La scienza può essere piegata all’ideologia. La lezione di Orwell e Huxley.

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Nella corrispondenza di Orwell la constatazione che la scienza non è indipendente dalla società in cui si sviluppa.

 

I’Unione Sovietica e il caso Lysenko ne furono la tragica testimonianza.

 

Oggi possiamo essere sicuri di non correre rischi analoghi?

 

Peter Davison è ritenuto il più grande esperto dell’opera di George Orwell, di fatto è colui che ha lavorato allo studio dei diari del grande scrittore inglese. In una sua pubblicazione Davison racconta quali furono le fonti di ispirazione del romanzo 1984, dell’argomento si è occupato un recente articolo intitolato “Ecco perché ho scritto 1984” di Giulio Meotti pubblicato sul Foglio il 26 agosto scorso.

Oltre ai temi comunemente noti, dal lavoro di Davison emerge il fatto che nell’ispirazione di 1984 un ruolo di primo piano lo ebbe la vicenda della teoria evoluzionistica di Trofim Denisovič Lysenko, l’agronomo che fu presidente della Accademia delle scienze agricole dell’Unione Sovietica, dal 1938 al 1959 e dal 1961 al 1962. Dagli studi di Davison emerge infatti proprio il ruolo giocato dall’affare Lysenko nello spingere Orwell a realizzare 1984, quello che sarebbe diventato uno dei più grandi romanzi distopici, come riferito nell’articolo di Meotti:

a spingere lo scrittore a comporre “1984” fu la testimonianza di un biologo di Oxford, John Baker, alla Pen Conference di Londra nell’agosto del 1944. Baker in quella occasione denunciò per primo in Europa la perversione della teoria di Trofim Lysenko e “la degradazione della scienza sotto un regime totalitario”. 

Sembra dunque che la “degradazione della scienza sotto un regime totalitario” sia stata addirittura l’ispirazione principale che ha condotto a 1984. E sono proprio le lettere scritte da Orwella a testimoniare questa ricostruzione dei fatti:

A confermare il caso Lysenko nella genealogia di “1984” è una lettera di Orwell a C. D. Darlington, un noto biologo inglese. E’ datata 19 marzo 1947: “Caro Dottor Darlington, non sono uno scienziato, ma la persecuzione degli scienziati e la falsificazione dei risultati per me segue naturalmente la persecuzione degli scrittori. Ho scritto più volte che gli scienziati inglesi non dovrebbero rimanere indifferenti quando vedono che uomini di lettere sono spediti nei campi di concentramento”. E ancora Orwell a Darlington: “Cercherò di ottenere una copia del suo obituary su Vavilov”. Orwell era ossessionato da questo nome: Nikolai Vavilov.

la persecuzione degli scienziati e la falsificazione dei risultati per me segue naturalmente la persecuzione degli scrittori“, scrive Orwell riferendosi alla persecuzione dello scienziato Nikolaj Ivanovič Vavilov,  anche lui un biologo e agronomo che però si opponeva alle idee di Lysenko in nome delle regole della genetica mendeliana. Infatti Lysenko riteneva che si potessero far evolvere delle piante di cerali provocando dei cambiamenti agendo sull’ambiente.

Ma che la scienza sia legata alle ideologie del momento era già stato autorevolmente affermato sedici anni prima, nel 1932, da Aldous Huxley, autore del romanzo distopico Brave New World, un autore che di scienza ne sapeva qualcosa essendo nipote di Thomas Huxley conosciuto come il “mastino di Darwin” e fratello di Julian Huxley autore della Sintesi Moderna dell’evoluzione e primo Presidente dell’UNESCO. Nel romanzo, tra l’altro ispirato alle idee di un altro dei padri della Sintesi Moderna, J. B. S. Haldane, si legge un dialogo molto significativo:

“Noi non vogliamo cambiare. Ogni cambiamento è una minaccia per la stabilità. Questo è un altro motivo per cui siamo così cauti nelle applicazione delle nuove invenzioni. Ogni scoperta della scienza pura è potenzialmente sovversiva; anche la scienza deve talvolta essere trattata come un possibile nemico. Sì, anche la scienza. “

[…]

“Sì,” Mustapha Mond stava dicendo: “questo è un altro elemento del costo del stabilità. Non è solo l’arte che è incompatibile con la felicità, è anche la scienza. La scienza è pericolosa, dobbiamo tenerla più attentamente incatenata e con la museruola. “

“Che cosa?”  disse Helmholtz per lo stupore. “Ma noi diciamo sempre che la scienza è tutto. E ‘un luogo comune ipnopedico (condizionamento mentale ndr). ”

“Tre volte a settimana tra i tredici e i diciassette anni,” disse Bernard.

