?
          E secondo te il potere della Chiesa si è ridotto a partire dal Vaticano II e non da prima con illuminismo, Rivoluzione francese, risorgimento e fine dello Stato pontificio?
          E poi, il “popolino” era a contatto con preti che parlavano la sua lingua, pensi a un s. Filippo Neri, a s. Francesco, a Don Bosco e infiniti altri, la verità è che il popolo non veniva tenuto col latino ma con un forte rapporto umano e con una fede profonda e condivisa.
          Giuseppe, mi sembra che davvero questa storia del latino per controllare il popolino sia relegabile nel complottismo a ritroso, l’intervento di Valentino è bellissimo, merita altri commenti.

          • Giuseppe Cipriani on

            Sono d’accordo che l’intervento di Valentino è bellissimo. Sugli altri aspetti ci sarebbe davvero molto da dire OT, certo è che il “potere ecclesiastico”, sempre potente, sempre in linea con il potere dominante, non è lo stesso paio di maniche dei preti di frontiera citati…

  3. Il libro di Gould l’ho letto nell’originale inglese e il titolo dovrebbe essere “Mismeasure of man”, che si potrebbe tradurre “errori di misurazione dell’uomo”. E’ molto interessante e mostra come la scienza accademica sia stata razzista fino a quasi alla metà del secolo scorso e che questo razzismo era fortemente dovuto alla teoria darwinista. Solo dagli anni ’60 in poi l’antropologia fisica ha smesso di pensare in termini di razze umane e la scoperta di Crick e Watson ha contribuito grandemente a questo “riposizionamento” (ora si parla di “gradienti genici” per spiegare le variazioni tra popolazioni), anche se stranamente tale cambiamento ha assecondato quello che stava avvenendo nelle società avanzate dove il razzismo ideologico era diventato del tutto politicamente scorretto. Verrebbe da dire che la scienza sia che lo formi, sia che lo segua, è in stretta interrelazione con il pensiero dominante nelle varie epoche storiche.

    • Che io sappia e’ spesso cosi’. Ad inizio XX secolo c’era molta relativizzazione culturale, tac teoria della relativita’. Negli anni 80, tac teoria inflattiva.
      D’altra parte non scordiamoci che ci sono buontemponi ricercatori che come acronimo per “maschio che fa sesso con maschi” hanno usato “FucM”, come ricordato nell’articolo dei giorni scorsi.
      Sara’ un caso che io dedico la parola scienza ai soli dati.
      Il fatto che la Cosmologia attuale sia piena di cose per definizione “oscure” che ci dovrebbe suggerire…?

      • Giorgio Masiero on

        Io, Fabio, nella cosmologia moderna vedo un mezzo bicchiere pieno, fatto di splendide conoscenze ed applicazioni, ed un mezzo bicchiere vuoto, fatto di oscurità e misteri.
        Ma questo vale, mi risulta, per ogni altro settore scientifico, dai tempi di Talete ad oggi.

  4. Effettivamente, prima di iniziare a formulare queste classifiche, bisognerebbe prima di tutto chiarire che cosa si intende con intelligenza, perché ne esistono di vari tipi: linguistica, musicale, spaziale, sociale, logico-matematica eccetera.

    • Tema correlato (almeno per i maschietti…ooops mi rendo conto che questo termine ormai ha perso il significato originale, ma si sa tra noi vecchi e virili bacucchi sappiamo cosa intendiamo…):
      Anche se mi piacessero i fiori, ma perche’ diavolo dovrei fare il fiorista?
      Cosa cavolo c’e’ di psicotico nelle riviste di meccanica?
      😀

    • Ne avevamo parlato,di Watson,della sua affermazione e dell’intelligenza quì:
      http://www.enzopennetta.it/2012/04/scoperto-il-gene-dellintelligenza/

      Commenti inclusi

      L’articolo Enzo è interessante.Inanzitutto se la seconda metà del XIX seco fù segnata dalla craniometria, nei 50 anni dopo ed oltre iniziarono le teorie dei teorici del quozionte di intelligenza(QI), i quali erano convinti di riuscire a misurarla tramite i cosiddetti”reattivi mentali”, da cui sono discesi gli attuali test attitudinali.
      Tanto più che a queste teorie si integrarono teorie sui geni di c hiara derivazione darwiniana.I metodi son mutati,certo, ma il succo è sempre identico e ha un gusto malthusian-spenceriano: i “poveracci” sono tali per loro colpa,il loro destino (in massima parte almeno) è scritto nei geni, e la loro inferioritàpuò essere dimostrata e addirittura quantificata. Ecco come il “determinismo biologico”, che ancora oggi non è del tutto estinto,anzi di notizie ne arrivano periodicamente,sopravvive come un mito.

      Il fatto è semplice,al di là di avere vita difficile nel dare una definizione di “intelligenza”(anche il buon Francesco Totti suo modo è parecchio intelligente..),se vogliamo quantificare(scientificamente) l’intelligenza di qualcuno possiamo farlo comunque,ma è chiaro che possiamo solo dare una quantificazione per il basso,ovvero dire se una persona ha problemi per caquse di varia natura,ma poi al di soopra di un limite accuratamente scelto non ha più senso dire se Tizio è più intelligente di Caio,si può solo dire chi sia “normalmente intelligente” e chi no.Fine.
      Il resto son baggianate pseudoscientifiche.Razziste o meno non è rilevante.
      Quando gli immigrati erano gli italiani,quando fecero test del QI sugli sbarcati in USA oltre l’80% del campione mostrava un’età mentale inferiore ai 12 anni,ma a chi aveva condotto lo “studio” non venne in mente,non sordse il dubbio che il test potesse essere sbagliato, che misurasse non una sorta di intelligenza innata, ma solo la familiarità con la lingua e la cultura americana,no assolutamente,questo pensiero non li sfiorò neanche..

      A questo punto ormai a Watson conveniva usare tutta un’altra difesa,come suggerisci nell’articolo Enzo,ma evidentemente Watson non ci arriva perché questa per lui(come tante altre cose per molta gente) è una di quelle cose che stanno così,ma non si possono dire per il politically correct e quindi pubblicamente si dice una cosa ma poi in privato si sa come stanno le cose.

