Gli scimpanzé sono persone?!?

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Un’associazione animalista chiede che gli scimpanzé vadano considerati persone umane.

Ma gli argomenti portati a sostegno della tesi sono solo dei paralogismi.

 

Della richiesta se ne è parlato su National Geographic, un gruppo animalista ha chiesto ad un tribunale USA la liberazione di uno scimpanzé con la motivazione che si tratti di una persona. A questo punto ovviamente la questione è stabilire cosa sia una persona, la definizione è stata ipotizzata da Catherine Hobaiter, una ricercatriche della University of St. Andrews:

“Se definiamo ‘persona’ un individuo autonomo capace di ricordare, pianificare e agire secondo quei piani”, spiega Catherine Hobaiter, una primatologa della University of St. Andrews che ha who has tradotto i gesti degli scimpanzé, “di sicuro non parliamo solo di caratteristiche “umane”.

Da questo punto di vista, la vita interiore degli scimpanzé non è identica alla nostra, ma è abbastanza simile da conferire loro una personalità. Se poi questa va intesa come personalità giuridica, suscettibile cioè di essere titolare di diritti sanciti dalla legge, è materia controversa.

Se veramente le capacità di ricordare, pianificare e agire secondo dei piani, sono le motivazioni per considerare un animale “persona”, una grandissima quantità di animali oltre agli scimpanzé dovrebbero essere considerati tali, anche un cane infatti è in grado di ricordare, pianificare e agire secondo dei piani seppur elementari. E giustamente si conclude con un’affermazione di dubbio.

Va notato che però curiosamente tra le caratteristiche che determinerebbero l’essere “persona” non è stata inclusa quella di parlare. Una dimenticanza davvero clamorosa, se si considerasse il linguaggio nessun animale sarebbe da considerare “persona”, non citare questa capacità fa pensare ad un’intenzione di lasciare indefinita e quindi aperta la questione.

Anche da parte animalista si continua ad ignorare la parola e si sostiene che le caratteristiche che renderebbero un animale persona sono altre, come afferma Steve Wise, fondatore di Nonhuman Rights Project:

Finora la legge considera persone giuridiche solo gli esseri umani e alcuni loro costrutti, come aziende o associazioni. Per Steve Wise, fondatore di Nonhuman Rights Project, è una lacuna: il riconoscimento della personalità non dovrebbe dipendere dall’appartenenza a una specie, ma prendere in considerazione la capacità di un individuo di compiere scelte significative: in una parola, la sua libertà.

Ma anche la libertà è una caratteristica comune a molte specie, chi può dimostrare che un cane o un altro mammifero non siano liberi di fare delle scelte? Per contro c’è anche chi sostiene che probabilmente neanche gli esseri umani siano veramente liberi. Non è dunque questo il punto, allora su cosa si dovrebbe basare la decisione? Una risposta la fornisce un giudice che ha deciso sulla questione:

Secondo un altro punto di vista, adottato anche dal giudice che ha deciso una causa intentata da Nonhuman Rights Project, la personalità comporta la capacità di assumersi responsabilità sociali, cosa evidentemente impossibile per gli scimpanzé.

Quindi, anche ignorando l’elefante nella stanza costituito dalla parola, nel momento che si volessero considerare “persone” fisiche o giuridiche, gli scimpanzé si dovrebbe esigere da loro il rispetto di determinati doveri e responsabilità, e questo è impossibile, a meno che non lo si voglia incarcerare o multare tutti per aver contravvenuto alle regole.

A questo punto giungeremmo al paradosso che per nel momento che liberassimo gli scimpanzé dalle gabbie rendendoli persone, saremmo costretti a metterli in prigione. Si potrebbe definire una dimostrazione per assurdo…

In conclusione, mentre anche ad un animale o ad un oggetto, al limite, possono essere riconosciuti dei diritti, solo alle persone possono essere imposti dei doveri. E questo chiude il discorso.

 

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

106 commenti

  1. La differenza tra Uomo e animale (qualsiasi animale) é che l’Uomo é consapevole di essere, anche solo per il semplice fatto che si pone il problema di essere (e anche se rimane probabilmente insoluto il senso esaustivo dello stesso proprio essere). L’animale vive NEL/PER il mondo esterno a se stesso e non sviluppa attività dialettica con lo stesso mondo esterno partendo/passando da/attraverso valutazioni o sensazioni esclusivamente a valenza interne (manca l’astrazione… ad esempio). Certo che siamo in un mondo di matti… nasce la necessità di un parere circostanziato di un giudice anche per le ovvietà.

  2. Giuseppe Cipriani on

    Poche parole chiare…
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    L’equilibrata e doverosa tutela dei diritti degli animali non ha certo bisogno di questi assurdi equilibrismi.
    Addirittura qualcuno ha ipotizzato i termini “persona non umana”, boh!?

    • I neologismi mi affascinano sempre, anche quando non ne condivido l’idea retrostante. In questo caso, possiamo citare:
      “persona non umana” (come riportato da Cipriani)
      “animali non umani” (è il modo con cui gli animalisti definisco gli animali, è un modo ridondante e inutile per ricordare che anche noi siamo animali)
      “umano non persona” (questo è invece il modo con cui vengono definiti gli embrioni da parte di quelli a favore dell’aborto, come dire che essi sono “umani” in qualche modo, ma non sono “persone”, cioè non godono di diritti).

      • In realtà sono questioni giuridiche: come si può definire “sopressione di vita umana” un aborto, quando un embrione non dispone di un encefalo? Perchè la legge italiana è abbastanza chiara: la morte della persona e quindi la fine della persona umana coincide con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo.

        • La legge italiana è chiara nello specificare quando una persona già NATA debba essere considerata morta.
          Tutto un altro paio di maniche (una disputa filosofica prima che giuridica) riguarda lo status delle persone non ancora nate, in particolare gli embrioni. È un dibattito vecchio che non sto qui a riassumere perché non solo andremmo in OT, ma sarebbe anche un lunghissimo OT.

          • Lo so, ma le ragioni dei “pro-life” prescindono dalla presenza o meno di encefalo o di altre componenti anatomiche.

          • Le definizioni sono escamotage linguistici per creare la realtà che si vuole dimostrare.
            Embrione, feto… c’era pure chi parlava di pre-embrione, io so solo che la vita biologica di un individuo inizia con la prima cellula, il resto come dicevo sono giochi di parole.

          • Amen enzo! Flavio, lasci perdere, potrebbe farsi male! Soprattutto se arriva qualcuno a chiederle quale sia lo status ontologico dell’embrione.