“E tutta la propaganda sulla scienza che facciamo al College …”

“Sì, ma che tipo di scienza?” chiese Mustapha Mond sarcastico. “Hai avuto una formazione scientifica, quindi non puoi giudicare. Ero un buon fisico al mio tempo. Troppo buono per rendermi conto che tutta  la nostra scienza è solo un libro di cucina, con una teoria ortodossa della cucina che a nessuno è permesso di mettere in discussione, e una lista di ricette che non devono essere integrate a meno che il permesso speciale da parte del capo cuoco. Sono il capocuoco ora. 

 

Un passaggio è fondamentale nel dialogo che propone Huxley: ““Sì, ma che tipo di scienza?” chiese Mustapha Mond sarcastico. “Hai avuto una formazione scientifica, quindi non puoi giudicare.

Huxley ci avverte che, contrariamente a quanto comunemente si pensa, è proprio chi ha avuto una “formazione” scientifica a non poter vedere la strumentalizzazione della scienza.

Una frase che deve far riflettere sulla possibilità effettiva di scorgere le sclerotizzazioni della scienza da pare di chi è all’interno di una disciplina. Inevitabilmente il pensiero va alle scienze che sono oggi al centro di dibattiti incandescenti e che sono al tempo stesso rilevanti sotto il punto di vista delle ricadute socio economiche.

E queste scienze attualmente sono principalmente quelle che riguardano la teoria dell’evoluzione e i cambiamenti climatici.

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

35 commenti

  1. Giorgio Masiero on

    C’è un solo criterio, uno solo, per distinguere la scienza dalla letteratura: la teoria fa predizioni sperimentalmente controllabili? sì o no? Se “sì”, è una teoria scientifica, se “no”, è un racconto di fantasia.
    E non ci sono scuse: se non fa predizioni controllabili non è scienza, ma solo una congettura, più o meno gradevole secondo i gusti di ciascuno. Non si dica: ma l’evento è irripetibile! ma l’evento è accaduto tanto tempo fa! ma, ma… Anche l’accadimento di un evento remoto, o rarissimo, o anche unico, può rientrare in una spiegazione scientifica se questa predice qualcosa di controllabile qui ed ora.

    C’è poi un secondo punto: nessuna teoria scientifica è sicura al 100%, perché può essere sempre smentita da una nuova evidenza sperimentale. Questo è il bello del progresso scientifico, il quale consiste sì nello spiegare cose finora inspiegate (progresso estensivo), ma ancor più nel falsificare con nuove evidenze vecchie teorie consolidate (progresso intensivo, il sogno di ogni ricercatore).

    L’ideologia? E’ “dimenticarsi” di questi 2 punti base, nel primo caso facendo passare le proprie personali elucubrazioni come “verità scientifiche”, a qualche scopo (economico, politico, ecc.); nel secondo caso facendo passare la scienza per la “Verità assoluta”, così trasformandola nel suo opposto, il dogmatismo.

    Cari amici, c’è qualche altra rivista o blog di divulgazione scientifica che ricorda quotidianamente questo abc della scienza come fa CS?

    E a coloro che si chiedono come mai i nostri detrattori si affidano al metodo Coyaud o al silenzio (e mai entrano nel merito delle questioni) la risposta che io posso dare è una sola: non hanno della scienza la nostra chiara definizione ed il nostro alto rispetto.

    • Uno dei dieci on

      Io dico che il commento di Masiero è impeccabile.

      Chi, sano di mente, può contraddirlo?

      Ecco, questo è il bello della scienza che predicavo tempo fa, purtroppo senza saper renderlo nella limpidezza dei toni e dei contenuti sopra esposti, rischiando di sembrare un fanatico con idee poco chiare.

      Masiero continua a dire che il neodarwinismo fa parte dei dogmi, della non scienza, lo cancella in toto senza forse rendersi conto (o rendendosene conto fin troppo bene) che in questa maniera rischia/determina una generalizzazione che sfiora il dogmatismo al contrario, sconfessando quelle branche della scienza che, all’interno della sintesi moderna (è solo un nome, in fondo), accompagnamo la ricerca dell’uomo verso la verità, non quella ultima – che a mio modestissimo parere rimane relegata nell’ambito dei sogni,legittimi per carità, ma pur sempre sogni – ma quella, sia pure parziale, e incompleta, che a tappe, piccole tappe, ci avvicina alla comprensione dei fenomeni che ci circondano.

      • Giorgio Masiero on

        @ 1/10
        Grazie di aver giudicato il mio commento “impeccabile”. Lei quindi, in particolare, condivide che non si ha scienza senza predizioni sperimentalmente controllabili.
        Posso chiederLe, allora, dove Forastiere, Giuliani ed io sbagliamo nel nostro articolo (Sulla galsificabilità o corroborabilità del darwinismo) nel dimostrare che il darwinismo non ha né mai potrà avere predizioni controllabili?
        Se l’articolo fosse in qualche misura ostico, posso chiederLe, 1/10, una predizione, una sola, che il darwinismo abbia fatto in 150 anni?

