“Il GW esiste ma l’AGW non esiste”

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“Possiamo dire allora con certezza che, anche se il Gw esiste, l’Agw non esiste”, questo è quanto dichiarato dal prof. F. Battaglia in un recente articolo.

 

Le motivazioni di chi contesta l’origine umana del riscaldamento climatico.

 

 Il 2 ottobre scorso è stato pubblicato sulla Bussola Quotidiana un articolo dal titolo “Riscaldamento globale? Mai stati così al freddo” firmato da Franco Battaglia, professore di Chimica Ambientale all’Università di Modena, co-autore del rapporto NIPCC “Climate Change Reconsidered II”.

 Viene qui riportato per intero l’articolo che offre con grande chiarezza una panoramica delle ragioni di chi contesta le conclusioni dell’IPCC.

L’unico punto nel quale l’articolo va integrato è nelle conclusioni finali, nel punto in cui si individua nel business legato alle energie alternative la spinta economica verso le posizioni dei sostenitori dell’AGW (Anthropic Global Warming). Le motivazioni sono infatti ben più profonde e trovano la loro origine nelle politiche di sfruttamento dei paesi del Terzo Mondo ai quali, con la motivazione di non incrementare le emissioni di CO2, viene negata l’industrializzazione e lo sviluppo.

A costo di essere ripetitivi va ricordato come definirono le proposte presentate alla conferenza sul clima di Copenhagen i rappresentanti di ben 130 stati riuniti sotto la sigla del G77:

Ma, come Le Monde ha riportato, gli altri paesi africani non si allineano dietro il sig Zenawi né riconoscono il diritto dell’Unione africana di parlare per loro. Sono invece, in fila dietro il G77 e il suo portavoce a Copenaghen, ferocemente anti-europeo, il Sudenese diplomatico Lumumba Di-Aping, che nel denunciare l’accordo finale ha gettato in un riferimento all’Olocausto, dicendo che l’accordo finale è stato: “una soluzione basata su valori, gli stessi valori che secondo la nostra opinione hanno avviato sei milioni di persone in Europa nelle fornaci.

“I paesi ricchi del nord, ha detto, hanno “chiesto all’Africa di firmare un patto suicida, un patto di incenerimento, al fine di mantenere il predominio economico di alcuni paesi.”

The Economist “Winners and losers in Copenhagen”

 

Ed ecco il testo dell’articolo del Prof. Battaglia:

 

La congettura del riscaldamento globale antropogenico (Agw secondo l’acronimo inglese) risale a un secolo fa, e nel corso degli anni, fino ad oggi, è stata più volte riproposta. Fu una congettura ragionevole e semplice: è da un secolo che l’uomo, bruciando combustibili fossili, immette anidride carbonica (Co2) in atmosfera, la Co2 è un gas serra, nell’ultimo secolo il pianeta è stato più caldo che nel recente passato, ergo fu avanzata l’ipotesi che le emissioni antropiche sono responsabili di questo cambiamento climatico.

Allo scopo di controllare la validità dell’ipotesi, l’Onu ha istituito un organismo – l’Ipcc – che non è scientifico, ma è politico, nel senso che i suoi membri sono nominati dai governi. L’Ipcc assume l’ipotesi vera (così è esplicitamente scritto nel suo statuto) e ha proceduto raccogliendo tutte le circostanze che confermano l’ipotesi (principalmente le risultanze da modelli di calcolo). La procedura adottata ha indotto l’Ipcc a scegliere selettivamente le risultanze a favore della ipotesi da provare.

Il metodo scientifico, però, funziona diversamente. Al cospetto di un’ipotesi, bisogna invece procedere col formulare l’ipotesi nulla – cioè l’ipotesi che nega l’ipotesi che si vuole controllare – e cercare di falsificarla; solo se si riesce a falsificare l’ipotesi nulla allora si accetta l’ipotesi che interessa. Nel caso specifico, bisognerebbe falsificare la seguente affermazione: il clima odierno è d’origine naturale. Procedendo secondo i canoni del metodo scientifico, facciamo allora vedere che quest’ultima ipotesi non viene falsificata e adduciamo una mezza dozzina di circostanze.

Primo. I dati geologici ci informano che la storia climatica della Terra è quella di un pianeta essenzialmente freddo, che vive ogni 100.000 anni periodi di optimum climatico (figura 1). Noi viviamo in un tale periodo, ma tutti i precedenti periodi di optimum climatico sono stati più caldi di quello odierno: siamo in un optimum climatico che, manco a farlo apposta, non è mai stato così freddo! Il clima dei precedenti periodi caldi, più caldi dell’odierno, non possono che essere stati di origine naturale.


