Data driven – elezioni americane

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La realtà vista dalla stampa non è un dato oggettivo.

Cambia secondo i punti di vista, anche fino a negare l’evidenza.

 

Questa sera dovevo andare sulla riva del mare. Dovevo guardare verso ovest e cercare oltre il mare ancora l’Italia. Poi l’Italia vista da Trieste, 100 anni dopo l’inizio della Prima Guerra, avrebbe avuto un gusto speciale. Dolce e salato come le lacrime, ma speciale.

E invece no, costretto in albergo con la febbre. Accaldato, faccio un salto nella pizzeria qui sotto per una pizza veloce veloce. Brie, doppio Spek e una birrettina piccola. Con 38 non volevo esagerare.

Tachipirina, pigiama, coperte e televisore.

A RaiNews24 si collegano con il corrispondente dagli Stati Uniti che esordisce con una dichiarazione di Obama:”Questo risultato non mi rattrista ma mi entusiasma”.

Un sorriso malizioso mi compare sulla bocca, non resisto e faccio mente locale.

Allora, Obama ha preso un sonoro ceffone, anzi due come ben rappresentato dai grafici sottostanti. Sono grafici che ho preso dal sito della CNN. Numeri, dati. Mi vanto di essere Data Driven, modestamente. Ecco a voi i dati. Ceffoni sonori come nella migliore tradizione di Bud Spencer e Terence Hill:

 

Ora, ho pensato, qual è il modo migliore per mostrare uno scarto fra un’ideologia e la realtà? Senz’altro fare una bella foto a entrambe e mostrarvela.

Facciamo una veloce rassegna stampa Web di quello che ci offre la stampa italiana.

Leggiamo come titola il Corriere della Sera:

 

Fantastico, tutti messaggi positivi. Obama tende la mano (veramente lui è quello da salvare, ma il titolo ribalta la situazione, sembra che il magnanimo Obama tenda la mano). Poi ancora si legge: “C’è ottimismo”. Poi c’è un bellissimo futuro semplice attribuito ad Obama : “Chiederò”.

Avete letto di qualche sconfitta? C’è scritto che Obama ha perso? Il titolo non è corrispondente ai dati. Andiamo avanti.

Il Manifesto non aspettava altro. Nel DNA della testata c’è l’antiamericanismo. Se massacra Obama, non risparmia certo i Repubblicani. Ma in questo caso, quanto si legge sulla sconfitta, è supportato dai dati.

 

Poi l’Unità. Ebbene, in tutta la pagina, se cercate la parola Obama (ricerca effettuata la sera del 5 Novembre), non compare nulla. Nemmeno si sa che ci sono state le elezioni in America. Il primo messaggio che offre la testata è quello che vi mostro. Vabbè, se lo dicono loro ci crediamo. Ma sulla parola, perché i fatti direbbero il contrario..

 

La rassegna stampa non è finita. Ecco il Fatto Quotidiano che fotografa un po’ più oggettivamente la situazione. Anche se in rosso ci sono le parole positive:”Collaboriamo” e “Idee comuni”.

 

Grandissima invece La Repubblica che da sempre appoggia Obama. Nemmeno una parola nel titolo del Sito che accenna alla sconfitta. “Obama apre ai Repubblicani”, che leader!

 

Timidamente, il Sole 24Ore accenna alla sconfitta. Ma lo scrive piccolo. Bello grosso c’è un titolo che apre al futuro: “Ma prepara la sfida”. Incredibile. Quando si è a corto di idee o di vittorie ci si proietta in avanti verso un lontano e ipotetico futuro. Ora non mi solleticate col solito Neodarwinismo, oggi si parla di attualità!

 

Non vi riporto i vari Libero, Il Foglio e Il giornale che girano il coltello nella ferita della sconfitta.

