Keplero, l’astronomo senza strumenti

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Johannes_Kepler

Si può fare scienza senza strumenti di osservazione e rielaborando solo i risultati prodotti da altri?

La vicenda di Giovanni Keplero.

Quando si muovono obiezioni, come avviene spesso qui su CS, alla teoria neo-darwiniana, una delle contestazioni che vengono sollevate è quella relativa alla mancanza di studi originali prodotti mediante ricerche di laboratorio.

Lo stesso problema che aveva Giovanni Keplero ( Johannes von KeplerWeil der Stadt, 27 dicembre 1571 – Ratisbona, 15 novembre 1630), infatti l’astronomo tedesco non disponeva di dati ottenuti personalmente in quanto solo astronomi con molti più mezzi potevano disporne. Fu così che il giovane professore di matematica cercò di ottenere i dati più precisi disponibili all’epoca dall’astronomo Danese Tycho Brahe, un facoltoso nobile che dedicò la vita all’astronomia.

Dopo faticosi tentativi Keplero riuscì a farsi presentare a Brahe il quale ne riconobbe le doti di matematico ma rifiutando al tempo stesso di mettergli a disposizione i dati necessari per i suoi calcoli. Brahe era un sostenitore del geocentrismo, ma al tempo stesso voleva accogliere qualcosa della teoria di Copernico, e così propose un modello del tutto inedito: la Terra al centro (come nel sistema aristotelico-tolemaico) e i pianeti che ruotavano intorno al Sole (come in quello copernicano). Il modello si chiamava sistema ticonico:

 

 

Anche Keplero aveva in mente un suo modello, ma si trattava di un sistema diverso da quello che voleva difendere Tycho, Keplero era un copernicano che voleva dimostrare che le orbite dei pianeti erano circonferenze determinate in base ai solidi platonici, figure ritenute ideale di perfezione, un modello che aveva proposto nel suo libro Mysterium Cosmographicum (1596).:

E così che, per la divergenza di vedute, oltre ad una certa rivalità, Keplero poté avere i sospirati dati sulle posizioni dei pianeti solo dopo la morte di Brahe avvenuta nel 1601, e solo dopo averli comunque consultati contro le disposizioni postume dello stesso Brahe. Con i suoi calcoli Keplero non riuscì a dimostrare le leggi che aveva in mente, ma tornando sulle proprie convinzioni dimostrò che le orbite dei pianeti non erano delle circonferenze ma delle ellissi. Nessuno aveva mai messo in dubbio che le orbite fossero delle circonferenze perfette, neanche Galilei che probabilmente anche per questo motivo non utilizzerà il prezioso aiuto che avrebbero fornito le leggi di Keplero per sostenere l’eliocentrismo.

Giovanni Keplero rielaborando dati raccolti da altri poté in primo luogo dimostrare che qualcosa nelle precedenti teorie era sbagliata, non aveva alcuna spiegazione sul perché quelle orbite fossero ellittiche e non circolari, ma la matematica applicata alle osservazioni diceva che le cose stavano così. Se qualcuno avesse obiettato “non basta dire che una teoria è sbagliata, se ne deve proporre una nuova”, staremmo ancora con la convinzione che lo orbite sono circolari.

Le leggi di Keplero sulle orbite dei pianeti vennero pubblicate nel 1619 in “Astronomia nova”, descrivevano le orbite con la loro forma e le loro regolarità, ma niente spiegava perché non dovessero essere circolari. Si dovette attendere Isaac Newton con le legge di gravitazione universale per avere quella spiegazione, quando venne pubblicato il libro Philosophiae Naturalis Principia Mathematica (“Principia”), nel 1687.  Erano passati 68 anni.

Il matematico Keplero facendo solamente opera di rielaborazione dei dati altrui scoprì che le orbite comunemente accettate erano sbagliate, era comunque un copernicano e non negava che la Terra girasse intorno al Sole, negava che ci fossero delle sfere cristalline a sorreggere i pianeti.

Partendo dalla sua negazione delle sfere cristalline e delle orbite circolari, ed evidenziandone le regolarità, Keplero aprì la strada a chi più di mezzo secolo dopo sarebbe giunto alla gravitazione universale.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

26 commenti

  1. Giorgio Masiero on

    Con i miei collaboratori tengo molto alla distinzione tra:
    – dati,
    – informazione,
    – conoscenza.
    Questa distinzione definisce i ruoli anche nel lavoro, perché assegna i compiti a chi deve raccogliere i dati, a chi li deve organizzare in record, e infine a chi deve elaborare i record ai fini di un progetto tecnico-economico. Internet è ricca di dati (ma niente affatto completa), stracolma d’informazioni (vere e false), povera di conoscenza (utile e vendibile).
    E per far capire bene la differenza tra i 3 concetti (perché infine i dati sono necessari, ma solo la conoscenza è utile, e l’informazione è il tramite per trasformare i dati in conoscenza) porto, come hai fatto tu, Enzo, proprio l’esempio di
    – Brahe (osservazione),
    – Keplero (elaborazione matematica),
    – Newton (teorizzazione con predizione).