Secondo
. Sovrapposte alle oscillazioni con periodo di 100.000 anni, vi sono altre oscillazioni, con periodi più brevi. Quella della figura 2 ne è un esempio. Da essa si evince che circa 1000 anni fa il pianeta ha vissuto il cosiddetto Periodo Caldo Medievale (Pcm), quando il clima fu più caldo del periodo caldo odierno. Qualcuno ha tentato di negarlo, sostenendo che i dati sono invece limitati localmente. Invece, la globalità del Pcm è certificata da decine di risultanze, con dati raccolti ovunque nel mondo. Inoltre, ci sarebbe da chiedersi che senso avrebbe preoccuparsi dello svolgimento di un clima globale se poi quello locale si comporta in modo indipendente dal clima globale. Anche il clima del Pcm, più caldo dell’odierno, non può che essere stato di origine naturale.

Terzo. L’attuale riscaldamento globale non si è avviato un secolo fa in concomitanza con le emissioni di Co2, ma ben 4 secoli fa, quando il pianeta era al minimo della cosiddetta Piccola Era Glaciale (Peg). (Gli astrofisici lo chiamano Minimo di Maunder, corrispondente ad un minimo d’attività solare). Intorno al 1650 (si veda ancora la figura 2), il pianeta ha cominciato a scaldarsi e ad uscire dalla Peg, e ha continuato a farlo, con varie oscillazioni, fino ai giorni nostri. Non a caso si sente spesso dire dai media che è da 400 anni che non si registrano temperature alte come quelle odierne. Appunto: 400 anni fa si era nel pieno della Peg. L’uscita dalla Peg è cominciata 400 anni fa, e pertanto non può che essere stata di origine naturale.

Quarto. L’uscita dalla Peg non è stato un processo monotòno ma, piuttosto, l’aumento della temperatura ha subìto arresti e inversioni. Il fatto è che, manco a farlo apposta, un’importante inversione si ebbe negli anni 1940-75 (figura 3), in pieno boom demografico, industriale e di emissioni. Un altro importante arresto si ha da oltre 12 anni (figura 4), con le temperature globali che hanno smesso di crescere, sebbene le emissioni di Co2 abbiano continuato a crescere esponenzialmente senza sosta. Ancora una volta, il clima del pianeta è governato da fenomeni naturali, visto che si è raffreddato proprio quando le emissioni di gas-serra sono state ai loro massimi.

Quinto. La congettura dell’Agw prevede che l’aumento di temperatura della troposfera equatoriale a circa 12 km dalla superficie terrestre sia quasi il triplo dell’aumento della temperatura dell’atmosfera alla superficie terrestre (figura 5a). Questa circostanza fu chiamata “impronta digitale dell’Agw”. Senonché le misure satellitari della temperatura dell’atmosfera registrano lassù, nella troposfera equatoriale, non un riscaldamento aumentato rispetto a quello a terra, men che meno triplo, ma addirittura un raffreddamento (figura 5b). L’impronta digitale della congettura dell’Agw è così diventata l’impronta digitale della falsità di quella congettura.

Vi sono un mucchio d’altre cose che andrebbero dette. Ad esempio, l’aumento del livello del mare per il quale si fa tanto allarme, è in realtà un fenomeno naturale, in atto da 18.000 anni, cioè da quando il pianta cominciò a uscire dall’ultima era glaciale. Un effetto della Co2, allora, dovrebbe far registrare un’accelerazione in questo aumento: ma nessuna accelerazione si osserva rispetto agli aumenti occorsi nel periodo pre-industriale. E altre cose ancora, ma i punti precedenti sono sufficienti: ogni tentativo di sconfessare l’ipotesi nulla ha fallito.

