Barnard: l’evasione fiscale non è un crimine

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Un’affermazione politicamente scorretta che solleva riflessioni tutt’altro che banali.

 

Qual’è il vero crimine?

 

Tra tanti discorsi più o meno già sentiti eccone finalmente uno rivoluzionario, un’affermazione che richiede davvero coraggio: l’evasione non è un crimine. Richiede coraggio perché pur essendo vero che nessuno paga volentieri le tasse è altrettanto vero che nessuno si sognerebbe mai di spendere pubblicamente delle parole a favore dell’evasione in quanto il pagamento delle tasse è di uno di quegli argomenti sui quali, per una convenzione sociale che in tempi di relativismo sembra essere l’unica certezza condivisa dalla specie umana, non si può che concordare.

E allora cosa è successo a Paolo Barnard, perché sfida così apertamente uno degli ultimi tabù del nostro mondo?

Riassumendo il suo ultimo articolo dal titoloL’evasione fiscale ci parla. E ha ragione.” troviamo delle semplicissime e chiare considerazioni che possiamo così riassumere:

-la moneta messa in circolazione dalla Stato è la ricchezza dei cittadini.

-se lo stato lascia circolare poca moneta i cittadini si impoveriscono.

-se lo stato lascia circolare poca moneta i cittadini aumentano autonomamente la massa monetaria non pagando le tasse.

Al riguardo ecco uno dei passi più significativi dell’articolo che si invita a leggere nella sua interezza:

chi evade per disperazione, per arrivare a fine mese, per non chiudere la baracca, cioè la grande maggioranza degli evasori, sta semplicemente dicendo al suo Stato “espandi il deficit, espandi la spesa, non ce la facciamo!”. Questa chiamata va assolutamente ascoltata, infatti la macroeconomia della ME-MMT ci insegna senza ombra di dubbio che oggi nella maggioranza dei governi i deficit sono TROPPO BASSI, non troppo alti, e le tasse sono inaffrontabili.

I controlli fiscali ci devono essere, ma solo dopo che lo Stato ha assicurato a milioni di cittadini/aziende di avere abbastanza denaro per pagare tutte le tasse, ma anche per VIVIERE E RISPARMIARE. Se lo Stato fa il pareggio di bilancio, dove SPENDE 100 E TASSA GLI STESSI 100 lasciando a cittadini/aziende ZERO denaro, esso non può poi pretendere che nessuno evada. Come fanno cittadini/aziende a vivere e a risparmiare? Dove lo vanno a pendere il denaro se è vero che solo lo Stato lo emette? Per forza devono evadere.

Uno Stato sovrano che batte la propria moneta non ha bisogno delle tasse per pagare la sanità, la scuola le infrastrutture ecc… perché producendo moneta non ne manca mai, le tasse di uno Stato sovrano servono invece a ridurre la moneta circolante per evitare l’inflazione e controllare, favorendo o meno il consumo, la commercializzazione di determinate merci.

Ma se come nel caso italiano (e non solo) lo Stato ha perso la possibilità di emettere moneta, la tassazione serve ad un altro scopo, cioè a pagare gli interessi proprio sulla moneta presa in prestito dalla BCE e quindi le tasse sottraggono ricchezza ai cittadini per deviarla verso delle realtà finanziarie estere, in pratica si impoverisce una nazione per arricchire qualcun altro, cioè quelle realtà private che compongono la BCE.

Su questo sembra essere d’accordo anche l’antropologa Ida Magli che proprio in questi giorni ha pubblicato un interessante articolo intitolato “La corsa verso l’abisso” nel quale possiamo leggere:

La gravissima situazione economica e sociale dell’Italia dipende dal fatto che apparteniamo all’ ”orrida idea dell’euro” (per dirla col premio Nobel Amarthya Sen), dal debito pubblico che continua a crescere perché siamo costretti a pagare il denaro che adoperiamo ai Rothschild, ai Rockfeller, ai Draghi, ai sovrani d’Inghilterra, di Spagna, del Belgio, d’Olanda, che possiedono le banche centrali e in particolare la Bce.

Le tasse non possono diminuire, la disoccupazione neppure, se non ci si riappropria della sovranità monetaria e non si abbandonano le normative europee sulla libertà del mercato.

E infine qualcosa del genere ha detto nel silenzio più assoluto della stampa e delle televisioni anche il Premier ungherese Viktor Orban il 27 luglio scorso in un discorso la cui traduzione riassunta è stata resa disponibile Stampa Libera e da cui traiamo il seguente passaggio:

Poi si e’ profuso in una spiegazione delle differenze tra il prodotto nazionale lordo (PIL) e il reddito nazionale lordo (RNL). Il PIL e’ il valore di mercato di tutti i beni e servizi prodotti all’interno di un paese in un dato periodo di tempo. Il RNL e’ un concetto meno familiare, costituito da tutto il reddito prodotto all’interno di un paese.

Il RNL dell’Ungheria, sostiene Orbán, e’ maggiore del suo PIL. La differenza, circa due trilioni di fiorini all’anno, viene trasferita all’estero da banche e società estere.

 

Barnard, Ida Magli e Orban sono personaggi profondamente diversi tra loro, non sono certamente persone che la pensano allo stesso modo su molte cose, ma la convergenza che esprimono su certi aspetti dell’economia è a maggior ragione degna di attenzione, anche se non si dovessero condividere le loro idee.

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

27 commenti

  1. Grazie per l’articolo illuminante. Da tempo sto seguendo l’enorme truffa del signoraggio, perpetrata ai danni di popoli di intere nazioni da parte di una cricca di finanzieri e banchieri internazionali davvero criminali. E’ sconcertante come i politici e i magistrati, tranne pochissimi, lascino agire indisturbati questi farabutti. Torna alla mente quell’autentico profeta che fu il compianto Prof. Giacinto Auriti: aimè le sue previsioni sugli effetti tragici della moneta-debito qual’è l’euro, si stanno rivelando giuste.
    Da parte nostra, comuni cittadini, occorre quanto più possibile informare parenti e amici, che all’inizio ascolteranno increduli. A questo punto distribuisco loro qualche banconota da cento euro, stampata su cartoncino, copiata al seguente link: http://www.primit.it/azioni/materiali/banconota_slogan/banconota_slogan_v2_1024.jpg

  2. Già già.

    Il problema, a mio avviso, stà nella diseguaglianza.

