HOMO SAPIENS:proposta per una mostra sull’antropologia darwinista

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La mostra HOMO SAPIENS al Palazzo delle esposizioni è titolata:la grande storia della diversità umana.

E infatti il pigmeo Ota Benga, fu trattato proprio come un “diversamente umano”

Ota Benga era un pigmeo che apparteneva alla popolazione  Batwa dell’allora Congo belga. Sopravvisse al massacro di gran parte dl suo villaggio da parte di una milizia del re Leopoldo II del Belgio, ma in quell’episodio vennero uccisi la moglie e due suoi bambini.

 

L’uomo d’affari statunitense Samuel Phillips Verner si trovava in Africa nel 1904 per conto di una società, la St. Louis World’s Fair, per conto della quale doveva riportare dei pigmei da utilizzare in un’esibizione. Samuel Phillips Verner contrattò l’acquisto di Ota Benga con una tribù di mercanti di schiavi e come stabilito lo utilizzò insieme ad altri per l’esposizione del 1904, al termine della stessa, secondo i patti, lo avrebbe rinviato al suo paese d’origine.

Sembra che fu proprio Ota Benga a chiedere a Verner di restare con lui e fu così che finalmente, nel 1906, il pigmeo poté essere sottoposto all’attenzione di Hermon Bumpus, l’allora direttore del American Museum of Natural History, che accettò di alloggiarlo nel museo stesso. Ma Ota Benga incominciò a diventare difficile da trattare e tra gli episodi viene menzionato quello in cui gettò una sedia alla filantropa Florence Guggenheim quasi colpendola alla testa. Fu così che nacque l’idea di trasferirlo allo zoo.

William Temple Hornaday, il direttore dello zoo, approvò il trasferimento di Ota Benga e così l’8 settembre 1906 i visitatori poterono vederlo libero di aggirarsi negli spazi dello zoo, tra i quali la gabbia delle scimmie. Dato il successo dell’iniziativa, egli venne incoraggiato a trascorrere sempre più tempo in quella gabbia, allo scopo gli venne appesa l’amaca e gli fu fornito l’arco con le frecce per potersi esibire al loro lancio. Seguì un articolo di giornale che parlava di un Boscimano ingabbiato con le scimmie del Bronx e la risposta del pubblico fu immediata.

Il fatto suscitò le proteste del Reverendo James H. Gordon del Howard Colored Orphan Asylum di Brooklyn, il clima razzista di quell’inizio ‘900 è evidenziato dal fatto che il sindaco della città, George McClellan, rifiutò di incontrare il Reverendo Gordon per appoggiare la sua causa e si congratulò invece con il direttore dello zoo, William Temple Hornaday che per risposta gli scrisse: “Quando la storia del giardino zoologico sarà scritta, questo sarà il suo passaggio più divertente.”

Il Reverendo Gordon disse che l’esibizione voleva “essere evidentemente una dimostrazione della teoria di Darwin sull’evoluzione”.


La vicenda è stata ricostruita in un articolo apparso sul New York Times il 6 agosto 2006

Tratto da: The New York Times August 6, 2006 The Scandal at the Zoo By Mitch Keller.

 

Ota Benga fu infine tolto dallo zoo ma non superò mai i contraccolpi della sua avventura umana passata attraverso la guerra, il mercato degli schiavi, lo sradicamento dalla sua terra e la triste vicenda dello zoo, così nel 1916 si tolse la vita.

Questa vicenda non rientra nei casi che hanno avuto un rilevo nelle sorti della teoria di Darwin ma fornisce un’utile possibilità di comprendere come all’inizio del XX secolo la teoria stessa potesse essere coinvolta in questioni che avrebbero dovuto restarle estranee. Darwin fu accusato di essere all’origine di un razzismo con pretese scientifiche, quello che si chiamava “darwinismo sociale”.

È di particolare interesse però constatare che il darwinismo sociale non era stato, a dispetto del nome con il quale ancora oggi viene indicato, un’idea di Charles Darwin, ma del suo contemporaneo Herbert Spencer ( 1820 – 1903) un filosofo che sviluppò un’idea di evoluzione cosmica e biologica alla base del progresso umano.

Spencer rese note le sue idee col libro Progress: Its Law and Cause pubblicato (1857), due anni prima dell’Origine delle specie di Darwin.

