“Animalicidio”, analisi di un neologismo

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Animalicidio?

 

Il neologismo “animalicidio” induce a conclusioni errate sulla natura della legge.

Le parole sono generatrici di realtà e questo termine è particolarmente insidioso.

 

Il termine “animalicidio” è comparso sui quotidiani il 23 Gennaio scorso a proposito della sentenza di condanna di tre dirigenti dell’allevamento Green Hill, come riportato dal Corriere della Sera:

Animalicidio. Questa l’accusa con la quale sono stati condannati tre dirigenti di Green Hill, l’allevamento di cani beagle destinati alla sperimentazione, chiuso nel luglio 2012 dalla Procura di Brescia. La prima sezione penale del tribunale di Brescia ha confermato — anche se ha abbassato le pene richieste — le tesi del pm Ambrogio Cassiani: ovvero che i cani, se malati, non venivano curati ma soppressi perché non più utili agli obiettivi aziendali.

Il reato di “animalicidio” è stato infatti introdotto nel Codice Penale italiano con l’articolo 544-bis che prevede quanto segue:

Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale e’ punito con la reclusione da quattro mesi a due anni.

Come spiega bene il sito Sicurezza Pubblica, il reato non è dovuto al riconoscimento di un diritto dell’animale:

L’art. 544-bis non punisce qualsiasi uccisione di animali, ma solo quella che avvenga “per crudeltà o senza necessità”. La previsione di questi due requisiti è chiaramente spiegabile alla luce del bene giuridico posto a tutela della fattispecie stessa.
Tale interesse è costituito, come più volte ricordato, non dalla vita dell’animale come valore assoluto, bensì dal sentimento di pietà verso le bestie, sentimento che si traduce, in questo caso, anche in quello di rispetto per la loro vita. Date queste premesse ciò che intaccherà e offenderà l’idea di rispetto appena citata non sarà la morte procurata all’animale per soddisfare un interesse umano considerato comunemente prevalente o lecito – si pensi alla necessità umana di alimentarsi o difendersi – bensì quel sacrificio della sua vita che avvenga “gratuitamente”, e cioè per pura crudeltà o, in ogni caso, per interessi non considerati socialmente apprezzabili.

La legge non tutela quindi la vita degli animali ma sanziona un comportamento immorale della persona in quanto portatrice di valori che commette atti di violenza ingiustificata. La differenza rispetto al reato di “omicidio” non potrebbe essere più grande, infatti in questo secondo caso è proprio la vita dell’ucciso a costituire un valore inviolabile. Chi commette violenza ingiustificata verso un animale è quindi colpevole di un comportamento indegno di una persona civile, chi uccide un Uomo è colpevole proprio della soppressione di una vita umana.

L’impiego di termini simili per i due casi è quindi fuorviante, infatti chi legge viene indotto a pensare che la natura dei due reati sia la stessa.

Ancor più rilevanti sono le conseguenze se si adotta il punto di vista detto “antispecista”, che cioè rifiuta la differenziazione tra diritti e doveri umani e degli animali, un atteggiamento che viene fatto risalire allo stesso Darwin, come riportato in La sacra causa di Darwin” scritto da  Adrian Desmond e James Moore:

E infine, alla pagina 231 del medesimo Taccuino (di Darwin ndr) si legge: “Gli animali – quelli che abbiamo reso nostri schiavi –non ci piace considerarli nostri eguali. I padroni di schiavi non vorrebbero forse attribuire l’uomo negro a un altro genere?”.

Lo scandalo della schiavitù è qui evocato non solo nella prospettiva Homo sapiens/altri animali, ma anche in quella bianchi/neri; per noi oggi la prima è tipica dell’atteggiamento che chiamiamo specismo e la seconda invece di quello che chiamiamo razzismo: in breve, l’idea di una irriducibile diversità, se non addirittura superiorità, dell’essere umano rispetto a tutti gli altri viventi e dell’uomo bianco rispetto a tutte le altre “razze” umane.