    Mi spiego, e prendiamo come esempio il nostro paese.
    Da sempre tutti gli operatori sono uguali ma alcuni operatori sono più uguali degli altri.
    Le banche, private, erano però di diritto pubblico, ergo in una contesa fra un privato cittadino ed una banca il cittadino soccombeva sempre (provata in prima persona) perchè essendo la banca di diritto pubblico “non poteva non avere ragione” (un po’ come il “non poteva non sapere” dei nostri giorni).
    Negli anni, a partire dall’osannato Guido Carli fino ai santificati Prodi, Ciampi e Andreatta, tutto ciò che è stato fatto puntava ad elvare le banche ad un livello “sovrastatale” cioè ad applicare un “diritto” di livello ancora superiore (e di conseguenza un potere) a quello dello stato, cosa avvenuta con la separazione fra stato e banca d’Italia del 1981.
    Pazienza, non dico che la cosa non avesse dlle buone ragioni, vogliamo che il sistema bancario sia totalmente privato? A me può anche stare bene, ma le banche private devono giocare con le stesse regole degli altri operatori economici (l’industriale, il commerciante, il contadino, il professionista, l’operaio ecc.).
    Invece no, non solo si è mantenuta “la specialità” del diritto bancario ma si è dato a questo sistema un’ulteriore medaglia di specialità con il trasferimento della facoltà di battere moneta. (situazione ulteriormente peggiorata dalla cessione di questa facoltà ad un’entità esogena).
    Solo se lo stato sovrano si riappropria di questa facoltà e le banche vengono riportate alla pari degli altri operatori possiamo pensare di uscire da questa situazione orribile.

    In pratica abbiamo assistito ad un trasferimento di potere, dal popolo al mercato (che però non è quella cosa favoleggiata e gabellata al popolo in cui tutti hanno la possibilità e la libertà di agire ma ha nomi e cognomi ben precisi ed è un sistema per drenare ricchezza dal tanto [il popolo] al poco [qualche famiglia e qualche banca]).

    Non si tratta semplicemente di un furto di ricchezza, è un vero e proprio furto di democrazia.

    Viviamo in um nuovo medioevo, dove ai signori si sono sostituiti banche e consimili.

    Lo stato è ridotto ad essere lo sceriffo di Nottingham, niente più che un semplice gabelliere al servizio di questi strapoteri.

    E’ evidente che in questa situazione l’evadere le tasse per sopravvivenza diventa non solo un diritto (sulla nostra costituzione che come tutti sappiamo è la più bella del mondo [quando fa gioco] non c’è scritto che tutti i cittadini pagano le tasse secondo le loro possibilità?), quindi se la pressione fiscale supera le possibilità (e se si costringono i cittadini ad erodere i propri risparmi questa possibilità è ampiamente superata) ne consegue un diritto costituzionale a non pagare, questione di sopravvivenza; è ovvio che il non pagare dovrebbe essere frutto di concordati fra cittadino e stato, ma se allo stato si sostituisce il gabelliere sordo che abbiamo adesso, il cittadino è nel buon diritto di difendersi come può.

    Non è un caso che vari personaggi (da Kennedy ad Heider, fino ad Orban) che hanno provato a cambiare questo sistema, o che hanno ventilato la necessità di metterci mano, abbiano fatto una brutta fine o abbiano subito strani incidenti.

    Quello che fa specie è che la stessa cosa detta da Fassina o da Berlusconi venga interpretata in modo diverso: se lo dice Fassina (che non ha mancato di sottolineare che non diceva le stesse cose che Berlusconi dice da sempre, ma va?) è ragionevole, se lo dice Berlusconi è un’istigazione a delinquere.

    Ora io dico, abbiamo pensato di provare questa cosa del trasferimento di sovranità alle banche private e ora vediamo i risultati. Sarebbe solo che normale analizzare la situazione e trarre le conseguenze, amettendo l’errore e tornando indietro, ma che volete ad uno stupido gabelliere qual’è lo stato non può essere chiesto tanto, semplicemente non è più in grado di farlo. Il massimo che può fare è mandare gli sgerri sulle spiagge e i bravi a massacrare la gente che protesta.

    Siamo ormai al tutti contro tutti e ogni mezzo diventa lecito (forse non legale, ma morale).

    Prendiamo il caso dell’ultima sentenza che ha fatto scalpore: tutti, ma proprio tutti (Fiat, Unicredit, S. Paolo Imi ecc. ecc. ecc.) hanno le loro SOPARFI (Societè de Partecipation Finananciéres) in Lussemburgo. A cosa serve? Semplicemente a fare operazioni finanziarie e transazioni in una specie di paradiso fiscale mascherato (pagare meno tasse, distribguire gli assets per ricavare il maggior vantaggio possibile). Bene, fa parte di quella che si chiama “Ingegneria fiscale” se lo fanno gli amici e che prende il nome di “evasione” “elusione” o “crimine” se lo fanno i nemici.

    Di fronte a una così evidente ingiustizia e spinto dalla fame il cittadino si arrangia come può:primum vivere.

    Ripeto può essere che non sia legale ma è moralmente doveroso che il cittadino protegga sè stesso e la propria famiglia di fronte alla voracità del sistema, sopratutto in una situazione in cui gli eletti possono tutto e noi figli di un dio minore possiamo solo pagare.

    Il sistema stà crollando (vedere Detroit) alcuni se ne stanno accorgendo altri sono ancora troppo storditi dalle distrazioni artificiali (panem et circenses funziona, ma quando rimangono solo i circenses non può durare a lungo) io temo il momento in cui invece di evadere l’IVA per risparmiare i soldi per acquistare il regalo di compleanno per il proprio figlio, questi soldi risparmiati verranno investiti in munizioni.

    Dio ce ne scampi, non è certo un’evocazione alla guerra civile, è semplicemente una constatazione ed una paura.

  3. Tasse e signoraggio, mi dispiace che questo discorso, che peraltro sarebbe molto interessante, finisca sempre per scivolare su questi due punti.
    Cominciamo dal secondo, il signoraggio, esisteva ed esiste ancora ma non è la cosa semplicistica che gira su internet.
    Tutto nasce dalla convinzione che solo lo stato possa creare moneta, mentre di fatto tutti possono creare moneta.
    Per quel che riguarda le banche commerciali si chiama “moltiplicatore dei depositi bancari” ed è spiegato (è una spiegazione lunga e soprattutto noiosa) su tutti i manuali di economia e studiato (o almeno dovrebbe) da tutti gli studenti di ragioneria (ad un livello elementare) e da tutti gli universitari delle facoltà economiche.
    In sintesi http://www.simone.it/newdiz/newdiz.php?dizionario=6&id=2105
    chiunque dilaziona un pagamento è come se, in quel momento, creasse moneta (non cartacea ma scritturale).
    L’anomalia Italia-euro sta nel fatto che le politiche fiscali e monetarie sono disallineate: la politica fiscale è di competenza nazionale mentre la politica monetaria è svincolata da questo ed è di competenza sovra-nazionale.
    L’adozione dell’euro (una moneta forte) non ha fatto altro che mettere in risalto i difetti delle economie. Un po’ come è successo all’Argentina degli anni ’90 quando ancorò la sua moneta al dollaro per evitare le continue svalutazioni. Non avendo, di fatto, più il controllo sulla politica monetaria, fu, in pratica, costretta al default.
    La situazione europea (e quindi italiana) è molto diversa, ossia è vero che tutti i paesi aderenti all’euro sono ancorati ad una moneta forte, ma tutti (in diversa misura) hanno ancora una, seppur minima, voce in capitolo.
    Come si intuisce il tema è complesso, ma semplificare troppo può portare a risultati imprevisti.
    Soprattutto mi rendo conto che, a chi ha perso il lavoro, importa poco che sia a causa del signoraggio o della globalizzazione, tuttavia ritengo che la verità vada detta: e se non avessimo adottato l’euro saremmo semplicemente qui ad indicare un capro espiatorio diverso (probabilmente a fronte di problemi diversi, ma non meno gravi).
    Prof Pennetta, la leggo sempre con piacere, ma con questo articolo mi sembra faccia il gioco dei complottisti. Capisco l’esigenza di farsi sentire e quindi, a volte, di esagerare ma il problema non è l’euro o la Bce. Il problema è di mettere al centro cose che dovrebbero stare alla periferia.
    Più o meno quel che dicono le letture: la parabola del ricco che demolisce i granai per farne di più grandi (non sapendo che Dio sarebbe arrivato quella stessa notte a chiedergli conto della sua anima), e l’Ecclesiaste.

