E l’evoluzione selezionò il “piacione”

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Carlo Verdone interpreta un tipico “piacione”, una tipologia frutto di milioni di anni di selezione naturale?

Il termine popolare “piacione” sta ad indicare colui che si ritiene irresistibilmente attraente, e che quindi immagina che ogni donna che incontra non possa fare altro che essere sedotta dalla di lui avvenenza.

 

Ebbene, uno studio dell’Università di Austin, nel Texas, ha dimostrato che il “piacione” altro non è che un prodotto dell’evoluzione.

Sarà dunque questa la prima vera prova dell’evoluzione per selezione naturale?

 

Che dire, se la notizia fosse giunta da un creazionista qualunque l’avremmo archiviata come una di quelle solite assurdità prescientifiche, ma invece si tratta di uno studio fatto con tutte le regole della scienza moderna e secondo un’ottica evoluzionista, quindi non possiamo proprio ignorarlo o trattarlo con superiorità.

Come riferisce il Corriere della Sera in un articolo intitolato Quegli uomini che si sentono irresistibili « È solo una questione di evoluzione», lo studio dell’Università di Austin è stato pubblicato nientemeno che dalla prestigiosa rivista Psychological Science, ma vediamo cosa afferma lo studio in questione:

Basta che una donna li guardi un attimo di più: lei ci sta, la conquista sarà un gioco da ragazzi. La pensano così molti uomini ed è un atteggiamento che tante ritengono al limite dell’offensivo, ma è un dato di fatto: l’interpretazione dei segnali sessuali è difficile, ambigua e gli uomini spesso e volentieri peccano di ottimismo. Ora una ricerca dell’università di Austin, in Texas, ipotizza che questo tratto assai comune nel sesso maschile sia stato selezionato dall’evoluzione.

Insomma dato che “molti uomini” ritengono di essere irresistibili (l’esperimento è stato condotto solo su 200 studenti maschi e femmine!), spinge i ricercatori texani a trarre la conclusione che tale atteggiamento sia stato selezionato dall’evoluzione. Ma vediamo per quale motivo questo atteggiamento sarebbe stato evolutivamente vantaggioso:

…questi equivoci potrebbero infatti aver avuto un ruolo di rilievo nel successo riproduttivo maschile, stando all’ipotesi formulata da Carin Perilloux, la psicologa che ha condotto lo studio. «Il maschio può fare due tipi di errore nell’interpretare i desideri femminili: può credere che lei ci stia per ricevere poi un sonoro rifiuto, traendone come minimo imbarazzo o una caduta delle proprie “quotazioni” pubbliche; oppure lei potrebbe essere interessata e lui non rendersene conto. In questo secondo caso l’uomo perde sicuramente un’opportunità di accoppiamento, e questo dal punto di vista evolutivo è un indubbio svantaggio».

Insomma, secondo la dottoressa Perilloux, l’evoluzione avrebbe selezionato il maschio della specie umana secondo la categoria che corrisponde alla filosofia del “ogni lasciata è persa”, ma come mai allora così tanti uomini sono invece insicuri e fanno fatica a dichiararsi ad una donna che li interessa? Vuoi vedere che sono destinati all’estinzione?

E che dire allora delle donne che, parimenti agli uomini dello studio texano, ritengono che ogni uomo che incontrano non possa che cadere ai loro piedi?

Ma come abbiamo già detto l’esperimento è stato condotto su un campione veramente esiguo e con un metodo che lascia spazio a troppi dubbi:

Lo studio, pubblicato su Psychological Science, ha coinvolto 200 studenti, maschi e femmine, che si sono sottoposti a una sorta di “speed-dating”: ognuno poteva parlare per tre minuti con cinque diversi candidati partner del sesso opposto.

 

In definitiva sembra proprio che ci troviamo di fronte ad uno di quei casi in cui la ricerca rasenta la cialtroneria, uno di quei casi che riescono solo a dimostrare quanto l’ossessiva ricerca di risposte in chiave evoluzionistica possa influenzare i ricercatori: tutto sembra essere solamente evoluzione e selezione.

Ma se i ricercatori, per la maggior parte, sono così infatuati della selezione naturale, sembra proprio che questa insistenza non faccia molto bene alla causa dell’evoluzinismo, almeno a giudicare dal tenore dei commenti di molti lettori del Corriere.

 

E infine, se veramente la selezione premia chi interpreta ogni sguardo come una disponibilità all’accoppiamento, dovremmo aspettarci una futura evoluzione verso una popolazione di “piacioni” che somiglieranno a tanti personaggi di Verdone?

