MicroMega-3: cosa resta di Darwin?

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L’articolo di apertura dell’almanaccco della scienza di Micromega è ricco di spunti su cui riflettere, tra questi un’inaspettato ridimensionamento del ruolo della selezione naturale.

 

“Furono dunque contingenze storiche, cioè singoli eventi dirimenti e imprevedibili a priori, e contingenze geografiche, cioè separazioni di popolazioni dovute a circostanze accidentali prodotte sul territorio dai cicli climatici terrestri, a plasmare ciò che soltanto con molta fantasia possiamo continuare a concepire come un’ascesa inevitabile.” (del genere Homo, n.d.r.)

In questo breve passaggio dell’articolo introduttivo dell‘almanacco delle scienze di Micromega 1/2012, sembra intravedersi un’inaspettata (questa sì) svolta nel pensiero neodarwiniano. Dalla teoria per “caso e selezione” si ha l’impressione che ci si stia dirigendo verso una teoria per “caso e contingenza“. Il concetto di selezione non viene certo eliminato, ma appare molto diverso da come lo aveva pensato Darwin.

Per rendercene conto basta andare a rileggere il titolo della sua opera principale:

Come vediamo si parla di “razze favorite“, non di “razze fortunate“, quindi la contingenza dei fattori ambientali passa in secondo piano rispetto alle qualità delle “razze” che verranno preservate.

Che le cose stiano in questo modo lo si può ricavare anche da quanto lo stesso Darwin scriveva in L’origine dell’uomo e la selezione sessuale:

“In un futuro non molto distante in termini di secoli, le razze civilizzate dell’uomo quasi certamente stermineranno e rimpiazzeranno quelle selvagge in tutto il mondo. Senza dubbio, verranno sterminate contemporaneamente le scimmie antropomorfe. Il divario tra l’uomo e i suoi affini più prossimi sarà allora più ampio, poiché si interporrà tra l’uomo in uno stato più civilizzato, come ci auguriamo, rispetto a quello caucasico, e alcune scimmie lente quanto i babbuini rispetto a quanto accade adesso tra il nero o l’australiano e il gorilla”

Le parole di Darwin sembrano qui in netto contrasto con quelle utilizzate nell’articolo apparso su Micromega:

…le razze civilizzate dell’uomo quasi certamente stermineranno e rimpiazzeranno quelle selvagge in tutto il mondo. (Darwin)

…soltanto con molta fantasia possiamo continuare a concepire come un’ascesa inevitabile.” (MicroMega)

Le “razze civilizzate“, contrariamente a quanto sostenuto sull’almanacco della scienza, sembrano proprio destinate ad un’ascesa inevitabile, mentre l’ascesa del genere Homo appare adesso solo frutto della “contingenza”.

Che sia realmente contingente o meno, l’ascesa di Homo, l’idea di selezione in Darwin sembrerebbe molto diversa da quella che viene proposta nell’articolo dell’alamanacco della scienza. Ricordiamo che anche nell’Origine delle specie si iniziava parlando di allevamenti e quindi di una visione della selezione volta al miglioramento.

Ma se anche la selezione naturale assume un ruolo molto meno determinante, se la “contingenza” diventa il meccanismo dell’evoluzione anziché la selezione che favorisce i migliori, anche l’ultimo residuo della teoria iniziale di Darwin sembrerebbe venire meno.

l’idea della trasmissione dei caratteri acquisiti che Darwin aveva proposto venne sostituita dal caso con la Sintesi moderna, se adesso anche la selezione naturale viene sostituita con la “contingenza”, cosa rimane della teoria originale di Darwin?

Dalla “ereditarietà dei caratteri acquisiti e selezione“, siamo passati alla teoria del “caso e contingenza“.

Ma perché allora continuare a chiamarla “Teoria di neo-darwiniana”? Non sarebbe più corretto darle un nome del tutto diverso?