          • La condivisione delle definizioni è strumento essenziale per poterci confrontare e se lei crede che bisogna ridefinire il concetto di morte, allora dovrebbe proporre una riforma in tal senso.

        • Io comincerei dal riportare quanto la legge veramente dice circa la diagnosi di morte in ambito medico-legale:

          “La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo.” – Art.1 Legge 29 dicembre 1993, n. 578

          Ora – a patto che non si voglia arrivare ad affermare l’assurdità secondo cui un embrione “non muore” giacché la sua corruzione non “si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo – è implicito che tale definizione di morte riguarda esclusivamente l’essere umano in cui fossero già presenti attività encefaliche e quindi dell’essere umano ad un determinato stadio di sviluppo, non dell’essere umano/persona simpliciter.
          Non si legge da nessuna parte di “morte della persona umana” e stop, quindi non serve proporre alcuna riforma sul concetto di morte, la quale corrisponde – in senso più ampio e accettato – alla cessazione delle principali attività vegetative di un organismo vivente.

          In ogni caso, sebbene l’embrione non presenti attività encefalica (da notare tuttavia che presenta i cosiddetti “primordi epigenetici” che porteranno alla costituzione della stessa, tra l’altre cose) e sebbene questa attività sia condizione necessaria affinchè vi sia la manifestazione di una personalità, quest’ultima non è costitutiva della persona anzi è il contrario: affinché vi sia personalità deve esserci “sotto” un individuo/persona che almeno in potenza possa manifestarla, ma questo individuo, fintanto che è in vita, rimane persona anche se non manifesta personalità in atto.

          La questione dei termini poi, non fa reale problema: ci sono gli embrioni, poi i feti, poi i neonati, poi i bambini, poi i ragazzi, poi gli adulti, poi gli anziani, poi i vecchi: tutti nomi che identificano la stessa sostanza nelle sue varie fasi di sviluppo: in questo caso l’essere umano, che È persona in ogni singola fase proprio perché in ogni singola fase è sostanza individua di natura razionale.

          PS. La prossima volta sarebbe più opportuno evitare di copiaincollare definizioni ad hoc presenti solo e soltanto in blog eccessivamente di parte….

          • Giuseppe Cipriani on

            “La questione dei termini poi, non fa reale problema: ci sono gli embrioni, poi i feti, poi i neonati, poi i bambini, poi i ragazzi, poi gli adulti, poi gli anziani, poi i vecchi: tutti nomi che identificano la stessa sostanza nelle sue varie fasi di sviluppo: in questo caso l’essere umano, che È persona in ogni singola fase proprio perché in ogni singola fase è sostanza individua di natura razionale.”
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            E pensa, Vianegativa, che (a naso, a spanne, senza bisogno di scomodare metafisiche o domande esistenziali) su questo la penso allo stesso, identico modo.

          • Ne sono lieto, Cipriani, ma a pensarci bene questa concordanza era pressoché scontata: chi, come te, in generale non ammette l’esistenza di “salti ontologici” perché la dovrebbe invece sostenere nel caso dell’embriologia umana, dove le mutazioni sono puramente accidentali?

          • ViaNegativa, ma quale blog… la fonte è questa: G.A. Norelli, C. Buccelli, V. Fineschi, La morte. Fenomenologia e legislazione in Medicina legale e delle assicurazioni, Padova, Piccin Nuova Libreria, 2009, p. 105.
            Poi un embrione “muore”, nessuno dice il contrario, ma legalmente muore come può morire una pianta, nel senso che l’embrione non riunisce ancore quelle caratteristiche in cui può esser descritta la “morte” (veda l’art. di cui sopra) di un essere umano.
            Poi lei è libero di considerare intoccabile l’ovulo appena fecondato, come altri potrebbero essere liberi di considerare intoccabili gli ovuli non fecondati o gli spermatozoi perchè potrebbero ritenere, a torto o a ragione, che anche loro sono siano già vita umana. Ad ognuno quindi la propria opinione, ma che opinioni appunto siano.

          • Giuseppe Cipriani on

            Beh, Flavio, spero che almeno sia chiaro che c’è una bella differenza tra uno spermatozoo e un ovulo fecondato…
            Se è vero, come è vero e possiamo dirlo!, che tutti noi siamo stati un ovulo fecondato, non possiamo invece dire di essere stati uno spermatozoo o un ovulo… Non so se rendo l’idea.

          • Certo Giuseppe, il mio era soltanto un esempio per assurdo, però nemmeno poi così assurdo, perchè se c’è chi afferma che anche uccidere un pollo o un gamberetto è un assassinio, un giorno potrebbe apparire qualcuno a dire lo stesso degli spermatozoi.
            Si potrebbe forse pensare al seguente ipotetico dilemma: come attuaremmo se dovessimo scegliere tra salvare un ovulo e uno spermatozoo che si potrebbero incontrare (futura vita umana) e uno scimpanzè adulto (vita animale ma con certo grado di consapevolezza)?

          • MenteLibera65 on

            E’ fuor di dubbio che la vita inizi al momento del concepimento. Anzi…secondo me da qualche parte esistono pure le probabilità che dall’incontro tra un ovuolo e uno spermatozoo nasca una vita che campi poche ore, 1 mese, 9 mesi, 10 anni…etc etc fino a 80 anni.
            Sarebbe interessante questa statistica.

          • Bene Flavio, allora diciamo che tu e quei blog avete attinto alla stessa fonte, ma si dà il caso che tu abbia parlato di legge italiana e la legge dice QUESTO e non quello che hai riportato tu.

            Quella della “non-morte” dell’embrione era ovviamente una battuta, tant’è che ho pure scritto esplicitamente che sarebbe un’assurdità, ma vabbeh.

            Comunque, quello che evidentemente non è chiaro è che quando muore un embrione muore un essere umano ad un diverso stadio di sviluppo e ciò nonostante il fatto che la medicina legale si limiti a descrivere le condizioni della morte di un organismo ad un livello più avanzato, ma da questo eventuale deficit legislativo non si può evincere che l’embrione non sia un essere umano e in ogni caso non sarà dall’interno della legge positiva che si potrà stabilire quale sia lo status ontologico dell’embrione.

          • ViaNegativa, può cavillare quanto vuole, ma la frase da me riportata riporta la stesso principio espresso nell’articolo di legge.