  5. Paolo da Genova on

    Articolo memorabile. Mi spiace solo di non poterlo leggere su giornali tipo il Corriere.

    • Grazie Paolo, piacerebbe anche a me che il Corriere o altre grandi testate facessero un’informazione meno inquadrata in certi schemi.
      Vorrà dire che se non ci penseranno loro ci penseremo noi a dare uno sguardo più libero su quello che accade.

  6. Volevo ricordare che i dati alla base della Curva di Bell sono esattamente gli stessi che permettono ad alcuni di affermare che le persone più religiose sono meno intelligenti di quelle meno religiose.
    La sequenza è questa: prima ci sono gli studi che dicono che i paesi africani (e quindi gli africani) sono quelli con il più basso QI; poi ci sono gli studi che ci dicono che i paesi africani sono anche quelli più religiosi; ed infine ecco comparire gli studi che affermano che più si è religiosi meno si è intelligenti.
    Però mentre il primo tipo di studi viene immediatamente accusato di razzismo, di errori metodologici e quant’altro l’ultimo tipo di studi passa tranquillamente il vaglio del politically correct anche se nelle note sono riportati proprio quegli studi che hanno rovinato Watson.

    • Aggiungo che l’uso della pseudoscienza contro determinati gruppi etnico-religiosi, iniziò nell’ottocento quando nell’Inghilterra vittoriana, che costituì il terreno fertile per il darwinismo, si indicavano come esseri inferiori i cattolici irlandesi.

      • Giuseppe Cipriani on

        In tema di più religiosi meno intelligenti, avete mai pensato al razzismo contrario?
        Per parare ancora là dove il dente (mi) duole, avete mai pensato che, senza arrivare a usare la pseudoscienza, in tante realtà di paese nel secolo scorso la comunità ben guidata dal don Camillo di turno arrivava a emarginare (a considerarlo brutto e sporco) chi si dichiarava ateo o semplicemente agnostico, o solo chi non frequentava le funzioni religiose o il catechismo?
        Adesso le cose sono cambiate, per fortuna, ma la storia è fatta di corsi e ricorsi e talvolta di bordate di ritorno (sbagliate) che fanno il paio con bordate precedenti.

        • Akismet ha colpito ancora, mentre ancora digitavo!!!
          mi ha cancellato la risposta!
          ce l’ha proprio con me, dannato filtro… 😀

        • Giuseppe, si parla di casi concreti o di situazioni immaginate?
          Chi era emarginato per questi motivi?
          Se facciamo casi concreti magari parliamo di qualcosa.

          • Giuseppe Cipriani on

            Prof., visto che abbiamo gli stessi anni, hai mai fatto vita di parrocchia, vita di oratorio da adolescente?
            Prova a ritornare a quei tempi con mente sgombra da pregiudizi, e giudica se allora un giovane che aveva idee alternative su Dio e i comandamenti veniva “cassato” o no. Io quei fatti li giudicavo “normali” dall’interno del sistema, da bravo chierichetto con la tesserina del cinema parrocchiale che autorizzava l’ingresso solo ai “buoni”…

          • Se torno a quegli anni ricordo bene che chi era ateo in parrocchia manco ci voleva mettere piede, altro che emarginato!
            Le idee alternative trovavano altre “parrocchie” per manifestarsi, atei comunisti o fascisti, repubblicani, radicali o hyppie avevano i loro luoghi dove semmai erano i cristiani ad esser emarginati.
            Nel mio cinema parrocchiale si entrava pagando il biglietto punto e basta.
            Credo che la sua esperienza sia stata un caso del tutto particolare, non ne faccia un paradigma sociale.

          • Giuseppe Cipriani on

            Vedo che siamo tornati al “lei”…
            Portavo l’esempio estremo, e crudelissimo, che avevo sotto gli occhi.
            Ma come si fa, prof., a ignorare che il “sistema parrocchia”, a quei tempi (e probabilmente, in alcuni casi, ancora oggi) era da gruppo chiuso, magari non tanto nei propositi, quanto negli atteggiamenti? I “buoni” e i “cattivi”… un sistema di pensiero subdolo che si insinuava come un serpente nel pensiero comune della gente che frequentava i sacramenti.
            Chiudo l’OT

          • Il punto è che tutti i sistemi umani trattano bene chi vi appartiene e sono diffidenti verso chi li critica, non sarà bello ma non c’è niente che mi sorprenda, anzi mi sembra del tutto normale.
            Potremmo parlare di come viene visto uno di FI in un circolo PD o viceversa e di infiniti altri esempi.
            Si stava parlando di altro, di meccanismi legati alla ghettizzazione di intere popolazioni mediante un uso strumentale della scienza.

          • Giuseppe Cipriani on

            “Si stava parlando di altro, di meccanismi legati alla ghettizzazione di intere popolazioni mediante un uso strumentale della scienza”…
            Dal generale al particolare il prodotto non cambia… A voler fare, anch’io, una lettura disincantata, posso dire, allora, che i conflitti tra classi sociali, neri e bianchi, colti e ignoranti, sono sempre esistiti e sempre esisteranno (guarda caso sempre a vantaggio delle classi/gruppo dominanti, che trovano sempre gli strumenti adeguati per prevalere e restare prevalenti: oggi con la scienza, il potere economico e le armi, ieri con la religione, il potere economico e le armi).
            “Non sarà bello (né giusto, aggiungo), ma non c’è niente che mi sorprenda, anzi mi sembra del tutto normale”…
            E così la chiudiamo.