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

13 commenti

  1. Bellissimo articolo, Prof, mi saprebbe dare dei riferimenti bibliografici della “teoria” del razzismo scientifico?

    • Riccardo, al momento mi viene in mente di consigliare quanto scritto da S. J. Gould nel libro “I pilastri del tempo”, in cui tra l’altro sono trattati diversi altri argomenti.

  2. Contingenza..non è un termine un po’ ‘filosofico’(usato in quest’ambito)?
    Cioè,cosa dovrebbe indicare?Un’occasione,una circostanza imprevedibile aleatoria e fortuita?
    Insomma un qualcosa di..casuale.
    Comunque,a voler vedere bene le cose sembrerebbe che l’intento sia scacciare qualsiasi idea finalistica e di specie favorita senza però fornirne nulla a sostegno.
    Tutto il panegirico è filosofico ,ormai si è visto(beh su Micromega,il nome è adatto),però si potrebbe anche leggere come che, una data specie, ,grazie ad un insieme di ‘contingenze’ ,unite a eventi casuali sulla medesima,sia ‘incappata’ nella selezione naturale giusta a farla ‘progredire’ in un senso piuttosto che in un altro,e soprattutto a non estinguersi.
    Forse si potrebbe vedere anche come un non tanto mettere da parte la selezione o cambiare il meccanismo in caso-contingenza,piuttosto fare un caso^2 e selezione(o necessità),cioè, come se non bastasse, praticamente,si accentuerebbe ulteriormente il fattore casuale,l’imprevedibilità,l’aleatorietà,l’infinita gamma di possibilità,quasi come se lo diventasse ancor di più.Il bello è che parafrasando il tutto suona come dire:”Ormai è folle pensare di no,è certo evidente che tutto è stato esageratamente casuale”.Ma se è stato così casuale come hanno fatto a determinare tutto il processo così precisamente?Se il caso agisce così frequentemente,seppur in maniera aleatoria,dove sono le prove corroboranti di ciò?
    Oppure vuol dire che a tutta questa casualità si deve aggiungere anche una estrema rarità che si verfichi l’elemento casuale,raggiungendo chissà che ordine di grandezza a voler esprimerne la probabilità…
    Oppure non è un’accentuazione del fattore casuale, ma tutta una serie di discorsi per spiegare questo elemento parte importante nella teoria e mostrare cosa implichi.
    In ogni caso non vedo detto nulla di interessante,tutto un po’ a livello ipotetico filosofico.

    • Ed è un epistemologo che parla. Si può straparlare del fatto che le cose potessero andare in infiniti modi diversi, che le possibilità siano infinite, che le combinazioni di eventi non potessero essere previste. Eppure oggi siamo qui, e siamo così, non in un altro modo.

      Ora, evitando di tirare in ballo principi antropici e libri e film di fantascienza per acuire la polemica, vorrei sapere se a qualche lettore, anche occasionale, sono mai saltate in testa le seguenti conclusioni.

      1) Esiste una differenza ontologica irriducibile tra caso “assoluto”, e ciò che viene definito “caso” in virtù dell’impossibilità di reperire informazioni sufficienti a delineare un modello di sviluppo degli eventi. Parlando a un livello più elementare, anche il finalista più accanito sa bene che se lancia in aria una moneta non sa se uscirà testa o croce. Prima di desiderare l’emancipazione dal destino o, ben più importante a quanto pare, dal giogo imposto dai ministri del culto, non sarebbe il caso di pensare che ci sia più carne sul fuoco di quanto si pensi? Sarò cattivo, ma pare che spesso proprio le persone più intelligenti e capaci confondano volutamente le due cose quando si trovano a divulgare.

      2) Stabilire che il mondo si sviluppi secondo processi del tutto casuali, non sarebbe affatto il trionfo della scienza, bensì, al contrario, la sua definitiva abdicazione. Sarò antico, ma se davvero il mondo si muovesse “per caso” non sarebbe possibile stabilire dei modelli di predittività e, se non sbaglio, dovrebbe essere proprio la ricerca di tali modelli l’obiettivo primario della scienza.