          • Non sono io a cavillare, sei tu che sei un campione incontrastato di lotta con gli uomini di paglia…

            Basterebbe dire che in assoluto è falso che per la legge italiana la morte di un embrione sia assimilabile alla morte di un vegetale, dato che il primo è pure soggetto di tutela, godendo appunto di parziale soggettività giuridica… e il vegetale?

            Ma in ogni caso la legge parla di morte, non di morte della persona umana tout court, il che fa una differenza importante: se infatti fosse la morte della persona umana simpliciter a venire totalmente identificata con la cessazione delle funzioni encefaliche, allora qualcuno potrebbe anche pensare che la morte di un embrione, che è privo di quel tipo di attività, non corrisponderebbe alla morte di una persona umana. Eppure
            1. la c’è un omissis e quindi un ragionamento simile non è implicato necessariamente e
            2. fosse anche presente tale specifica (e non è) sarebbe comunque frutto di un errore filosofico esiziale.
            .
            Resta poi inscalfito il resto di quanto ho detto.

          • Guardi che abbiamo capito bene che lei ha cercato su Goggle quanto io ho riportato da un testo universitario (e non da un blog come a lei piace immaginare) perchè non credeva che la legge italiana si esprimesse in quei termini. Invece si esprime proprio in quei termini. E quando parla di morte, parla evidentemente di morte di esseri umani, non di piante o quant’altro.
            Poi ripeto, ognuno è libero di considerare un assassinio qualsiasi cosa, pensi che certi vegani pensano che recidere una pianta in fase di crescita sia un assassinio, quindi ce n’è per tutti i gusti. Ma la legge italiana parla chiaro: quando si sopprime un ovulo appena fecondato o un embrione fino a una determinata fase di sviluppo, non si sopprime nessuna figura giuridica e nessuna persona. A lei può anche non piacere ma le cose stanno così.

          • Chiariamoci invece noi due: io non le ho chiesto la legge, io le ho chiesto lo statuto ontologico dell’embrione secondo lei!
            A quel punto vedrà che non è facile uscire dall’empasse contradditorio di definire l’embrione non umano e quindi nel contempo dichiarare che tutti noi siamo un embrione cresciuto troppo.
            Le anticipo la chiusa: non è solo difficile, è impossibile.
            .
            Non mi resta che augurarle in bocca al lupo per la risposta.

          • Certo, Flavio, che l’ho cercata su google la tua citazione e infatti l’unico risultato – in cui è presente pari pari – è quel blog “abortolibero”.
            Ora mi puoi dire precisamente dove la legge parla di morte dell’embrione nei termini che riferisci tu? O dove parla di “morte della persona umana” simpliciter identificandola con la cessazione delle funzioni encefaliche?

          • ViaNegativa, perchè insiste con la sua arrampicata sugli specchi? Che un blog abbia riportato la stessa definizione, a me non interessa neanche lontanamente. Io le ho pure dato la fonte esatta (la riporta il suo blog?) e se ha qualcosa da obiettare contatti direttamente gli autori che hanno scritto quel testo di medicina legale.
            Lei poi è stato più che esplicito:
            “…la legge dice QUESTO e non quello che hai riportato tu.” (La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo.)
            La frase che io ho riportato recita:
            “La morte della persona e quindi la fine della persona umana coincide con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo.”
            Anche un ragazzino di dodici anni capisce perfattamente che le due frasi esprimono lo stesso identico concetto.
            Serve altro?

          • Flavio, te lo ripeto per l’ultima volta, poi se lo capisci bene, se no non è problema mio: la legge definisce come stabilire in ambito medico legale la morte di un individuo in cui evidentemente fossero già presenti attività encefaliche, ma non identfica in nessun punto l’ASSENZA (parla infatti di cessazione) di attività encefalica con l’assenza di una persona umana in un ente come l’embrione che è in fase di sviluppo (e che quindi per ovvi motivi non può presentare attività cerebrale), nè tantomeno dice in altri punti che la condizione necessaria all’essere della persona umana sia la presenza di attività cerebrale. Il perchè di ciò lo si può stabilire in separata sede (filosofica), ma qui la cosa non interessa e manco viene accennata infatti.
            Pertanto quel passo (Art.1 Legge 29 dicembre 1993, n. 578) è – se proprio vogliamo – passibile di interpretazione e la più ragionevole è che riguardi la morte della persona umana ad un certo livello di sviluppo, “infatti l’affermazione che senza un cervello umano funzionante gli organi e gli apparati già presenti nell’embrione non possano costituire un essere umano, ha il suo significato e valore quando il soggetto umano, giunto al termine del suo ciclo vitale, cessa di vivere: si considera allora come segno definitivo del chiudersi di questo ciclo la morte cerebrale.
            Diversa è la situazione dell’embrione in sviluppo: «Si è in presen­za (in questo caso) non della fase terminale di un processo dinamico vi­tale dove inizia la disintegrazione dell’individuo, ma si è al contrario, alla presenza di un processo dinamico unitario ed unificante tutte le parti che vanno man mano comparendo: è il soggetto umano in svilup­po che, per la legge ontogenetica, esige un graduale differenziamento e, quindi, anche la graduale formazione delle strutture cerebrali. Gradualità che non induce salti di qualità, ma soltanto arricchimento di espressione delle potenzialità già inscritte nello zigote»” (Sgreccia e Serra citato da Sgreccia).
            .
            Tanto dovrà bastare, i disegnini non te li faccio anche se forse ti servirebbero.

          • ViaNegativa, lei le sta provando di tutte, prima cerca di negare il contenuto di un articolo di legge, poi parte con elucubrazioni personali che non vengono al caso.
            L’ ovulo fecondato o l’embrione non sono considerati dalle nostre leggi soggetti giuridici al pari di una persona fisica. Glielo ho detto prima e glielo ripeto adesso. Se non le piace che sia così provi a cambiare le leggi, ma non neghi il contenuto delle leggi vigenti.
            Vuole l’ennesima prova di quanto dico? Se si toglie la vita ad un embrione si parla di “soppressione”, se si fa invece con una persona si parla di “omicidio”. Non lo dico io (non ho infatti espresso nessun giudizio in merito) ma le nostre leggi. Punto.

          • Ma che diamine ci entra l’omicidio adesso? Qui si stava parlando di cosa la morte sia dal punto di vista medico-legale per la legge.