  7. Prima della curva di Bell (inteso come libro) già c’erano numerosi studi sull'”intelligenza” dei vari gruppi etnici e sociali. Ricordo anche che chi contrastava queste ricerche “scontate” sul QI, riportava studi in cui si dava importanza all’ambiente, ad esempio in alcuni contesti africani erano i pochi bianchi minoritari ad avere risultati inferiori ai neri. Il libro di Gould sopracitato mostra poi come il calcolo del QI sia stato utilizzato per limitare l’immigrazione negli USA dal Sud Europa e portava l’esempio dei test “di ingresso” in cui c’era, tra le altre cose, una racchetta da tennis che un siciliano dell’epoca non sapeva proprio cosa fosse e in base anche a parametri come questi si misurava la sua “intelligenza”. Ovviamente nella prima metà del ‘900 i popoli sudeuropei erano ritenuti nettamente inferiori ed erano ritenuti inferiori anche gli asiatici, poi però la cosa si è smorzata nella seconda metà del secolo perché gli americani di origine asiatica hanno mostrato di essere più “intelligenti” dei “wasp” (i bianchi anglosassoni e protestanti) e hanno finito per occupare il mondo accademico in proporzioni molto più alte della loro quota percentuale sugli abitanti degli USA.
    Dire che l’ambiente conti molto in queste questioni è dire poco…

    • Ha perfettamente ragione: l’ambiente nel vero plasma con un buon contributo l’intelletto di un essere umano. E comunque, volendo ammettere la validità del QI come misura dell’intelligenza logico-matematica, bisognerebbe considerare come quest’ultima assuma validità solo in specifici contesti storico-sociali e constatare il fatto che un contadino siciliano o un africano tribale abbiano un basso punteggio del QI è segno della non necessità di sviluppo di quella nel contesto vitale relativo ai due suddetti.

      • Ho visto realizzare a contadini ausili e strumenti ingegnosi e un grande problem solving,che sono certo diversi laureati non posseggono.
        Mi ricollego a quanto scritto precedentemente:
        http://www.enzopennetta.it/2014/12/james-watson-una-reputazione-distrutta-ma-colpevole-di-cosa/#comment-32072

        A quale test del QI dovrebbero fare punteggi bassi?
        Ad uno per l’ingresso al MIT?
        Non ha alcun senso .Con validità generale un punteggio ad un test QI è un numero di nessun senso. Anche a curare bene glia spetti legati all’intelligenza spaziale, emotiva ,lessicale,logico-matematica etc..più di dire se si è sopra o sotto una soglia minima non posson far..
        Ma non è neanche di molta utilità.

        Se poi si vuole chiamare test di intelligenza un test che permette di fare una selezione per permettere l’accesso a un qualcosa,e che quindi valuterà le basi in possesso di quella persona per poter affrontare le prove che gli verranno richieste,beh allora è possibile ed avrà validità,in quel settore,in quel contesto.

        • Assolutamente d’accordo Leonetto.
          Anche io ho visto realizzazioni a dir poco stupefacenti da parte di contadini, qui e altrove.
          Sarebbe molto interessante capire come degli “stupidi” contadini siano arrivati a soluzioni così brillanti sotto il profilo della funzionalità e così perfetti ergonomicamente (“ergo che?” si starà domandando il contadino).
          Ho un amico architetto (dimessosi dall’ordine) che fa il designer industriale e che abbandonata la sua Venezia si diverte a scavallare nella Tuscia.
          Con lui ho passato molte ore davanti ad un buon fiasco di vino e a generose quantità di pan unto a discorrere su queste cose.
          La sua tesi è che lui (designer) non inventa nulla, ne’ tantomeno crea (dice che ci sono solo due persone che creano: Dio e la Marta Marzotto ma che entrambi ultimamenete latitano), lui disegna.
          In effetti sostiene che lui non fa altro che estrarre, isolare e presentare in forma accattivante ciò che c’è già e questo è per gran parte prodotto dalla “civiltà contadina”.

          Credo di capire che tu veda i test come semplici test attitudinali per accedere ad una certa funzione in un contesto particolare; se ho capito bene non posso che concordare con te: se l’indio amazzonico probabilmente fallirebbe il test per l’ammissione ad Harvard sono quasi matematicamente certo che il professorone di Harvard fallirebbe il test di sopravvivenza nella giungla amazzonica, Chi dei due è più intelligente? E’ evidente che è una domanda senza senso.

          Per quanto riguarda i gruppi escludenti dei post precedenti, d’accordo con il prof. TUTTI i gruppi sono in un certo tempo escludenti ed esclusivi, alcuni più ed alcuni meno.
          La parrocchia e l’oratorio lo erano ma non come riferito sopra (almeno la mia), certo si discriminava fra i buoni (che cercavano di seguire il bene) ed i cattivi (che lo combattevano).
          Ora io ho avuto la fortuna o sfortuna di transitare in diversi gruppi (è ancora una matassa inestricabile per me capire se lo facevo per trasporto ideale o per seguire un paio di occhi dolci) ma fra la parrocchia e altri gruppi che ho frequentato (da quelli di destra a quelli di sinistra a quelli della città “bene”, dei figli di papà, insomma) c’era una differenza sostanziale.
          Per noi in parrocchia era importante “aprire gli occhi” a chi si AUTOescludeva dalla nostra visione e anzi il nostro parroco li cercava e li invitava continuamente, mentre per gli altri gruppi il concetto di base era che quelli fuori o erano da ignorare e isolare o da massacrare, secondo caso e necessità.
          Non posso certo dire che questo sia stata la norma (il campione è troppo piccolo) ma credo che sia delle stesse dimensioni di chi ha affermato il contrario.

  8. A proposito di misurazione dell’intelligenza e di immigrazione negli USA, segnalo alcune pagine del bellissimo romanzo “La famiglia Karnowski” di Israel Joshua Singer, che narrano come al protagonista Georg, celebre chirurgo ebreo berlinese emigrato – appunto – negli USA per sfuggire ai nazisti, venga impedito di esercitare la professione dai medici americani che ne temono la concorrenza, incastrandolo con prove oggettive.
    “Le domande erano assolutamente ridicole, senza alcun rapporto con l’effettiva conoscenza di un medico … per quanto si spremesse le meningi per ricordare la percentuale di proteine e di glicidi nel liquido cerebrospinale … era fuori di sé dalla rabbia. Lui che al fronte aveva eseguito centinaia di interventi sulla colonna vertebrale, il chirurgo più quotato nella clinica … incapace di rispondere a una domanda di medicina … che avrebbe deciso della sua sorte!” (p. 441 nell’edizione Adeplhi)
    “tutta la preparazione e gli sforzi non erano serviti a nulla … perché non era un problema di conoscenze reali ma un gioco d’azzardo, una questione di fortuna” (p. 442).