Considerando la insistita pressione verso un riconoscimento di pari dignità tra animali e Uomini operata dai sostenitori dell’antispecismo, i due termini “omicidio” e “animalicidio” sembrano essere spinti verso un’uguaglianza di significato. A questo punto le cose sono due:

– Gli animali verranno equiparati all’Uomo e quindi non sarà possibile farne più alcun utilizzo, in pratica sarà il trionfo del veganismo.

– Gli uomini verranno equiparati agli animali e quindi in caso di necessità, forse previo consenso, sarà lecito sopprimerli (eutansia).

Ma a ben vedere non si tratta di reali alternative, entrambe le posizioni sono infatti sostenute da Peter Singer, docente a Princeton, uno dei principali riferimenti mondiali in fatto di etica, autore del saggio antispecista “Liberazione animale” e propugnatore tra l’altro dell’idea dell’aborto post partum (altrimenti detto infanticidio). Accogliere entrambe le opzioni porterebbe ad estendere agli animali i diritti umani e ad abbassare gli uomini a livello animale, qualcosa che potrebbe sintetizzarsi con il divieto di alimentarsi con carni animali e l’accettazione della pratica eutanasica per le persone non socialmente utili.

Il veganismo si profilerebbe quindi come l’ultima ideologia, quella della riduzione dell’essere umano ad animale e dell’innalzamento degli animali alla dignità che era degli Uomini, una situazione dove la soppressione di una vita umana sarebbe possibile con l’eutanasia mentre non lo sarebbe quella di un animale anche se per scopi alimentari.

Qualcuno sembra cominciare a domandarsi dove stiamo andando, come fa sul Corriere della Sera Daniela Monti in “Persone a 4 zampe“:

Dal manuale di alta cucina per cani, agli asili e alle terapie cliniche
sempre più sofisticate. L’«umanizzazione» degli animali domestici è completa.
Con un dubbio: non staremo esagerando?

Già, non staremo esagerando? Un dubbio lecito, sostenuto da una serie di segnali che ciascuno può constatare di persona. Ma per concludere segnaliamo una “chicca” appresa su Focus di Dicembre 2014:

L’Unione Europea ha l’obiettivo di sostituire entro il 2020 le carni con proteine vegetali…

Pag. 26

Qualcuno ne sa niente?

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

48 commenti

  1. Ricordo ancora qualcosa degli esami di morale dati alla Cattolica (quando non ero credente, ma solo studente…), la dottrina diceva che degli animali era lecito l’uso da parte dell’uomo, ma non l’abuso…il sempre ammirabile equilibrio del cattolicesimo.
    Io ho due cani che mangiano ovviamente cibi di derivazione animale, mi chiedo, ma i vegani e vegetariani che amano gli animali e immagino che in casa ne abbiano almeno uno domestico, si privano delle proteine animali e le danno invece ai loro animali ? Non è già questo un paradosso pazzesco ? Magari detestano i loro simili che si cibano di alimenti di derivazione animale e li chiamano assassini, mangiatori di cadaveri e invece amano e coccolano il loro animali che fanno le stesse cose.
    Non per fare il complottista cattolico, ma secondo me il vegan-vegetarianismo è una religione che ha come solo peccato il cibarsi di animali e vorrebbe dichiarare il Cristo, che si cibava sicuramente di pesce e agnello, un peccatore. Non è un caso che a ogni Pasqua da anni ci sia sempre una mobilitazione generale che invita a non mangiare la carne di agnello. Per me dietro tutto questo c’è giusto l’avversario del Cristo.

