Trastulli evoluzionisti

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I paesaggi evolutivi sono un modo per rappresentare il rapporto tra genotipo e successo evolutivo.

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Una rappresentazione che non spiega l’evoluzione ma è utile per fare giocherelli variopinti.

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Il primo a proporre di rappresentare la relazione tra genotipo e successo evolutivo fu Sewall Wright nel 1932, si tratta di una rappresentazione tridimensionale che pone sull’asse y il valore della fitness  e su quelli x; z  il genotipo, in questo modo si evidenziano dei “picchi” adattativi sui quali la fitness degli organismi è più elevata.

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Si tratta di una rappresentazione che a ben vedere mostra la selezione stabilizzante all’opera, quella selezione proposta prima della teoria di Darwin da Edward Blyth per spiegare la stabilità delle specie:

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Ma anche questa situazione sfavorevole all’evoluzione viene impiegata per supportarla, non viene spiegato come sia possibile per un organismo superare la selezione naturale per passare da un picco adattativo ad un altro e dare luogo all’evoluzione, resta quindi insoluta la questione dei nuovi caratteri, però visivamente la cosa è carina da vedere e nessuno si accorgerà che non spiega nulla. E così Randy Olson e Bjørn Østman hanno pensato bene di fare una simpatica animazione a colori per rendere ancora più piacevole la storia:

 

Un simpatico cartoon che ha suscitato entusiasmi anche su Pikaia che mostra come gli organismi cerchino di arrampicarsi sui picchi adattativi (poveretti che fatica!), ma che come si diceva non spiega l’unica cosa che conta, come si formino cioè i nuovi caratteri. Questo è il punto, attualmente il neodarwinismo è una teoria utilissima ad inventare storie plausibili su una serie di aspetti secondari, ma del tutto incapace di dare una spiegazione scientificamente verificabile all’unica cosa che è chiamata a spiegare: l’evoluzione.

Almeno stavolta la teoria qualcosa di utile l’ha fatto, ha permesso di realizzare questo cartoon che non mancherà di attrarre i più piccoli prima di andare a dormire.

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

24 commenti

  1. Enzo , recentemente ho letto che , una prestigiosa università inglese e riuscita a ricreare il tanto sospirato “brodo primordiale “. Hai letto per caso questa notizia ?

    • Ciao Emanuele, il riferimento dovrebbe essere a questa ricerca:
      http://msb.embopress.org/content/10/4/725

      Si tratta di una specie di aggiornamento dellateoria di Oparin, ma non credo che sia una ricerca molto importante, l’unico posto in cui ho avuto notizia che sia stata ripresa in Italia è nell’inserto per bambini di Avvenire con il titolo “Scoperta la ricetta del brodo primordiale”.
      Niente su Pikaia, niente su Le Scienze.
      Magari sono un po’ lenti e magari ne parleranno domani, staremo a vedere.
      Intanto mi sembra indovinata la scelta di Avvenire di metterla nell’inserto per i bambini, si sa che a loro piacciono le storie fantasiose…

  2. He he capisco. Bhe la leggero alla mia piccola prima di dormire . Grazie Enzo, gentilissimo come sempre .

  3. @ Enzo Pennetta

    Ho letto l’articolo di Ayala “the mith of Eve”.
    Se è possibile vorrei sapere se le conclusioni di Ayala,ovvero riguardo al numero minimo di individui di una medesima specie presenti contemporaneamente, si basano su un modello affidabile o meno.
    E dove fosse possibile approfondire la problematica senza pregiudizi di sorta.
    Poi vorrei chiederle perchè a suo parere, mi rifaccio all’articolo di Bellone “l’evoluzione dell’antidarwinismo”, la domanda
    “la presunta dimostrazione matematica dell’impossibilità di un’evoluzione guidata solo da caso e necessità”
    sarebbe una domanda antiscientifica.
    Ancora vorrei chiderle un suo parere.
    Ho seguito il dibattito fra lei e Pievani.
    Nella lunga lettera che Pievani le ha indirizzato leggo “L’evoluzione non è un lancio di dadi dove tutto accade per puro caso, ma un intreccio di regolarità naturali e di contingenze storiche”
    Interpretando che le contingenze storiche siano il ruolo svolto dalla selezione naturale, e posto che l’ambiente deriva nella sua morfologia dalle leggi della fisica, come mai nell’interpretazione del fenomeno Pievani esclude la possibilità del finalismo.