  4. mah, a me questa storia del chiunque emette moneta e della moneta scritturale sembra tanto ad un sofisma.

    Semplicemente se io invito degli amici a giocare a monopoli (o a poker, è uguale) e la tavola di gioco le regole ed il denaro necessario (virtuale si spera) sono di tutti, oppure sono mie e io impongo di affittare il tutto ai giocatori applicando a tutti la stessa regola di affitto il gioco è equilibrato perchè tutti sono sottoposti alle stesse regole per cui partono e giocano alla pari (io naturalmente è bene mi astenga dal gioco, altrimenti avrei un vantaggio ingiusto nei confronti di tutti gli altri).
    Se poi io invecie cedo ad uno di questi giocatori la proprietà del denaro, della tavola, delle pedine e con e con ciò il diritto ad esigere un agio, ponendomi come garante che tutti gli altri giocatori facciano il loro dovere nel pagare a questo privilegiato l’agio, in cambio di una piccola partecipazione ho fatto due cose
    1) ho favorito uno dei giocatori
    2) mi sono tolto la possibilità di riequilibrare (cedendo la proprietà) gli eventuali squilibri che si creeranno.

    Se poi questo giocatore privilegiato all’improvviso decide che quanto percepisce non lo soddisfa essendo proprietario di tutto può costringermi ad aumentare il suo agio e io devo farlo per onorare il patto.

    Io faccio fatica a vedere la finanza come una scienza, al massimo è una tecnica, le cosidette leggi della finanza diventano condanne ineluttabili solamente se sfuggono al controllo della politica.

    Il sistema non è un sistema naturale ma è comunque un sistema artificiale costruito dall’uomo, non esistono leggi ineluttabili ma solo processi da regolare.

    Mi dispiace ma sono convinto che quello che stà succedendo sia dovuto esclusivamente all’ignavia colpevole della classe politica, all’avidità dei banchieri (e dei loro soldali) e alla irragionevole pretesa degli economisti di essere “scienziati”.

    • Il paragone col monopoli è improponibile (e spero non ci sia bisogno di spiegare il perché).
      Purtroppo la volontà di semplificare porta a questo: a volte si dicono sciocchezze: ossia tutti ci sentiamo (dopo) ministri delle finanze, presidenti della repubblica, (quando è il caso anche allenatori della nazionale) e ovviamente tutti avremmo (dopo) fatto meglio del ministro, del presidente o dell’allenatore.
      Che il sistema sia fatto dall’uomo e quindi perfettibile non ci piove, che ci siano leggi (o meglio: costanti) statistiche (e non scientifiche) è altrettanto vero. A mio avviso, chi parla di signoraggio e simili commette un duplice errore: vuole semplificare cose che sono complesse e, così facendo, sfuggono molte cose. Inoltre commette l’errore di confondere il passato (gli anni del boom, gli anni sessanta o settanta) con una presunta ”età dell’oro” in cui si stava meglio, dimenticando, più o meno elegantemente, tutti i problemi che ci sono stati.
      La complessità (e il sistema è indubbiamente complesso) è una cosa, la complicazione un’altra. Ma il voler semplificare a tutti i costi è deleterio. Il sistema non è quello che è perché è stato costruito così da una divinità capricciosa, il sistema è “anche” quello che io voglio che sia, (e ovviamente la mia influenza è irrisoria rispetto a Draghi solo per fare un esempio).
      Non se esce se non con la consapevolezza, ossia studiando, ma senza sfuggire alle responsabilità.

  5. “Il sistema non è quello che è perché è stato costruito così da una divinità capricciosa, il sistema è “anche” quello che io voglio che sia, (e ovviamente la mia influenza è irrisoria rispetto a Draghi solo per fare un esempio).
    Non se esce se non con la consapevolezza, ossia studiando, ma senza sfuggire alle responsabilità.”

    Esatto, non una divinità (capricciosa o meno) ma l’uomo.

    La ricchezza è il lavoro (in senso lato, comprendendo la produzione, l’invenzione, la scienza, l’arte)cose concrete.

    Cose semplici anche ed infatti per molto tempo il genere umano si è basato sul baratto di beni reali.

    Fino a che per comodità si è inventata la moneta che rappresentava questa ricchezza reale. Le transazioni comunque erano inferiori alla reale ricchezza globale.

    Poi la moneta è stata sganciata da ogni corrispondenza con la realtà ed è diventata un bene a sè stante rappresentante il nulla (o il tutto secondo la convenienza), anzi il bene principale e siamo arrivati alla rovina.

    Potrebbe ancora starci se esiste un controllo sul processo da parte della collettività (intesa come l’insieme degli attori dell’economia reale, seppur rappresentati da un patto sociale chiamato stato) ma non può più starci quando viene ceduto il controllo ad uno solo degli attori a detrimento degli altri.

    Risultato: le transazioni sono aumentate in maniera vertiginosa con valori che assommano a molte volte il PIL mondiale (se vogliamo prendere il PIL come parametro, con tutti i suoi difetti). Cioè si è creata una rete di transazioni fittize fatte con valute fittizie con però la pretesa (non calmierata dallo stato ormai succube) che venga coperto questo immenso buco dai beni reali dei cittadini.
    Come trasferire il mare con un secchiello.

    Certo il sistema è complesso non ci piove, ma è costruito da noi e come tutte le cose costruite dall’uomo può essere demolito e ricostruito con nuovi parametri.

    Al di fuori della complessità “l’albero si giudica dai frutti” e i frutti sono visibili da tutti meno da chi si rifiuta di farlo.