Possiamo dire allora con certezza che, anche se il Gw esiste, l’Agw non esiste. Come mai nacque? Bisogna sapere che esistono ragioni tecniche incontrovertibili per le quali si può essere certi che le tecnologie di produzione elettrica eolica o fotovoltaica sono un colossale fallimento e che implementarle comporterebbe un danno economico faraonico con conseguente crisi economica. Solo inventandosi una circostanza secondo cui solo affidandosi a tali tecnologie si scongiurerebbe un danno ancora maggiore, sarebbe stato possibile implementare quelle tecnologie. L’Agw è stato il cavallo di Troia che ha permesso l’attuazione di politiche energetiche volte all’affermazione di quelle tecnologie fallimentari. Tale affermazione si è realizzata, le tecnologie in parola stanno dimostrando di essere quel fallimento che era perfettamente prevedibile (l’impegno economico in esse è la probabile prima causa della grave crisi economica: si pensi che solo per foraggiare la tecnologia fotovoltaica gli utenti elettrici italiani stanno pagando, e continueranno a farlo per 20 anni, 12 miliardi di euro), e nessuna catastrofe climatica è stata evitata perché non v’era alcuna catastrofe da evitare.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

17 commenti

  1. @pennetta
    Avrei voluto dare una risposta al suo commento nel precedente post, ma vedo che non c’è possibilità di commentare ulteriormente. C’è un problema nel sistema dei commenti a quel post?

    • Buongiorno geoscience,
      si tratta semplicemente del sistema di chiusura automatica dei commenti che è tarato su 5 giorni.

      Ma visto che l’argomento è lo stesso si può benissimo riprendere la discussione in questo spazio.

      • perfetto rispondo qui:

        1)”Come scoperto da Edward Norton Lorenz, proprio elaborando un modello matematico dell’atmosfera terrestre, piccole variazioni nelle condizioni iniziali producono grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un sistema.”

        Giusto, ma ho paura lei stia facendo confusione tra il caos deterministico a cui è particolarmente soggetto un modello meteo, proprio per quello che lei indica e un modello climatico, per cui questo problema è minoritario. Non si tratta di nascondersi dietro un dito, si tratta di capire se effettivamente i modelli hanno sottostimato alcuni processi fisici. Ma il discorso dell’errore in questo caso c’entra poco.

        2-3) ripeto, in quel contesto (commenti) il mio intervento era a ribadire dei dati e solo quelli, rispetto all’argomentazione che i ghiacci antartici aumentano e quelli artici sono (forse) in recupero. Non altro.

        4)”Il documento delle Accademie delle scienze africane non fa minimamente cenno alla riduzione delle emissioni di CO2.”
        Mi scusi, ma tutto il documento si pone quello come obiettivo….è la premessa di tutto come evidenzia l’estratto da me riportato. Si parla di soluzioni per l’emergenza climatica dovuta all’utilizzo dei combustibili fossili. E’ ovvio questo

        “Il documento del G77, che ricordo rappresenta ben 130 nazioni, critica aspramente le politiche di riduzione delle emissioni di CO2 è invece riferito alla conclusione della conferenza.”

        si, ma nek senso opposto a quello che vorrebbe far credere lei. Lumumba era fortemente critico perchè lepolitiche di riduzione delle emissioni di CO2 erano troppo caute, ponendosi come obiettivo i due gradi di aumento come limite. Lui parla di grave tragedia anche se solo si raggiungesse quel limite per paesi come l’Africa! Ovvero è piu catastrofista (se mi passa il termine) rispetto agli accordi di copenaghen.
        Questo lo puo leggere chiaramente sia su un sito a lei caro:

        http://www.climatemonitor.it/?p=5925

        dove si dice chiaramente:

        “In altre parole, è una grave mancanza di senso di responsabilità da parte dell’Europa obbligarsi ad un così basso livello di riduzione delle emissioni. Prosegue Di-Aping, è un obbligo per l’Europa di accettare la sfida per una seria riduzione delle emissioni. La scienza ha già decretato, infatti: il mondo non può permettersi l’inazione.”

        e ancora meglio qui:

        http://adamwelz.wordpress.com/2009/12/08/emotional-scenes-at-copenhagen-lumumba-di-aping-africa-civil-society-meeting-8-dec-2009/

        In parole povere Lumumba e i 77 vogliono politiche di riduzione delle emissioni piu coraggiose perche il problema climatico colpirebbe in futuro soprattutto i paesi piu poveri.

        Quindi sia il mondo politico (G77) che quello scientifico (accademie delle scienze africane) dice chiaramente che sonbo necessari interventi per RIDURRE le emissioni di CO2.

        A questo si aggiungono forme di sensibilizzazione come questa:

        http://www.thehindu.com/news/international/maldives-government-dives-for-climate-change/article35268.ece

        Insomma i Paesi poveri sono molto preoccupati degli effetti del GW, non certo il contrario

  2. @geoscience

    1) resto del parere che se una previsione a lungo termine devia in modo consistente dal valore medio, giungendo sulla soglia dello sforamento, nel suo primo 10% è altamente improbabile che possa essere rispettata su tempi più lunghi. Quindi sono sbagliati o il modello matematico o sono incompleti i dati o sono vere entrambe le cose.

