MicroMega scienza: indicazioni politically correct per il 2014

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Sull’almanacco delle scienze di Micromega le ultime tendenze della scienza politically correct.

 

Ecco la tesi degli articoli pubblicati sulla rivista materialista dal nome esoterico.

 

Ogni anno Micromega, la rivista che prende il nome da un racconto esoterico di Voltaire, pubblica un almanacco delle scienze per indicare il trend del politically correct in campo scientifico, e anche quest’anno non fa eccezione. Infatti è da poco uscito il numero MicroMega 1/2014, nel quale si possono trovare articoli di autori quali Telmo Pievani, Carlo Rovelli, Amedeo Balbi, Ian Tattersall, Edoardo Boncinelli, Arnaldo Benini, Alessandro Treves, Giorgio Vallortigara, Daniel C. Dennett, Paolo Legrenzi, Stewart Guthrie e Vittorio Girotto. Chiude il volume lo “spassosissimo” (sic) scherzo di Fabrizio Tassi.

Un elenco di nomi di tutto rispetto che promette una lettura molto interessante e, su questo sono d’accordo, a tratti spassosa. Per motivi di logica è bene partire dal saggio introduttivo del prof. Telmo Pievani il cui senso è così riassunto:

Da dove veniamo? Come si è formato l’universo? Esiste o no un’anima separata dal corpo? Le nostre azioni sono libere o frutto di necessari rapporti di causa e effetto? E che ne è, in quest’ultimo caso, della nozione di responsabilità morale? Sono queste le principali domande che la filosofia occidentale si è posta nel corso dei secoli, alle quali la ricerca scientifica è oggi in grado di offrire alcune risposte che, per quanto parziali e provvisorie, rendono superfluo ogni ulteriore ricorso alla speculazione astratta e alla metafisica.

Eppure, spiega Pievani nel saggio introduttivo di questo almanacco di scienza, c’è ancora oggi chi si ostina a considerare tanto l’universo quanto l’essere umano, che starebbe al centro di esso, non come frutto di un’evoluzione cieca, ma come il risultato di uno sviluppo finalizzato, rispondente a un disegno e a uno scopo precostituiti.

È il caso, ad esempio, di tutti quei teologi, “eretici” o no, che chiamano in causa la scienza per fondare la propria visione finalistica del mondo. Le loro argomentazioni vengono analizzate e smontate pezzo per pezzo da Pievani, che ne mostra tutta la contraddittorietà e la fallacia logica, in quello che assume le sembianze di un vero e proprio catalogo ragionato delle strumentalizzazioni della scienza ad uso dei teologi.

Con le affermazioni contenute nella presentazione online si assiste ad un indebito utilizzo della scienza in campo filosofico, e così proprio in un testo col quale si vogliono denunciare le “strumentalizzazioni” delle scienza ad uso dei teologi si rende evidente una strumentalizzazione della scienza ad uso degli “ateologi”. Se i primi sbagliano nel momento in cui vogliono usare la scienza per trarre conclusioni sul finalismo della natura, i secondi sbagliano nel voler compiere l’operazione inversa, nel voler cioè dimostrare con la scienza che qualcosa è frutto di un procedimento non finalistico: la scienza semplicemente non esprime proposizioni in tal senso. Come suggeriva saggiamente Wittgensteinsu ciò di cui non si può parlare si deve tacere”, e il riferimento era proprio alla metafisica, al cui ambito appartiene anche la possibilità di un finalismo, che non può essere affrontata dalla scienza sperimentale. Niente da fare, tutto inchiostro sprecato, a distanza di oltre novant’anni dalla pubblicazione del “Tractatus Logico-Philosophicus“, ancora si sente dire che “la ricerca scientifica è oggi in grado di offrire alcune risposte che, per quanto parziali e provvisorie, rendono superfluo ogni ulteriore ricorso alla speculazione astratta e alla metafisica…. c’è ancora oggi chi si ostina a considerare tanto l’universo quanto l’essere umano, che starebbe al centro di esso, non come frutto di un’evoluzione cieca, ma come il risultato di uno sviluppo finalizzato, rispondente a un disegno e a uno scopo precostituiti“.