    Pazienza il contadino che si mangia i semi, i semi sono suoi almeno. Qui I semi del contadino se li mangia qualcun latro (un refuso che però mi piace).

    Il monopoli funziona benissimo secondo me, la regola deve essere condivisa ed equa, se la regola è non condivisa (cosa che nasconde la possibilità di un’evoluzione verso una non equità sempre più spinta) fa disastri.

    Non credo alle età dell’oro, certo la situazione è in continuo divenire con diversi tentativi di governarla, errori e cose giuste, fallimenti e successi, non vale nemmeno la pena di dirlo.

    Alle volte però semplificare aiuta a mettere a nudo il re. Poi le soluzioni rientreranno nei tentennanti tentativi di rimediare. Certamente però un sistema basato su dei presupposti iniqui non potrà mai dare buoni frutti ed il non voler porre rimedio alla cosa è criminale.

    • “Certo il sistema è complesso non ci piove, ma è costruito da noi e come tutte le cose costruite dall’uomo può essere demolito e ricostruito con nuovi parametri.”

      Per secoli i parametri sono stati diversi (egizi, impero romano etc) ma il sistema non è mai crollato per volontà propria. Ossia il sistema oggi dà lavoro e cibo a moltissime persone perché queste “volontariamente” lo demoliscano.
      Tornando alla metafora della divinità, tutti (moltissimi) pensano il mercato (la globalizzazione) come un qualcosa di inevitabile senza rendersi conto (poche sono le persone, secondo me, che ne hanno consapevolezza) che, è inevitabile proprio perché è pensato come tale. Ossia il mercato è assurto a nuova divinità ancora più cieco e irrazionale del Fato, e come tutte le divinità, ogni tanto esige qualche sacrificio (e purtroppo qualche volta anche sacrifici umani).
      Ogni volta che compro qualcosa senza chiedermi se effettivamente mi serve, mi piego, inconsapevole, ai voleri di questa divinità. Ogni volta che cambio macchina, vestito, computer perché c’è quello “più nuovo” o perché “così fan tutti” mi piego, di nuovo ai voleri di questa divinità.
      Ogni volta che vado a fare la spesa di domenica mi piego, ancora, ai voleri di questa divinità.
      Mi fermo qui …

      • Sì, concordo, purtroppo. Hai ragione, il problema è sì nel politico ignavo e nel banchiere avido ma anche in ognuno di noi, che “ci sediamo” attendendo Godot come inevitabile.

        Siamo anche mala ti di ricchezza (invidiata e desiderata) e se ci capita di poter approffittare di questo sistema iniquo, ci guardiamo bene dal denunciarlo.
        Noi italiani in particolare siamo diventati di un egoismo spaventoso purtroppo.

    • “Risultato: le transazioni sono aumentate in maniera vertiginosa con valori che assommano a molte volte il PIL mondiale (se vogliamo prendere il PIL come parametro, con tutti i suoi difetti). Cioè si è creata una rete di transazioni fittize fatte con valute fittizie con però la pretesa (non calmierata dallo stato ormai succube) che venga coperto questo immenso buco dai beni reali dei cittadini.”

      Infatti, il problema che nessuno si pone è questo:
      dovrebbe essere ovvio che può prestare i soldi (ed eventualmente percepire un interesse) solo chi li ha.
      Qui siamo invece in una situazione dove le banche che prestano i soldi agli Stati, i soldi NON li hanno, proprio perché i loro bilanci sono truccati da questi crediti virtuali che in realtà non potranno mai concretizzare in quanto superiori di molte volte al Pil reale di tutto il pianeta.
      E con questa truffa pretendono il risarcimento delle somme prestate (possiamo veramente chiamarle così??) e pure gli interessi sopra: alla fine si prenderanno beni reali con le privatizzazioni che gli Stati saranno costrette a fare.

      Da notare anche che per potere pagare gli interessi su questi prestiti, dato che aumentano di anno in anno, non sarà possibile con nessuna tassazione. Che oltretutto dovrà essere dirottata non per i servizi verso i cittadini, ma esclusivamente per pagare l’imbroglio appena descritto!

  6. ps. non pretendo di fare meglio di un ministro ma rivendico il mio diritto di difendere la giustizia e la verità. Ovviamente potrei sbagliarmi non sono il depositario ne’ della giustizia ne’ della verità ma non posso non pensare che “… hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.” Spesso il buon senso della serva è migliore di tante elucubrazioni dotte.

  7. Ho letto con molto interesse i commenti sin qui fatti da Andrea, Valentino e Bragadin e devo dire che mi hanno davvero impressionato per il loro alto livello.

    Questi interventi aggiungendo una serie di ulteriori considerazioni anche in contrasto tra loro credo che siano stati utilissimi per lettori fornendo materiale per farsi un proprio giudizio.

    Intervengo dicendo che sebbene le eccessive semplificazioni non siano positive non credo che si debba però incorrere nel rischio opposto, cioè quello di rinunciare ad analizzare una situazione nelle sue linee essenziali.

    Quello che nell’articolo emerge è che, al di là del discorso sul signoraggio (che ad esempio Barnard non condivide), quello che si vuol far notare è che il meccanismo su cui è stato costruito l’Euro è tale per cui si viene a verificare una scarsità di denaro circolante in alcuni paesi.

    Il signoraggio sarebbe un problema affrontabile nel momento in cui l’emissione di moneta fosse comunque controllabile dallo Stato, ma con una moneta presa a prestito da soggetti esteri, come nel caso dell’Euro, ci troviamo a dover drenare le risorse finanziarie per onorare i debiti contratti con la BCE.

    Che sia semplificazione o no, ci troviamo nella stessa situazione dei paesi del Terzo Mondo quando prendono soldi in prestito dalla World Bank e poi devono restituirli subendo le “ricette” del Fondo Monetario Internazionale che li costringe a risparmiare su sanità, istruzione e infrastrutture e ad esportare la ricchezza prodotta, cosa che appunto non può essere fatta se non distruggendo lo Stato sociale e impoverendo la nazione.

    Se io fossi in un paese del Terzo Mondo indebitato con la World Bank direi di spezzare questo meccanismo perverso non accettando più le imposizioni e le ricette del FMI, tenendo nel paese i ricavi per investirli e spenderli a favore dei cittadini.
    E se le tasse servissero per pagare i debiti contratti con la WB esportando ricchezza direi che non pagare le tasse è una forma di difesa nazionale.

    Poi si potrà non essere d’accordo, va benissimo, è solo un contributo su cui riflettere.