    • Grazie Klaus, un caso che chiarisce i limiti e la fallacia dei test.
      Con l’occasione ricordo ancora uno spezzone del film “Nuovomondo” che rievoca i test d’intelligenza a cui venivano sottoposti anche gli italiani quando emigravano verso gli USA:

  9. Giorgio Masiero on

    Anche questa volta, di qualsiasi cosa si parli, gli “atei”, quelli che della religione non gliene può importare di meno, come si esprimono a parole, finiscono col parlare solo di religione, quasi a voler dimostrare coi fatti che la religione è la cosa che gli importa di più.

    • Giuseppe Cipriani on

      Lei dimentica, o finge di dimenticare, prof. Masiero, che c’è ateo e ateo… Della serie generalizziamo sempre più che possiamo, e facciamo di tutta l’erba un fascio. Naturalmente siamo tutti innocenti e tutti colpevoli di questo difetto, che ci porta alla fine al classico muro contro muro, che perlomeno qui su CS rimane nei termini civilissimi di un confronto sempre rispettoso della persona e della dignità di ciascuno.
      Detto questo, immagino che se un “ateo” parla di religione a ogni pie’ sospinto lo faccia perché qualcosa gli importa dire o, meglio, perché gli importa mettere in luce le contraddizioni della religione (o di certa religiosità da salotto, quella dei perbenisti per intenderci) per portare acqua al proprio mulino, che è quello la cui pala gira per informare i disattenti/indottrinati che esistere anche un’etica senza Dio (etica che lei, prof. Masiero, nega per principio che possa esistere).
      Poi, ampliando il breve concetto in premessa, perché ci si meraviglia che un ateo (ma anche un agnostico o più semplicemente uno spirituale extra religioni) parli a ogni pie’ sospinto di religione (qui da noi incarnata dalla Chiesa cattolica)? Visto che i religiosi/credenti parlano ormai a bocca piena di ateismo e dei difetti del materialismo (altra grossolana generalizzazione)? Questo forse perché in ognuno di noi c’è un anima religiosa e un’anima profana?

      • Giorgio Masiero on

        Per la verità, Cipriani, io pensavo a Odifreddi – ha notato come sia intervenuto alla fine solo nelle domande su Gesù e abbia schivato quelle scientifiche? – o a Pievani o a Boncinelli, ecc., ecc., e i Suoi commenti di oggi mi avevano solo offerto lo spunto per questa osservazione.

        • Giuseppe Cipriani on

          Questo, in ogni caso, mi conferma anche in quello che sostenevo… E perdoni se ho interpretato quel suo “atei” in modo da sentirmi preso in causa direttamente.
          Su Odifreddi, effettivamente, ho notato; ma del resto come biasimarlo? Quella “tetta” gli ha dato delle belle… soddisfazioni economiche e ci ha costruito su più di qualche convinzione. Sul fatto che abbia scansato le questioni scientifiche, diciamo che più che altro m’ha deluso che non abbia nemmeno preso in considerazione le osservazioni del prof. Pennetta. Magari il confronto era fin troppo dispersivo (con molti interventi) e per lui risultava oltremodo difficile rispondere a ciascuno… Ci ha provato all’inizio, ma poi ha mollato.

          • Giorgio Masiero on

            Né quelle, per me molto originali, di Giuliani. E poi tante altre, tra cui il Suo invito. Solo quelle religiose, proprio lui che anche stavolta aveva ripetuto di non essere interessato alla religione.

  10. È vero, ha ragione il dr. Pennetta che si sta parlando di altro, di meccanismi legati alla ghettizzazione di intere popolazioni mediante un uso strumentale della scienza.
    E tuttavia ciò che riporta Cipriani non è soltanto il suo personale punto di vista, ma ciò che accadeva nella realtà di tutti i giorni, appena qualche decennio fa.
    E poiché è sempre necessario riferirsi a fatti concreti e ben documentati è sufficiente per esempio rifarsi al caso dei coniugi Bellandi di Prato, la cui unica colpa fu quella di sposarsi civilmente in comune e non in chiesa. Correva l’anno 1956.
    La vita dei Bellandi, sia quella affettiva sia quella lavorativa fu devastata per volontà del vescovo di allora. Si tratta di fatti ignominiosi oggi impensabili, ma certo non per merito della Chiesa, che obtorto collo, si è via via adeguata ai tempi.
    Allora la Chiesa aveva il potere di fare il bello e il cattivo tempo. Il giudizio di un parroco dato a un giovane o peggio a una ragazza, decideva il loro destino in qualsiasi ambito, nel lavoro, come nella vita di relazione. C’era l’abitudine di chiedere al parroco notizie sulla moralità dei giovani e quindi chi avrebbe osato mettersi contro un parroco, figurarsi contro un vescovo.
    Oggi la Chiesa si arrampica sugli specchi nel tentativo estremo di richiamare le pecore all’ovile e di limitare quella che ormai appare spesso come una vera transumanza dell’intero ovile verso altri lidi. Con la scusa della “nuova” pastorale, un vero colpo di genio, si tenta il tutto per tutto pur di accarezzare e accontentare i divorziati e s’incomincia a sussurrare che anche nelle coppie di fatto ci può essere del buono e qualcosa di buono ci può essere perfino nelle coppie omosessuali.
    A me vien da ridere, a voi no?

    • Va bene, allora porto anche io una storia vera, quella di Galileo Galilei che ebbe tre figli nati fuori da matrimonio di cui l’ultimo, Vincenzo, nato nel 1606.
      Ma Galilei non subì per questo nessuna emarginazione, tanto che nel 1611 venne acclto entusiasticamente a Roma dallo stesso Papa Paolo V e dal Cardinale Barberini che sarebbe stato suo strettissimo amico, divenendo membro dell’Accademia dei Lincei.
      La vicenda dei coniugi di Prato parla di un periodo di transizione nel quale una rivoluzione nei costumi era alle porte, solo una decina d’anni dopo il libero amore degli Hyppie avrebbe reso tutto diverso.
      Riguardo all’ultima parte dell’intervento come è noto non parlo di questioni riguardanti la Chiesa in senso stretto.