    • Giuseppe Cipriani on

      Al di là delle esagerazioni vegane, mi rifiuto di pensare che dietro ci sia un avversione (diabolica!?) verso Gesù Cristo che si nutriva di pesce e carne… E non mi meraviglia che, in nome di una coerenza di fondo, si pretenda di difendere gli agnelli pasquali, visti come animali sottoposti a inutile sacrificio rituale, più che come simbolo religioso da colpire…
      Sul fatto dei cani che mangiano alimenti di derivazione animale non mi pare un controsenso così grande, dal momento che molti vegani equilibrati sostengono che la loro scelta (etica) non possono attribuirla anche al loro animale carnivoro… E i più fondamentalisti ricorrono, mi pare, ad alimenti proteici di origine vegetale con integrazioni vitaminiche anche per i loro animali.

      • Come al solito, anche nella questione dell’agnello pasquale, c’è un piccolo particolare…l’accanimento anticristiano. Infatti la macellazione rituale degli agnelli va avanti tutto l’anno nell’alimentazione dei musulmani e i nostri animalisti si guardano bene dal redarguire queste pratiche sempre più diffuse. Un film già visto e sempre replicato: il laicismo debole con i forti e forte con i deboli. Proprio non lontano da casa mia c’è un allevamento con diversi tipi di animali, che ha un gran via vai di musulmani che sgozzano sul posto gli agnelli, un mio conoscente aveva portato i bambini per vedere gli animali e ha dovuto scappare a gambe levate con i figli che piangevano. Non ho mai sentito nessun animalista locale scagliarsi contro queste pratiche fatte all’aperto e che vanno avanti da anni, in compenso a Pasqua questi si svegliano di colpo per condannare, con ampio supporto dei media, l’agnello pasquale. C’è una coerenza di fondo in questo atteggiamento ? Per me c’è solo ipocrisia e faziosità che si appoggiano a uno scarso coraggio e questo rivela che la causa animalista non è, per la maggior parte degli animalisti, un valore non negoziabile, ma piuttosto un pretesto.

        • Non dimenticare poi la macellazione “halal” che uccide l’animale con enorme sua sofferenza, a differenza di quello che succede nei mattatoi “normali”. Ma anche qui silenzio assordante di animalisti, vegani, e contestatori in genere.
          Paura eh?

        • Buongiorno, anche per lei… approfondire prima di scrivere

          “La pratica della macellazione è consentita in Italia solo se praticata in uno degli oltre 200 macelli autorizzati, ma non sono rari i casi di macellazione “familiare”, eseguita per festeggiare delle ricorrenze religiose, pratica illegale e perseguibile per legge (Regolamento comunitario 1099/2009, Decreto Legislativo 131/2013 – articolo 6 del Decreto Legislativo 6 novembre 2007, n. 193 – articolo 544 bis del Codice penale).”

          Fonte: http://www.lav.it/cosa-facciamo/allevamenti-e-alimentazione/la-macellazione-rituale

          Esiste inoltre una proposta di legge dei Cinquestelle – nata da un’iniziativa della deputata Chiara Gagnarli che prevede che qualsiasi tipo di macellazione,anche quella rituale, sia preceduta da un preventivo stordimento dell’animale…

          • Scusi, ma cosa vuol dire affrontare a “muso duro ” ?
            E poi evitiano le solite generalizzazioni di chi NON ha argomenti per replicare
            Quello che poi succede nei mattatoti “normali” come lei li definisce glielo lascio immaginare…
            In rete ormai trova tutto quello che vuole e se davvero le interessa approfondire la galassia vegana-animalista