Ecco, mentre il giornalista di RaiNews24 ancora parla di quello che Obama farà o vorrebbe fare nelle prossime settimane io, annoiato, cambio canale e mi riposo su RaiDue con una serata monografica dedicata a Mino Reitano che canta la sua “Una ferita in fondo al cuore”. La sento più per simpatia umana verso il cantante che per apprezzamento delle sue doti canore. Il ritornello recita così: “Meglio una ferita in fondo al cuore che coprire gli occhi e non vedere”. Grande Mino, più saggio di Obama e di tutta la stampa italiana. Sempre i migliori quelli che se ne vanno.

Io mi sento un po’ meglio, mi sa che domattina due lacrime sulla riva del mare, le vado a lasciare.

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Laureato in Biologia tanti anni fa, prima di mettere in piedi una scuola di sopravvivenza va a specializzarsi in terra d'Etiopia per poi tornare e istruire a dovere, insieme a Silvia, 3 piccole amazzoni. Dopo 13 anni in un'azienda di Biotecnologie come Specialist e Line Leader, decide di divertirsi come Direttore Marketing per un noto marchio di gioielli, in attesa di nuove sorprese all'orizzonte.

32 commenti

  1. Il problema é sempre quello della promiscuità (quasi sempre voluta e cercata) fra FATTO e OPINIONE.
    Il giornalista serio PRIMA circostanzia l’evento, fornisce dati, tabelle, statistiche, proiezioni e POI entra nel subdolo territorio delle OPINIONI (possibilmente anteponendo alle dotte argomentazioni un bel “secondo me”…).
    C’é da vergognarsi a leggere i giornali … e non solo italiani.
    C’é da vergognarsi a sentire i giornalisti italiani … e non solo italiani.
    Mi vien da fare qualche nome (es. la Botteri…) ma forse é il caso di lasciar perdere.

    • Eh già, caro Beppino. Se le persone distinguessero fra dati e interpretazione dei dati, sarebbe già molto. Ma nemmeno questo. La dr.ssa Botteri sembra innamorata di Obama. Che ci vuoi fare con i sentimenti?

    • Come possiamo constatare esiste un problema di “tifoserie”, dal calcio alla politica, all’economia, alla scienza e così via, non si cerca la verità ma la conferma ai propri preconcetti.
      Smontare questa mentalità e questo vizio cognitivo sarà un lavoro lungo, a maggior ragione perché spesso non viene fatto né nelle famiglie, né nelle scuole.
      Questo e non la scienza è il “core business” di CS.

      • Infatti sopporto meno il tifoso che il razzista. Normalmente il razzista lo sa che e’ razzista ma “se ne frega” (taccio sul fatto che a volte si indica come razzista chi semplicemente ha IDEE razziste anche senza metterle in pratica ma questo e’ lavoro per la psicopolizia dei tempi moderni del pensiero unico… a la comuniste’). Invece il tifoso no, il tifoso non lo sa e non lo vuole sapere. E anzi si vanta del suo amore.
        Caro Enzo, io sono qui per dare il mio contributo a questo “core”. E chissu core 😀
        Qualcuno mi puo’ indicare qualche post qui su CS che si sia interessato della liberta’ di stampa italiana in rapporto a quella degli altri paese (e del passato)? Grazie in anticipo.

        • Caro Fabio, grazie per il tuo aiuto allo smascheramento delle tifoserie mascherate da asettici professionisti.
          Grazie ‘e core… 🙂

          Per il resto non mi ricordo di aver mai trattato la libertà’ di stampa italiana in rapporto a quella degli altri paesi, forse anche perché non potendo controllare come vengono fatte le classifiche non ne tengo molto conto.

          PS e anche perché se mi attengo alla massima orwelliana secondo la quale la vera libertà è solo quella di dire la verità, di libertà in giro ne vedo molto poca.