    • Una precisazione, quando dico di diffidare dalle eccessive semplificazioni, non intendo tuttavia rinunciare ad una visione d’insieme. Purtroppo mettere insieme le due cose non è semplice (o non è da tutti). La soglia di attenzione è limitata nel tempo e molti non si rendono nemmeno conto del fatto che “facendo onestamente il proprio lavoro” contribuiscono tuttavia a rendere il sistema stesso sempre più “inevitabile”.
      Il meccanismo di costruzione dell’euro ricalca, per certi versi quello che avvenne dopo l’unità d’Italia: anche allora c’erano zone (relativamente) ricche e zone povere e per colmare il gap con gli altri paesi europei la classe dirigente di allora scelse di puntare sulle zone già sviluppate (il nord, che era già allora più industrializzato del resto d’Italia).
      Attualmente in Europa ci sono zone che stanno alla pari (o anche meglio) di USA e Giappone, ma ci sono zone più o meno “depresse”. Da questo punto di vista l’Europa risulta “divisa” anche politicamente. Di fatto c’è una politica monetaria comune, ma non una politica fiscale (che è l’altra faccia della medaglia) comune.
      La Banca d’Italia non è un soggetto terzo come può essere la World Bank per i paesi del terzo mondo: fa parte dell’eurosistema delle banche centrali ed emette e stampa banconote di concerto con le altre banche centrali europee e con la bce.
      Il problema (o almeno uno dei problemi) è la redistribuzione fiscale che avviene all’interno dei singoli paesi aderenti all’euro mentre dovrebbe avvenire ad un livello sovra-statale esattamente come avviene per l’emissione di moneta. Mi rendo conto che non è semplice ma credo che questo contribuirebbe a correggere l’anomalia attuale tra una politica monetaria sovra-statale e una politica fiscale statale. Ed è evidente che questo comporta anche una ulteriore perdita di sovranità.

      P.S. Grazie a tutti per la discussione e a Valentino per gli inediti (per me) punti di vista.

  8. La riserva obbligatoria che, per la Banca d’Italia doveva essere pari al 22,5% dei depositi è stata, grazie alla BCE, enormemente diminuita. Tanto che, a partire dal gennaio 2012 essa è solo dell’1% !!! Questo non è creare denaro dal nulla? E cosa dire a proposito della abrogazione della distinzione tra banche d’affari e banche commerciali o di risparmio avvenuta grazie al Testo Unico del 1° settembre 1993, redatto ed approvato dal governo “tecnico” del, guarda un po’ il caso, del banchiere Ciampi.
    Distinzione che si era resa necessaria dopo la crisi del ’29 e che, negli USA, fu attuata con la legge Glass-Steagall. Grazie a quella nuova legge bancaria anche le banche commerciali possono fare operazioni sui mercati finanziari come l’acquisto di derivati. Senza quella legge, per es. l’MPS non poteva fare le note operazioni in derivati “Alexandria” e “Santorini” (nomi massonici) e sarebbe ancora una banca sana. Oggi, nessuno sa quanti derivati ha in portafoglio la propria banca e se i propri sudati risparmi sono al sicuro. Ovviamente, le alte sfere del mondo bancario e finanziario, da allora, ci hanno sempre guadagnato alla grande; sono solo i risparmiatori che stanno pagando con costi sempre più elevati e rischi inimmaginabili per i loro sudatissimi risparmi. E vogliamo parlare del “prelievo forzoso” ( leggere: furto) introdotto dall’UE in occasione della crisi cipriota? Lo vedremo attuato anche in Italia ? L’euro e la BCE non sono solo dei capri espiatori ma veri, grossi problemi e, non solo per l’Italia. Per finire, questo sistema non è costruito da noi e noi non possiamo cambiarlo. E’ stato definito da persone molto in alto, per la quasi totalità, non legittimate da processi di natura democratica,cooptate, e sulle quali i popoli europei non possono, naturalmente, esercitare alcuna forma di controllo democratico.

  9. Sì concordo, è stata una discussione piacevole e civile, con posizioni diverse ma non poi così lontane come sembrano.

    Sono d’accordo sia sul discorso della complessità che su quello della seplificazione.
    La semplificazione ha in sè i suoi difetti, il dettaglio altri.

    Se guardiamo un festoso Canaletto dobbiamo guardarlo da distante per capirlo, visione d’insieme, semplificazione.
    Poi però per capire bene ci si deve avvicinare cercare i punti di riferimento della prospettiva, guardare il dettaglio delle figure, fino al dettaglio della pennellata.

    Il mio non era certo un inno all’ignoranza ma sono convinto che l’intuizione dia un’inquadradura molto migliore ed una base per studiare i dettagli in modo corretto.

    Poi certo che bisogna studiare, ci mancherebbe altro.
    Io non sono un’economista per cui mi mancano termini corretti e spesso anche una completa comprensione di certi meccanismi (mi stò leggendo faticosamente per la terza volta “Venture Capital” ed una serie di libri della Harvard Business school per cercare di capire di più).

    Sono d’accordo con Bragadin ( a proposito, dal cognome mi sà che sei più o meno delle mie parti) che abbiamo deificato il denaro e che come ogni altro dio fasullo anche questo pretende dei sacrifici, anche umani.

    Il Prof ha individuato un altare sacrificale classico: i paesi del terzo mondo sfruttati e rapinate e sempre sotto ricatto.

    Purtroppo, senza voler giustificare il primo mondo dal quale stiamo per essere espulsi, non possiamo dimenticare che certe politiche di rapina sono troppo spesso applicate con la complicità dei governanti di questi paesi.

    Alle volte si tratta di pura immoralità ed avidità, altre di impossibilità di prendere alcuna strada alternativa.

    Ho un esempio che conosco benissimo visto che sto lavorando con la Costa d’Avorio dal 1980 e ne ho viste e sentite di tutti i colori.

    Io non credo in qualche salvatore della patria ecc. anche se certamente ho le mie simpatie per qualcuno.
    Quello che credo però è che i grandi della storia (nel bene e nel male spesso più nel male che nel bene, grandi solo perchè hanno saputo incidere e lasciare un segno segnando un’epoca) sono stati grandi perchè hanno saputo rompere gli schemi, pensare con la loro testa e applicare con pervicacia le loro idee. (Richelieu, Mazzarino, Grimani, diversi Papi, Pietro il grande, Colombo, I Polo, Hitler, Stalin, Mao, Putin e figure assolutamente positive di alta moralità come i giudizi del processo Colbert e Luigi XIV contro Fouquet).
    Non vedo questa genialità, questo coraggio, questa tensione al risultato nella nostra classe politica e nemmeno quella elevatissima moralità nella nostra magistratura.
    Vero è che anche molti di noi lasciano a desiderare.

    Probabilmente dovremo aspettare l’atto finale del disastro per veder sorgere qualche figura di statura alta.

    • Valentino, conosco la tua esperienza in Africa perché me ne hai già parlato e per questo leggo sempre con molta attenzione le tue testimonianze.
      E proprio per questo ti domando se guardando a quei paesi che sono stati venduti dai loro governanti, e che vengono ogni giorno venduti, a paesi e potenze economiche straniere, non ti sembra di vedere anche qualcosa della nostra storia?