 

E poi la chiamano “evoluzione”…

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

13 commenti

  1. Da quando in qua essere sicuri di sé stessi dipende dai geni? Chiunque si accorge che la stessa persona, in momenti differenti della vita, può passare dal sentirsi assolutamente sicura di sé alla più totale disistima. Sono cose che succedono, connesse ad eventi della vita. Penso che tra un po’ cercheranno un gene anche per la puntualità agli appuntamenti: uno più puntuale ha più chances di piacere e quindi di accoppiarsi, ma non è questione di geni, è questione di guardare l’orologio.

    • “Da quando in qua essere sicuri di sé stessi dipende dai geni? Chiunque si accorge che la stessa persona, in momenti differenti della vita, può passare dal sentirsi assolutamente sicura di sé alla più totale disistima. Sono cose che succedono, connesse ad eventi della vita.”

      Non dico che non sono d’accordo eh,però detta così uno potrebbe dire che nel momento del cambiamento qualcosa avrebbe permesso l’attivazione del gene responsabile.
      E’ invece pleonastico dire che ,ovviamente, la cosa,anche fosse vera nn riguarderebbe comunque l’evoluzione,è semplicemente il solito caso in cui volenti o nolenti nello studio,nella ricerca,nell’osservazione del momento si inserisce la parolina magica,per ignoranza o per propanga non datur.
      A me viene in mente un “veritas figlia tempori”,riferito al fatto che ciò che piace oggi,ieri potesse non piacere e domani potrebbe tornare a non piacere e un “de gustibus non disputandum est”
      E’ altrettanto pleonastico dire che qualsiasi fosse il campione usato per il test sia stato ben lontano da un soggetto ideale per il test,un soggetto allo stato naturale,ma banalmente sarà comunque influenzato dalla cultura del tempo,dalla società,dalla famiglia,dalla cultura del proprio Paese etc etc..
      Lo studio è infatti frutto del lavoro di una psicologa e le considerazioni sono chiarmente di tipo psicologico,ovviamente.
      Perchè mai un articolo in riferimento a evoluzione naturale e evoluzione?
      Cosa c’entra?
      Certo che a vedere un bombardamento costante di tutte queste notizie sempre riportanti quelle parole,sempre rimandanti a quei concetti,considerando anche il “non degno di risposta perchè..”di cari lettori di Pikaia,il darwin-day che si avvicina,sembra di sentire inneggiare:
      ‘Darwin’ ha sempre ragione.
      Tutto evoluzione, niente al di fuori del ‘neo-darwinismo’, nulla contro il ‘neo-darwinismo’.
      Il nemico del neo-darwinismo’ è il tuo nemico: non dargli quartiere.

      Mah..mi ricordan qualcosa…naaa probabilmente mi sbaglio..

  2. “In questo secondo caso l’uomo perde sicuramente un’opportunità di accoppiamento, e questo dal punto di vista evolutivo è un indubbio svantaggio”
    dunque, secondo questa celebrolesa della Perilloux, ‘l’uomo è cacciatore’, e se si interessa di una donna è solo per preservare la specie! ma da quale reparto di psichiatria l’hanno fatta uscire, a questa?

  3. Alessandro Giuliani on

    Io a questo punto smetterei di interessarmi al contenuto di queste ‘storie proprio così’ visto che una spiegazione evolutiva si può trovare per tutto e per il contrario di tutto. In psicologia poi questo è estremamente facile, infatti essendo l’uomo sociale e razionale, ogni suo comportamento, per quanto bizzarro può essere ricondotto ad una ‘spiegazione razionale’ che ne sveli l’aspeto vantaggioso.
    La questione importante è però se veramente esiste una comunità di persone, che in buona fede, crede di stare facendo scienza portando avanti questi studi, i giornalisti non mi interessano, tanto scrivono qualsiasi cosa a comando per compiacere la linea editoriale del giornale che per la gran parte deriva da interessi economici dei finanziatori..non no il punto è se veramente le università ospitano ricercatori che credono nelle cose che scrivono.
    Se la risposta fosse ‘no’, semplicemente vogliamo diventare famosi e guadagnarci qualche grant, allora si tratterebbe di pura disonestà, niente di particolarmente nuovo, certo poi magari qualcuno ptrebbe crederci ma insomma non è un fenomeno nuovo e neanche troppo preoccupante.
    Se invece , in buona fede, ci credono sul serio bisogna preoccuparsi veramente, questo è modo di pensare di una setta di invasati che ha definitivamente abbandonato ogni ricordo del fare scientifico e della ragione, è difficilissimo avere con loro un qualsiasi confronto in quanto difficilmente ci ptremmo appellare ad uno ‘zoccolo duro’ anche minimale, di modi di pensiero condiviso…

