Clima: “Waterwolrld” e “Atlantide”, su Repubblica favole apocalittiche raccontate come fossero scienza

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“Waterworld” e “Atlantide”, questi i riferimenti di un articolo fatto per spaventare il lettore, apparso su Repubblica.

 

Ma quello che non viene detto è che non c’è niente di scientifico.

 

Resta tuttalpiù una favola da raccontare davanti al caminetto per impressionare i bambini.

 

Scioglimento dei ghiacci, innalzamento degli oceani, uragani…” con questi terribili anatemi si presenta un articolo intitolato “Atlantide con l’acqua alla gola” pubblicato su Repubblica il 9 dicembre.

Due intere pagine dedicate a spargere il massimo del terrore sul futuro più o meno prossimo, evidentemente suggestionati dall’imminente scadenza della data “fine del mondo” del calendario Maya, sul quotidiano fondato da Eugenio Scalfari non hanno resistito a proporre una loro versione del terribile evento. Solo che purtroppo, anziché collocare l’articolo nella sezione “narrativa” l’hanno presentato come se si trattasse di scienza.

E così il povero lettore, già spaventato dal titolo e dal sottotitolo, viene colpito ancora all’interno dell’articolo:

 Chi aveva dimenticato Katrina e New Orleans, ha potuto rivederlo, in diretta, quando l’uragano Sandy si è abbattuto su New York. Il mare è ancora 60 centimetri sotto il suo possibile livello del 2050, ma l’onda di Sandy, che sommava l’alta marea e la spinta della tempesta era quattro metri e mezzo sopra il livello normale delle acque. E, prevedono ora i climatologi, grazie all’effetto serra e all’innalzamento dei mari, un uragano come Sandy potrebbe abbattersi nuovamente su New York ogni quindici anni. Assai prima di essere lentamente annegate dal salire della placida risacca, le città saranno spazzate via dalla furia delle inondazioni e dei cicloni.

 

Poche righe ma assolutamente terrorizzanti “…Assai prima di essere lentamente annegate dal salire della placida risacca, le città saranno spazzate via dalla furia delle inondazioni e dei cicloni“, parole degne di Nostradamus più che di un articolo scientifico.

Eppure già da anni si sa che non è possibile fare affermazioni di questo tipo con un minimo di scientificità. Il precedente illustre è quello del film “An uncovenient truth” dell’ex vice presidente USA Al Gore, un film del 2006 che ebbe il singolare privilegio di meritare sia un premio Oscar che il premio Nobel per la pace, un accoppiata che ha avuto il merito di far comprendere come i premi Nobel per la pace siano delle finzioni cinematografiche senza nessun aggancio con la realtà.

Ma come dicevamo, proprio dalla pubblicazione del film di Al Gore sappiamo che non è corretto stabilire determinati collegamenti tra eventi particolari e AGW (Anthropic Global Warming), ci aveva pensato un tribunale inglese a mettere in chiaro certe cose, e sebbene non ci faccia piacere che siano i tribunali ad occuparsi di scienza, è importante ricordarci, attraverso le pagine della abc NEWS “An Inconvenient Verdict for Al Gore, cosa stabilì la sentenza:

 

The Alleged Errors Highlighted by High Court Judge Michael Burton:

1.) The sea level will rise up to 20 feet because of the melting of either West Antarctica or Greenland in the near future. (This “Armageddon scenario” would only take place over thousands of years, the judge wrote.)

2.) Some low-lying Pacific islands have been so inundated with water that their citizens have all had to evacuate to New Zealand. (“There is no evidence of any such evacuation having yet happened.”)

3.) Global warming will shut down the “ocean conveyor,” by which the Gulf Stream moves across the North Atlantic to Western Europe. (According to the Intergovernmental Panel on Climate Change, “it is very unlikely that the Ocean Conveyor will shut down in the future…”)

4.) There is a direct coincidence between the rise in carbon dioxide in the atmosphere and the rise in temperature over the last 650,000 years. (“Although there is general scientific agreement that there is a connection, the two graphs do not establish what Mr. Gore asserts.”)

5.) The disappearance of the snows on Mount Kilimanjaro is expressly attributable to global warming. (“However, it is common ground that, the scientific consensus is that it cannot be established that the recession of snows on Mount. Kilimanjaro is mainly attributable to human-induced climate change.”)

6.) The drying up of Lake Chad is a prime example of a catastrophic result of global warming. (“It is generally accepted that the evidence remains insufficient to establish such an attribution” and may be more likely the effect of population increase, overgrazing and regional climate variability.)

7.) Hurricane Katrina and the consequent devastation in New Orleans is because of global warming. (“It is common ground that there is insufficient evidence to show that.”)

8.) Polar bears are drowning because they have to swim long distances to find ice. (“The only scientific study that either side before me can find is one, which indicates that four polar bears have recently been found drowned because of a storm.”)

9.) Coral reefs all over the world are bleaching because of global warming and other factors. (“Separating the impacts of stresses due to climate change from other stresses, such as overfishing and pollution, was difficult.”)

 

 Come è possibile verificare, gli argomenti che ritroviamo nell’articolo su Repubblica erano già stati confutati all’epoca del film di Al Gore, in particolare il riferimento è al punto 7 dove si chiarisce che non esistono prove che uragani come Katrina siano conseguenza del Global Warming.

 Ma oggi abbiamo anche altri argomenti che dovrebbero scoraggiare dal diffondere allarmismi del tipo di quello diffuso nell’articolo di Repubblica in questione, al riguardo è possibile fare riferimento ad un recentissimo studio pubblicato pochi giorni fa, e comunque prima dell’articolo su Repubblica, nel quale si dimostra l’inaffidabilità dei modelli climatici attualmente in uso. A segnalarlo è ancora una volta Climate Monitor di Guido Guidi, nell’articolo Clima di medio termine, scatta il lancio della monetina:

…due ricercatori del Posdam Intitute hanno deciso di prendere la bella cifra di 23 modelli climatici e provare a far loro riprodurre il comportamento di questi ed altri noti centri d’azione per gli ultimi 50 anni.

How well do state-of-the-art atmosphere-ocean general circulation models reproduce atmospheric teleconnection patterns? – Handorf  & Dethloff 2012 – Tellus (qui l’abstract, qui il pdf)

Risultato: la diffusione spaziale dei soggetti è accettabile, le loro dinamiche temporali non sono assolutamente riproducibili, quindi nisba. Il clima di una stagione e, naturalmente, anche quello di periodi più lunghi non si possono prevedere.  Pare che non sia un problema di capacità di calcolo (chi l’avrebbe mai detto), ma manchino sostanzialmente due cose, la conoscenza esatta di molti dei meccanismi fisici che regolano il comportamento di un sistema complesso come quello climatico e un sistema osservativo che restituisca un’immagine fedele della realtà in assenza della quale proprio non si può neanche cominciare il lavoro.

 E così, dopo la negazione della possibilità di collegare gli eventi meteorologici attuali all’ipotizzato AGW, viene scientificamente negata anche la possibilità di fare previsioni su un arco di tempo di decenni.

Che valore hanno quindi tutti quegli scenari descritti nell’articolo su Repubblica?

Poco più che favolette da raccontare ai nipotini la sera, storie che anziché tra le pagine di un quotidiano andrebbero collocate in una raccolta di favole insieme ai tre porcellini e alle avventure di Pinocchio.

O forse, ancora meglio, insieme alla “Just so story” di Kipling…

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

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