            Per farla semplice:
            – l’art. 1 di cui sopra dice testualmente: “La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo”
            -tu invece hai scritto; “la morte della persona e quindi la fine della persona umana coincide con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo”
            aggiumgendo quindi ulteriori elementi rispetto all’articolo.
            Ora, dall’interno della legge, prova a giustificare perché la morte-qua-cessazione delle attività encefaliche debba coincidere giocoforza con la fine della persona umana tout-court e non con la fine della persona umana a quello stadio di sviluppo tale per cui siano già presenti determinate strutture fisiche. Non accetto però ulteriori risposte del tipo “perchè è così e basta”.

            Avanti, devi fare questo. Se si può fare, ne prenderò atto non è che mi interessi avere ragione per forza.

          • Più va avanti con la sua polemica e più dimostra quanto sia campata in aria. Io ho fatto notare ad Htagliato uno dei motivi per cui un embrione non è considerato una persona e lui mi ha chiarito che le ragioni dei “pro-life” prescindono dalla presenza o meno di quelle caratteristiche riportate nel riferimento di legge. Questione chiarita ed infatti non ho trovato necessario replicare, in quanto la sua era appunto un’opinione.
            Mi spiega ora perchè lei ha avuto la necessità d’inserire tutta questa sfliza commenti a sproposito? Se a questo punto non ha capito che l’embrione non è considerato una persona (lei è liberissimo di considerarlo come vuole) allora la lascio con le sue false certezze. E non insista con il fatto che l’articolo di legge quando parla di “morte” potrebbe non si riferirsi alla morte di una persona (cosa che secondo lei avrei aggiunto io), perchè è evidentemente sottointeso che si riferisce appunto alle persone. Non agli ovuli fecondati, agli embrioni, agli animali o altri organismi viventi, ma alle persone come figure giuridiche, status che non è riconosciuto alle categorie sopracitate, alle quali appartengono anche gli scimpanzè di cui tratta l’articolo.
            Ora continui pure a polemizzare da solo, perchè io le ho ripetuto fino alla noia lo stesso chiaro ed elementare concetto, se non lo coglie… problemi suoi.

          • O mamma… ma io sostengo assolutamente che quell’articolo si riferisca alla morte delle persone, ma di persone ad uno preciso livello di sviluppo!
            Tu invece vorresti sostenere che da quell’articolo (che hai tirato in ballo tu eh, non io né nessun altro) si possa arrivare alla conclusione che per la legge un embrione non è una persona…

  3. Mi pare necessario equiparare gli scimpanzé giuridicamente con le persone umane, sennò come potranno sposarsi di fronte alla legge con altri scimpanzé o altri umani?

    L’atto di pianificare è senza dubbio un meccanismo intelligente come anche l’agire secondo questa pianificazione è indice di un meccanismo volitivo: la questione è sapere se pianificano coscientemente o se agiscono secondo il piano coscientemente: ma qui stiamo considerando proprio la coscienza stessa dei qualia di se stessi per definizione ineffabili e incomunicabili.

    Il fatto di parlare mi sembra non così importante quando vedo l’estensione del vocabolario della stragrande maggioranza degli umani, ridotti a qualche decina di concetti. Hanno gli scimpanzé concetti?

    L’approccio del giudice circa la responsabilità sociale mi sembra un’ottima idea: per essere una persona bisogna essere capace di inserirsi nella comunità e prenderla in carica. Questo punto mi sembra primordiale se vogliamo che si possano sposare.

    Come dice Beppino, siamo in un mondo da matti che , come tutti i matti, si ritiene savio. LOL

  4. “Quando c’è in giro tanta pietà per gli animali, pochissima ne resta per l’uomo.” (Leonardo Sciascia)

  5. Giorgio Masiero on

    Ogni persona è portatrice di diritti e di doveri. A mio parere sono i secondi, molto più dei primi, a caratterizzare una persona sul piano giuridico, perché ne stabiliscono il ruolo nella società, della cui buona conservazione la legge si occupa innanzitutto.
    Quali sono i doveri in carico agli scimpanzé nella società?
    In assenza di doveri, come credo sia sottinteso dalle associazioni animaliste, è inevitabile la sconsolata conclusione di Leonardo Sciascia riportata nel commento di Giuseppe.

  6. Do-Or-Do-Not on

    Interessante ma mi sembra una strada scivolosa.
    Gli animali hanno piu’ doveri degli infanti ad esempio.

    Se un infante morde qualcuno o genera un incidente, non e’, per ovvi motivi, colpa dell’infante stesso che non ha doveri nei confronti di alcuno. Anche un bambino in eta’ prescolare ha ben pochi doveri, e far del male a un amichetto ha scarse conseguenze.

    Al contrario un animale domestico diversi doveri, ad esempio un cane ha il dover di non mordere. La disattenzione dei suoi doveri comporta castighi proporzionali alla gravita’ fino la soppressione.

    Quali doveri ha un embrione?

    • Attenzione, sta facendo un po’ di confusione linguistica: il cane NON ha il “dovere di non mordere” nel senso con cui tra noi esseri umani, cittadini di uno Stato, intendiamo la parola “dovere”: non esiste un codice penale rivolto letteralmente ai “cani”, ma i loro PADRONI sì che hanno il dovere di non causare indirettamente danni al prossimo a causa dei loro cani, per cui è il padrone che ha il dovere di impedire al cane di mordere, non è il cane che rischia un processo penale!
      Invece un embrione “non ha doveri” non perché possiede un privilegio o per altre ragioni filosofiche, ma per la banale situazione per cui, in quanto persona il cui corpo si sta ancora formando, non può fisicamente fare niente, quindi non può realizzare qualche dovere, ma. almeno per chi è contrario all’aborto, gode di diritti.

      • Do-Or-Do-Not on

        Dal momento in cui la punizione la fa il cane, il cane ha doveri.

        Il dovere mica è regolato dal codice penale, che è negativo non positivo quindi stabilisce eventuali pene per eventuali omissioni. Ma i doveri sono ben di più di quelli legali.

        Ed efficacemente esiste un codice penale per i cani, che è semplificato, così come i doveri che i cani hanno, e giudice, giuria e giustiziere sono una persona sola. Di solito è il padrone che agisce allo stesso modo con cui agisce coi bambini, commiando pene e stabilendo doveri.

        Limitatamente alla società i doveri dei bambini come dei cani sono molto ridotti, e nei casi più gravi sono persone terze che decidono ad esempio per la soppressione indipendentemente dal parere del padrone.

        Il dovere non è affatto del padrone. Se un cane morde non viene punito sempre il padrone.

        E un animale può anche non avere un padrone. Anche quegli animali hanno il diritto a non essere uccisi se non in determinate condizioni e il dovere di non essere aggressivi.