    • Buonasera Henry e benvenuto,
      ho letto con interesse il suo intervento, riguardo al numero minimo di individui di una specie presenti contemporaneamente il problema sollevato da Ayala è quello del ‘collo di bottiglia’ di cui ho parlato recentemente in “Neanderthal, Denisova e Sapiens: i meccanismi darwiniani portano all’estinzione, non all’evoluzione“.
      Quello che creerebbe problemi sarebbe infatti la drastica riduzione della variabilità genetica conseguente ad un troppo limitato gruppo di individui.
      A mio parere la risposta a questo punto non si può trovare negli studi attuali perché bisognerà prima ribaltare il paradigma neodarwiniano secondo il quale la variabilità aumenterebbe nel tempo per somma di mutazioni. Comunque si può certamente approfondire, purtroppo non saprei però al momento indicarle un riferimento preciso.

      Riguardo invece all’affermazione di Bellone sulla ‘presunta’ dimostrazione matematica dell’inadeguatezza del meccanismo per caso e necessità, piacerebbe sapere anche a me e a Masiero il motivo di tale affermazione.
      Purtroppo né Bellone né altri hanno fornito questa risposta e così la dichiarazione di inconsistenza scientifica resta un’affermazione apodittica che finisce col tradire la mancanza di argomenti.

      Infine, che la ‘contingenza’ non sia che un altro modo di chiamare il caso quando non agisce a livello di DNA ma a quello ambientale dando l’impressione che non si tratti di caso.
      Il finalismo è invece escluso a priori dal campo di indagine delle scienze sperimentali, ma come è facile constatare i primi a violare questi limiti sono proprio alcuni neodarwinisti come lo stesso Pievani che giungono ad affermare il ‘non senso’ dell’evoluzione.

      • @ Enzo Pennetta

        Ho letto l’articolo di Ayala.
        Questo perchè sto preparando un lavoro, appoggiandomi sulle vostre riflessioni, e integrandole anche con le osservazioni di Pikaia, perchè a mio avviso esiste un problema riguardo cosa effettivamente sia ossodato rispetto allo studio dell’evoluzione e cosa sia ancora allo stato di ipotesi.
        io sono chimico, mia moglie è “quasi” biologa e mio fratello è un ingegnere che però praticamente si occupa di fisica.
        L’articolo di Ayala l’ho girato anche a mio fratello, perchè volevo capire se le sue conclusioni si basino sulle risultanze di un modello ( a memoria mi pare si rifaccia a Kimura).
        in buona sostanza egli afferma che in base alla presenza di determinati geni nella popolazione attuale, l’ipotesi del monogenismo non sia accettabile.

        riguardo ai problemi generati da un approccio statistico a certi modelli evolutivi, anch’io rimango perplesso, perchè la domanda non mi pare peregrina.
        ma leggendo l’intervento di Bellone, attentamente, mi pare di capire che non sia intenzionato a fornire risposte “tecniche” non tanto perchè non esistano a suo parere, forse, ma perchè afferma che come strategia non sia utile.
        Nelle riflessioni di Bellone si evince che ciò che gli preme è adottare una proficua strategia di comunicazione, rivolta a chi frequenta il blog ma non a chi del blog si occupa in prima persona, perchè non crede che presentando argomenti si possa convincere l’interlocutore.

        Il che personalmente mi infastidisce un poco.

        • Henry lei dice: “a mio avviso esiste un problema riguardo cosa effettivamente sia assodato rispetto allo studio dell’evoluzione e cosa sia ancora allo stato di ipotesi.”

          Sono assolutamente d’accordo con questa affermazione, nei fatti succede però che quando si va a cercare di definire cosa rientri o non nelle cose assodate non ci riesca a mettere d’accordo, eppure in teoria non dovrebbe essere difficile stabilire cosa si sa con certezza e cosa sia solo un ‘ipotesi.

          La composizione del vostro gruppo che vede la presenza di un chimico, un ingegnere e fisico insieme ad una biologa, rende possibili delle aperture mentali che tra i soli biologi è difficile trovare, è infatti ormai presente e consolidato un problema di autoreferenzialità.

          Come è infatti possibile non tener conto delle indicazioni negative che vengono dall’approccio statistico?
          Certamente Bellone non si occupa di questo nel suo articolo, infatti in quell’occasione si occupa solo di comunicazione, il problema è che neanche in altre sedi affronta tecnicamente le obiezioni.
          Quando su CS viene pubblicato un articolo o un intervento di Masiero o Giuliani il nostro sparisce o si limita ad un breve intervento per poi comunque sparire in ogni caso.
          L’articolo sulla non scientificità della teoria darwiniana pubblicato dalla Fondazione Ronchi a firma di Forastiere, Giuliani e Masiero è ancora in attesa di essere confutato.
          Ma per loro il problema non è il contenuto, è la comunicazione…