            MI scuso per il commento doppio

          • “muso duro” e’ come hanno affrontato quel circense, che poi e’ morto di infarto.
            “muso duro” e’ quando liberano gli animali nelle gabbie (finendo poi spiaccicati sotto le macchine) con un’azione di forza nei laboratori.
            “muso duro” e’ quando qualche femminista oltre tempo massimo si denuda in piazza San Pietro o tira qualche torta in faccia ad un vescovo.
            NON ha argomenti?
            piu’ argomenti di questi: FIFA BLU’…e’ quella che avete voi animalisti di fronte a certe persone…
            Hai mai visto un animalista irrompere la sera di un ramadan e menare a destra e a manca (come di solito fanno contro chi non gli torce un capello)? Hai mai visto una femminista denudarsi davanti gli islamici intenti a pregare rivolti verso la Mecca?
            Hai mai visto un animalista irrompere in una clinica abortista?
            E cosa dovrebbe succedere nei mattatoi “normali” di cosi’ strano? L’animale viene stordito, e poi viene macellato.
            Solo che, quelli di cui avete ENORME e SOMMA paura (si’ proprio cosi’, PAURA) non li stordiscono e gli animali muoiono tra sofferenze.

          • Giuseppe Cipriani on

            Pensa, Piero, al di là dei tuoi inviti retorici, delle tue esortazioni a far fare al prossimo la fine di certi vignettisti satirici, esortazioni retoriche che lasciano il tempo che trovano dal momento che predichi bene e razzoli male, al di là di tutto questo, esistono studi che sembrerebbero dimostrare che la morte dell’animale per dissanguamento lento è meno dolorosa dal punto di vista nervoso rispetto a quella data dopo lo stordimento che ferma il cuore… Solo parlarne mi dà noia, io sarei per evitare la sofferenza di tutti i viventi, ma mi limito pragmaticamente a constatare che questo è impossibile e ad evitare almeno io direttamente di provocarne. Come potrai, volendo, facilmente constatare, non tutte le ragioni (e i torti) in questo ambito stanno (e possono stare) dalla stessa parte. Gli islamici che macellano al loro modo, in fondo, esercitano un diritto stabilito per legge anche qui in Italia.

          • Senti senti chi parla di “inviti retorici” e “esortazioni che lasciano il tempo che trovano” e cose che non ho mai detto (il vizietto di dedurre cose che non stanno ne’ in cielo ne’ in terra non te lo sei mai tolto eh? da bravo comunista)… Il signor “luogocomune” (non il sito eh! anche quello te lo raccomando!) in persona, la personificazione di tutti i luoghi comuni…
            Ah e’ cosi’? Allora che problema c’e’?
            Ritorniamo tutti, cattolici, carinivori, islamici ed ebrei alla morte per dissanguamento, cosi’ facciamo felici tutti, gli animali, Cipriani, gli islamici, e l’attivista Davide…
            Tutti contenti no?
            Cosa non si fa per compiacere i nuovi padroni…

          • Che pastone tremendo che sta facendo sig, Pierino…
            la “FIFA blu” degli animalisti (fifa ?…boh) …che devono “irrompere la sera di un ramadan e menare a destra e a manca (e perchè mai dovrebbero ? E poi stanno solo pregando ) e ” femministe denudarsi davanti gli islamici intenti a pregare rivolti verso la Mecca?” (????)
            E per finire si chiede perchè gli animalisti
            non irrompono e in una clinica abortista? Proprio gli animalisti, è sicuro ? Boh

        • Buongiorno, anche per lei (vedi commento sotto)… approfondire prima di scrivere

          “La pratica della macellazione è consentita in Italia solo se praticata in uno degli oltre 200 macelli autorizzati, ma non sono rari i casi di macellazione “familiare”, eseguita per festeggiare delle ricorrenze religiose, pratica illegale e perseguibile per legge (Regolamento comunitario 1099/2009, Decreto Legislativo 131/2013 – articolo 6 del Decreto Legislativo 6 novembre 2007, n. 193 – articolo 544 bis del Codice penale).”