      • Giuseppe Cipriani on

        Prof., lo sappiamo benissimo che con i potenti, e magari per opportunità, la Chiesa un occhio l’ha sempre chiuso.

        • ” lo sappiamo benissimo che con i potenti, e magari per opportunità, la Chiesa un occhio l’ha sempre chiuso.”
          Per prima cosa Galilei non era un ‘potente’ ma semmai una ‘celebrità’.
          Come esempio di Chiesa che “ha sempre chiuso un occhio con i potenti” pensiamo che proprio nel ‘500, per non ‘chiudere un occhio’ con Enrico VIII, si arrivò alle estreme conseguenze della perdita della Chiesa d’Inghilterra.
          Quanti luoghi comuni.

          • Giuseppe Cipriani on

            Mi meraviglia, prof., che per portare acqua al suo mulino sia sempre costretto a trovare esempi eclatanti, scordando di cogliere il senso del mio assunto (pure di parte) precisando che si trattava di celebrità…
            Su Enrico VIII, forse dimentica che lo scisma fu in gran parte dovuto alla voglia di indipendenza del clero inglese che “spinse” il sovrano al gran gesto… Da notare, tra l’altro, che in genere i papi non opponevano veti a principi e re che volevano separarsi dalle consorti: dicono gli storici che il rifiuto fu determinato dal timore di scontentare il parente più importante (e potente!) di Caterina d’Aragona, l’imperatore Carlo V, che inoltre rappresentava in quel momento un baluardo contro la diffusione del luteranesimo (che sia un’altra lettura di parte?).

          • Su Galileo non esiste neanche il fattore ‘celebrità’.
            Infatti quando stava a Padova ed era un professore di seconda fascia all’università il suo concubinaggio non gli creava comunque nessun problema con la Chiesa e le autorità.
            Il clero inglese aveva tanta voglia di indipendenza che finì a dipendere totalemente dalla corona inglese!
            E comunque i numeri non erano certo a favore di Enrico VIII che infatti dovette imprigionare un bel pò di vescovi per farli ‘ravvedere’ e per chi non si ravvedeva provvedette appena divenuto capo della Chiesa inglese a sostituirli.

    • Giorgio Masiero on

      La mia osservazione a Cipriani, Simone, era un’altra ancora e riguardava la contraddizione logica di coloro – Odifreddi, Pievani, ecc. – che da un lato dicono che solo la scienza (sperimentale) è vera, che la filosofia è bla bla e che a loro la religione non interessa, e dall’altro nei loro libri non fanno che filosofare e parlare di religione.

    • A me vien da ridere, si’… soprattutto quando si dicono queste cose dopo l’indegna gazzarra organizzata ad arte contro le presunte compagnie “boccaccesce” del Primo Ministro…
      Addirittura “vita devastata“…
      La rossissima Prato era piena di comunisti, avrebbero ben potuto loro “sostenere” l’attivita’ di quei signori…
      Ma perche’, se un negoziante mettesse un cartello nel suo negozio “a me non piacciono i negri”, tu ci andresti a fare la spesa?
      Incidentalmente, proprio quelli che difendono la morale cattolica, molto piu’ di tanti e troppi vescovi aggrappati alla poltrona e beati degli applausi del politicamente corretto, vengono discriminati, o addirittura licenziati dai loro posti di lavoro…

      • Probabilmente lei ignora, sig. Piero, la vera storia e le angherie che hanno subito per anni i coniugi Ballanti.
        Poco male, se vuole non è difficile informarsi: si tratta di un luminoso esempio della “misericordia” che allora andava per la maggiore, verso coloro che non si adeguavano.
        Grazie al cielo, i tempi in cui Berta filava sono passati ed è poco probabile che tornino.
        A proposito del Primo ministro: ho riso anch’io dopo la mitica “contestualizzazione” da parte di Mons. Fisichella.
        Ricorda?

        • Eccolo qua quello che successe a Prato…
          http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-vescovo-che-sfido-il-pci-con-il-sostegno-di-tre-papi-10934.htm

          Eccone un altro che non ha capito NIENTE (questa volta con l’aiuto della Chiesa attuale) della “misericordia”…
          Poveri cocchi… ANGHERIE addirittura…
          Bagnasco e’ stato un pessimo vescovo e un pessimo presidente CEI, ma solo un idiota potrebbe scandalizzarsi per una mezza bestemmia detta in una barzelletta (stupida), soprattutto se poi nei fatti detto idiota appoggia o propaganda “valori” e cose assolutamente fuori da ogni logica cristiana : ne consegue che uno non potrebbe recitare in un film in cui il suo personaggio tradisce la moglie o fa azioni malvagie…
          poveri voi, ma ridotti a questo punto siete???

  11. Simone e sui missionari massacrati che mi dice? Oppure lei a parole verso la chiesa solo quando c’è da infangarla? Mi sembra che lei soffra di una miopia di comodo …

    • Io ne ho conosciuto uno, Fra Carlo Mosca, Comboniano, unico sopravvissuto al massacro di 4 comboniani, 3 morti e lui ferito in Congo a Rungu nel 1964.
      Ho visto la ferita ancora in fase di guarigione ho ascoltato dalla sua voce il racconto, il colpo di fucile e poi gettato nel fiume infestato di coccodrilli da cui si è lasciato trascinare per qualche decina di kilometri, l’arresto, i maltrattamenti e poi la liberazione da parte dei belgi.
      Alla domanda di mio padre “E adesso cosa farà” la sua risposta è stata “Tornerò in Africa”.

      Questa è la chiesa causa e radice di tutti i mali.

        • e per me è stato un incontro davvero unico che mi ha segnato (in bene credo io) per la vita.
          E’ da quell’incontro che è nato il mio interesse, se non il mio amore per l’Africa.
          Avevo solo 7 anni eppure ricordo quell’incontro come fosse avvenuto ieri

      • Giuseppe Cipriani on

        Sono queste persone che… salvano la Chiesa. Vi ricordate un certo San Francesco? E la regola francescana? E ai nostri giorni un altro grande, non sempre capito dalle gerarchie, è il padre Alex Zanotelli.