    • Giorgio, questi tre nomi come riferimento di tre momenti della ricerca scientifica sono un ottimo riferimento per tutti quelli che fanno quel lavoro.
      Brahe è un meraviglioso personaggio che consiglio a tutti di conoscere più approfonditamente, Kplero è un uomo eccezionale, un vero esempio a trecentosessanta gradi, Newton era molto ma molto più complicato di quanto si immagini, preso tra matematica, fisica, alchimia a Apocalisse.
      Altro che le immaginette che si imparano a conoscere, se va bene, sui libri scolastici.

  2. E cosa c’entra Keplero con voi?
    In primo luogo Keplero aveva un’idea scientifica sostituitiva: l’eliocentrismo. Poi matematicamente ha incontrato l’inconveniente (la teoria deve essere sbagliata, no? :P), ma ha agito con un’alternativa in mente fino al giorno uno e su quell’alternativa si è mosso, in quanto scienziato. Non è che ha preteso i dati con l’unico scopo di smontare Brahe!

    In secondo luogo voi i dati ce li avete: le pubblicazioni sono “pubbliche” oggigiorno, quindi i dati sono disponibili a tutti, o almeno a tutti i ricercatori e coloro che hanno accesso alle librerie.
    Esistono infiniti servizi, il genoma umano e di infiniti animali è openData, avete tanti dati da lavorarci per 100 vite (d’altronde tutti i ricercatori del mondo lo fanno: quelli che non sono sperimentali o non sono affiliati a un gruppo sperimentali su cosa basano le loro simulazioni?).

    Se tanto ci tenete, meno criticare e più lavorare!

    • Alessandro Giuliani on

      Caro Andrea, Keplero c’entra tantissimo con noi, tanto è vero che sono 25 anni che lavoro SOLO CON I DATI DEGLI ALTRI:

      http://scholar.google.it/citations?hl=it&user=s8GLbMoAAAAJ&view_op=list_works&sortby=pubdate

      e senza necessariamente avere una ipotesi alternativi ma anzi (molto più spesso a dire il vero) semplicemente trovando, in maniera data-driven, correlazioni e strutture non evidenziate dai produttori primari dei dati stessi.
      Rispetto all’epoca di Keplero questo lavoro è ora molto più facile grazie al calcolo automatico (software statistico, data bases) ma di molto più difficile recepimento…paradossalmente il mio lavoro più recente descrive l’evidenza statistica che il test di trasformazione cellulare è molto più efficiente dei test basati sulle mutazioni per prevedere il potenziale cancerogeno delle sostanze chimiche. Un tema simile era presente nei miei primi lavori di trenta anni fa in cui una serie di luoghi comuni sulla concordanza dei test a breve termine di genotossicità (cellule umane più ‘veritiere’ dei dati sui batteri, mutazioni puntiformi ontologicamente differenti da aberrazioni cromosomiche..) erano dimostrati, sulla base DELLA EFFETTIVA SIMILITUDINE DI COMPORTAMENTO DEI TEST SU GRANDI BASI DI DATI DI SOSTANZE CHIMICHE , essere falsi. In trenta anni i ricercatori (ma anche le grandi agenzie regolative come FDA, OECD, EFSA) hanno continuato a dire ‘si va bè ma questa è statistica mica biologia, noi sappiamo che il meccanismo è un altro’…questo chiaramente non ci ha impedito di pubblicare ma è solo in questi giorni (dopo trenta anni) che (forse) l’evidenza dei fatti sperimentali si fa strada nella mente essenzialista dei biologi (un test di mutagenesi è considerato essere LA MUTAZIONE non uno strumento più o meno efficiente di misura) che ende a rifiutare i dati sperimentali, le evidenze statistiche rispetto alle idee preconcette. D’altronde non mi lamento e non mi stupisco troppo visto che questo è un problema evidenziato da persone molto più influenti di me:

      http://journals.plos.org/plosmedicine/article?id=10.1371/journal.pmed.0020124

      Di nuovo il pernicioso effetto delle teorie che diventano difficilmente scalzabili dai fatti (o dalle elaborazioni statistiche sui dati che è la stessa cosa se la statistica è onesta), e man mano che i data base crescono e che diventano ‘la regola’, per un semplice meccanismo Bayesiano il peso dello ‘a priori’ schiaccia sul nascere ogni falsificazione come acutamente indicato qui:

      http://www.pnas.org/content/103/13/4940.short

      Ciò non toglie che analizzare i dati prodotti da altri è una grandissima risorsa che permette una ‘scienza povera’ ma di ottima qualità.

      • Infatti ci lavori coi dati degli altri, mica come Keplero ha dovuto aspettare, e ci lavori perche’ hai un’idea alternativa altrimenti non pubblicheresti e nessuno ti citerebbe come fa… 😉

        Certo che l’idea alternativa appunto non e’ sull’evoluzione, e’ altre cose, e va benissimo cosi’, bisognerebbe e sarebbe bello parlare allora di altre cose senza sconfinare a fare quelli che applicano la loro teoria al resto del mondo.