        Nel caso siano aggressivi, può essere decisa dalla società una punizione da commiare solo ed esclusivamente all’animale. Vedi l’Orso Danzica e la sua soppresione.

        Che ci siano differenze rispetto che con gli umani, è ovvio. Ma dato che la si pone sul concetto netto di “dovere”, è evidente che la differenza non è quella.

        • Anche generalizzando il concetto di dovere da “dovere legale” a “cosa da dover fare” in generale, comunque non ci siamo, Do: la museruola, l’abbattimento e in generale le punizioni sono provvedimenti che si prendono per impedire ad un cane di nuocere a qualcuno, ma non sono conseguenze di un dovere non rispettato. Non si può pretendere di sancire un accordo anche solo informale, “amichevole”, con un animale.
          Non c’è alcun tipo di “patto” tra un animale e la società, è la società che si autoregola facendo in modo che non si siano cose che la danneggino. È come dire che non possiamo punire un fiume per il fatto che abbia esondato, semplicemente ci si organizza per limitare i danni di un’inondazione, ma non esistono i “doveri del fiume”!

          • Do-Or-Do-Not on

            Un dovere non è un patto concordato.

            altrimenti “ignorantia legit non excusat” non avrebbe senso.

            I bambini hanno doveri che non concordano e non capiscono, ma sono comunque i più importanti fra i doveri.

            E un animale non è un oggetto inanimato e si concordano patti con gli animali tramite l’addestramento in continuazione.

            Hai mai avuto un animale? La de-animazione che fai degli animali è mostruosa…

          • Non sono proprio paragonabili l’addestramento di un animale e un patto vincolante in cui ci siano diritti e doveri, seppure in un senso più ampio, cioè senza entrare nel codice penale pubblico.
            Nell’articolo di Pennetta si parla del secondo caso, non del primo: se ho addestrato un cane a non aggredire uno sconosciuto come suo padrone ho il diritto di punirlo, ma non perché il cane ha violato un suo dovere, sono sole cose che fanno parte dell’addestramento del cane.

          • Do-Or-Do-Not on

            Continui a non rispondere ai punti chiave, considerando l’animale come non capace di esprimere un’azione deliberata (cosa che nell’articolo invece si considera) e quindi dimostrando che l’animale non può esprimere un’azione deliberata.

            Considerando ogni singolo caso come a se stante, e senza unificarlo…

            Insomma non procedendo in modo sistematico.

            vabbeh…

          • Io rispondo ma si vede che non ci intendiamo con i termini: quando viene per esempio punito un cane che morde una persona, la punizione è un modo per addestrarlo meglio, non è una condanna seguita ad un giudizio formale, a prescindere da un’eventuale capacità di scegliere da parte dell’animale. Non c’entra niente con il modo in cui viene inteso il termine “dovere” nell’articolo di Pennetta.

          • Do Afferma:
            “Un dovere non è un patto concordato.
            altrimenti “ignorantia legit non excusat” non avrebbe senso.”

            .
            Però prima aveva scritto:
            “Dal momento in cui la punizione la fa il cane, il cane ha doveri.
            Il dovere mica è regolato dal codice penale, che è negativo non positivo quindi stabilisce eventuali pene per eventuali omissioni. Ma i doveri sono ben di più di quelli legali.”

            .
            Ma si rende conto della contraddizione? Come si può concordare un patto con chi non parla?
            Come lo concordiamo il patto con un cane?
            Non solo Do polemizza con gli altri ma anche con se stesso!
            Mi sembra che l’unico scopo sia quello di fare polemica a tutti i costi e di far perdere tempo agli altri.

          • Do-Or-Do-Not on

            “un modo per addestrarlo meglio, non è una condanna seguita ad un giudizio formale”

            Anche quando la punizione è la soppresione ordinata da un sindaco o da un prefetto, come da codice civile, è un modo non formale per addestrarlo meglio?
            .
            Non vedo la contraddizione Enzo. Un dovere legale è sottoinsieme dei doveri. Se il dovere legale non è sancito da un patto concordatario biunivoco è condizione, a maggior ragione un dovere in senso generale non lo è.

            Detto questo capisco da solo dove non sono gradito. Spero che qualcuno abbia apprezzato.

          • Do not, non cinchischi con le parole e i concetti.
            L’Animale è ESSERE SENZIENTE, l’uomo è ANIMALE RAZIONALE. Persona è essere razionale, autocosciente di sé e della propria identità.
            Queste sono le definizioni. Le metta nel caos che ha creato e vedrà che salta tutto. Ebbasta!
            E dire che adoravo gli animali, sti animalisti mi stanno facendo diventare zoofobo!

          • La soppressione no, mi scusi, quello è un caso in cui non è possibile addestrare o addestrare di nuovo un animale, ma viene compiuta per la sicurezza dell’uomo, non come “punizione” o “condanna” della violazione di un dovere da parte dell’animale.
            Lei confonde il fatto che certi animali “non devono fare una cosa” con il dovere come lo intendiamo noi quando ci riferiamo alle persone.

    • Quanta confusione, Do! Per un animalista il cane non ha affatto il “dovere” di non mordere, ma semmai ha il diritto di farlo ogni volta che gli pare e guai a castigarlo per questo: è colpa del proprietario se non gli ha messo la museruola, che naturalmente deve essere larga e comoda.

        • Quale sarebbe il fantoccio di paglia, ciò dove avremmo banalizzato la sua posizione?

          • Do-Or-Do-Not on

            Ho mai detto che il cane non vada punito? Non parliamo di animalisti a caso, sventolando l’indice al vento…

            Nella società civile, oggi, la soppressione di un animale è pratica comune regolata da leggi del nostro codice civile, e può essere ordinata da sindaco o prefetto di giustizia.

          • Tu Do non conosci l’etica. Lo si capisce da come usi a sproposito la parola dovere (associandola agli animali) e da come dissoci dovere da “responsabilità”, che implica “pena”.
            Che poi tu chiami punizione la soppressione di un animale, mostra ancora una volta la tua confusione su una materia come l’etica a te del tutto ignota: la “soppressione” non è una “condanna”, ma la difesa della società come si fa con gli antibiotici: o anche i virus e i batteri vengono “puniti” secondo te?!

          • Mi sembra che Do confonda i “doveri” del cane con l’acquisizione di riflessi condizionati premio-punizione, una lettura di Pavlov è quantomai consigliata.