        • Sì San Francesco e la sua regola ma sarebbe bene ricordare anche che San Francesco si è sottomesso alla gerarchia, cercando l’approvazione papale e obbedendo sempre ad essa.
          Questo particolare viene sempre taciuto o appena sfiorato.

          Su Padre Zanotelli non sono in grado di dire molto.
          Sicuramente è uno che non si risparmia ma ho l’impressione che stia più dalla parte di chi pensa che “la missione della chiesa è la giustizia sociale” piuttosto che da quella che la missione della chiesa sia quella di glorificare Dio e portare più gente possibile verso la salvezza (eterna, non economica, che fra l’altro non esiste). Non mi spingo oltre perchè non ho elementi e ribadisco che si tratta solo di un’impressione.

          Non che la giustizia sociale sia sbagliata, ovviamente, ma inviterei a leggere “Il dialogo della Divina Provvidenza” a proposito della differenza di “un’opera di bene” ed “un’opera di bene dedicata a Dio”.
          Per un ateo non ha molto senso, lo capisco, ma per uno che si dice Cristiano dovrebbe averne molto.

          Concludo qui visto che stiamo trascendendo

          • Giuseppe Cipriani on

            Hai detto cose vere.
            Aggiungo che San Francesco s’è salvato proprio in quella maniera, sottomettendosi, altrimenti diventava un eretico anche lui.
            Padre Alex Zanotelli segue certamente la cosiddetta teologia della liberazione, e a questo riguardo una certa “apertura” di papa Francesco contribuirà forse a rivalutare figure come la sua, più impegnate sul campo dell’azione che in quello della preghiera (schematizzazione che reputo per primo approssimativa, ma fatta solo per rendere ancor più l’idea).

          • MA NON DICIAMO SCIOCCHEZZE!!!
            Ma quale eretico!
            Ma perche’ non parli di quello che conosci?
            ma basta con sti luoghi comuni!

          • Giuseppe Cipriani on

            Che ho detto di tanto strano Piero che alzi la voce?
            Spero che tu sia d’accordo che gli eretici, ai tempi di San Francesco, erano bruciati e uccisi per gli insegnamenti non ortodossi e/o per le critiche che facevano al papato, alla Chiesa e ai suoi costumi. Un’altra ragione, e non ultima, per la quale venivano trucidati e arrostiti era che non obbedivano alla Chiesa. D’accordo?
            Chi invece sapientemente obbediva alla Chiesa, ha potuto tentare di risanarla dall’interno, come appunto ha cercato di fare il nostro San Francesco, che – in nome del Vangelo – ha scelto di fare il povero. Per capirci, tra il santo patrono d’Italia e un Valdo qualsiasi non c’era molta differenza di vita e conduzione di vita: la vera differenza, quella che ha permesso che Lui, il Nostro, la scampasse, è stata che obbediva e si sottometteva alla Chiesa: e la Chiesa, sapientemente anch’essa, ha visto che era cosa buona e giusta accogliere il poverello di Assisi e farne un proprio punto di forza proprio contro le eresie allora imperanti…
            Ecco quel che intendevo, ma se anche a questa storia contrapponi la tua controstoria, allora difficilmente ne verremo fuori.

            Per info degli amici, per approfondire, per allargare gli orizzonti… agiografici, si può anche leggere:
            http://www.homolaicus.com/teorici/francesco/francesco_assisi.htm

          • Giuseppe Cipriani on

            Probabilmente del sito homolaicus, e del suo curatore, hai nessuna conoscenza e un’idea preconcetta. Mi spiace per te e a questo punto non mi meraviglia che le tue fonti siano, senza offesa, le agiografie alla “Gesù bambino che viene nel tuo cuoricino”… Pazienza.
            Quel che sta avvenendo in america latina (per colpa di Alex Zanotelli? Analisi profonda, eh?) guarda caso sta avvenendo anche in Italia. Magari si salva, guarda caso di nuovo, il continente africano (ha lavorato anche lì il nostro Alex, sai?), dal quale siamo costretti a importare, forse presi per fame, preti e suore.

          • Giuseppe Cipriani on

            Certo che oggi abbiamo abusato della pazienza del prof. Pennetta rimanendo costantemente OT.
            Colpa mia e scuse al prof.
            P.s.: magari si potrebbe aprire una sezione titolata “Critica religiosa”, in cui far confluire/deviare confronti tra contrapposte tendenze…

        • Ma come si puo’ storpiare cosi’ la storia con i propri paraocchi ideologici?
          Il Sultano sottopose a Francesco D’Assisi un’altra questione:”II vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vuol togliervi la tonaca,dunque voi cristiani non dovreste imbracciare armi e combattere i vostri nemici”; rispose il beato Francesco:”Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Il perdono di cui Cristo parla non è un perdono folle, cieco, incondizionato, ma un perdono meritato. Gesù infatti ha detto: “Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino e, rivoltandosi, vi sbranino”. Infatti il Signore ha voluto dirci che la misericordia va dispensata a tutti, anche a chi non la merita, ma che almeno sia capace di comprenderla e farne frutto, e non a chi è disposto ad errare con la stessa tenacia e convinzione di prima. Altrove, oltretutto, è detto: “Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano da te”. E, con questo, Gesù ha voluto insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la pupilla dell’occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e dall’amore del nostro Dio. Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo massima giustizia quando vi combattono, perché voi avete invaso delle terre cristiane e conquistato Gerusalemme, progettate di invadere l’Europa intera, oltraggiate il Santo Sepolcro, distruggete chiese, uccidete tutti i cristiani che vi capitano tra le mani, bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla sua religione quanti uomini potete. Se invece voi voleste conoscere, confessare, adorare, o magari solo rispettare il Creatore e Redentore del mondo e lasciare in pace i cristiani, allora essi vi amerebbero come se stessi”.