          E motivato quindi il suo essere infastidito da questi compotamenti

  4. Dal punto di vista informatico, una cosa curiosa (ma non troppo!) e’ che, nel campo degli “algoritmi genetici”, ma in genere quando si tratta di ottimizzare una funzione (max/min), si puo’ ricorrere alla tecnica del “simulated annealing“.
    Facendo l’esempio di un profilo “montagnoso” 3D, se la pallina cade in un buca, si ricorre ad uno “scuotimento” da parte di QUALCUNO ESTERNO (proprio cosi’!) per dare abbastanza energia alla pallina per farla uscire e ricominciare a cercare un’altra buca piu’ profonda…
    Non c’e’ che dire, pare proprio che alcuni non riescano a fare a meno di fare riferimento a tutti i costi ad un finalismo e un agente esterno, anche se lo negano a priori…

    • Caro Piero,
      la differenza è che gli informatici devono ottenere dei risultati pratici, riguardo l’evoluzione si tratta di disporre di una narrazione condivisa.
      Come emerge anche dal tuo esempio infatti non si passa da un picco ad un altro senza un “salto”, e nessuna CNE o evo devo ecc. forniscono le basi per questi salti.

  5. gabriele ferrari on

    caro Enzo esiste una teoria che spiega come e’ avvenuto il passaggio a homo sapiens dalla precedente varieta’ di uomini,mi sembra che leonetto mi parlo’ di effetto del fondatore e cose simili,cosa e’ avvenuto per far si che da un gruppo di individui rimasto isolato si e’ generata la nostra razza?

    • Quella del piccolo gruppo è una caratteristica dell’evoluzione per speciazione allopatrica, la teoria neodarwiniana non prevede nessun meccanismo particolare per la specie umana, cosa che invece reclamò fortemente A.R. Wallace, il coautore della teoria insieme a Darwin.

      • gabriele ferrari on

        e quindi vuoi dirmi che nessuno sa spiegare come siamo diventati sapiens?se e’ cosi siamo di fronte all’assurdo

        • Il punto è proprio questo Gabriele, tutto quello che la teoria neo-darwiniana riesce a fare è dire: siamo diventati esseri umani (e così per qualsiasi altra specie) per via di una serie fortuita di errori nella duplicazione del DNA.
          Giustamente si domanda se siamo all’assurdo, la risposta è che siamo oltre l’assurdo, siamo al ridicolo.
          Ma tutti fanno finta di vedere una teoria che spiega tutto, al riguardo la favola del re nudo è semplicemente perfetta.

          • gabriele ferrari on

            proprio cosi Enzo se un ignorante del mestiere come me e’ in grado di mettere in difficolta’ evidenti genetisti ed evoluzionisti di fama internazionale con domande che sembrano stupide ma ragionate un motivo ci sara’,HO NOTATO IN TUTTI I VIDEO dei vari evoluzionisti si parla che ad un certo punto compaiono gli homo sapiens,si dice che siamo tutti parenti,si dice che ognuno di noi condivide gli stessi antenati vissuti tanto tempo fa,MA LE PROVE DI CIO’ DOVE STANNO CHI ME LE SA SPIEGARE E PERCHE’ DEVO ABBOCCARE A DELLE STORIELLE,SE NON SI CONOSCONO I PARTECIPANTI E GLI AVVENIMENTI DI QUESTA SPECIAZIONE,QUALI SONO LE PROVE CONCRETE CHE ABBIAMO TUTTI ANTENATI IN COMUNE IO NON L’HO MAI CAPITO,AIUTATEMI A CAPIRE

          • Chiarisco il concetto, quella della discendenza da un antenato comune è la spiegazione più plausibile dell’origine delle specie e dell’Uomo, quello che proprio manca è la spiegazione di “come” sia avvenuta la differenziazione, e non è una questione da poco!

  6. gabriele ferrari on

    non capisco bene Enzo,scusami se insisto,da cosa si deduce che i sapiens viventi si siano originati da gli stessi antenati che sono presenti negli alberi genealogici di ognuno di noi?quali mezzi abbiamo per sapere con certezza?

    • Come dicevo, che le forme di vita comparse più recentemente possano essere derivate da quelle precedenti è la spiegazione più plausibile che abbiamo, l’unica alternativa sarebbe la comparsa improvvisa dal nulla delle specie, che ovviamente appare meno probabile.
      Il fatto di avere in comune parti del DNA, il sangue, i muscoli ecc.. sono tutte prove indirette, ma nessuno potrà mai andare indietro nel tempo a vedere cosa è successo, ecco perché parlo di spiegazione più probabile.
      A meno che non si trovi una vera teoria dell’evoluzione e allora potremmo anche avere delle prove di cosa sia effettivamente accaduto. Ed è quello che andiamo dicendo su CS.