 Tacere, sì quanto sarebbe meglio tacere a volte… ma dopo che si è parlato non si può fare altro che procedere all’analisi quanto detto, ed è quanto è doveroso fare per un sito che si chiama “Critica Scientifica”.

Il primo intervento su micromega è dello stesso Pievani che come di consueto si occupa di evoluzione, in quest’occasione si scaglia contro la cattiva divulgazione scientifica (quanto lo capisco!). Il caso da cui prende spunto è la scoperta dei crani di Dmanisi che in cui molti hanno visto una scomparsa del famoso ‘cespuglio’ da cui sarebbe derivato Homo sapiens.

Per capire se una tale conclusione (che l’autore non condivide) sia legittima egli procede dunque ad un’analisi della formazione delle notizie.

1° livello- Dati sperimentali grezzi

2° livello- Interpretazioni dei dati

3° livello- lancio e diffusione della notizia (interpretazioni extrascientifiche)

4° livello- ricezione della notizia (festival della fantasia dilettantesca, parole in libertà)

5° livello- ricezione della notizia (travisamenti intenzionali e truffaldini)

Da una prima e semplice analisi dei 5 livelli indicati si evince per prima cosa che chi ascolta in genere capisce male, infatti si va dalle fantasie dilettantesche ai travisamenti truffaldini. Riepilogando quanto avvenuto nel caso dei crani di Dmanisi si possono declinare i 5 punti nel seguente modo:

1°- ritrovamento dei reperti che mostrano come i primo Homo fossero morfologicamente molto variabili, tanto da far giungere alle conclusioni che Homo habilis, Homo ergaster e Homo rudolfensis fossero in realtà un’unica specie.

2°- l’interpretazione dei dati porta ad ipotizzare quindi che all’origine di Homo possa esserci stata una sola specie (ma non era già stato detto al 1° livello?)

3°- diffusione con “titoloni” ad effetto originati da motivi di marketing.

4°- i titoloni provocano un effetto a cascata di fantasie dilettantesche e parole in libertà, come ad esempio “si riscrive l’evoluzione dell’Uomo” apparso sull’ANSA o come quella apparsa sul The Guardian dove si legge che il cranio “getta la storia dell’evoluzione umana nello scompiglio” (ma non era già successo nel punto 3?). Altri titoli non graditi sono stati quelli che hanno parlato della fine del cespuglio, anche se oggettivamente una bella “potatura” il cespuglio l’ha avuta e ora appare decisamente molto poco cespuglioso (vedi CS- Homo sapiens: l’uomo venuto dal nulla #2 (quel che rimane del cespuglio) :

Oltre all’unificazione delle specie Homo cerchiate in nero dovremmo dunque ritenere non antenati di Homo sapiens e Homo neanderthalensis le specie cerchiate in rosso. 

Ma poiché Homo erectus compare in entrambi i casi ci troviamo di fronte ad un insieme intersezione che unisce le qualità dei due insiemi, da questo deriva la seguente affermazione: Homo rudolfensis, Homo habilis e Homo erectus sono una sola specie, ma poiché erectus è incompatibile con l’evoluzione di Homo sapiens e Homo neanderthalensis, si tratta di una specie che non è progenitrice di quella umana.

Ma non è tutto, come evidenziato nello schema non possono essere considerati progenitori della specie umana neanche Homo antecessor e Homo heidelbergensis, e quindi ci troviamo di fronte ad un Homo sapiens sempre più ‘venuto dal nulla’.

Quel gradualismo dell’evoluzione umana che era diventato insostenibile con i crani di Dmanisi appare adesso improponibile.

A quanto sopra riportato che comprende anche altri studi, va anche aggiunta la scoperta dell’incrocio tra H. sapiens e H. neanderthalensis che sforbicia un altro po’ il già sofferente cespuglio evolutivo di Homo. Alla luce di questo, i titoli segnalati dell’ANSA e del Gurdian sembrano davvero fuori luogo?