  10. Uno dei dieci on

    A bocce ferme, o quasi…

    Uno come me, che rispetta le regole (o cerca di farlo con meticoloso impegno), fa fatica ad approvare il principio che le tasse possano essere legittimamente non dovute.
    Sarà banale (ma perché banale?), ma se tutti facessero la loro parte (non si parla di miliardi di evaso?) lo Stato non avrebbe maggiori risorse? Queste sono le analisi della serva, forse, ma non si è detto che, semplificando, spesso la serva ci azzecca?

    Per il resto, ben venga ogni forma di revisione di un sistema globalizzato che promuove bisogni falsi.

    Dal canto mio mi sono imposto una regola semplice, che qualcuno più sopra ha auspicato: acquisto solo quel che mi serve davvero, senza farmi abbindolare dalle sirene della pubblicità; certo, qualche volta ci si casca, ma facendo attenzione sono più le volte che ci cascano “loro”.

    • Sono d’accordo con te che se le tasse andassero a costituire le risorse da spendere per tutti sarebbe doveroso e giusto pagarle.

      Il senso dell’articolo però è un altro, ma nel momento in cui le tasse anziché restare in Italia vengono “impacchettate” e girate a delle banche private estere che praticando interessi usurai dovuti alla perdita di sovranità monetaria sottraendo ricchezza al paese, resti sempre della stessa opinione?

      • Uno dei dieci on

        Diciamo così: in attesa che il famoso paese di Utopia arrivi, osservo le regole anche a denti stretti, cercando di cooperare affinché, se sono sbagliate, siano cambiate.

        Più facile a dirsi che a farsi.

  11. Sì e no, Nel senso che sì stiamo diventando colonia eterodiretta e tutto porta verso questa soluzione, però il metodo è diverso, molto più violento in Africa, per fortuna da noi non si fomentano guerre civili facendo leva sulla follia e il delirio di alcuni personaggi africani, la cosa è molto più dolce e subdola.
    Questo fino ad ora, non posso certo affermare che questo non possa succedere un domani, magari anche prossimo.

    Una paio di cose in comune però ci sono: il razzismo su cui tutto il sistema si basa ed il conseguente paternalismo di facciata.

    I popoli latini, ed in genere mediterranei (casualmente Cattolici), quindi Italiani, spagnoli ecc. sono percepiti in qualche modo come “inferiori”, moralmente deboli, inaffidabili da chi ha una cultura di tipo “anglosassone” e “teutonica”, stessa visione che globalmente il primo mondo (quindi inclusi noi Italiani) ha del terzo ed in particolare degli abitanti dell’Africa che per loro sfortuna sono del colore sbagliato.
    Questo porta alla convinzione che non siamo in grado di gestirci da soli e abbiamo bisogno di tutela e guida da parte delle popolazioni più evolute e più serie.

    E’ un po’ la stessa posizione espressa da una persona, fra l’altro colta e preparata e anche molto simpatica che è arrivata ad affermare che “Sì, qui al nord siete bravi a produrre ma se non ci fossero i meridionali con la loro cultura ad amministrarvi non sareste andati così lontano”, dimenticando l’eccellente tradizione amministrativa veneziana e l’altrettanto eccellente amministrazione dell’occupante Asburgico.

    Torna sempre fuori la teoria del buon selvaggio purtroppo.

    E’ evidente comunque che piano piano ci stanno spingendo verso quel mondo a cui ritengono noi apparteniamo.

    Il dicorso potrebbe essere lunghissimo ma evito; tengo solo a puntualizzare che tuttosommato io mi sento più vicino all’umanità dell’Africano che all’ordine perfetto, algido e disumano della cultura nordica, qualunque sia la sua applicazione pratica (dal welfare svedese al capitalismo renano, al mercantilismo inglese). Questo naturalmente non significa nulla dal punto di vista “razziale”, non ce l’ho ne’ con il tedesco ne’ con l’inglese; condanniamo il peccato, non il peccatore.
    D’altra parte, storicamente, l’Italia è sempre stata vista come terra di conquista dai “teutonici”, tralasciando le invasioni di Goti, Longobardi ecc. parlando proprio di Venezia e degli Asburgo: tutta la vita della repubblica veneziana è stata segnata dalla competizione con l’Austria, il terreno di scontro è stato principalmente il Friuli con un’infinita serie di conquiste e riconquiste.
    Ciò che è veramente bizzarro è il fatto che indipendentemente dall’esito della guerra, Venezia doveva pagare i danni agli Asburgo, anche se era stata aggredita, si era difesa e aveva vinto.

    Staremo a vedere, la storia è piena di sorprese e non è detto che il futuro non ce ne riservi qualcuna di grande, sperando che non sia una sorpresa bellica.

    Volevo fare solo un paio di appunti per concludere il discorso:

    Non sono così convinto che se non avessimo aderito all’Euro staremo peggio e ci troveremmo nell’identica situazione cercando un altro capro espiatorio. Abbiamo un esempio nei paesi Baltici.

    Lettonia ed Estonia hanno subito violentemente la crisi già da suoi inizi nel 2008, se vi ricordate la Lettonia era indicata come uno dei primi paesi candidati al default.

    Una piccola curiosità: indipendentemente dagli indicatori economici un mio amico lettone mi ha suggerito di guardare ad un indicatore economico reale: il costo di una squillo d’alto bordo: nel 2007 era di 150Lats, nel 2009 di 15Lats.

    Bene se guardiamo l’andamento economico dei due paesi, vediamo che Estonia (Euro) e Lettonia (non ancora euro) tuttosommato hanno degli andamenti sovrapponibili.
    C’è una cosa però che non è riportata dagli indicatori economici ed è che pur nell’indigenza i Lettoni stanno meglio degli Estoni. Non per niente un russo Estone che importa alimentari da 10 anni dall’Italia e che fino a qualche anno fa distribuiva esclusivamente in Estonia ora, pur avendo ridotto i volumi riesce a sopravvivere esportando e distribuendo in Lettonia, vorrà pur dire qualcosa?
    In pratica, stanno tutti male come stiamo tutti male ma l’Estonia è legata al cappio Euro e ha i margini di manovra ristretti e obbligati imposti dal sistema, la Lettonia no e questo si traduce in una maggiore libertà di azione che permette di trasferire maggiore ricchezza nella società civile.
    Non dico che se fossimo rimasti alla lira non staremmo male, ma sono convinto che la maggiore libertà di movimento probabilmente ci avrebbe permesso di ammortizzare meglio gli effetti della crisi e di gestire meglio i processi. Ovviamente siamo nel campo delle ipotesi.

    http://www.esteri.it/MAE/pdf_paesi/EUROPA/Estonia.pdf

    http://www.esteri.it/MAE/pdf_paesi/EUROPA/Lettonia.pdf

    Il secondo punto riguarda l’Africa, nello specifico l’Africa occidentale (Costa d’Avorio e Gahna).
    Nel 1980 quando mi recai per la prima volta ad Abidjan rimasi estasiato dall’hotel Ivoire. Una costruzione immensa con una hall vertiginosa al cui centro era posta una fontana di dimensioni talmente esagerate che non avrebbe sfigurato al centro di una grande piazza, una piscina talmente vasta da essere chiamata “le lac” (il lago) una pista per il pattinaggio su ghiaccio e così via.
    Il costo dell’opera era spaventoso e superiore ad un progetto per la costruzione di 80 stazioni per autocorriere, sicuramente molto più utili al paese e che erano in progetto. Bene, l’Ivoire non ha trovato difficoltà nel reperire finanziamenti, le stazioni invece sono state bocciate.
    Mi sembra che questo la dica lunga.