          Fonte: http://www.lav.it/cosa-facciamo/allevamenti-e-alimentazione/la-macellazione-rituale

          Esiste inoltre una proposta di legge dei Cinquestelle – nata da un’iniziativa della deputata Chiara Gagnarli che prevede che qualsiasi tipo di macellazione,anche quella rituale, sia preceduta da un preventivo stordimento dell’animale…
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      • Ricordo che l’anno scorso erano apparsi sotto Pasqua dei cartelloni contro l’alimentazione a base di agnello:


        Vedremo quest’anno se l’iniziativa verrà ripresa, io penso di sì. La strumentalizzazione anti religiosa in questo caso è facile, ma lo è anche per via del fatto che secondo la concezione cristiana non può esserci equiparazione tra animali e Uomo, mentre per gli antispecisti questa è una forma di oppressione.

        • OT-PS: non riesco a capire, prof, come si fa a mettere le immagini in un commento. Ho provato con il tag img ma non funziona. Perche’ a me no e a lei si’? :-/

          😉

  2. Interessante articolo. Non sono uno scienziato ma solo una persona con tante domande. E allora mi chiedo, e chiedo a voi: riconoscere la sofferenza o un eventuale diritto alla vita degli animali significa necessariamente equipararli (se non altro moralmente) all’uomo?
    A mio modo di vedere di fronte all’apparente “umanizzazione” degli animali che diventano nostri compagni, figli, amici si nasconde una loro oggettificazione. Nel migliore dei casi l’animale è reso oggetto del desiderio dell’uomo quando domesticato e vezzeggiato, da animale diventa peluche. Nel caso peggiore è reso risorsa da cui trarre merci di cui l’uomo fa uso (carne, pelli, farmaci).

    • Buonasera Giovanni e benvenuto,
      se sei una persona con tante domande sei nel posto giusto!
      Riguardo al quesito sul riconoscimento di un “diritto” animale credo che il termine non possa essere usato in quanto ogni detentore di diritti deve anche avere dei doveri, cosa che agli animali non possiamo chiedere.
      Allora verso gli animali dobbiamo del rispetto, non bisogna abusarne, come ricorda Muggeridge nel suo primo intervento.
      Perfettamente d’accordo con la conclusione del suo intervento sull’umanizzazione degli animali, al riguardo riporto quanto affermato nella conclusione dell’articolo citato “Persone a 4 zampe”:
      “Come dice un animalista americano «se compri al tuo cane un cappotto da 20 dollari per proteggerlo dal freddo, lo fai per lui. Se gliene compri uno da 200, lo fai per te».”

      • Grazie mille!
        Purtroppo nell’attività o nell’inattività non possiamo andare oltre il nostro punto di vista di essere umani. Quale linea demarca l’uso o l’abuso degli animali, e chi la decide? I numeri che conosco sugli animali uccisi per la sola industria alimentare mi portano a pensare ad un abuso, ma è un’opinione su numeri probabilmente a loro volta opinabili (c’è anche una famosa frase di un seminario di Heidegger sulla presunta differenza tra campi di concentramento e allevamenti intensivi, che certamente ricorderà e che forse sto citando fuori contesto e a sproposito).
        La dicotomia diritti e doveri si inquadra, a mio modo di vedere, allo stesso modo. Mi sembra un approccio giusnaturalista, da contratto sociale, a cui certamente non possiamo chiedere agli animali di partecipare proprio perché da parte nostra non c’è un’entrata per loro che non coinvolga la loro completa soggiogazione. Non contiamo poi che così come non possiamo chiedere doveri agli animali non possiamo farlo per molti esseri umani: persone con gravi squilibri mentali, gravi disabili, infanti, etc. non hanno forse diritti?

        • La questione della differenza tra gli animali ai quali non si possono chiedere dei doveri e le persone nella stessa condizione mi sembra che finisca col sottolineare che se ci consideriamo solamente animali quando una persona diventa incapace di assolvere ai propri doveri si può giustificare la logica dell’allevamento. E così anche nelle società umane varrebbero le regole che valgono verso gli animali, (compresa la soppressione), se invece siamo qualcosa di incomparabilmente diverso no, la dignità umana non sarebbe in questo caso nella condizione ma una caratteristica ontologica.
          Dobbiamo anche aggiungere che per gli animali l’impossibilità di assolvere a dei doveri è la condizione naturale, per gli uomini è una condizione patologica, comunque anche quando è malato un essere umano ha dei diritti fin quando dei suoi simili si fanno carico dei suoi doveri.
          E’ quello che si chiama amore fraterno.