  2. Giuseppe Cipriani on

    Una domanda tra il serio e il faceto… C’è qualcuno di voi che ha qualche dubbio in merito a com’è andata sulla questione qui enunciata? Ovvero: qualcuno sospetta che Obama non abbia perso?
    Solo per dire, in tono polemico solo accennato, che se è vero che i giornali e le cronache hanno qualche pecca, è pur vero che non si perde il vizio di generalizzare, sparando a zero contro l’intera categoria dei giornalisti, dimenticando che parlarne come categoria ridicolizza (rende tapina) ogni critica, che a sua volta assume la veste della faziosità che qui si vorrebbe fustigare.
    Sappiamo bene che i dati si manipolano, ma si manipolano sempre per portare acqua al mulino proprio. Trasversalmente, senza troppe eccezioni, che pur ci sono. E poi, voglio dirlo forte, pare sempre che i cattivi, brutti e disonesti siano sempre gli altri. E noi i buoni, i belli e gli onesti… Mah! Dico che, come cantava Tozzi in una sua canzone meno gettonata ma più profonda delle sue solite, “gli altri siamo noi”. E chi è senza peccato scagli la prima pietra…

    • Lei è spietato, Cipriani. Già col suo commento al mio precedente post, accennava quasi distrattamente alla mia capacità di star in bilico fra il serio e il faceto. In bilico! Proprio mentre raccontavo di una mia disastrosa, seppur eroica, caduta. E ora, approfittando del mio stato febbricitante, affonda la sua lama dialettica in un corpo debilitato. Lei non si ferma di fronte a niente. Ci voleva un giornalista come lei nelle redazioni della stampa web di ieri sera.
      Invece no, i simpatizzanti politici di Obama e i sostenitori del polically correct, tutti a soccorrere il loro beniamino.

      “Perde un milione di euro, ma tornando a casa tutto triste si rincuora trovando per strada un penny”
      “Viene abbandonato dalla famiglia, moglie, e figli, perde la casa, ma un canarino lo trova simpatico e si appoggia amichevolmente sulla sua spalla”

      Titoli dello stesso tenore di quelli letti ieri sera.
      Darwin usava lo stesso tipo di retorica:”sebbene sembri impossibile…quantunque nemmeno io fino a qualche giorno fa potevo crederlo vero… Questa cosa ha una certa possibilità che sia vera, anzi no, è molto probabile che sia vera, lo dico con franchezza… Non può che essere vera”.
      Cosi ieri con obama, sì sì.. ha perso, ma visto che lui è in gamba, visto che… E visto che.. Allora ha perso, ma questa sconfitta sta preparando una grande vittoria.”
      Eh no. Non prendiamoci in giro.
      I fatti son i fatti e le ipotesi di un futuro remoto o semplice, sono e rimangono ipotesi.
      Vede come è tremendo lei, le parlo di Reitano, basso e bruttino e moro e lei mi risponde con Tozzi, alto romantico e biondo. Lei è un osso duro.

      • Giuseppe Cipriani on

        Si consoli, Max, ho adorato e adoro Reitano e la sua capacità di essere fuori del coro, in un candore di umiltà e utopia che suscita tenerezza…
        Ma mi meravigliava, e dopo la sua replica mi meraviglia ancor di più (scherzi della febbre in quel di Trieste?), che si potesse essere così faziosi nel cercare certe faziosità, tutto lì.
        Senza troppa fatica potrei trovarle in rete modalità di dare la notizia in questione del tutto contrarie, e magari faziose al pari, ma tanto per la par condicio…
        Per la chiarezza, perché non rimanga nel frainteso, al pari suo anch’io amo che si cerchi di far ben figurare la verità, in tutti i campi, compreso questo della semplice cronaca di un fatto evidentissimo e non nascosto: Obama ha perso… alla grande.
        Se poi qualcuno ha cercato di mascherarlo, l’ha fatto in modo tanto barbino da suscitare più che indignazione ilarità, non c’era neanche bisogno di smascherarlo tanto è evidente.
        Da giornalista, m’è solo dispiaciuta la generalizzazione di fondo che boccia tutta una categoria, che avrà le sue pecche (e chi non le ha?), ma presenta anche fior di professionisti che sanno fare il mestiere più difficile e bello del mondo. E quanti se ne potrebbero citare di quelli buoni, tanti da stancarsi di levarsi il cappello.
        Se è ancora là, mi saluti Trieste e il molo con la sua rosa dei venti. Sera Max.