  7. Premettendo che non ci sono peggiori conoscitori del mondo animale che gli animalisti, gli anticaccia, gli antitaurini e spesso anche gli stessi allevatori delle specie domestiche… la domanda che mi viene spontanea è: quanti di voi sarebbero disposti a mangiare una bistecca di scimmia, magari al sangue come siamo soliti gustarci quelle di vitello?

    • Nel mio caso la risposta è no, abbiamo già animali addomesticati per la nutrizione umana e adattati a questo scopo tramite la selezione artificiale, non vedo perché introdurne di altri. Non credo nemmeno che la carne di scimmia sia buona come le altre.

    • Questo dipende dalla sensibilità di ognuno, dalla impressione casata dall’antropomorfismo scimmiesco e dalla cultura.

      In varie parti del mondo le scimmie, mi pare quelle più piccole, si mangiano, come anche cani, gatti e cavalli (prova a farlo in Inghilterra…).

      Io non so se ne avrei il “coraggio”, penso di no.

    • Htagliato, la sua è una non-risposta, perchè secondo il suo ragionamento non avrebbe senso introdurre il consumo di quelle carni che non appartengono alla nostra tradizione culinaria: iguana, coccodirillo, struzzo, cammello (specie allevate in varie parti del mondo), squalo, tartaruga, insetti, ecc.
      .
      Alèudin, lei da una risposta sensata. Quel suo: “non so se ne avrei il coraggio”, non è forse dato dalla maggiore empatia che prova verso una scimmia rispetto ad altri tipi di animali da cui noi evoluzionisticamente siamo più separati?

      • Sarò allora più chiaro: non mangerei carne di scimmia perché sono abbastanza sicuro che non sarebbe buona come quella di maiale e di vitello e per le stesse ragioni non mangerei iguane o insetti. Se invece mi dicessero che la carne di cavallo può essere molto buona, non la mangerei perché credo che il cavallo sia più utile come animale di trasporto che come animale da alimentazione.

        • Allora mettiamola così: se lei entra in un ristorante con voglia di bistecca e l’unica carne che le offrono (assicurandole che è deliziosa) fosse carne di scimpanzè, la mangerebbe oppure no?
          Glielo chiedo perchè io non avrei problemi ad accettare qualsiasi tipo di carne (difatti ne ho provati molti tipi diversi), ma con lo scimpanzè avrei dei grossi problemi, proprio per la nostra vicinanza filogenetica.

          • Mi farebbe schifo come mangiare carne di coccodrillo, ma la vicinanza filogenetica non c’entra niente, perché tirare in mezzo stà roba a tutti i costi?

          • Siamo in due htagliato, ma solo se fosse buona come una tagliata di angus argentino! E a quel punto la innaffierei pure con ottimo vino. Chiamatemi pure cannibale, nel frattempo io chiamo un dottore. Uno di quelli bravi.

          • Le farebbe schifo il coccodrillo? Sarebbe per una semplice questione psicologica, perchè parliamo di una carne dal sapore più delicato e molto più sana di quella di agnello o cinghiale, che lei probabilmente apprezza.
            Poi lei è libero di non proccuparsi della maggiore o minore vicinanza filogenetica, io personalmente sono più tranquillo se mi cibo di un animale con un lontano grado di parentesco che di un cugino di primo grado. Questione psicologica anche la mia? Possibilmente, però è anche prudenza e semplice consapevolezza che i rapporti altruistici (come dimostrato da diversi studi sulle stesse scimmie) si fanno più evidenti quanta più vicinanza familiare esista, anche perchè se c’è un filo che unisce l’etologia animale con quella umana, questo è sicuramente tra noi e gli altri primati.

          • In Gran Bretagna provano la stessa repulsione per la carne equina, quindi devo supporre che là sono filogeneticamente vicini ai cavalli. 😉

          • No, da quelle parti considerano i cavalli alla stregua degli animali domestici e quindi sentono un grande senso di empatia. Io la carne di cavallo la mangio senza problemi perchè so che è buona e qualitivamente migliore di quella bovina. Quella di scimmia, a differenza di alcuni di voi, invece la rifiuterei.

          • Hai capito il Flavio? Che ci sia forse più unione simpatica fra lui e la carne di uno scimpanzé che fra lui e un embrione umano?
            .
            …Ma quando arriva sto dottore?! Per me eh, si intende.

      • @Flavio

        ni

        nel senso che l’empatia è dovuta più che altro ad una questione morfologica, la forma di una scimmia e di un uomo è simile, non a questioni di somiglianza metafisica o di coscienza, per così dire.

  8. Suvvia professore, non sia scimpanzofobo ! XD
    Quando mi capita di leggere chicche del genere non posso che prenderle divertito. Fossero davvero questi i problemi…
    Grazie al prof. Pennetta che ci tiene al nostro buonumore :’P

  9. Sarebbero persone solo gli scimpanze` domestici o anche quelli selvatici ?
    Altrimenti non vedo perche` non dovremmo difendere quelli che vivono in Africa dal leopardo, felino che nessuno si sogna di “personificare”.
    Oppure dotarli di avvocati per appianare le liti tra loro, proprio come fanno le persone civili.
    O tutti o nessuno, scorgo del razzismo etnico.

  10. Al di là della questione filosofica/giuridica se vadano o meno considerate persone, credo che sia giusto tutelare gli scimpanzé in maniera superiore rispetto ad altre specie animali, limitando il più possibile le sperimentazioni invasive, in quanto dotati di capacità cognitive ed emotive più che sufficienti a considerarli a tutti gli effetti “fratelli minori” dell’uomo!

    • Andrebbero tutelati, nel loro habitat, anche se non fossero in pericolo di estinzione ? E se, per ipotesi, fossero una specie infestante o dannosa o pericolosa per l`ecosistema, perderebbero lo status di “persone” ?

      • Andrebbero tutelate nei rapporti tra noi esseri umani, e loro!
        Cioè non dovremmo mai trattarli come oggetti da usare per i nostri interessi(ad esempio la sperimentazione scientifica), calpestando la loro dignità di esseri senzienti, e privandoli dei loro bisogni(fisici e psichici) fondamentali.
        Le sperimentazioni sui primati si possono anche fare, ma dovrebbero essere eseguite seguendo gli stessi principi e le stesse regole della sperimentazione sull’uomo(eccetto il consenso informato, che per ovvi motivi sarebbe impossibile)

        “E se, per ipotesi, fossero una specie infestante o dannosa o pericolosa per l`ecosistema, perderebbero lo status di “persone” ?”