Per allontanare da Darwin il sospetto di aver favorito teorie razziste legate al darwinismo sociale si fa in genere riferimento ad affermazioni come la seguente da lui riportata in “L’origine dell’uomo e la selezione sessuale” del 1871:

La questione se il genere umano consista di una o più specie è stata molto discussa negli ultimi anni dagli antropologi, che sono divisi nelle due scuole di monogenisti e poligenismi. Quelli che non ammettono il principio dell’evoluzione devono considerare le specie come creazioni separate o in certo modo come entità distinte……

Quei naturalisti, d’altra parte, che ammettono il principio dell’evoluzione… saranno senza dubbio convinti che tutte le razze umane discendono da un singolo ceppo primitivo.

Ed Tascabili Newton, L’origine dell’uomo cap. VII pag. 145

Darwin, in accordo alla sua teoria, non avrebbe dunque potuto essere razzista in quanto l’idea di “razza” sarebbe stata associata al concetto di “creazione separata” in antitesi a quello di evoluzione. Ma in realtà il passaggio riportato testimonia solo che Darwin era in generale contrario al concetto di “specie”, mentre sosteneva con convinzione quello di “razza”, che evidenzia proprio in riferimento a quelle umane.

Inoltre è lo stesso Darwin sempre in “L’origine dell’uomo” a chiarire il suo pensiero, e poche pagine prima di quella sopra riportata dichiara non solo di ritenere corretta l’idea di razza, ma di ammettere l’esistenza di razze superiori e inferiori, concetto alla base del razzismo:

Nel futuro, non tanto lontano se misurato a secoli, ad un certo punto le razze umane civilizzate avranno quasi certamente sterminato le razze selvagge in tutto il mondo.

Nello stesso periodo le scimmie antropomorfe, come ha osservato il prof. Schaaffhausen, saranno state senza dubbio sterminate.

La frattura fra l’uomo e i suoi più prossimi affini sarà allora ancor più vasta, poiché sarà frattura fra l’uomo, ad uno stadio ancor più civilizzato, speriamo, di quello caucasico, ed alcune scimmie inferiori come il babbuino, invece che tra il negro o australiano e il gorilla.

L’origine dell’uomo cap. VII pag. 132

Non può al riguardo non colpire la corrispondenza di questo testo con quanto scriverà dodici anni dopo, nel 1883, Friedrich Nietzsche in “Così parlò Zarathustra”:

Che cos’è la scimmia per l’uomo? Qualcosa che fa ridere, oppure suscita un doloroso senso di vergogna. La stessa cosa sarà quindi l’uomo per il Superuomo: un motivo di riso o di dolorosa vergogna.

Avete percorso il cammino dal verme all’uomo, ma in voi c’è ancora molto del verme.

F. Nietzsche, Cosí parlò Zarathustra, Longanesi, Milano, 1979, pag. 37

Un supporto al darwinismo sociale viene dato dallo stesso Darwin in un altro passaggio dell’Origine dell’uomo, parole in cui si scorge una legittimazione del sistema capitalista e colonialista dell’Inghilterra di quegli anni:

Ma l’eredità della proprietà in se stessa, è molto lontana dall’essere un pericolo; infatti senza accumulazione di capitale le arti non potrebbero progredire, ed è soprattutto mediante il loro potere che le razze civilizzate hanno esteso e stanno ovunque ora estendendo il loro rango, in modo da prendere il posto delle razze inferiori.

L’origine dell’uomo cap. VII pag. 116

Ma per i sostenitori del darwinismo la figura di Charles Darwin è quella del mito fondante di una ideologia e quindi non può essere messo in discussione.

Neanche dalle sue stesse dichiarazioni.

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

5 commenti

  1. Un appunto: ho letto stamattina da mio nonno un articolo di due pagine su Repubblica, a firma di Siegmund Ginsberg, titolato “Uomini e zoo”, affiancato da un articolo di spalla di cui ho dimenticato la firma. Concernente il deprecabile uso, tra Ottocento e Novecento, di esporre individui umani di etnie diverse negli zoo e nei parchi a tema, in nessuna delle due pagine si fa riferimento alla vicenda di Ota Benga.

    Un caso?

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