        • Vediamo se ho capito bene, le operazioni di cosmesi per la sconfitta di Obama erano così evidenti che non c’era neanche bisogno di smascherarle?
          E mi spiega allora perché la gente continua a comprare quei giornali?
          Non mi sembra poi che nell’articolo ne escano bene neanche gli avversari di Obama che “sguazzano nella notizia”, se il punto è la faziosità mi sembra che sia stata resa bene.
          PS se vuol fornirmi quella lista di fior di professionisti tanto lunga da stancarsi di levarsi il cappello prometto che la pubblico come scoop…

          • Giuseppe Cipriani on

            Punto primo. Ha capito bene.

            Punto secondo. La gente (altra generalizzazione) ha bisogno probabilmente di sentirsi rassicurata e compra quel che l’assicura. E stia anche certo che ci sono prodotti editoriali per tutti i gusti e le esigenze di rassicurazione, fin anche a livello di CS che rassicura chi pensa che qui si dice (solo) la verità.

            Punto tre. La faziosità è stata resa bene, dice? Partendo da presupposti faziosi, a mio avviso. Insomma anche qui lo spirito del tifoso ha prevalso. E magari anche il mio è un giudizio da tifoso, non lo nego del tutto…

            Punto ultimo. Penalizzavo, con toni retorici, la generalizzazione barbina, ma lo stesso le stilerò una lista… Vediamo se poi la pubblica davvero.

          • Prima di abbracciare Morfeo, le confesso che ieri sera sono andato su quelle testate che ho creduto potessero dare una buona idea della stampa italiana e ho copiato e incollato i trafiletti che in prima pagina parlavano di elezioni americane. Piu di cosi, onestamente, non avrei potuto fare. Non ho cambiato nè tolto, nè aggiunto. Ieri sera sui siti dei quotidiani italiani, c’era quello che ho mostrato. E quanto ho mostrato, parla da solo. Notte, alla prossima!

    • Giuseppe mi stai più e più simpatico 🙂

      La faziosità è prerogativa di molti.

      La simpatia pareva solo di Max, ma a questo giro pure lui è caduto nel serioso. 😛

      Come inciso comunque il titolo di Repubblica mi è parso piuttosto equilibrato “Obama perde ANCHE (perfino) il Senato, “Collaboriamo”, Ecco le star dei reppublicani” riassume in se la struttura di un articolo giornalistico: fatto, sviluppo, approfondimento. Decisamente al di sopra dello standard dei titoli (e degli articoli) di Repubblica, francamente. Ricordo fra l’altro che i titoli non li imposta solitamente il giornalista stesso e limitarsi a esso sarebbe come limitarsi alla verniciatura per valutare un ponte.

      • Quello è l’articolo del Fatto, non di Repubblica. Lo stesso Max dice che è quello un po’ più oggettivo.

          • Credo che redimere sia Repubblica sia un’operazione che le forze di un sol uomo non possano compiere 😀

  3. Giuseppe Cipriani on

    Giornalisti che hanno dato e danno lustro alla categoria e ai loro lettori: ecco i primi tre nomi della lunga lista…

    Tutto nasce, lo sapete, dal pregiudizio diffuso qui su CS e confermato da alcuni interventi, che (praticamente tutti) i giornalisti “manipolano” le notizie, insomma le “mascherano” per darla da bere ai gonzi…
    Io sostenevo che – pur nella considerazione che come in tutte le categorie umane anche nel giornalismo ci sono le mele marce – ce ne sono di quelli che, a mio avviso, meritano maggiore considerazione o, meglio, non meritano generalizzazioni (vere nemiche dell’intelligenza) tanto barbine.