          L’episodio è tratta dal numero 2691 delle Fonti Francescane, una raccolta di testi riconosciuta e approvata dalla Chiesa sulla storia dell’Ordine francescano e i suoi protagonisti. L’Opera è risultata fondamentale per numerosissime questione in materia di fede, o per l’agiografia di numerosi santi, tra cui proprio San Francesco.

          Insomma, in un colpo solo Francesco, il santo prediletto da Dio, che era già divenuto frate e preso i suoi voti, difese l’opera del crociati e propose al sultano la conversione. Egli non riuscì tuttavia nel suo intento, ma suscitò profonda ammirazione nel sultano che lo vide come un sant’uomo e lo trattò con rispetto: dopo aver offerto invano a Francesco numerose ricchezze, lo lasciò tornare incolume all’accampamento dei crociati.

          • Giuseppe Cipriani on

            Beh, Piero, che dire? Alla luce di tutto questo, e scusa la tristissima ironia, allora si può giustificare tutto… Comunque, per rimanere nel concreto, mi pare sia ben differente il difendersi dall’aggressione dall’attaccare diventando aggressori.

  12. La Chiesa è santa, ma fatta di peccatori, tuttavia ha accumulato e accumula numerosi nemici nel corso della storia, al momento noi cresciamo e veniamo educati (ammaestrati, in molti casi) con la storiografia e l’informazione fatta dagli attuali poteri dominanti che sono per lo più ostili alla Chiesa, quindi ci dobbiamo sorbire un’infinità di versioni distorte della storia, una vera e propria vulgata che percorre la solita litania: potere temporale, crociate, inquisizione, nepotismo, lotta alla scienza, caccia alle streghe, massacri vari…insomma il peggio del peggio della storia. Poi però se ci si va a informare anche dalla storiografia che difende l'”accusato” si capisce come molte cose ce le abbiano raccontate distorcendole o anche inventandole di sana pianta, giusto per screditare questa millenaria e gloriosa istituzione. Per fortuna ci sono stati storici non credenti che hanno onestamente rivelato questo inganno, come il medievalista belga Léo Moulin che ha notoriamente stigmatizzato l’autolesionismo attuale di molti cattolici, pronti sempre a flagellarsi per le colpe dei loro confratelli del passato. E’ paradossale peraltro che i moderni relativisti smettano di essere tali quando devono affrontare le questioni storiche, ossia tutto è relativo per loro, ma giudicano i nostri predecessori con i criteri di oggi (magari senza nemmeno pensare che domani ce ne saranno altri). Di solito lo fanno solo col cristianesimo, perché guai a toccargli, chessò, i sacrifici umani che erano all’ordine del giorno nelle civiltà precolombiane (che reputano “vittime” delle civiltà cristiane occidentali). In questo modo finiscono anche per rivelare un certo razzismo nascosto, nel senso che assolvono (quando non esaltano) le civiltà non occidentali e quindi non cristiane, come si potrebbero difendere dei “minorati mentali”. Ossia, gli occidentali, vale a dire i cristiani dell’epoche passate, avrebbero dovuto comportarsi come vuole il pensiero “politcally correct” attuale, questo perché le ritengono “più evolute”, mentre alle altre civiltà questo non viene richiesto, ritenendole, senza dirlo, meno avanzate. Come minimo c’è da parte di costoro poca capacità di capire e pensare la storia, ma di base c’è una volontà di attaccare il cristianesimo che è la vera spina nel fianco delle loro coscienze, anche se questo non l’ammetteranno mai, perché significherebbe ammettere di avere una coscienza come quella che la Chiesa attribuisce a tutti gli uomini e questa coscienza, se esercitata e ascoltata, potrebbe bloccare i desideri egoistici di cui sono succubi (sempre senza accorgersene).

    • Giuseppe Cipriani on

      Grazie per questo esercizio di apologetica, per la verità anche soft, con quel giusto grado di amarezza dei toni che lo rende anche tenero.
      Rimanendo ancora OT, dire che la chiesa è fatta di peccatori è dire un’ovvietà sotto gli occhi di tutti. Dico un’ovvietà anch’io: non c’è società umana, organizzazione, club, cooperativa, ecc. che sia fatta di soli “santi” o, più semplicemente, onesti. So anch’io che si condanna il peccato e non il peccatore, quello si dovrebbe cercare di redimerlo, in tutti i campi, religioso o laico che sia.
      Sui “peccati” della Chiesa del passato, il fatto è che spesso venivano compiuti non da singoli individui ma da un sistema che li autorizzava e, anzi, li promuoveva.
      Sulle civiltà precolombiane (mi domando cosa c’entrano… E guarda se ancora oggi c’è bisogno di gente che tra le righe giustifica le aggressioni che hanno subito), direi semplicemente che non c’era stato uno come Gesù Cristo a insegnare certe cose in quel caso. Ed è questo, a mio modesto avviso, che dovrebbe fare la differenza.