Ma ecco che arriva il vero problema, l’incubo di questo nostro tempo: i “negazionisti”, cioè quelli che semplicemente la pensano diversamente. In cima ai negazionisti ci sono quelli che affermano che il neodarwinismo non è compatibile con questi schemi di sviluppo che nella perdita di cespugliosità vedono scomparire il gradualismo necessario alla teoria neodarwiniana.

E qui si assiste ad una serie di frasi incredibili. Secondo l’autore infatti i meccanismi base dell’evoluzione apparterrebbero al 1° livello (pag. 9), quello dei dati sperimentali grezzi! Quindi non possono essere messi in discussione…

Ciò è palesemente non vero, i dati sono i fossili con le loro caratteristiche, i meccanismi dell’evoluzione non appartengono  al primo livello (quello dei dati grezzi) ma alla formulazione di una teoria che avviene solo dopo che l’interpretazione dei dati ha fornito delle regolarità da cui ricavare delle leggi.

Ecco spiegato il trucco: far passare i meccanismi dell’evoluzione come dati grezzi e non come interpretazione degli stessi! 

Vengono poi riconfermati come meccanismi evolutivi la selezione naturale e la deriva genetica omettendo di dire che nell’uno ne l’altra generano novità genetiche e quindi non spiegano il cuore dell’evoluzione. Ma dire questa ovvietà viene definito da “incompetenti patentati”.

Ed eccoci infine al 5° livello: quello dei truffaldini (che per inciso saremmo noi). Il livello del web, quello in cui si trovano persone che per aver detto che la teoria non è falsificabile popperianamente sono degne di essere oggetto di studio per psico-patologi, persone colpevoli anche di far notare che esistono tuttora delle lacune nei fossili e tutto lo ‘sciocchezzaio’ competo.

Il livello che si permette di far notare che Ian Tattersall ha detto che “il punto di rottura, quello che caratterizza la comparsa dell’homo sapiens… è rappresentato dall’improvvisa apparizione di una nuova e straordinaria capacità: l’elaborazione simbolica”, e che non accetta come spiegazione che Tattersall è stato frainteso e che non c’è niente di “improvviso” ma tutto è nell’ortodossia del gradualismo neodarwiniano.

Chiamatela pure ridicola strumentalizzazione, le cose sono due: o Tattersall è incapace di esprimersi o quel che ha detto non lascia dubbi.

Chi fa notare la crisi del darwinismo è insomma un travisatore intenzionale, siamo ricoperti di appellativi poco simpatici e di insulti, accusati di essere deliranti, da psico patologi, di essere truffaldini e in malafede, tutti argomenti davvero convincenti.

Ma faccio miei i consigli di Michele Bellone: questo articolo non serve per convincere l’autore dell’articolo su Micro Mega, serve per chi legge. E’ sul terreno dell’informazione che si gioca il confronto, e strillare più forte non serve a nulla.

La parte successiva dell’articolo parla delle ricadute metafisiche della questione, ma qui mi fermo, il mio campo è l’evoluzione.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

14 commenti

  1. Il materialismo è puramente passeggero, è unicamente uno strumento in mano ad altre forze che si muovono dietro le quinte del palcoscenico della Storia, suggerendo le mosse e le battute alle comparse che, una volta terminata la loro performance, abbandonano la scena per non fare più ritorno. Non posso che rallegrarmi per il sottotitolo «la rivista materialista dal nome esoterico», perché mostra davvero molto bene da dove provengono certe idee all’apparenza positiviste. D’altronde basta dare una scorsa al curriculum culturale degli illuministi e dei positivisti per capire da quale fonte si abbeveravano. Di giorno proclamavano la vittoria della ragione sull’oscurantismo del passato e di notte operavano pratiche ermetiche o si davano senza alcuna cautela a sedute spiritiche. Ironico e tragico il fatto che i materialisti sono troppo superficiali per intuire la loro condizione di burattini.