        I primati NON SONO UNA SPECIE INFESTANTE E DANNOSA PER L’ECOSISTEMA, quindi il problema non si pone!

        • I primati NON SONO UNA SPECIE INFESTANTE E DANNOSA PER L’ECOSISTEMA,

          Gli esseri umani non sono forse primati considerati dagli stessi animalisti “infestanti” e principali “estintori” di specie viventi ? Se anche gli scimpanze` dovessero seguire le nostre orme, si potrebberro abbattere, pur essendo persone ? Sarebbe considerata una “guerra” ? Secondo me, una volta “personificati”, coerentemente, andrebbero difesi pure dai naturali predatori, anche se non fossero in via d`estinzione.

          • Caro Lovinski, io lascerei fuori gli animalisti perchè sono un caso a parte. E poi comunque ci sono animalisti ed animalisti, quindi converrebbe differenziare tra fanatici e persone che magari sono semplicemente male informate.
            Lei invece ha fatto una riflessione giusta: se dei primati minacciassero la sopravvivenza della specie umana, sarebbe giusto sopraffarli? Io risponderei di si, auspicherei però che si usasse tutta la nostra “umanità” per preservarne la specie e che si usassero dei metodi rispettuosi del loro essere, ma questo varrebbe per ogni animale… ad esempio per il contenimento della sovrappopolazione del cinghiale io preferisco l’abbattimento (utile perchè poi l’animale è destinato al consumo umano) che la cattura per la sterilizzazione, che per un cinghiale è causa sicuramente di più stress e ne altera la natura, però guarda caso… è l’opzione preferita dagli animalisti.

          • Si potrebbe scrivere un romanzo di fantascienza, con primati “personificati” che, presa coscienza del loro status, prima si mettono d`accordo tra di loro, dibattendo se gli uomini sono realmente persone o semplici scimmie devolute che si arrogano il diritto di dare patenti, mettono a tacitare il fronte “umanista” interno, per poi sterminare meta` della popolazione, avendo le mani libere perche` protetti dalle convenzioni internazionali e con il supporto dei Caschi Blu, tutto fomentato dagli animalisti, dai vegani e dagli scienziati à la page.

          • IL PIANETA DELLE SCIMMIE è solo un film di fantascienza!
            siamo seri!

            Comunque volendo rispondere anche alle tue assurde domande, i terroristi dell’ISIS dal momento in cui minacciano il diritto alla vita e alla libertà di milioni di persone, si possono abbattere tranquillamente, senza tanti complimenti, pur essendo considerati persone.

            E le(ormai rarissime) tribù di esseri umani che vivono ancora nelle foreste come cacciatori-raccoglitori, totalmente al di fuori della moderna civiltà globalizzata, e all’oscuro di tutti i progressi tecnico-scientifici degli ultimi 10 mila anni(l’agricoltura è stata “inventata” in medio-oriente circa 10mila anni fa) , pur essendo PERSONE, non vengono difesi dalle minacce naturali.
            Finché non vengono assimilati(o non si lasciano assimilare) nella civiltà moderna, muoiono ancora a causa degli animali selvatici(serpenti, ragni, grandi felini ecc..), o per malattie infettive che nelle civiltà moderne sono state totalmente (o quasi totalmente) debellate da antibiotici e vaccini.

            Se delle persone vivono nelle foreste(per scelta, o perché non sono mai entrate in contatto con l’umanità moderna) non esiste il dovere giuridico di andarle a tutelare dai rischi naturali(predatori, insetti e rettili velenosi, malattie infettive, ecc..)!
            Se questo vale per persone umane a tutti gli effetti(che appartengono geneticamente alla specie Homo Sapiens) può valere anche per le “persone” che appartengono al genere homo Pan(scimpanzé e bonobo)

    • Ciò mi ricorda una frase di Umberto Veronesi, il quale sosteneva il divieto di sperimentazione sulle scimmie in quanto nostre “sorelle”. Però, sempre a suo dire, su embrioni umani ciò è ammissibile. Scorgo del razzismo specista…

      • Probabilmente Veronesi sarebbe favorevole anche alla sperimentazione sugli embrioni di scimmia, in quanto non considera gli embrioni(di qualunque specie essi siano) al pari di un organismo umano o animale, completamente formato e capace di vita indipendente.

        Per quanto opinabile, non c’è nessuna incoerenza e nessun “razzismo specista” nella posizione di Veronesi in merito!

        • E però io dissento, in quanto sono molto più compassionevole per l’embrione umano rispetto a quello di scimmia, o di qualsiasi altro animale… Lo so, stavolta sono io il razzista specista XD

          • Anche io mi ritengo specista, ma allo stesso tempo anche rispettoso degli animali e ambientalista. Le cose non sono in contraddizione come molti credono!

            Le differenze tra specie(non solo tra uomo e animali, ma anche tra le innumerevoli varietà e specie animali) ESISTONO e non si possono ignorare.
            Ma l’uomo ha il dovere di trattare gli animali(con cui entra in contatto diretto, gli animali che vivono nelle foreste non c’entrano niente!) in maniera rispettosa e dignitosa, e di tutelarli, anche legalmente, dagli abusi che subiscono per mano umana.
            E dovremmo anche sentirci in dovere di non distruggere stupidamente il patrimonio naturale che ci circonda; distruggere boschi e parchi per pura speculazione edilizia, o per speculazione agricola, senza che sia strettamente necessario, è criminale!

          • Guardi, Andrea, che specista non significa disprezzo per gli animali o per la natura. Tutt’altro ! Glielo dice un, passatemi il termine, “naturofilo”…

    • Pensi che l’altro giorno qualcuno asseriva che lo scimpanzè non fosse più forte dell’essere umano…

    • Questo potrebbe essere usato come conferma dell’umanità degli scimpanzé, visto che anche gli esseri umani possono avere comportamenti alquanto violenti(anche più di questo scimpanzé, basti pensare ai terroristi o agli studenti mentalmente disturbati, che in un sol colpo ammazzano decine di persone ), e non sono poche le donne(e pure gli uomini) sfigurate/sfigurati da altri conspecifici umani!