    2-3) Nulla da aggiungere.

    4) Ribadisco che nel documento delle Accademia delle scienze africane non viene mai scritto il termine “riduzione” e neanche un riferimento alla CO2.
    Si accetta la tesi dell’AGW per poi affermare che allora in tale contesto le strutture scientifiche africane devono essere dotate di mezzi adeguati, a loro non interessa nulla che i paesi industrializzati taglino le emissioni di CO2.
    Ecco cosa interessa loro:

    “We urge the G8 to establish a G8-AU
    fund for the advancement of appropriate and advanced
    technologies related to climate change, energy, information
    connectivity and water.
    The fund would be invested in joint
    G8-AU projects designed to help Africa meet its growing
    energy needs without placing additional stress on the global
    climate or on food security”

    Le Accademie delle scienze chiedono tecnologie per avere energia, informatizzazione, acqua. Si chiedono fondi per industrializzarsi senza inquinare.

    Il documento del G77 rispecchia la stessa impostazione di quello delle Accademie delle scienze africane, si parte infatti dall’accettazione dell’AGW per mostrare l’incoerenza dei paesi ricchi che anziché tagliare le proprie emissioni tagliano quelle dei paesi poveri:

    “A confidential analysis of the text by developing countries also seen by the Guardian shows deep unease over details of the text. In particular, it is understood to:

    • Force developing countries to agree to specific emission cuts and measures that were not part of the original UN agreement;

    • Divide poor countries further by creating a new category of developing countries called “the most vulnerable”;

    • Weaken the UN’s role in handling climate finance;

    • Not allow poor countries to emit more than 1.44 tonnes of carbon per person by 2050, while allowing rich countries to emit 2.67 tonnes.”

    Fonte The Guardian

    La forte presa di posizione di Lumumba è proprio in questa prospettiva, con un abile discorso ha dimostrato che anche partendo da un’accettazione della teoria dell’AGW non è stato fatto quanto sarebbe stato logico fare (ridurre le emissioni di chi inquina di più) e che il vero scopo del vertice di Copenhagen si è rivelato quello di sancire un neocolonialismo veicolato sotto le sembianze di un’emergenza climatica:

    “He explained that, by wanting to subvert the established post-Kyoto process, the industrialised nations were effectively wanting to ignore historical emissions, and by locking in deals that would allow each citizen of those countries to carry on emitting a far greater amount of carbon per year than each citizen in poor countries, would prevent many African countries from lifting their people out of poverty.
    This was nothing less than a colonisation of the sky, he said. “$10 billion is not enough to buy us coffins”.
    Fonte da lei segnalata:
    http://adamwelz.wordpress.com/2009/12/08/emotional-scenes-at-copenhagen-lumumba-di-aping-africa-civil-society-meeting-8-dec-2009/

    Traduco l’ultima frase: “Questa è stata niente di meno che una colonizzazione del cielo, ha detto. “10 miliardi dollari non sono sufficiente per comprare a noi delle bare.”
    Altro che preoccupati dalle emissioni di CO2…

    Sulle trovate pubblicitarie del governo delle Maldive preferisco infine stendere un velo pietoso.

    • “Le Accademie delle scienze chiedono tecnologie per avere energia, informatizzazione, acqua. Si chiedono fondi per industrializzarsi senza inquinare.”

      chiedono tecnologie “related to climate change” che come lei stesso ha detto: “Si accetta la tesi dell’AGW”

      Ovviamente il documento fa riferimento alla situazione africana e non entra nel merito del taglio delle emissioni di CO2 dei paesi ricchi. Ma il punto iniziale era capire se per i paesi africani esiste il cosiddetto AGW e se ne sono preoccupati. Questo documento dimostra di si e propone soluzioni in tal senso, riguardo tecnologie, produzione di energia (che è la prima causa di emissioni di CO2) e altre tecnologie per uno sviluppo sostenibile.

      Sul discorso Lumumba convengo con lei che è fortemente critico riguardo, a suo dire (e di quello dei G77), gli accordi di riduzione sfavorevoli per i paesi africani. Ma il punto era se tali paesi fossero preoccupati dalla CO2 e su questo non c’è alcun dubbio, al di la degli accordi.