          • Mi dispiace pensare ad un’espressione gioiosa come “amore fraterno” in una chiave di semplice scambio di mansioni: non esiste morale al di fuori del contratto sociale?
            Questo è evidentemente un punto su cui devo riflettere ulteriormente. Intanto la ringrazio per la discussione e spero di tornare a leggerla da queste parti.

  3. Giuseppe Cipriani on

    Fossi un animale non mi farei troppe illusioni… In quella veste direi: “Fratelli animali, da compagnia o da macello, la nostra sorte è per questi tempi ancora fortemente segnata. Eccoci damerini da compagnia, utili a far felici i proprietari che ci trattano da pari per modo di dire (eccezioni a parte) e ci abbandonano appena segniamo il passo o non siamo più bravi o sani, o carne da macello, per tutte le salse (nel senso di quelle succulente, da intingolo), uccisi in modo più o meno etico, più o meno barbaro (cambia poco, in fondo); o, ancora, strumento di sperimentazione per trovare soluzioni sanitarie o cosmetiche efficaci per la specie dominante, che avrà il potere ancora a lungo, ma non riuscirà ad annientarci…”.
    Se fossi un animale, non avrei consolazioni da offrire ai miei fratelli animali. E penserei: “L’abisso che ci divide dagli umani, dalla massa degli umani, è troppo grande; e nonostante quei corpuscoli di umani organizzati che propugnano la liberazione animale non ci sarà speranza alcuna per noi, destinati ancora a lungo a essere sfruttati per quel che siamo: creature inferiori per i più, perché troppo pochi pensano il contrario”.

    • stò cò frati e zappo l'orto on

      Che poesia Cipriani!Sei un vero poeta.
      Mi piacerebbe intervenire in questo post,anche perchè per caratteristiche mentali non mi tiro mai indietro.
      Ma odio i tuttologi.Per cui evito di inflazionare con la mia presenza questi bei commenti.
      Solo vorrei capire(premetto che pratico Tiro a Segno sportivo carabina e pistola)perchè si definisce sport lo sparare ad un passero(e come dicono i “competenti” il piombo contenente la cartuccia pesa più del volatile)ed altri minuscoli esseri.Vorrei anche chiedere cosa ne pensate delle aragoste(gli animali non soffrono,sono tutti stupidi,anzi idioti)che finiscono in pentola(con acqua a bollore)per le voglie di qualche p…

      • Giuseppe Cipriani on

        Caro sto, al di là della (poca) poesia, mi son sentito per celia (ma non troppo) uno dei protagonisti de “La fattoria degli animali” nel momento più puro della presa di coscienza, prima del traviamento. Il messaggio, non troppo velato direi, era quello di uno che pensa che non ci siano fisime che tengano: il porco da macello continuerà a essere porco da macello, ucciso ancora barbaramente anche da noi nelle corti, più civilmente nei macelli autorizzati. E gli agnelli, i capretti, anche le aragoste, caro sto, continueranno a comparire sulle tavole di tutto il mondo come manicaretti, ché il tempo del veganismo pieno non arriverà mai e, se arriverà, lo racconteranno altre generazioni ancora nel pensiero di Dio… Insomma, tranquilli gente. Qui, a quanto pare, nessuno cospira contro l’Homo e la sua religione e, da quel presunto animale che ho impersonato, continuo a sostenere che “Non abbiamo speranza… Ma anche se ci spezzeranno, non ci piegheranno!”.