    Secondo punto, la lunga guerra civile e la finale presa del potere di Quattara (democraticamente eletto ma che ha dovuto ricorrere alle armi per rendere effettiva la cosa). Il vecchio presidente Ngabo asseragliato nell’hotel Golf (Ex Forum Golf, per inciso dove risiedevo io) ha resistito mentre nell’Hotel Ivoire si erano asseragliati i legionari francesi, il risultato è stata la devastazione di entrambe le costruzioni.
    Ciò che non tutti sanno è che Quattara era viceprsidente dell’FMI e che quindi aveva l’appoggio “Atlantico” (leggi USA) mentre la Francia doveva fare buon viso a cattivo gioco e se preferiva Ngabo che garantiva il protrarsi dell’egemonia Francese nell’area, nello stesso tempo doveva appoggiare ufficialmente Quattara, contro i propri interessi. (situazione abbastanza simile a quella dell’Italia nel recente affare Libia).
    Insediato Quattara i giochi sembravano fatti ma è solo apparenza: Quattara ha il dente avvelenato con l’FMI (più che altro per motivi personali) e quindi non è il docile strumento immaginato da chi lo ha appoggiato, la Francia mantiene comunque un forte controllo attraverso società tipo la Bollorè che ha partecipazioni in tutte le aziende di una certa importanza.

    http://revuedepressecigbagbo.over-blog.com/categorie-11958149.html

    Come certo sapete, la Costa d’Avorio è il maggiore produttore di cacao mondiale (quasi il 35% della produzione mondiale); il secondo paese produttore è il Ghana; sommando la produzione dei due paesi arriviamo ad oltre il 53% della produzione mondiale.
    Per decenni i grandi operatori del cacao hanno soffiato sul fuoco dell’inimicizia e della competizione fra i due paesi per impedire che unendosi potessero incidere sui prezzi.
    Ora, con l’adesione della Costa d’Avorio al CCC (Conseil du Café Cacao) Ghanese e l’appoggio esterno per il momento di Nigeria e Gabon in vista di un’integrazione totale, hanno sparigliato il gioco portando al controllo d.el 67% della produzione mondiale da parte dei paesi produttori.

    La missione del CCC è il controllo di filiera e della qualità disinnescando così l’arma utilizzata dalle multinazionali per comperare il prodotto sottocosto, e cioè la sistematica contestazione del prodotto.

    http://www.cgfcc.ci/

    Bene? No male, infatti la contromossa è stata quella di non acquistare più (o meglio di ridurre fortemente gli acquisti)o di imporre dei sistemi misti di speculazione finanziaria (basata su cartolarizzazioni e emissione di futures) e commercio tradizionale.

    In pratica l’unico modo per vendere il cacao è quello di entrare in un sistema ad alto rischio che permette di spostare il profitto perso con l’aumento del prezzo all’origine in Europa o in America e di innescare un meccanismo speculativo che trasferisce il valore dalla commodity alla carta straccia.

    Chi non accetta il sistema non vende un chicco.

    Purtroppo la forza di questo sistema malato è talmente grande che non ci si può opporre in alcun modo.

    E più che evidente che complotto o non complotto (io sinceramente oscillo fra l’ipotesi complottista e quella non complottista) tutto converge in una direzione che è quella della compressione delle libertà e della finale schiavitù del genere umano.

    Noi stiamo a metà strada con il nostro desiderio di rimanere nel “primo mondo” ma con il primo mondo che ci sospinge verso il terzo.

    Non è un problema solo dell’Italia: Grecia, Spagna, Portogallo, ex paesi dell’area Sovietica, todos caballeros! tutti schiavi.

    E’ tragico come imponendoci questa divinità chiamata mercato si neghi proprio il mercato. Il mercato è: io ti do una mela e tu mi dai una capra, questo nuovo mercato è solamente fuffa: tu DEVI darmi una mela, io ti dò carta straccia e tu DEVI accettarla, io produco altra carta straccia (futures sulle mele) e invece di guadagnare 1 sulla tua mela guadagno 100.000 su un’improbabile produzione di mele, quando questi futures dovranno essere onorati (con mele o denaro) e io non lo potrò fare, tu DOVRAI onorare per me il contratto (o il debito), se invece io ho fatto bene i miei conti (al ribasso o al rialzo) e non si arriva alla crisi (anche perchè io ho pensato bene di allargare l’utenza dei miei futures e di diluire nel tempo l’operazione) il guadagno sarà tutto mio; se poi ancora nemmeno tu potrai onorare il debito perchè sarai morto di fame allora dovranno onorarlo quei fessi che hanno acquistato i miei futures: “cornuti e mazziati”. una situazione win-win, ma a che prezzo!

    Torniamo al problema delle regole del gioco, se il gioco è truccato che possibilità ci sono? Solo quella di buttare tutto all’aria ma qui torna di nuovo prepotente l’ignavia dei governanti che non hanno il coraggio e la statura morale per farlo (forse nemmeno le capacità intellettive). Qualcuno ci prova di tanto in tanto ma sono episodi sporadici ed isolati che possono essere risolti facilmente con un incidente stradale o aereo.

    Ho sempre contestato alla sinistra l’adorazione feticistica delle regole ma le regole servono e devono essere uguali per tutti e non devono andare a detrimento dell’uomo: “il sabato è stato fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato”.

    Non vedo grandi possibilità per il futuro perchè manca coesione. L’unico vantaggio è che quando passeremo dallo status di ventre molle dell’Europa a quello di membri dell’Unione Africana, probabilmente potremo andare a passare le vacanze a Malindi senza bisogno di formalità doganali (naturalmente ci andremo con dei gommoni non potendo più permetterci l’aereoplano).

    Ci vivrà vedrà

  12. CHI virà vedrà

    Per uno dei dieci:

    ribadisco che “il sabato è stato fatto per l’uomo e non viceversa” è per me un concetto assoluto.
    Se la regola è equa e vantaggiosa (non dico per il singolo individuo ma per la media degli individui) deve essere rispettata per il bene medio di tutti.