      • Ecco, me l’aspettavo questa considerazione, siccome esistono umani violenti, siamo sicuramente parenti degli scimpanzé…
        Ma c’è un salto logico, infatti ho sottolineato che questi casi non sono rari, chi adotta uno scimpanzé invece va incontro di fisso a episodi analoghi, anche se non sempre così estremi. Il salto logico è confondere la regola con l’eccezione; è nella natura degli scimpanzé questa violenza. Su questo aspetto poco conosciuto (e tanto meno divulgato) degli scimpanzé ci sono cascati in molti, Veronesi compreso. Perché partono ideologicamente dal fatto che, non solo lo scimpanzé è simile all’uomo, ma che possa pure essere “migliore”, quindi pacifico e naturalmente…vegano. Quando gli si fa notare che lo scimpanzé è anche carnivoro, minimizzano, dicono che la carne è marginale nella dieta di questo primate. Ma non è vero perché organizzano delle cruente battute di caccia:
        https://www.youtube.com/watch?v=m9c6pV7Y67s
        Quindi è nella natura dello scimpanzé essere cacciatore, carnivoro e aggressivo, pertanto se si comporta in questo modo non ha alcuna colpa. Da un essere umano, da una persona, si può e si deve pretendere che si comporti in modo non violento e socialmente adeguato. Questa è la vera differenza tra noi e i nostri presunti “parenti”, i terroristi e gli studenti distrurbati per noi devono rappresentare delle eccezioni da reprimere, non certo la regola.

        • Se un bambino umano fosse rapito da una femmina di scimpanzè, e costretto a passare il resto dei suoi giorni in balia di questa femmina possessiva, che scarica su di lui tutte le frustrazioni affettive e sessuali per la mancanza di un compagno e per i figli che non ha mai avuto, cosa succederebbe? diventerebbe un adulto mentalmente equilibrato o darebbe di matto?
          Gli scimpanzè nel proprio habitat non aggrediscono in continuazione i propri simili, e nemmeno negli zoo si comportano come serial killer.
          Certi comportamenti sono frequenti solo in condizioni di maltrattamento e detenzione inadeguata al benessere psicofisico della specie!

          • Lo scimpanzé non è colpevole, lo sottolineo, segue la propria natura, il salto ontologico dell’uomo è anche il salto nella sfera etica e morale, la nostra specie può scegliere di fare il male oppure no e addirittura può scegliere di fare il bene.
            Quindi la possibilità di essere “peggiore”, più “cattiva”, la rende diversa da tutto il mondo animale proprio perché non è più questione di obbedire a una propria natura, l’essere “peggiori” non è più un destino, ma può essere una scelta. Volendo fare l’elogio dello scimpanzé per la sua “bontà” rispetto all’uomo si finisce pertanto per decretare che l’uomo è in un’altra dimensione che non rientra più nel regno animale, ma in quello dell’etica che è proprio delle persone e ovviamente dei diritti e dei doveri a esse spettanti, c.v.d.

          • X MIRKO:
            Il video che mi hai linkato non è un attacco indiscriminato contro un proprio simile, ma un branco di scimpanzé che uccidono uno scimpanzé maschio “straniero” invasore per difendere il proprio dominio territoriale(cibo e femmine)
            Anche in questo dimostrano di essere molto molto umani…o perlomeno molto simili all’uomo…la differenza tra i fan di Salvini e quegli scimpanzé, è soltanto che i leghisti usano i social network(ma anche gli scimpanzé, se venissero addestrati, sarebbero probabilmente in grado di scrivere stupidaggini sui social), e non possono fare quello che vorrebbero(uccidere gli immigrati).

          • Battute a parte sui leghisti, l’umanità è andata avanti per millenni(e in parte ancora oggi) suddividendosi il territorio tra tribù, clan e famiglie perennemente in competizione/guerra reciproca per le risorse(donne e mezzi di sostentamento) . Poi il tutto si è evoluto in regni, monarchie, stati nazionali, imperi(impero romano, impero ottomano, Impero britannico, impero USA, impero Sovietico ) unioni di stati(unione europea) ecc… e la competizione violenta/bellica è stata mitigata e in buona parte sostituita dalla più civile competizione economica e politica.
            Però la tendenza a favorire la propria famiglia, clan, “razza” o nazione di appartenenza è rimasta… lo straniero, colui che appartiene a un altro clan o a un altra nazione, viene ancora oggi spesso percepito come invasore, potenziale ladro di lavoro e di donne. Il negro che cammina in un quartiere bianco viene visto con diffidenza e ostilità, e viceversa il bianco che cammina in un quartiere di negro.
            I nostri istinti più atavici sono gli stessi di quegli scimpanzé, sono soltanto mitigati e sublimati dalla civilizzazione, dall’educazione e dalla legge!

        • Aggiungo che tra i nostri “parenti” evolutivi, ci sono anche i gorilla e i bonobo, che sono molto meno aggressivi degli scimpanze. Probabilmente noi esseri umani in fatto di aggressività siamo una via di mezzo, abbiamo “ereditato”più dai gorilla e dai bonobo, ma conservando anche in parte la natura bellicosa e predatrice degli scimpanzè

    • Il video è commovente, personalmente mi fa pensare a quanto siamo vicini ma allo stesso tempo infinitamente e decisamente distanti. Inoltre come rispondevo riguardo ad una eventuale bistecca di scimmia, molta della compassione può essere dovuta alla somiglianza morfologica tra noi e loro che favorisce una immedesimazione. Lo scimpanzé abbraccia la donna come anche un cane fa le feste e il gatto le fusa, forse.

    • Cosa vorrebbe dire, Cipriani ? Non è mica un’esclusiva delle scimmie l’affettività https://m.youtube.com/watch?v=MBDe5TaZtfA
      Quel «siamo tutti primati» in questo caso è davvero poco azzeccato.

      PS. Non so se il link funziona, perché scrivo da palmare. Ad ogni modo, cercate su youtube “christian il leone”.

  11. La questione può essere ridotta alla domanda seguente: può un primate essere considerato un agente morale? Se sì, allora è dotato di doveri e diritti.

    Detto ciò c’è una riflessione che potrebbe andare in direzione di una più grande protezione giuridica di questi nostri lontani cugini: non la nozione di agente morale riservata a noi umani, senzienti, volontari e razionali cioè liberi, ma quella di paziente morale: cioè non come soggetti-attori di moralità (e quindi di doveri e diritti) ma come oggetti-spettatori beneficenti della moralità umana.

    • Giuseppe Cipriani on

      Non so se tu sia geniale o pazzo, ma mi piace pensare alla prima delle due…

    • MenteLibera65 on

      Attraverso i safari, le varie distruzioni dei territori, l’imprigionamento in circhi e zoo e le numerose pratiche di vivisezionismo selvaggio del secolo scorso, abbiamo già dato prova di come trattiamo bene gli oggetti-spettatori beneficenti della moralità umana.

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