  13. Prego. L’apologetica non è una cosa di cui vergognarsi, ma è la “buona battaglia” a cui invitava S. Paolo, al giorno d’oggi richiede solo un minimo di coraggio, almeno qui da noi (in altri contesti ne richiede molto, ma molto di più).
    La Chiesa del passato che commetteva i famosi “crimini” era la massima espressione della civiltà occidentale dell’epoca. Solo pochi esempi: prendiamo i morti fatti dalle varie inquisizioni, sono stati calcolati con una stima “generosa”, in circa 40 mila in 7 secoli…..e la maggioranza sono a carico dall’inquisizione spagnola e non dal “Vaticano”, sono sempre troppi, ma i tribunali civili (laici) delle stesse epoche erano quelli che mandavano a morte continuamente i rei con rapidi processi sommari. Per assistere però all’apoteosi di questa pratica dobbiamo aspettare che ci si liberi del potere terreno della Chiesa e che la ghigliottina faccia in pochi anni quello che la Chiesa non era riuscita a fare in 7 secoli, vale a dire oltre 100 mila morti. Ma è ancora poco perché con il comunismo ateo si arriverà a milioni di condannati a morte dagli stati “laici”. Quindi quando i non credenti rimproverano qualcosa alla Chiesa dei tempi sorge facilmente il sospetto che la possano accusare di “dilettantismo” perché non riuscì mai a raggiungere tale efficienza sterminatrice 🙂
    Prendiamo poi Galileo, la sua storia è stata altamente deformata dalla storiografia ideologicizzata, di fatto il nostro non fu mai maltrattato, non disse mai l'”eppur si muove”, non riuscì a portare una prova a favore di quanto sosteneva e la Chiesa gli disse semplicemente che con quelle prove non ci si poteva pronunciare per un sistema piuttosto che per l’altro. Le prove giuste arrivarono oltre 2 secoli dopo col pendolo di Foucault…. Galileo di fatto restò un cattolico che oggi considereremmo “esagerato” e questo lo si evince dal carteggio con la figlia che lui volle si facesse suora. Una cosa poco nota emersa di recente è un suo scritto dove negava la “transustanziazione”, ossia la trasformazione del pane e del vino della Comunione nel corpo e nel sangue di Cristo. La “cattivissima” Inquisizione romana, prontamente informata dai sui colleghi e avversari, rispose semplicemente che il Galilei non era competente in materia….
    Certo, si dirà che Giordano Bruno finì sul rogo in quel periodo. E’ vero, ma diciamo subito che il nolano non fu certo cercato e prelevato dalla braccio secolare della Chiesa, ma venne denunciato dal suo protettore e cliente, un nobile veneziano che non era soddisfatto delle sue presunte arti magiche. Sì, perché questo eroe del “libero pensiero” , degli illuministi, dei positivisti e razionalisti vari, era un esponente del cosiddetto “pensiero magico”, nonché uno che praticava appunto le arti magiche. Va bene, questo non dovrebbe comportare di per sé una condanna a morte, ma a quei tempi era così e solo la Chiesa non seguiva pedissequamente i tribunali civili che condannavano a morte anche senza prove e senza alcun tipo di garanzie per gli accusati. Il processo al Bruno, che si face di continuo beffe dei propri accusatori, durò ben nove anni, un garantismo “ante-litteram” che non aveva uguali a quell’epoca e che ora ci pare del tutto naturale, ma solo perché siamo qui, nelle democrazie occidentali di questo periodo storico e in una di quelle democrazie occidentali, che all’interno di questa ristrettissima elite, ha abolito la pena di morte da qualche decennio (un po’ prima di Francia, Inghilterra, Spagna, mentre negli USA, la “democrazia guida e modello”, non c’è verso di provare ad abolirla…). Come si vede parlare di storia significa praticare del giusto “relativismo”, ossia provare a capire il pensiero e l’agire degli uomini delle varie epoche, prima di esprimere giudizi che non hanno molto senso in prospettiva storica.

    • Giuseppe Cipriani on

      Potrei essere d’accordo con le sue conclusioni riguardo al “giusto “relativismo”” (quando si usano troppi virgolettati in fondo, me compreso, non si è mai troppo sicuri di nulla)… Ma in prospettiva storica bisognerebbe usarlo sempre, e magari anche nel giudicare altro, per par condicio, no? Invece si usano spesso due metri e due misure e di questo siamo COLPEVOLI TUTTI, convinti tutti di avere la verità in tasca, con le nostre certezze da sapienti, con le quattro nozioni quattro che ci infarinano il cervello… E scusate l’amarezza di questi toni, che rivolgo anche a me stesso.

  14. Uso i virgolettati perché la rete è piena di pignoli che ti fanno le pulci se usi un termine non proprio ortodosso e corretto, non perché abbia dubbi personali riguardo a quel termine. Metto le virgolette per non farla lunga e con la massima fiducia nelle capacità di comprensione e intuizione dell’interlocutore che reputo all’altezza di capire il rimando e il salto logico. In prospettiva storica, sotto accusa c’è comunemente la Chiesa e il cattolicesimo, quindi sono gli altri che giudicano ed emettono sentenze di condanna, io provo giusto a difendere chi è accusato, a mio avviso, ingiustamente. Io non ho in tasca delle certezze da sapienti, ho solo scoperto che mi avevano raccontato un sacco di frottole e che ci provano sempre. Anche ieri sera la RAI dava la solita reinterpretazione finto-storica di S. Ambrogio da parte del solito Fo per il quale tutti i santi e Cristo stesso sono solo dei mancati compagni, quando semmai è la sua ideologia ad aver saccheggiato a piene mani il cristianesimo e continua a volerci infarinare il cervello, dopo aver cosparso il mondo per decenni di lutti, distruzioni e fallimenti. L’amarezza è tutta mia…

  15. Qualche prova che negli “ambienti accademici” giri il fraintendimento di cui Watson si è scusato? Cosa avrebbe di antiscientifico e razzista il QI? Forse il cronometro che mostra come in media gli altleti di colore siano più veloci di quelli bianchi è razzista? Questo implica che i bianchi sono lenti e i neri veloci? Una misura è una misura. Il punto è capirla e non fraintenderne il valore e il significato, come Watson ha fatto. Soprattutto quando tale interpretazione -quella sì- può scatenare ideologie razziste. E’ colpa della scienza se sottolinea fatti scomodi per la politica o per la religione?

    Dopo che le derive ideologiche si sono manifestate, incolpare la comunità scientifica dicendo che tali idee ci “circolerebbero” non è sono anti-scientifico, ma una illazione infamante, al pari dell’idea che i neri sarebbero meno intelligenti dei bianchi.

  16. Giorni orsono in un profilo del mio vecchio partito(sono “socio”nella sede di Bologna) sono entrato in dibattito su la “guerra” tra ucraini e russi(di questi anni) con un amico che ha sposato un’ucraina ;dunque difende quella parte;ricordardogli i massacri disumani dei suoi amici di Kiev(in risposta ad altri massacri) e paragonando la ferocia,la violenza,l’assurdità di tanto odio;anche se in difesa di un territorio;ai massacri da me visti in Ruanda-Burundi di varii anni orsono.Facendomi arrivare alla MIA conclusione, che bianchi e neri pari sono……….nonostante che la maggioranza dei premi nobel siano ad appannaggio di gente con la pelle chiara.

Exit mobile version