        • Uno dei dieci on

          Non le pare che ostinarsi a chiamarlo darwinismo sia un approccio prevenuto in partenza?
          In quella che è oggi chiamata sintesi moderna (o estesa) confluiscono scienze le più varie – evolutesi anch’esse da quell’idea iniziale, intuizione non dogmatica – che non lasciano spazio ai sogni.
          E qui mi fermo, primo perché non oso volare alto, secondo perché continuo ad aver fiducia nella Scienza – e negli uomini di scienza, lei compreso – che, lo ripeto, non inganna mai, perché, se anche ingannasse, non lo può fare per sempre.

          • Giorgio Masiero on

            Non è questione di nomi. Se preferisce chiamarla Sintesi moderna (come pure spieghiamo nell’articolo), 1/10, resta il fatto che si tratta di mere congetture PRIVE DI PREDIZIONI CONTROLLABILI.
            Quindi, per chiamare la Sintesi moderna “scienza”, o Lei ritira il giudizio di impeccabilità attribuito al mio iniziale commento, o mi cita una predizione della Sintesi moderna.

    • Non per dare ragione alla Coyaud, ma su Critica Scientifica indirettamente si fanno molti danni alle persone, per esempio me: quando ero bambino mi divertivo a vedere Superquark, ma dopo qualche mese su CS guardo la puntata del 18 Luglio e mi viene una fitta allo stomaco nel sentire che:
      1) il toxoplasma è un parassita che manipola la mente di gamberi e topi per i suoi egoistici interessi e ambisce anche al cervello umano(paura, eh?)
      2) Il fatto che la “teoria” delle stringhe preveda 10^500 universi è un esempio, secondo P. Angela, che “il bello della Scienza è di porre sempre nuovi interrogativi” (…e di offrire un metodo per tentare di risolverli, avrei voluto continuare io)
      3)Forse la proboscide dell’elefante si è evoluta da una precedente funzione di boccaglio, avuta in un passato in cui gli elefanti vivevano di più in acqua, nella forma attuale adatta a prendere tante cose e/o portarle alla bocca (mi scusi, e il naso-boccaglio da cos’altro è derivato?)

      Visto che sono già troppe tre fitte in una puntata, non sono riuscito a vedere le altre. Altro che fascismo e misoginia, il vero reato compiuto qui è “disturbo della quiete (televisiva) pubblica”!

      • Caspita htagliato, sono davvero dispiaciuto di averti danneggiato! 🙁

        Adesso che quando guardi Superquark hai le fitte non so cosa consigliarti, forse con un periodo di lontananza da CS potresti superare il problema…

        PS: “non per dare ragione…” aiuto, tradimento!

  2. non che riguardi molto l’articolo in questione ma segnalo questo bell’intervento del Dott. Carrara riguardo al libro di Nagel: http://acarrara.blogspot.it/2013/09/the-great-cop-out-of-darwinian-belief-i.html#more

    questo per chi sosteneva in non ricordo quale articolo di cs che le idee di Nagel in questo sito siano travisate e ingigantite dicendo che Nagel si metterebbe a ridere. Basti vedere la copertina che lo ritrae come eretico per far capire tante cose…

    Buona giornata a tutti 🙂

  3. Uno dei dieci on

    Masiero, il suo articolo, le sue considerazioni sulla scienza restano impeccabili, non ritiro nulla. La differenza tra me e lei è che io ritengo che all’interno della sintesi moderna che ha come germe originario il darwinismo siano confluite branche della scienza che hanno tutti i crismi per essere considerate tali. Lei, invece, ritiene il darwinismo una mera ipotesi, non estesa a null’altro che a se stesso, come se tutto ciò che il neodarwinismo prima e la sintesi moderna poi hanno inglobato fossero usurpazioni.

    Non se ne viene fuori, se non dandole ragione in toto. Ma non posso farlo. La penso come lei in linea, ma sono più fiducioso di lei sul fatto che la sintesi moderna altro non è che la Scienza che cerca di risolvere gli arcani. Lei stesso fa parte di questa scienza, magari per vie diverse, ma sempre di scienza si tratta.

    • Giorgio Masiero on

      Caro 1/10, se Lei fosse un mio allievo Le direi: io non ti chiedo di darmi ragione in toto, ma di essere coerente con te stesso.
      Poiché però Lei è un adulto amabile, alla sincera ricerca della verità, per oggi mi accontenterò di questa Sua spiegazione.