      “He said that 2 degrees C globally meant 3.5 degrees C for much of Africa. He called global warming of 2 degrees C “certain death for Africa”, a type of “climate fascism” imposed on Africa by high carbon emitters.”

      ovvero gli accordi andavano in favore dei veri emettitori (paesi ricchi) e sfavorivano quelli poveri.

      Quindi chiarito il punto per cui anche per i G77 l’AGW rappresenta un problema drammatico e su questo non c’è alcun dubbio, rimane il punto riguardo gli accordi di riduzione delle emissioni. Lumumba sostiene fossero svantaggiosi per i paesi piu poveri e io, personalmente, non ho elementi per dire il contrario e tendenzialmente tendo a solidarizzare con questi paesi.

      Spero di aver chiarito cosa volessi dire nei precedenti interventi.

      • “chiedono tecnologie “related to climate change” che come lei stesso ha detto: “Si accetta la tesi dell’AGW””

        Chiedono tecnologie per rispondere ai cambiamenti climatici, su questo non c’è dubbio, ma sarà d’ccordo con me che la richiesta non è collegata all’AGW, bensì al semplice GW, infatti cosa cambia nelle opere di ingegneria per l’acqua o altro se il riscaldamento è opera umana o no?
        La realtà è che ai paesi africani vengono negate le centrali elettriche e con esse la possibilità di avere corrente, se l’immagina se i paesi europei dovessero fare affidamento solo sulle rinnovabili?

        Certamente poi c’è il riferimento alla possibile catastrofe di un incremento come quello ipotizzato dall’IPCC, in questo caso, come dicevo anche prima, si parte dall’assunto che questo sia vero e si finisce col dichiarare che se davvero le previsioni dell’IPCC sono corrette la risposta dei paesi sviluppati a Copenhagen è assolutamente inadeguata, quello che è invece certo è la condanna dei paesi poveri a restare tali, cosa che giustamente fa arrabbiare Lumumba col quale entrambi solidarizziamo.

        Se guardiamo ai fatti l’unica conseguenza della questione dell’AGW è proprio questa, un accordo tra paesi industrializzati sul mantenimento dello statu quo dei paesi poveri (a parte le solite elemosine…)

    • vorrei premettere che Battaglia, per quel poco che lo conosco, occupandosi di tutt’altro e non avendo alcuna pubblicazione in materia tale da potersi ergere ad esperto, non ha la mia particolare stima. Spece dopo l’errore incredibile che caratterizzò un suo articolo sul Giornale agli inizi del 2000 dove pensava di poter dimostrare l’assoluta pochezza delle emissioni antropiche conforntandole con la respirazione degli insetti. All’epoca l’errore da liceo fu quello di dimenticare l’esistenza di un ciclo che si studia, appunto, al liceo, quello del carbonio. Ecco che prenderei sempre con le pinze quanto lui dice.

      Ora sia io che lei abbiamo rimarcato che la scienza non si basa su certezze, ebbene qui Battaglia invece sembra l’unico ad averne. E mi sembra quantomeno bizzarro, quando tutti gli scettici (reali) dubitano, semmai, del ruolo preponderante delle attività umane sul clima, ma non certo parlano di certezze in senso opposto. Addirittura su un articolo recente sul Giornale si è autodefinito profeta e capisce che la cosa rende ancora più bizzarro il personaggio.

      Entrando nel merito delle questioni scientifiche seguendo i suoi punti come li ha elencati:

      1)beh non è proprio cosi. Possiamo dire con discreta sicurezza che l’ultimo periodo interglaciale, che ha avuto il suo picco 125000 anni fa è stato mediamente piu caldo dell’attuale. Questo lo sa qualunque studente di università (che si occupa di tematiche affini) e lo so bene io che su quel periodo ci ho fatto anni fa la mia tesi di laurea. Bisogna dire che il fatto che in passato il clima fosse stato piu caldo questo non esclude che attualmente l’uomo non possa “riscaldarlo”. Non prova alcunchè. Inoltre Battaglia si dimentica di dire che anche il livello del mare era maggiore all’epoca, di circa 5 metri. Quindi un mondo poco piu caldo (circa un grado in media) portò a un livello del mare maggiore di quello attuale e questo ci porta a pensare che al di la delle cause, se il clima si riscalderà, necessarimente il livello del mare aumenterà e quel dato paleoclimatico ci suggerisce di quanto.