    Sollecitato dal prof. Pennetta, che nella sua richiesta di citarli celava i toni di primo della classe che reputava la sfida impossibile, comincio col citare tre grandi giornalisti, che per me non prestano il fianco a critiche riguardo alla loro onestà intellettuale e trasparenza d’intenti.

    Gianni Minà
    Mino Damato
    Gianni Mura

    In rete c’è abbondante modo di approfondire…

    (continua)

    • Vediamo un po’, Gianni Minà è un bravo giornalista, forse per questo non lo si vede più tanto in giro, davanti a Mino Damato mi posso certamente scappellare ma direi che nella lista ci dovremmo mettere solo i contemporanei viventi, Gianni Mura è un giornalista sportivo e, non me ne vogliano i giornalisti sportivi, ma stavamo parlando di gente che si occupa di cose di ben altro genere per cui non includerei nessuno della categoria nella lista.
      Ma è dunque possibile che dopo aver detto “se ne potrebbero citare di quelli buoni, tanti da stancarsi di levarsi il cappello” mi tira fuori come prima indicazione solo questi tre nomi?
      Per quel che mi riguarda mi sono scappellato solo due volte di cui una alla memoria, insomma un po’ pochino.

      • Gianni Minà? Quale, quello che ha fatto un’intervista in ginocchio a Fidel Castro?
        Quando i propri dèi rispecchiano i propri paraocchi ideologici…

        • Giuseppe Cipriani on

          Sarebbe interessante, in un esperimento impossibile, assistere a quale tipo di intervista avrebbe fatto a Fidel Castro lei, Piero.

          • per esempio, lo stesso trattamento che Santoro (altro suo idolo, presumo) riserva a quelli che non sono della sua parte politica, per esempio…
            Oppure a Castro non e’ lecito porre domande scomode?

          • Giuseppe, per sua informazione Piero non è un mio tifoso, non sa quante volte siamo finiti in rotta di collisione specialmente sulla politica.
            E’ uno dei primi commentatori e, proprio come lei, nel bene e nel male, è uno che non ha peli sulla lingua.

      • Giuseppe Cipriani on

        Caro Pennetta, Gianni Mura, per la precisione, è stato per quasi due anni direttore responsabile di “E”, sfortunato mensile di Emergency, una vera mosca bianca nel panorama editoriale di settore… Da leggere i suoi editoriali.

        E non abbia fretta; direi anzi che s’è scappellato già abbastanza per essere solo all’inizio…

        • Giuseppe, se vuole fare questa benedetta lista facciamola in una volra sola, si prenda tutto il tempo che vuole ma evitiamo di fare una telenovela…

          • Giuseppe Cipriani on

            Mi sa, a questo punto (vista la prima reazione su Gianni Minà), che servirebbe solo a suscitare emozioni tra l’ilare e lo stupito, a beneficio di nessuno, se non il creare ancora un clima da stadio… Colpa mia, comunque. E a questo punto cii rinuncio, non per spocchia, ma per sano realismo.

  4. L’Unità, poi, è di un’omertà davvero imbarazzante: ancora oggi, 7 novembre, oltre a non menzionare le elezioni americane, finge che Marchionne e Montezemolo stiano ancora litigando… questi dicono di essere comunisti ma si inchinano subito ai poteri forti, quando fa comodo!
    Fosse per me li farei chiudere immediatamente…!

    Grazie mille per le segnalazioni e le illuminanti considerazioni;
    Matteo

    • Ciao Matteo,
      Un piacere.
      Lo scopo di Cs, è anche quello di tenere accese le menti.
      Ci proviamo!
      Saluti

    • Giuseppe Cipriani on

      Chi farebbe chiudere? L’Unità? Ho capito bene?
      “Fosse per me…” E ha l’ardire di parlare di inchino ai poteri forti?
      Ma che contraddizione!

  5. Sempre più incredibile: non solo oggi ancora niente Obama, ma ci sono le stesse notizie di ieri… e dell’altro ieri, e del giorno prima ancora… che abbiano chiuso davvero?
    Accidenti!

    Saluti;
    Matteo

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