      • Uno dei dieci on

        Sulla sincerità della mia ricerca ci ha azzeccato, sull’amabile le lascerei il beneficio del dubbio.
        Ci aggiungerei la fiducia nella scienza come concetto di base che mi dà serenità, anche se capisco il punto di vista di CS su tante questioni che vanno senz’altro portate alla luce, come sta facendo Pennetta, che di sicuro accetta il confronto, anche aspro, su tutti i fronti, con ammirevole buona volontà e spirito di un ragazzino, lo stesso che anima anche lei, Masiero.

  4. ducadegliabruzzi on

    Sono appasionato di fantascienza e circa trenta anni fa ho letto “1984” di Orwell e “Il mondo nuovo” di Huxley. Sono rimasto affascianato da quest’ultimo e lo ho sempre giudicato una buona previsione per il futuro ma sono sempre stato confuso dalla figura di Aldous Huxley, non ho capito per quale squadra giocasse lo scrittore.
    Pur leggendo piu’ volte il suo libro, caro Prof, non mi sono dato una risposta valida.
    Huxley proviene da una famiglia importante e posso immaginare quali salotti e quali personaggi abbia frequentato. Provate solo ad immaginare che Huxley avra’ discettato di scienza e di etica con i “migliori” scienziati, scrittori e politici del tempo, roba da far tremare i polsi.
    Ma allora: perche’ scrive nel 1932 “il mondo nuovo”?, e’ un atto di denuncia?, cosa sapeva?, cosa ascoltava nei salotti londinesi?, era affascinato o ne aveva terrore? e dopo come ha vissuto?. Forse era troppo avanti per il suo tempo e pochi non ne hanno compreso il vero significato, di certo quando ho letto l’incipit di Nicola Berdiaeff ho pensato che lo scopo della mia vita fosse quello di combattere le utopie.

    • Ciao “duca”, ho letto in questo tuo intervento gli stessi identici pensieri che ho sempre avuto riguardo alla figura di Aldous Huxley e al suo più celebre romanzo.

      Sinteticamente posso dire che la mia impressione è che lui in realtà condividesse quell’utopia che sembra condannare nel libro.
      Questa conclusione nasce dalla lettura delle sue altre opere e in particolare di “Le porte della percezione” che è un manifesto della Rivoluzione psichedelica e “L’isola” in cui propone una specie di riedizione di New Atlantis di Bacon.
      Inoltre in Ritorno al Mondo Nuovo indica nella sovrappopolazione il rischio per l’umanità dimostrandosi perfettamente allineato con l’ideologia malthusiana.

      In fondo l’eroe del Mondo Nuovo, che viene presentato come l’ultimo combattente per gli antichi valori, è un perdente.
      Il Mondo Nuovo per Huxley è inevitabile e nonostante un po’ di nostalgia per quella vecchio, è anche desiderabile.

      Aldous Huxley sarà infatti coerente con quanto prefigurato nel suo romanzo riguardo alla fine della vita: gravemente malato vorrà morire sotto l’effetto di una forte dose di LSD.

      • ducadegliabruzzi on

        e’ quello che, in ultima analisi, penso infatti Huxely appare legato a quel circolo di incredibili personaggi fino alla sua morte. Se negli anni 20 fossi stato presente in uno dei salotti frequentati da Huxley, avrei pensato che fosse un covo di pazzi velleitari ….. ma mi sarei sbagliato.

      • Uno dei dieci on

        Non capisco se è visto come difetto la decisione di voler morire sotto una forte dose di LSD?
        Sulla sovrappopolazione, non si può negare che se non ci penserà la Natura “benigna”, ci penserà qualcos’altro, ma non è pensabile che la Terra ospiti nei secoli a venire tutti gli umani che nasceranno senza pagare un qualche dazio.

        • Personalmente non mi piace l’idea di alterare con un allucinogeno il mistero di quel momento che è la morte (altro è parlare di antidolorifici o sedativi comuni), ma non è questo il punto.
          Si discuteva sul fatto che Huxley fosse o meno d’accordo col “Mondo nuovo” descritto nel romanzo, e la circostanza che sia morto come si muore nel Mondo nuovo è un indizio del fatto che egli fosse effettivamente un sostenitore dell’utopia da lui descritta.

          Riguardo al malthusianesimo abbiamo trattato molte volte la questione, l’ultima volta proprio il mese scorso:
          Ferragosto: liturgia malthusiana

          • Uno dei dieci on

            Mah, penso a quel che diceva De André: “quando si muore si muore soli”; e di solito tanti bei discorsi (sulla morte – quella degli altri – e le decisioni più o meno sofferte che l’accompagnano) li fanno i benpensanti, quando pensano di morire non a breve, nel pieno delle loro facoltà e con salute in abbondanza, o quasi.

          • Mah, penso a quel che diceva De André: “quando si muore si muore soli”; e di solito tanti bei discorsi (sulla morte – quella degli altri – e le decisioni più o meno sofferte che l’accompagnano) li fanno i benpensanti, quando pensano di morire non a breve, nel pieno delle loro facoltà e con salute in abbondanza, o quasi.