      Resto in fiduciosa attesa…

      • Beh tutto dipende da l’livello’ di aleatorietà del sistema,processo…
        Diciamo che le componenti sono diverse:
        -esiti(del processo-sistema) contenuti tutti entro un range limitato oppure no
        -cause che innescano il processo casuale,se sono deterministiche o aleatorie
        -se la relazione ‘ingresso uscita’ è totalmente casuale,ogni reazione,ogni meccanismo,ogni passaggio che porta dall’inizio dell’evento casuale alla conclusione è casuale o qualcuno no?E nel caso quanti sono casuali e quali?
        -L’evento casuale,una volta iniziato,arriverà in modo aleatorio alla fine sempre e comunque o ci saranno uno o più momenti in cui il processo può arrestarsi,retrocedere?
        -Ciò che rendera possibile il verificarsi dell’evento casuale deve essere solo presente al momento o sono necessari anche ‘cose’ che devono esservi,verificarsi prima del processo stesso?Se si in cherelazione?

        …e tante altre cose….

        Enzo,non ci starebbe bene qui anche l’esempio della roulette?

        • Ecco, hai fatto bene a precisarlo, ma anche fermandoci prima il mio punto 1 avrebbe comunque consistenza, penso…

        • A quanto pare l’esempio della roulette dovrebbe essere pubblicato stasera verso le 19.
          Quando l’articolo uscirà (su un altro sito) ne farò uscire in contemporanea anche uno qui.

      • Daphnos, nel tuo intervento hai detto qualcosa sulla quale bisognerebbe soffermarsi:
        “Stabilire che il mondo si sviluppi secondo processi del tutto casuali, non sarebbe affatto il trionfo della scienza, bensì, al contrario, la sua definitiva abdicazione

        Sembra che chi si proclama difensore della scienza giunga invece a proporre qualcosa di mortale per la stessa scienza.
        Insistere così tanto sul caso, renderlo la causa ultima di tutto significa rinunciare alla capacità predittiva della scienza e trasformarla solo in qualcosa che illustra il passato.
        E quindi, anziché fare scienza ci si ritrova, nel migliore dei casi, a fare Storia.

        • Con ciò, sembrerebbe ancora più misteriosa l’affinità tra biologi riduzionisti e cosmologi compagni di Hawking, tutori della predittività ad ogni costo, i quali considerano la prossima ventura “teoria quantistica della gravità” il punto di arrivo definitivo e trionfale del determinismo a scapito dell’indeterminazione.

          Forse solo i credenti sono in grado di percepire che tale “santa alleanza” potrebbe essere dovuta alla presenza di un nemico da abbattere con la propaganda? Magari per il fatto che un noto biologo oxoniense scrive prefazioni per i libri degli uni e degli altri trovandosi comunque d’accordo con entrambi?

          Tutto è legge, quindi non c’è spazio per un Dio interventista… anzi no, tutto è aleatorio, quindi non ci può essere un Dio progettista…

          boh.

          • se Dio potesse essere capito da un uomo sarebbe ben poca cosa.

            L’unica maniera per sperimentare Dio è lasciarci andare, non cercare di rinchiudere Lui nei nostri schemi ma di espandere noi nel suo infinito.

          • Una “santa alleanza”, mi sembra una definizione efficace, ma si tratta di un’alleanza che sembra alla fine nuocere a tutti loro.
            Qualcuno finisce col sentirsi troppo sicuro e fare dichiarazioni discutibili.

          • Effettivamente, se si pesassero le parole, si capirebbe che alcune affermazioni sono in contrasto. Ma l’apparenza di impenetrabilità rimane.

            Alèudin, potrei anche dirmi d’accordo con te, ma, come ho già detto, provo ad evitare qualsiasi sussulto di spiritualità in questo sito, non fosse altro perché è tenuto sotto osservazione 24 ore al giorno da vari blogger di ben altra opinione, alla costante ricerca di “mentecattolici” da mettere alla berlina…

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