      2) dalla figura 2 non si evince nulla e a qualunque studente verrebbe rigettato il compito se portasse come riferimento un grafico di quel genere senza riferimenti nelle ordinate, senza fonte, senza capire la provenienza dei dati. E’ incredibile un modo di fare di quel genere. Comunque, pre chi un po mastica la materia, quel grafico non è cosi nuovo. E’ un grafico relativo a ricostruzioni delle temperature di tipo puramente qualitativo (quelle piu recenti sono quantitative) che fanno capo a Lamb e risalgono agli anni ’70-’80. Qual è il problema di questa ricostruzione? Che è qualitativa, senz’altro, che è vecchia, sicuramente, ma soprattutto è puntuale, fa riferimento a una zonda dell’Inghilterra centrale, non è cioè rappresentativa del globo o quantomeno dell’emisfero. Stranamente il Battaglia è andato a predenrsi una ricostruzione locale degli anni ’80 di tipo qualitativo, quando ce ne sono a decine molto piu recenti, complete e quantitative. A che gioco sta giocando?

      3)Falso,. il riscaldamento comincia intorno a inizi dell’800 o fine del 700 grazie a una ripresa dell’attività solare (questo si), ripresa che si arresta a partire da metà novecento, proprio quando le T cominciano a schizzare in alto.

      4)falso…la stasi che va da gli anni ’40 agli anni ’60 npn avviene in concomitanza con l’aumento esponenziale dele emissioni di CO2, ma prima (basta guardare un grafico delle concentrazioni di CO2). C’era si un aumento, ma ancora non esponenziale. Battaglia si è dimenticato di dire che la spiegazione di quella stasi c’è già da decenni e diversi articoli scientifici hanno mostrato le cause (sia naturali che antropiche).

      5)la storia dell’hot spot equatoriale è storia vecchia. senza entrare nel merito dei dettagli tecnici è bene ricordare che l’hot spot sarebbe una prova di un riscaldamento (qualsiasi, sia naturale che antropico) e quindi, l’assenza di tale prova (sempre ci fosse davvero un’assenza) negherebbe semmai il riscaldamento, non l’impronta umana. Ma non mi sembra che Battaglia neghi un riscaldamento provato da ben 4 centri di elaborazione (due americani, uno giapponese, uno inglese) e due satelliti.

      Ho dovuto sintentizzare al massimo, ma la quantità di errori e orrori direi, è davvero tanta.

      da scienziato preferirei evitare di entrarenel merito dei complottismi politici, che poco mi interessano e su cui molto poco ho da dire.

      • mi scuso per i miei di orrori grammaticali e di punteggiatura, ma scrivendo di getto, non avendo molto tempo a disposizione, molte cose sfuggono.

        • Ci mancherebbe, fa parte delle dinamiche del web, se fosse per questo tutti i commenti dovrebbero essere pieni di segni a matita rossa!

      • “Ora sia io che lei abbiamo rimarcato che la scienza non si basa su certezze, ebbene qui Battaglia invece sembra l’unico ad averne. E mi sembra quantomeno bizzarro, quando tutti gli scettici (reali) dubitano, semmai, del ruolo preponderante delle attività umane sul clima, ma non certo parlano di certezze in senso opposto.”

        A proposito di certezze che chi è scettico non dovrebbe avere, non mi pare che chi è a favore dell’AGW scherzi poi tanto dando un mirabolante 95% di sicurezza. Non è una certezza assoluta ma poco ci manca.

        • beh percentuali di quel tipo sono ampiamente giustificate (veda test statistici)…ed è una percentuale supportata da un rapporto di centinaia di pagine, quasi un migliaio di scienziati che ne hanno condiviso i contenuti e quasi due secoli di leggi fisiche. C’è una bella differenza con le conclusioni di un sedicente profeta, che parla di certezza in senso assoluto supportando la sua conclusione con un articolo su una rivista generica pieno di errori.

        • Obiettivamente riguardo alle presunte certezze è vero che se c’è qualcuno che si esprime in modo perentorio questi sono coloro che in nome dell’AGW vorrebbero influenzare l’economia di milioni di persone.

          • “Possiamo dire allora con certezza che, anche se il Gw esiste, l’Agw non esiste.”

            lo ha detto Battaglia fino a prova copntraria..

      • Purtroppo non possiamo avere una replica del prof. Battaglia, per il momento comunque le sue obiezioni geoscience possono costituire uno spunto per un approfondimento.
        A tal fine sarebbe utile avere qualche link agli studi da lei citati a confutazione di quanto dice Battaglia.

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