            Giusto, immagino che valga sia per quello che ho detto che per quello che ha detto lei…

          • A proposito di malthusianesimo, prof., potrebbe approfondire questa affermazione tratta dall’articolo di Ferragosto:
            “2- la popolazione si stabilizza in condizioni di benessere e bassa mortalità (quindi nessun bisogno di politiche sulla limitazione delle nascite che portano poi alla denatalità)”?
            In pratica, la curva della popolazione passa all’andamento asintotico perché i suoi individui scelgono spontaneamente (nel senso, senza politiche speciali) di generare pochi figli a coppia?
            Detto meccanicisticamente, quali sono le “forze” che stabilizzano la popolazione, se non è il calar del rapporto risorse/popolazione?
            Se, per definizione, in condizioni di benessere la mortalità è bassa, perché ciò non dovrebbe essere un motivo in più per avere crescita esponenziale?

          • @htagliato
            posto che il passaggio dalla curva a J a quella a S è un dato sperimentale nelle popolazioni animali, la spiegazione più plausibile è proprio la limitazione delle risorse, ma non necessariamente. Se così fosse ritengo che dovremmo assistere a periodiche carestie con eliminazione in massa di intere popolazioni, invece esse si adeguano gradualmente alla curva S.

            Nel caso umano, che poi è quello che ci interessa, è un dato anch’esso sperimentale che la prolificità diminuisce all’aumento del benessere, possiamo poi passare ad analizzare quali meccanismi agiscano e anzi sarebbe del massimo interesse farlo, ma che le società del benessere tendano a fare meno figli di quelle in condizioni critiche è un dato di fatto.

            Ecco quindi che non sono necessarie politiche di contenimento delle nascite, i timori maltuhsiani sono smentiti dalla realtà dei paesi occidentali dove il problema è la denatalità.

            Non riesco quindi a risponderti su quali siano le forze che agiscono sulla stabilizzazione, ma il fatto che essa avvenga è sufficiente a invalidare definitivamente l’ipotesi malthusiana.

  5. Alcune teorie scientifiche sono un particolare modo di fare filosofia

    Chiunque conosce la seconda-secondo me-si rende conto sempre di più gradualmente, che numerose teorie scientifiche sono l’affermazione di particolari sistemi filosofici.La matematica stessa è una forma di filosofia,perfezionata e nata dai sistemi metafisici,di varie culture del mondo.Partendo dai babilonesi,passando per i Greci,passando per gli arabi,ecc.

    Asserti come per esempio questo:
    La “retta è costituita da infiniti punti” è metafisica.Ovvero pensare agli infiniti punti di una retta significa escludere la possibilità che sia OSSERVABILE con i sensi l’infinità stessa di questi punti,ed è metafisica proprio perchè l’asserto NON sarebbe assolutamente OSSERVABILE SENSIBILMENTE, ma è semplicemente pensabile,ma de facto nessun occhio umano ha mai osservato un qualsiasi “ente”,”elemento”,”cosa”, che abbia un estensione FISICA OSSERVABILE infinito.Infatti proprio prendendo il concetto primitivo di retta dagli elementi di Euclide (Platonico) la retta è IMMATERIALE.Ed una caratteristica dell’asserto metafisico è proprio quello di essere IMMATERIALE e quindi totalmente IDEALE (es banale è la teoria del multiverso che per il filosofo non è altro che una forma contemporanea filosofia platoniana,o meglio è UN’Idea IMMATERIALE non sogetta a verifica sensibile (nessuno lo ha mai osservato).

    Tuttavia pare ovvio che non si considerebbe una retta un’ideologia,ma è proprio una “logica nell’idea” che manda avanti teorie come il multiverso.Ovvero l’idea di altri universi viene poi linearizzata e affermata scientifica,in base a un modello matematico ideale.La domanda quindi è:

    Ma se tale idea è immateriale poichè non osservabile come fa a essere scientifica se proprio questa parola “scientifico” implica come relazione necessaria “osservabile” o l'”osservabilità sensibile di ciò di cui si discute” e per essere osservabile deve essere visibile?E se invece il multiverso non è osservabile ma ideale,perchè è scientifico?

    E questo vale per altre parole come:

    Caso
    Infinito
    Essere
    ecc

    • Ciao Penultimo è sempre un piacere leggerti, portare l’attenzione sulla corretta distinzione tra filosofia e scienza è uno dei punti su cui si insiste di più su CS.

      Anche l’astronomia fino a Galilei era solo una costruzione matematica, basti pensare che il titolo originale dell’Almagesto di Tolomeo era “Trattato matematico”. L’astronomia era quindi una scienza che descriveva la realtà ma non potendo indagarla sufficientemente si accontentava di darne una descrizione matematica.