    • Segnalo la notizia delle impronte fossili risalenti a 900.000 anni fa scoperte sulle rive del Tamigi. Se Pievani avesse ragione quelle impronte non dovrebbero trovarsi lì…però ci sono. Ora è necessario compiere una scelta: i fatti o l’ideologia.

      http://tinyurl.com/q5k8usn

      • Grazie de link a Plosone, avevo letto la notizia sui giornali ma in questi giorni non ho davvero avuto un minuto per approfondirla.
        Adesso finalmente potrò dedicarci un po’ di tempo, vediamo cosa dice al di là dei titoli.

  2. Beh,Pievani(mi scuserà se mi sbaglio)ma aveva già dato dei matti a chi avesse mosso obiezioni al neodarwinismo:
    http://www.enzopennetta.it/2012/02/telmo-pievani-chi-obiezioni-darwin-matto/
    e dato dei mistificatori:
    “La teoria dell’evoluzione è fatta oggetto di attacchi che non hanno equivalenti in alcun altro ambito della ricerca scientifica, ma è emblematico che le reali difficoltà, teoriche e sperimentali, incontrate dalla spiegazione darwiniana in questo secolo e mezzo non coincidano quasi mai con quelle evocate dagli antievoluzionisti di varia estrazione, giacché la loro battaglia si colloca interamente al di fuori del dominio della scienza, non contribuisce in alcun modo utile alla critica e alla crescita della conoscenza, e pertanto è bene che cada nell’indifferenza che spetta ai mistificatori.” (La teoria dell’evoluzione,pag. 128)
    Così come aveva già sottolineato la primaria importanza della selezione naturale(il meccanismo più importante dell’evoluzione secondo lui:”la selezione naturale è il fattore non unico del cambiamento evolutivo ma pur sempre il più importante”) e della deriva genetica.
    Così come aveva già sostenuto la visione di un’evoluzione cieca sia nei suoi libri che nelle sue apparizioni mediatiche.
    Idem per Micromega(per quanto riguarda questa visione).

    Quindi se non altro resatano coerenti,ammesso che in questi casi possa essere qualcosa di buono esserlo..

    Un’occasione per il darwin day di ribadire quelle solite cose.
    Un’occasione per CS ri-rispondervi nuovamente.

  3. Giorgio Masiero on

    Pennetta ha spiegato bene che il “senso” e il “fine” sono categorie filosofiche, che la scienza moderna per metodo non afferra. Quindi la scoperta di Pievani & Co che in scienza moderna non si vede un senso assomiglia alla scoperta che in macelleria non si vende pesce: sarebbe questa la dimostrazione che il pesce non esiste? Zero in scienza ed anche in filosofia della scienza, che questi signori insegnano, ahimè, nelle scuole pubbliche. Qualcuno si può stupire del declino dell’Occidente?

    Vorrei solo aggiungere un’altra riflessione. Già Darwin comprese che la scelta del “non senso” (legittima come concezione del mondo, ovvero come “interpretazione”, ma non come “dato” che la natura offra direttamente ai sensi) implica una nozione pragmatica della verità. La verità non è più “adaequatio rei et intellectus” secondo la definizione della filosofia classica, ma solo la rappresentazione che una specie animale evoluta si dà perché risultata (dalla selezione naturale) più adatta a farla sopravvivere in un ambiente. I “memi” di Dawkins dicono bene, coerentemente con la loro concezione di un universo senza un senso e mosso dal caso, in cosa consiste questo tipo di verità.

    Ebbene, io non potrei vivere, per un solo secondo, con una nozione pragmatica della verità. Intendiamoci: io non posseggo la verità (al contrario di loro che, almeno dai toni altisonanti, manifestano di credere di possederla tutta e piena, seppure in versione “ridotta”), ma io sento nelle mie viscere che crollerei all’istante se dovessi rinunciare a credere (secondo un concezione del mondo pullulante di senso, opposta alla loro) che esiste l’orizzonte di una verità reale, e che questa esistenza è un’intima necessità della ragione umana. Kant: “Né la più sottile filosofia né la comune ragione possono mettere in pericolo la libertà per mezzo di sofismi. La ragione deve perciò assumere che non esiste alcun reale conflitto tra la libertà e la naturale necessità delle azioni umane, perché la ragione senza il concetto di natura non può fare nulla di più che senza il concetto di libertà”.