      • gabriele ferrari on

        Enzo allora cosa vogliono dire l’effetto del fondatore,la deriva genetica ecc… cioe’ queste teorie sono vere oppure no?capisco che non si puo’ tornare indietro e verificare cio’ che e’ accaduto ma ci saranno anche teorie che hanno un senso e quelle che non le hanno,cioe’ non credo che arriviamo dal cielo come la pioggia,c’e’ stato un passaggio evolutivo che ha permesso l’avvio della nostra specie.I genetisti che credo siano quelli che possono meglio ricostruire la storia evolutiva dei sapiens studiando le cellule sostengono in maniera unanime che discendiamo da un gruppo di antenati in comune,quindi chi meglio di loro puo’ ricostruire la storia in modo dettagliato?

        • Continui gabriele a scrivere cose senza senso e a porre la solita domanda cambiandone sempre la forma..fai gran confusione e vuoi fare i passi più lunghi della gamba,è un brutto procedere.
          Cosa c’entrano la deriva genetica,effetto fondatore etc?
          Quelli sono fatti,che avvengono,sono avvenuti,possono avvenire e possono essere avvenuti..
          Come ti è già stato detto ,e visto tutto quanto si sà, comprese tutte le nuove scoperte degli ultimi 50 anni(fsequenziamento Nehandertal,Dmanisi etc..),il problema di come si siano distinte le varie popolazioni di homo fra cui il sapiens è marginale,essendo tutti uomini al 100% che hanno anche avuto scambi e ‘incroci’,anche se non è molto appropriato prlare di incroci. È invece importante il problema sull’origine dell’homo,distinto qualitativamente da tutti gli altri animali,scimmie comprese,spuntato un po’ dal nulla,su cui origine non si sa nulla a con ti fatti,solo storie e ipotesi di scarsa scientificità e senza corroborazioni.
          Sulle origini delle varie popolazioni poi dai Cinesi ai Sumeri,agli Inuit,agli aborigeni,agli slavi,agli italiani c’è ampia documentazioni di chi studia appunto genetica ,storia e origine delle popolazioni,se ti interessa quello documentati e troverai un po’ di cose.
          Per il resto i pèroblemi son quelle,sui fatti si posson fare delle osservazioni,che sono state fatte anche da Enzo in alcuni articoli.

          • gabriele ferrari on

            caro Leonetto il problema di come si sia originato il genere homo distinto da tutti gli altri animali e’ un argomento troppo difficile da capire in quanto sono d’accordo con voi sul fatto che non ci sono prove concrete,ma io mi riferivo alla nascita ed evoluzione della nostra affascinante varieta’ umana ossia l’homo sapiens,quello che vorrei capire se ci sono teorie in merito a come e’ avvenuta questa separazione morfologica e genetica dai precedenti ominidi. Una volta hai accennato l’effetto del fondatore,deriva genetica ed altro,per cui mi sono incuriosito cercando sul web ma trovando poco o nulla,volevo chiederti se queste teorie hanno a che fare con la nascita dei sapiens,grazie e buona giornata!

          • L’effetto fondatore è semplicemente il verificarsi di un isolamento che spesso può essere sensibile alla deriva genetica,nel sapiens ne è coinvolto almeno uno.
            Sull’origine ci sono alcune ricostruzioni,più che teorie,alcuni trovano la separazione in africa,alcuni in asia minore,altri in asia orientale..
            Dai recenti ritrovamenti archeologi e riultati da analisi sul genoma,alcune effettuate anche alla sapienza di Roma,sembrebbe più plausibile un punto d’origine nella penisola arabica,asia minore,in quell’area lì…poi la popolazione di sapiens africana è rimasta più ‘pura’(brutto usare queste terminologiew ma per capire..)a differenza dell’asiatica e europea che si sono poi reincrociate con le altre popolazioni di homo.
            È una storia tutt’altro che certa,fatta anche di eventi particolari,fatto sta che il vecchio modello ‘storico’ sull’origine del sapiens sembra ormai essere inapplicabile alla luce di tutte le nuove scoperte,,lo scenario che appare è qualcosa che invece sembrebbe proprio caratterizzato da tutte le cose che abbiamo scritto negli ultimi articoli e commenti sul tema apparsi su CS,che non starò qui a ripeterti,anche perché ti sono già state dette e linkate.

          • gabriele ferrari on

            i genetisti hanno ricostruito la storia genetica dei sapiens affermando che la culla della nostra specie e’ l’africa,da quello che ho capito la genetica sia avanti per ricostruire certe evoluzioni sempre supportate da altre discipline

          • gabriele ferrari on

            veramente ho sempre saputo che i primi uomini anatomicamente moderni sono stati ritrovati in africa,mah sbaglio sempre mannaggia!!!aiutami caro Leonetto ti prometto che un giorno ti insegnero’ la pesca delle soglioleeeeeeeeeeeeee hiihiihhi

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