      Ci sono invece scienze che non riescono dare una descrizione matematica soddisfacente della realtà fisica e invece pretendono di descriverla.
      Il riferimento è ovvio.

    • Giorgio Masiero on

      La ricerca scientifica è fatta necessariamente anche di “congetture”. Altrimenti come potremmo trovare modelli e teorie descrittive dei fenomeni osservati? L’importante è distinguere le congetture (che sono ipotesi di lavoro in attesa di corroborazione) da quelle teorie che, per la mole delle evidenze sperimentali corroboranti, possono essere ritenute buone spiegazioni scientifiche.
      Se non abbiamo presente questa distinzione, Penultimo, facciamo l’errore uguale ed opposto degli scientisti, perché mentre questi si tengono l’acqua sporca col bambino, noi invece butteremmo via il bambino con l’acqua sporca. Soprattutto noi cristiani, che (con Galileo, Newton, Keplero, ecc.) abbiamo inventato la scienza moderna e che siamo oggi rimasti in Occidente gli unici difensori della ragione umana come strumento di verità, dobbiamo sempre avere presente con chiarezza e rispetto il valore della scienza ed il suo non piccolo ambito epistemologico.
      Il multiverso e le stringhe sono teorie al momento solo matematiche (e in quanto tali, hanno un’indubbia valenza per il progresso di questa disciplina) e resteranno congetture finché non produrranno (ciò che non sono ancora riuscite a fare) predizioni sperimentalmente controllabili in questo mondo. Se e quando un modello di multiverso producesse predizioni corroborate, io sarei il primo a salutarlo come un nuovo progresso scientifico realizzato dalla ragione umana(e, nel mio cuore di cristiano, lodare Dio per la Sua inimmaginabile potenza creativa).
      Non confondiamo infine, Penultimo, la matematica con le scienze naturali. La matematica è il linguaggio della logica, cioè la stessa ragione di Dio (“Sapienza”), quando vogliamo indagare l’intensione e l’estensione dei fenomeni. Ma, se non vogliamo scadere al livello degli sciamani (che usano formule magiche per evocare nuovi fenomeni), non possiamo assegnare alla matematica ruoli prescrittivi (come fa Hawking per il Big Bang o Tegmark per il multiverso), così violando una regola aurea del metodo scientifico: “La matematica è al termine della filosofia naturale, ma non la deve generare” (Francesco Bacone).

      • Prof. Masiero,
        colgo l’occasione per porle una domanda matematico-filosofica intima:
        come “matematico” (non lo è in senso stretto, ma quasi, essendo un fisico) lei si ritiene “platonico” o “formale”, ossia pensa che la matematica “esista per conto suo” e è “solo” un prodotto umano?
        Le faccio due esempi opposti: un mio amico, che si autodefiniva un nichilista, era però platonico in matematica (diceva:”Non riuscirei ad immaginare un universo parallelo in cui un teorema che da noi è vero, lì sia falso”); mentre io, cattolico, credo che Dio abbia posto il suo Logos nel Creato, ma lo distinguo da “oggetti” come spazi di Hilbert, vettori, tensori ecc…, facendo valere la seguente similitidine:
        modello matematico:fenomeno naturale = Matematica:Logos divino

        • Giorgio Masiero on

          Come ho scritto sopra, htagliato, e come più dettagliatamente ho spiegato ne “I 3 salti dell’essere”, la mia concezione della matematica è “platonica”. La matematica è quella parte del Logos (cioè della ragione divina) che si riferisce all’intensione e all’estensione. Essa vive fuori dello spazio-tempo, nell’eternità divina.
          Nessun ricercatore matematico condivide il formalismo, perché tutti i ricercatori nella loro attività quotidiana di scoperta sanno bene che possono affidarsi solo all’intuizione! Poi, dopo la scoperta, essi naturalmente la devono formalizzare in una successione logica di simboli univoci, per condividerla con tutta la comunità internazionale dei matematici…
          Il formalismo di Hilbert è morto con i teoremi di Goedel (1931): come potremmo parlare in matematica dell’esistenza di proposizioni vere indimostrabili, se la verità coincidesse (come avviene nel formalismo) con la dimostrabilità?!
          Lo stesso Hilbert, l’inventore del formalismo, in cuor suo non aveva una concezione formalistica della matematica, altrimenti non avrebbe scelto per motto “Noi vogliamo sapere, noi sapremo!” (che costituisce anche l’epitaffio della sua tomba): chi, nel caso di un gioco puramente formale (cioè di regole convenzionali), per es. nel gioco dell’oca o del tennis, si proporrebbe come obiettivo di “sapere” se quelle regole sono vere o no?!
          Se dico che la matematica è “platonica”, non intendo però con ciò assegnarle un ruolo prescrittivo alla Tegmark: anche le idee platoniche hanno bisogno di un Demiurgo (ovvero di un Agente, un artigiano) per diventare un mondo reale.