        • stò cò frati e zappo l'orto on

          Concordo con te adorabile Cipriani.
          Avevo premesso di non voler intervenire in tutti i commenti possibili…..ma non resisto.
          Vorrei solo confermare che sei un Poeta.
          E dici bene tu,infatti è la legge del più forte che domina e dominerà il mondo…..non resta agli amici animali altro che cercare di chiedere pietà.ps.Pensavo che almeno gli insetti non fossero mangiabili….mi sbagliavo alla grandissima.
          ppss.Nella mia regione(patria storica della caccia fin dagli etruschi)si mangiano anche molte specie proibite(non cacciabili)esempio l’istrice,il riccio(credo di essere preciso nel dire queste cose,eventualmente correggetemi)……solo per il gusto “di mangiare la mela proibita”.E mi diceva un mio conoscente che questi animali(quasi scomparsi)hanno un sapore delizioso…….meglio del pollo,del tacchino e mille altri.

          • Va anche ricordato che la maggior parte degli animali di cui parliamo qui, senza un interesse di qualsiasi genere da parte dell’uomo, scomparirebbero o si ridurrebbero a pochi esemplari. Sono uomo-dipendenti, se ci sono è perché noi li vogliamo, altrimenti la maggior parte di loro non verrebbero alla luce. Magari un minimo di ringraziamento… 🙂

          • Giuseppe Cipriani on

            E questo conferma che li stiamo sfruttando alla grande… Ben lungi, quindi, da aver dietro l’angolo un rischio di considerarli alla stregua umana (con uguali diritti e dignità) o di abbassare l’uomo al loro livello, privandolo del salto ontologico… Quando mai!

  4. Li abbiamo sempre usati e spesso abusati, ma solo usarli è corretto e in sostanza li fa esistere.

    • Bah… “abusati” mi sembra eccessivo, forse nell’ultimo secolo, come succedanei dei figli, o come strumento di perversione.
      Ma dal XIX secolo all’indietro, un tizio che si fosse divertito a sparare ad un animale o a torturarlo, non lo avresti ceerto trovato.
      La stessa “caccia alla volpe” era in pratica un allenamento per operazioni di guerra.
      Anche la caccia a cinghiali, cervi, ecc ecc nell’antichita’ era per avere carne piu’ “nobile” e per mantenere “pulizia” nei boschi (anche TROPPI animali del genere causano danni notevoli al resto dell’ecosistema).

      • “Anche la caccia a cinghiali, cervi, ecc ecc nell’antichita’ era per avere carne piu’ “nobile” e per mantenere “pulizia” nei boschi (anche TROPPI animali del genere causano danni notevoli al resto dell’ecosistema).”
        Ma quando mai ?
        Non si offenda ma qui si scrive tanto per scrivere, o cosa ?
        Da scaricare e leggere http://www.agireora.org/caccia/
        Grazie

          • Beh , diciamo che io cerco di argomentare invitandola a leggere una ventina di pagina molto interessanti ma evidentemente lei vuole rimanere della sua opinione.
            girandomi un link di sky channel su caccia e pesca.
            La lascio allora al suoi salame alla sua cotoletta quotidiana.

          • Visto che linkate articoli a casaccio l’unica cosa interessante è l’augurio per la cotoletta e il salame che speriamo possano davvero restare quotidiani nonostante la Troika…

          • Caro pennetta, forse si doveva premurare di cliccare il link che ho postato prima di scrivere
            Che è stato messo a casaccio. E per fortuna che qui siamo su ” critica scientifica”

  5. Pingback: “Animalicidio”, analisi di un neologismo | Lo Sai

  6. Penso all’uso nei circhi coi gladiatori e all’espressione “cane bastonato”, succede ancora oggi, ma una volta non c’era problema a bastonarli, era quasi la norma. Penso anche alla corrida e all’analoga tauromachia cretese e ad altri giochi crudeli con animali, oppure alla semplice crudeltà umana che non ha tempo ed è spesso diffusa anche tra bambini e adolescenti in cerca di passatempi, trasgressioni ed emozioni forti.
    Per il resto penso, in modo politicamente scorretto, che con l’allevamento invece si sia allungata la vita a molte specie, oltre ad averla moltiplicata, quindi che il consumo di carne animale sia in un certo senso eticamente accettabile, se pensiamo che allo stato naturale non molti animali hanno modo di invecchiare e morire di morte naturale. In un certo senso, far tornare gli animali da allevamento allo stato selvaggio può rappresentare un colpevole spreco di risorse.

