UCCR: recensione di “Inchiesta sul darwinismo”

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Sul sito UCCR, Michele Forastiere recensisce “Inchiesta sul darwinismo”.

Un’analisi molto precisa che mostra una profonda comprensione delle dinamiche più nascoste dell’ideologia che sottostà al darwinismo.

 

 

Comunque la si pensi, esistono pochi dubbi sul fatto che la teoria darwiniana dell’evoluzione abbia prodotto enormi effetti in tutti i campi della conoscenza umana: in ciò superata solo – forse – da quella della Relatività di Einstein. È noto che la teoria di Darwin doveva rappresentare (nelle intenzioni di alcuni suoi divulgatori, come Thomas Henry Huxley e H. G. Wells) la rivoluzione scientifica definitiva – quella destinata non solo a spodestare l’Uomo dal suo piedistallo di vertice della Creazione, ma anche ad allontanare sempre più Dio da essa.

Non tutti sanno, però, che la creatura di Charles Darwin – il cui atto di nascita è la pubblicazione, nel 1859, de “L’origine delle specie” – ha in realtà antenati molto antichi e insospettati. Il libro di Enzo PennettaInchiesta sul darwinismo.Come si costruisce una teoria: scienza e potere dall’imperialismo britannico alle politiche ONU” (Cantagalli, 2011) rintraccia quegli antenati e li espone in piena luce. Non solo: attraverso un’analisi dettagliata dei documenti, l’autore descrive il percorso, per certi versi sorprendente, che ha portato allo sviluppo dell’attuale concezione darwinista – dalla definizione di una “casta sacerdotale” di scienziati nella “Nuova Atlantide” di Francis Bacon, alla sua incarnazione nella “Royal Society” britannica; dalla formulazione delle dottrine classiste dell’economista Thomas Malthus, alla loro traduzione nella teoria della selezione naturale di Darwin; dall’assunzione de “L’origine delle specie” come nuova “Bibbia” degli scienziati vittoriani, alla definitiva trasformazione del suo concetto fondamentale in paradigma culturale dominante.

È proprio quest’ultima metamorfosi che rende tanto difficile sottoporre a critica scientifica la versione moderna della teoria di Darwin, la cosiddetta Teoria sintetica dell’evoluzioneneo-darwinismo. La creatura del naturalista inglese si è infatti accresciuta enormemente nel corso dell’ultimo secolo, arricchendosi non tanto di nuove prove sperimentali a suo sostegno – semmai il contrario – quanto piuttosto di un sempre più imponente apparato propagandistico, funzionante su più livelli (didattico, accademico, politico, divulgativo, perfino letterario): diventando un vero e proprio Leviatano, verrebbe da dire, che reagisce in maniera feroce e totalmente spropositata al minimo attacco. In effetti la critica, nel mondo della scienza, sarebbe una prassi del tutto legittima, dal momento che ogni teoria deve poter essere sottoposta – per sua natura – a un processo di continua verifica sperimentale. La condizione del neo-darwinismo, però, è da molto tempo tale che chiunque osi evidenziarne un punto debole rischia come minimo la censura accademica. Pennetta cita come caso esemplare quello di Richard Goldschmidt, la cui immagine di scienziato venne sistematicamente distrutta, solo perché si era permesso di formulare una teoria non gradualistica dell’evoluzione – in contrasto, dunque, con un singolo (sebbene fondamentale) aspetto del neo-darwinismo. Bisogna del resto osservare che le ipotesi di Goldschmidt non erano nemmeno tanto assurde, come nota Stephen Jay Gould.

Insomma, il Leviatano di Darwin – questo erede abnorme di una normale, falsificabile teoria scientifica – risponde con violenza a qualunque voce di dissenso, sebbene sostenuta dalla ragione e dalla scienza. Come osserva Pennetta nell’Introduzione di “Inchiesta sul darwinismo”, tale reazione consiste oggi soprattutto nella denigrazione di colui che critica, cui viene attribuita automaticamente (e quasi sempre falsamente) l’etichetta di creazionista – vale a dire di persona che crede ciecamente a un’interpretazione letterale della Bibbia, e che si rifiuta di riconoscere la validità della scienza. È evidente che una qualifica del genere è potenzialmente in grado di stroncare la carriera di ogni scienziato credente – sebbene sia chiaro che non esiste alcun reale conflitto tra scienza e fede, come tentiamo di evidenziare continuamente in questo sito. Perciò, per non cadere nella trappola di questa inesistente contrapposizione, l’autore dichiara fin dal principio, in modo scientificamente ineccepibile, di assumere una posizione critica sia verso il neo-darwinismosia verso il creazionismo fondamentalista.

È a partire da questo non irrilevante assunto, che Pennetta dà il via a una disamina – approfondita e scevra da pregiudizi – in cui mette in mostra le potenti spinte ideologiche e politiche che hanno sostenuto nel tempo la teoria di Darwin, e che hanno reso via via sempre più difficile l’apertura di un serio dibattito scientifico su di essa. All’autore, però, non preme tanto sottolineare le debolezze scientifiche che la Teoria sintetica dell’evoluzione va mostrando ormai sempre più chiaramente (debolezze cui pure fa cenno più volte nel testo), quanto evidenziare le motivazioni e gli effetti socio-politici dell’ideologia, dogmatica e onnipervasiva, che ad essa si è andata associando – il darwinismo, appunto. Effetti non piccoli, se si considera che – come dimostra Pennetta nel suo appassionante libro – le idee darwiniste sono in grado di orientare la politica internazionale degli stati occidentali, e perfino dell’ONU…

Michele Forastiere
michele.forastiere@gmail.com

Dal sito UCCR

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

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