          • Grazie prof.,
            adesso capisco perché Goedel non era un formalista e non lo era proprio per il teorema di incompletezza!
            Quindi non ci sarebbe nemmeno ricerca senza una concezione platonica.
            Certo, ora ritengo di aver confuso vertiginose strutture formali che ho ammirato al corso di Fisica con la validità dell’approccio formalista. Certo, non conosco realmente Hilbert e Goedel, so ciò che mi occorre per “lavorare”, ma ci tenevo ad approfondire. Adesso capisco anche perché una volta lei mi disse che la Logica di Russell è stata superata da Goedel.
            Solo altre due domande, in primis una conferma:
            1)non conosco Tegmark, ma per matematica NON prescrittiva intende dire che sono sbagliate le affermazioni del tipo “sono state le LEGGI fisiche a creare l’Universo” (anche se questo, se non erro, era Hawking)?
            2)non pensa a tutti i materialisti, nichilisti, relativisti, neopositivisti e riduzionisti che ripudiano, che io sappia, la metafisica, mentre se ho ben capito, oggi un buon matematico non può che essere platonico?

          • Giorgio Masiero on

            @ htagliato
            1) Sì, mi riferisco ad Hawking, che con quella sua famosa frase sulle leggi della gravitazione che avrebbero creato l’Universo parla come uno stregone di tribù di epoca pre-pre-…scientifica, assegnando alle equazioni ruoli magici, anziché esclusivamente descrittivi! Ma mi riferisco anche a Tegmark, che nel suo saggio più noto sul multiverso (http://space.mit.edu/home/tegmark/multiverse.pdf ) fa 2 assunzioni altrettanto non scientifiche. “Assumption 1: That the physical world … is a mathematical structure; Assumption 2: Mathematical democracy: that all mathematical structures exist out there in the same sense”. La prima è sbagliata perché confonde la realtà (ciò che esiste) con la struttura matematica che la descrive (e che lo può fare solo in minima parte, e quindi infedelmente). La seconda, addirittura, assegnando esistenza reale a tutte le strutture matematiche pensabili: una forma di idealismo iper-platonico!
            2) E’ l’aporia del naturalismo scientista, di cui si accorse Darwin poco prima di morire: se la ragione umana è solo frutto del caso e strumento di mera sopravvivenza, senza alcun rapporto con la verità, perché dovrebbe essere vero – cioè corrispondente alla realtà del mondo – ciò che essa mi dice? Sarei curioso di conoscere la risposta del Suo amico nichilista.

          • “se la ragione umana è solo frutto del caso e strumento di mera sopravvivenza, senza alcun rapporto con la verità, perché dovrebbe essere vero – cioè corrispondente alla realtà del mondo – ciò che essa mi dice? Sarei curioso di conoscere la risposta del Suo amico nichilista.”

            Nell’attesa che io lo incontri di nuovo e così glielo possa chiedere, le dirò che quando gli chiesi chi fossero i suoi filosofi preferiti mi rispose “Platone e Nietzsche”. Gli chiesi se si rendeva conto che forse non esistono filosofi più distanti nelle loro idee, e lui ammise che SOLO per quanto riguarda la matematica si riteneva “platonico” (in quanto sola conoscenza esatta), per tutto il resto (per esempio l’etica) si autodefiniva nichilista.

            Ora che mi ricordo, a proposito di nichilisti, le riporto un’altro dialogo avvenuto tra una mia prof. di filosofia (nichilista-marxiana-freudiana) e me e che credo sia perfetto per essere commentato da lei (fisico e credente):
            PROF.:”Nietzsche credeva nel tempo ciclico e nella continua palingenesi dell’Universo, vista come eterna ricombinazione della sua materia e della sua energia, e ciò sembra anche coincidere su cosa si ritiene oggi sul destino dell’universo, cioè che dopo il Big Bang ci sarà un Big Crunch e poi un Big Bang ecc…”
            IO.: “Mi scusi, ma i buchi neri non potrebbero essere considerati corpi che impediscono tale fenomeno?”
            PROF.:”No, studi recenti hanno dimostrato che nei buchi neri l’energia viene rigenerata”.