    • stò cò frati e zappo l'orto on

      Dobbiamo essere sinceri Signori(non dubito di commentare con Veri Signori!)e magari anche chiedersi quale alternativa(se non cibarsi di vegetali,patate varie,carote varie e chi più ne ha più ne metta)ai manicaretti infinitamente squisiti preparati con carne di agnello,salami di cinghiale ecc.ecc.ecc.ecc.Posso interrompere qui l’infinito elenco.
      E la violenza gratuita contro gli animali,non serve forse all’uomo per “sfogare i suoi istinti primitivi e brutali”(sempre meglio torturare gli animali piuttosto che rivolgersi contro i propi simili umani).?
      Mi chiedo soltanto,per il credente cento per cento,religioso e devoto ,se è possibile che Dio abbia messo a disposizione dell’uomo gli animali(e non dico GLI ALTRI ANIMALI)perchè siano torturati,uccisi per sport,massacrati solo per il sottile piacere della violenza,uccisi per aumentarne le “qualità culinarie”.
      L’abbiamo già detto IL Mondo è in mano al più forte,alla sua legge.Ma da uno come me non posso accettare che Dio non abbia pensato anche ai più deboli(non metto in ogni caso gli animali al disopra della vita degli umani).Amen.

      • Appunto, come dicevo sopra, per il cattolicesimo Dio ha messo gli animali a disposizione dell’uomo, questo significa usarli e non abusarli. In molte culture antiche non c’è esattamente tortura dell’animale, ma piuttosto il rispetto che in passato era anche idolatria, gli animali erano sacri come cibo inviato dalla divinità a favore degli uomini ed erano spesso divinizzati tanto che le divinità avevano spesso l’aspetto di animali. Con il giudaismo e il cristianesimo resta il rispetto, ma si pone correttamente l’uomo sopra l’animale che resta un dono di Dio all’uomo, così come i vegetali e il mondo intero. Visione antropocentrica ? Sì, ma corretta, perché il pensiero umano da senso al mondo dal momento che questo viene conosciuto in modo consapevole, inutile quindi girarci tanto attorno, il nostro è un privilegio che però implica enormi responsabilità alle quali non ci si dovrebbe sottrarre, deresponsabilizzandoci con l’equipararci agli incolpevoli, ma anche inconsapevoli, animali.

        • stò cò frati e zappo l'orto on

          Le ho detto e adesso lo ripeto:Mi piace il suo modo di affrontare i temi religiosi.La seguo con piacere.Da Laico incallito non concordo in tutto quello che dice,ma la trovo interessante.
          Inoltre se ne avremo l’occasione vorrei tornare sulla questione omossessualità,ma con calma,non abbiamo fretta.ps.Lei tifa per l’ucraina io per la Russia,speriamo di non dover mai leggere di uno scontro armato tra due nazioni che amiamo!Farvel Tak.

        • Giuseppe Cipriani on

          Certo, Muggeridge, che prima che arrivasse questo Consapevole che darebbe senso al mondo, il mondo esisteva da par suo. Gli animali non si ponevano, è vero, questioni metafisiche, e vivevano inconsapevolmente la loro vita accanto, pensi, a quello a cui erano messi a disposizione fin dal principio: un esserino peloso a quattro zampe, il nostro progenitore che attendeva, pur’esso inconsapevole a quei tempi, di evolversi e diventare l’animale-re del creato, che avrebbe dato senso al creato… Mah!?

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