    Io non vado, come Pievani & Co, a vendere la mia concezione del mondo come un risultato scientifico. Capisco bene che la mia (e la loro!) è un’opzione esistenziale, piuttosto che una necessità impostaci dalla natura. D’altra parte, se fosse una necessità, cioè una legge di natura, tutto l’edificio della razionalità umana e della sua libertà crollerebbe.

    Insomma, il conflitto tra noi e loro appare in tutto il suo contenuto: c’è una diversità esistenziale profonda, direi antropologica.

    La convivenza negli ambienti di lavoro, in particolare in quelli scientifici dove noi e loro lavoriamo fianco a fianco, dimostra che si può far scienza senza tirare in ballo il senso o il non senso. La collaborazione scientifica esistente nei laboratori di tutti i continenti falsifica Pievani e i creazionisti, falsifica tutti coloro che – dalle opposte sponde – tirano il metodo scientifico verso l’ateismo o verso il teismo.

    • “…la scoperta di Pievani & Co che in scienza moderna non si vede un senso assomiglia alla scoperta che in macelleria non si vende pesce: sarebbe questa la dimostrazione che il pesce non esiste? “

      Non è solo una battuta, rende benissimo il tipo di errore che compiono.

  4. “c’è ancora oggi chi si ostina a considerare tanto l’universo quanto l’essere umano, che starebbe al centro di esso, non come frutto di un’evoluzione cieca”

    Pievani ha ragione. Ne conosco diversi di questi incaponiti, e mi chiedo come sia possibile che non si arrendano al fatto, così ovvio e scientifico, che tutto ciò che sta dentro e fuori di noi è il risultato di eventi causali. A pensarci bene, ne conosco davvero tanti… forse la maggioranza dei miei conoscenti.. A pensarci ancor meglio, me ne vengono in mente pochissimi, forse uno o due, che non sono succubi di questa squallida superstizione sul senso delle cose..
    Devo sbrigarmi a cambiare frequentazioni, non vorrei essere scambiato per una scimmia..

    • Essere scambiati per una scimmia sarebbe già un risultato tranquillizzante, hanno una grandissima considerazione delle scimmie.

      Caro Giorgio il problema è che, come dichiarato, rischi il ricovero psichiatrico.

  5. Sento il bisogno di ringraziarla anch’io, prof. Pennetta, per questo suo sintetico e lucido articolo. L’opera di demistificazione da lei svolta e’ davvero encomiabile.
    In questo numero di MicroMega la confusione tra scienza e ideologia raggiunge vertici che non credevo realizzabili da parte di autorevoli esponenti del mondo accademico. Ed e’ davvero drammatico pensare a quanto, scritti del genere, possano contribuire a diffondere nella nostra societa’ idee fortemente nichiliste. In pubblicazioni di questo tipo si possono apprezzare fino in fondo le conseguenze negative scaturite, in ultima analisi, dall’ aver abbandonato le concezioni di un sano realismo filosofico moderato: se si comincia con il negare la validita’ del concetto di causalita’ e non ci si fida nemmeno della percezione della nostra esistenza prima o poi si arriva ineluttabilmente a simili aberrazioni.

    • Grazie Lucio,
      come si evince dalle sue considerazioni la confusione e la fallacia degli argomenti impiegati è facilmente rilevabile da chi abbia gli strumenti adatti.
      Purtroppo tante volte in passato si sono affermate convinzioni errate solo perché nessuno si è messo a mostrarne i difetti, ed è per questo che tutti noi siamo qui a fare il possibile perché questo non avvenga, o almeno che non avvenga con tanta facilità.

      PS: nei prossimi giorni analizzerò altri articoli dell’Almanacco MicroMega.

  6. Allora attendo con vivo interesse i suoi prossimi articoli su questo almanacco: dall’ elenco dei temi in esso trattati ho l’impressione che gli spunti per le discussioni e le critiche possano essere davvero parecchi. Buon lavoro Prof.!

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