          • “Sì, mi riferisco ad Hawking, che con quella sua famosa frase sulle leggi della gravitazione che avrebbero creato l’Universo parla come uno stregone di tribù di epoca pre-pre-…scientifica, assegnando alle equazioni ruoli magici, ”

            A proposito di concezioni scientifiche magico-superstiziose, molte provengono dall’ambiente ebraico, cabalistiche.
            Dove sostengono ad esempio la potenza delle parole in sè stesse, associate a un loro utilizzo “magico” per piegare le forze dell’Universo ai propri voleri.
            Ho letto in un forum ebraico che un ingegnere ebreo di Israele (assieme a un chirurgo ortopedico ebreo) voleva sostenere che i prediluviani avevano capacità di manipolazione genetica.
            Essendogli stata dimostrata l’impossibilità tecnica del fatto, ha chiarito che erano facoltà ‘psichiche’ di modificazione della materia esterna.
            Gli è stato obiettato che allora non si parla più di scienza, ma di ‘magia’ e, con stupore, ha confermato che è esattamente di questo che si parla. Il tutto da fonti talmudiche, ovviamente.
            E ha sostenuto che è qualcosa che, tramite la scienza tecnologica attuale, stiamo cercando di imitare, in attesa un giorno di poter ritornare ad essere capaci di riavere in noi quelle capacità antiche!
            Insomma la scienza moderna non è un progresso/miglioramento delle superstizioni-magie dell’antichità, ma una degenerazione di un’età dell’oro antica magica e fatta di evocazioni di spiriti, di riti e di formule magiche, alla quale si aspira di ritornare. Concetti magari oggi presentati sotto una veste pseudo-scientifica, ma la sostanza è quella.
            E sono cose sostenute da persone colte, mica da sprovveduti analfabeti.

          • Jacques de Molay on

            Beh frank, considerato il caso emblematico di Jack Parsons, non c’é da stupirsi in effetti…

      • Si comprendo bene l’eterna lotta tra è l’idea il momento di partenza o i sensi.Alcuni matematici come Poincarè avrebbero visto la matematico come momento creativo e intuitivo,dall’altra parte altratanti pensatori l’hanno vista come momento formale.
        Il mio problema è quello non tanto di vederle come mutevole esclusione,ma che aspetto necessario in entrambe i fronti,ovvero non so,è come se in qualche modo questi due momenti si oponessero,eppure in fondo senza intuizione come dice lei non ci sarebbe nessun progresso,ma anche solo con l’intuizione e senza la logica si ci arrischia nel cadere nei voli pindarici di fantasia,specie quando si ha la pretesa di eleggerle a modelli universali in maniera a prioristica.
        Forse si devono “mutualmente socorrere” in modo tale da evitare gli ecessi da una parte e dall’altra.Certo che delle volte proprio questo atto di produrre produzione,è come un’attesa,una fiducia che forse verranno corroborate.Ma in fondo io vedo questa teoria del multiverso,come fortemente impregnata di filosofia,come se quasi facesse eco alle infinite discussioni,sul migliore dei mondi possibili.Io un pò leibnizianamente rispondo ma “questo è il migliore dei mondi possibili,se nè esistereanno altri io non nè sono certo,ma al momento sono certo di non averli mai osservati”.Già la matematica non può darsi alla prescrizione,d’altra parte si rischia proprio di fermarsi nell’idea che può essere lontana anni luce dal reale.Il problema poi è ma questo atto di aspettarla è un’atto di fiducia,quasi come se il multiverso sia salutata come sorta di speranza,più che un fatto.

        Per il resto penso rispetto a un cardine gnoseologico,magari a torto.

        Che la matematica sia necessaria ma non sufficente.
        Che l’osservazione sia necessaria ma non sufficente.

        L’ipotesi fondata solo sulla matematica potrebbe diventare una fantasia,ma anche un’ipotesi solo fondata sulla percezione sensibile può determinare convinzioni erronee.

        Ma direi che è certamente più sicuro porrè la matematica alla fine piuttosto che al principio.

        D’altra parte è un utile posizione attendere,più per motivo storico che puramente logico-formale.Ciò che pareva congettura impossibile potrebbe darsi,e quindi diciamo fino a posizione contraria in efetti,è un “non mi sembra possibile” con riserva.

        Di certo perchè si sia così propensi a evocare questa sorta di “intermundia” relativamente al pensiero Dawkinsiano mi lascia perplesso,e mi sfugge come facciano a non esserne perplessi,gli atei all’ipotesi di un’altro mondo possibile,va bene che mi si consenta una battuta:basta non nominarlo come qualsiasi religione lo nomina.Religione che vai intermundia che trovi.

        Comunque la ringrazio.

  6. Giorgio Masiero on

    @ htagliato
    Al momento, al modello di infiniti cicli nel tempo passato Big Bang-Big Crunch si oppongono 2 formidabili ostacoli in cosmologia scientifica:
    1) il teorema BGV (http://arxiv.org/PS_cache/gr-qc/pdf/0110/0110012v2.pdf), di cui ho parlato anche nell’articolo “I 3 salti dell’Essere);
    2) tutte le evidenze sperimentali di cosmologia osservativa, di cui parlerò estesamente in un prossimo articolo su TA.
    Quindi quel modello appartiene soltanto alla filosofia (indù).

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