    Se la regola è iniqua, irragionevole o dannosa (anche qui non per il singolo individuo ma per la media degli individui) la regola deve essere cambiata. Se ci si rifiuta di farlo perchè la stessa è stata elevata a feticcio (“l’uomo per il sabato”) ogni singolo individuo ha il diritto/dovere di difendersi come meglio può.

    Nel caso specifico dove la tassazione complessiva (tasse dirette ed indirette, accise, diritti, bolli, imposte) per una piccola azienda sfiora il 70% che serve non alla redistribuzione della ricchezza ma a ripagare interessi inestinguibili, io mi domando come si possa giudicare “immorale” chi occulta profitti e riesce a mantenere in vita un’attività che dà da vivere alla propria famiglia e alle famiglie dei propri dipendenti.
    Può essere non legale, ma dal punto di vista etico io lo ritengo più vicino alla figura dell’eroe che a quella del criminale.

    In cina una coppia può avere solo un figlio, il secondo viene ucciso, è la legge, quindi è legale, ma è morale?

    Questa storia del se pagassimo tutti pagheremmo di meno è un problema senza soluzioni, come quello dell’uovo e della gallina.

    E’ evidente che chi ha una visione dei cittadini sudditi e sottomessi allo stato dirigista ritiene che sia un assunto corretto, chi ha la visione opposta, dello stato come patto sociale atto a promuovere le qualità e le aspirazioni dei singoli individui e di soccorrere le parti deboli della socità la vede in modo diametricalmente opposto: Se le tasse fossero inferiori tutti le pagherebbero.
    Io propendo per la seconda ipotesi ma non potendo dimostrarlo non pretendo di imporla come vera.

    Certo è che alla fine tutto si riduce al rapporto fra rischio e convenienza: se mi chiedono il 70% di tasse e a fronte di un’evasione rischio 5 anni di galera ma riesco ad accumulare un patrimonio sufficiente a ricominciare o a vivere di rendita quando esco, il gioco vale la candela.
    Se al contario mi chiedono il 15% di tasse e se evado rischio 30 anni di galera il rischio diventa troppo sproporzionato rispetto al vantaggio per cui preferisco pagare.

    In ogni caso quando lo stato arriva ad intaccare il patrimonio (che dobbiamo presuporre legalmente acquisito, fino a prova contraria) accumulato da una famiglia in tanti anni di sacrifici e duro lavoro e a minacciarne addirittura la sopravvivenza seminando sgomento e paura, beh, scusami sai ma non ho il minimo dubbio da che parte stare.

    In quanto agli acquisti sono perfettamente d’accordo con te. Il 90% di quello che oggi la mentalità dominante ritiene indispensabile è invece inutile se non dannoso.
    Anche io faccio attenzione a ciò che acquisto e non mi lascio trascinare dalle mode, non mangio al Mac, preferisco il negozietto al supermercato, non mi interessano l’auto ed il telefono alla moda, nè i vestiti firmati ma non per una presa di posizione ideologica, semplicemente non mi interessano queste cose.
    Non intendo però tirare la croce addosso a chi invece in esse trova soddisfazione, sempre che non diventino il punto focale della vita.

    • Uno dei dieci on

      Porto un esempio terra-terra, spero calzante.
      Un gruppo di famiglie organizza una vacanza e il gruppo in assemblea (leggi Stato) stabilisce che ognuno (leggi cittadini) dovrà sborsare una cifra tot che garantirà l’affitto del luogo dove si trascorrerà la vacanza e il vitto di tutti i giorni.

      Se tutti pagano/esborsano quel che è dovuto, la vacanza avrà successo (al di là di altri aspetti dovuti alla socializzazione): nessuno dovrà versare di più per soccorrere chi ha versato di meno.

      Al contrario, se qualcuno, sostenendo magari che ha introiti inferiori di un altro dei partecipanti o che mangia meno o che altro, verserà meno della quota o nessuna quota, la vacanza avrà insuccesso: qualcuno dovrà versare di più per soccorrere chi ha versato di meno.

      Pur con tutti i distinguo, per me è quello che capita quando una parte di cittadini evade il fisco. E se pensarla così è per te essere sudditi, per me è essere onesti e civilmente molto avanzati.

      • Uno dei dieci on

        Non ci piove, comunque che il sabato è fatto per l’uomo e non il contrario; e che le regole inique vanno cambiate per arrivare a realizzare il bel paese di Utopia auspicato da Tommaso Moro.

    • Alle vostre considerazioni, aggiungerei però quella più importante: chi amministra i soldi delle (poche o tante) tasse.
      Finchè ci sono personaggi totalmente corrotti capaci di sprechi colossali a vantaggio degli amichetti, a favore dei loro tesoretti etc non farà nessuna differenza la quantità dell’importo delle tasse che arrivano.
      Chi ruba nel poco, ruberà anche nel molto. Se tutti pagassero le tasse, aumenterebbero esponenzialmente gli sprechi e le ruberie, vanificando di nuovo il tutto.
      Guarda caso (loro) non sono riusciti ancora a realizzare un meccanismo di legge severissimo per impedire realmente la corruzione governativa in tutti i settori. Finchè non arriviamo alla responsabilità personale delle scelte politiche non risolveremo nulla.

      Del resto vi invito a riflettere su un fatto molto semplice: chi di voi sceglierebbe di affidare i suoi risparmi (pochi o tanti) a un bancario/amministratore di cui si sa con certezza le ruberie e la corruzione? Nessuno! E perché dovrebbe essere diverso per le tasse, che sono sempre soldi nostri che devono ritornare a noi (e invece ritornano pochissimo e male)?

      In ogni caso, anch’io sarei favorevole all’ipotesi di Valentino: tasse molto basse che le persone oneste possano pagare e multe/arresti salatissimi per far pagare chi è veramente colpevole e non tutti indiscriminatamente.

  13. Devo correre al matrimonio di mia cugina altrimenti mi aspettano 777 anni di disgrazie (pensandoci bene vorrebbe dire vivere 777 anni per cui è una cosa da prendere in considerazione).

    Una risposta veloce, certo se si accampano scuse per contribuire in maniera inferiore è disonesto, ma se veramente non può contribuire cosa facciamo lo sveniamo? vendiamo i suoi figli sul mercato degli shiavi? No ovviamente, contribuirà per quello che puo’ e si godrà la sua vacanza, oppure rinuncerà.
    Una tassazione equa deve anche considerare il sostegno di chi non ce la fà (non dei troppi che non vogliono però) e sicuramente se l’agenzia che organizza il tutto si accontenta del giusto non ci sarà problema.
    Il problema nasce quando l’agenzia vuole troppo, e si mangia le risorse che servirebbero al requilibrio.

    Peggio ancora se l’agenzia si è fatta prestare dei soldi dagli strozzini, perchè rischieremo anche di pagare per poi vederci cancellata la vacanza.

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