    • Preoccupazione legittima e condivisibile direi.
      Temo che la risposta sia più oscura della ricetta della Coca Cola…o forse no?
      E’ inutile dire che i giornalisti ci metton del loro e in qualche modo sempre “ingigantiscono”,”distorcono” ,volgendolo dove loro interessa,uno studio,un pensiero etc..
      Però anche in questo caso,per esempio,chi conduce lo studio sembrerebbe realmente motivato e fiducioso dei risultati ottenuti,realmente convinto di fare scienza.
      Io credo che esistano entrambi,naturalmente in riferimento a quanto si può leggere ed asoltare e andando a vedere cosa poi venga ,diciamo, portato in applicazioni successive.

      E purtroppo quindi non si può anche che essere d’accordo con il pensare difficile,impossibile un confronto con chi mostra simil pensiero settario.

      Il che porta poi a domandarsi se questo pensiero non sia il frutto esso stesso di un indottrinamento di stampo settario.

    • Alessandro, tu che sei addentro al nostro sistema universitario, dimmi almeno che da noi ancora non siamo arrivati a questo livello!

      Comunque, come già accennavo, credo che le ricadute siano negative anche per chi volesse sostenere una visione scientista.

      • Alessandro Giuliani on

        Non siamo arrivati a questo livello, fortunatamente ci salvano due forze, una buona ed una ‘cattiva’ (ma con buone conseguenze).
        La buona è il fatto che ancora abbiamo una buona cultura filosofica di base, merito in parte (minore) dei licei, ed in parte (maggiore) della cultura materiale Italiana che, grazie a due millenni di Cattolicesimo, di artigianato, di libera iniziativa personale, di famiglia, ha mantenuto un buon fiuto per il senso comune e quindi si difence meglio dalle ‘sole’.
        La cattiva è che da noi la scienza nei salotti dove vive il ceto degli intellettualoidi che legge (e per cui scrivono)i giornali ha un bassa audience, limitandosi a brevi attestazioni onorifiche subito dopo la presentazione con la padrona di casa ‘Ah tu sei uno scienziato allora ! Beato te, quanto sei intelligente..’ ma subito dopo parte il compiaciuto ‘..ma io di matematica non ci capisco niente..’ (sottintendendo con questo non un grave deficit culturale ma un ‘saperla lunga’ sulla vera cultura e, in sovrammercato (perchè poi non sono mai riuscito a capirlo..) essere un animo sensibile, poetico, profondo…

  4. in effetti, sembra che spesso le ‘ricerche’ scientifiche assomiglino ai compiti estivi che danno gli insegnanti, giusto per far fare qualcosa agli alunni. solo che, presumo, attivare un progetto scientifico comporti un finanziamento. dunque forse gli istituti di ricerca hanno trovato questo metodo (desolante) per mantenere attivo il bilancio.

  5. Ricordo che un paio di anni fa lessi, probabilmente su Repubblica, un articolo che proponeva una spiegazione al fatto che le donne risultano irresistibilmente attratte dai seduttori sul modello di Giacomo Casanova: da un partner (chiedo scusa per il termine) “stronzo” nascerebbe una prole di piccoli “stronzi”, che di conseguenza avrebbe più probabilità di affermarsi nella lotta senza quartiere della società (implicitamente, suppongo, concepita in termini di un’arena teatro di una competizione per la sopravvivenza all’insegna della selezione naturale, immancabilmente presente).

    Certo che noi “homines sapientes” siamo veramente perversi: non solo curiamo i malati, soccorriamo i disabili, cerchiamo il dialogo tra popoli di differente cultura, ma addirittura abbiamo inventato il matrimonio, che, scandalo degli scandali, impone ad ogni uomo di accoppiarsi con una sola donna, limitando così la fertilità della specie e la sua variabilità!! Che guaio per la selezione naturale! Facciamo spazio al neodarwinismo anche nei costumi sessuali (penso in verità che sia uno degli obiettivi di numerosi sostenitori del darwinismo sociale, ma non certo per ragioni di riproduzione).

    • Beninteso, “Viaggi di nozze” a mio giudizio rimane uno dei migliori di Verdone, soprattutto del Verdone “attore”, oltre che del Verdone “regista”.

  6. Rubando un vecchio slogan: “Una risata li sepellirà”.

    Iniziamo a ridere, forse loro inizieranno a vergognarsi 🙂

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