    • Andrea, il parallelismo è anche questo:
      Keplero era copernicano e io sono evoluzionista, quindi in entrambi i casi la teoria di riferimento c’è. (Ma come vede non è il darwinismo il riferimento ma l’evoluzione).
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      Keplero non aveva a disposizione un “laboratorio” ma analizzava i dati che Brahe aveva raccolto per dimostrare il geocentrismo. Qui si analizzano i dati pubblicati dagli altri sulle riviste scientifiche.
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      Keplero dimostra che con quei dati Marte non è compatibile con un’orbita circolare. Quindi deve esserci un’altra spiegazione al fatto che i pianeti non cadano sul Sole (o sulla Terra) che non sia l’esistenza delle sfere cristalline.
      Analogamente l’analisi dei dati ci dice che le mutazioni casuali non sono compatibili con l’evoluzione testimoniata dai fossili e dagli esperimenti.
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      Le orbite circolari possono esistere ma sono un caso limite delle orbite ellittiche. Analogamente le mutazioni casuali possono introdurre delle novità genetiche ma sono un caso limite un fenomeno molto più ampio.
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      Dopo che sono state accettate le orbite ellittiche di Keplero, 68 anni dopo Newton scopre una misteriosa, e per molti a suo tempo inaccettabile, azione a distanza che si chiama gravitazione universale.
      La biologia non può aspettare il suo Newton e non può scoprire la sua gravitazione universale (e poi la relatività) perché non viene riconosciuto il fatto che, per analogia, le orbite non sono circolari ma ellittiche.
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      • L’analisi e’ un’altra cosa Pennetta, e le riviste scentifiche non sono Pikaia e le scienze, si faccia consigliare da Giuliani… 😛

        • alessandro giuliani on

          Caro Andrea non solo io do dei consigli a Enzo ma anche Enzo consiglia me visto che ha approfondito molto di più di me il tema dell’evoluzione.
          CS non è una rivista scientifica ma di cultura delle scienze rivolta a chi un tempo si definiva “amateur” cioè persona interessata alle scienze senza necessariamente lavorarci è una figura preziosa in quanto è l’unico vero pubblico delle scienze quello a cui gli scienziati si devono rivolgere ( e rispettare ) per saggiare la rilevanza culturale dei loro prodotti in un’ epoca in cui la scienza viene idolatrata o demonizzata ma raramente capita.

          • Quello che dico è che prima che abbia anche solo vagamente senso un paragone con Keplero è necessario seguire i suoi passi, cioè
            1- Raccogliere dati, oggi tranquillamente disponibili sulla rete.
            2- Analizzare questi dati ed elaborare un modello, anche se non una teoria completa, MA DI QUELLO CHE SI VUOLE SCOVARE. Va benissimo la tua pregevole vita accademica alessandro, ma si capisce anche molto bene che non c’entra molto nè con l’evoluzione e le critiche qua poste, nè con l’esempio fatto di Keplero in quanto è una vita ben e constantemente inserita nel panorama accademico odierno.

            Quindi Si vuole negare la casualità del modello evolutivo darwiniano?

            Molto semplice: prendere uno dei tanti openData reference disponibili di genetica delle popolazioni, elaborare un modello stocastico di mutazioni non casuali e vedere quanto e come sia possibile riprodurre tali dati.
            Si vuole contestare il principio di selezione naturale? Fare la stessa cosa, simulare un modello senza la selezione naturale e vedere dove porta.

            Esattamente come Keplero, non serve neanche una teoria completa (che oggi la sintesi moderna è, dato che mette insieme dalla biofisica all’editarietà dei caratteri per la genetica, non tutto è noto ma non tutto è noto neanche passando dalla QCD al deuterio, figuriamoci…), un modello nuovo fa all’uopo, e fidatevi che una pubblicazione su una prestigiosissima rivista di vosta predilezione, e non su losai.eu, non ve la toglie nessuno.

            Se Masiero è tanto bravo come dice coi numeri e Pennetta ha le idee tanto chiare, è questione di un pomeriggio e rivoluzionate la storia della biologia.

            3- A QUEL PUNTO, fare divulgazione!

            Altrimenti, più che con Keplero, si c’entra con l’inquisitore che prese il Somnium, testo semi-divulgativo Keplero, lo distorse e ci fece un processo per stregoneria alla madre rinchiudendola per anni.

            Fare divulgazione senza ricerca, dandosi pure del Keplero, sono capaci anche i cialtroni, la differenza sta nel saper mettere i numeri dove la lingua batte, appunto fare quelle famose predizioni, senza sconfinare…

            …a tal proposito sarebbe bello leggere un tuo articolo Alessandro!
            Era molto interessante quello sulla Fisica Chimica (fra l’altro ero appena tornato da un convegno di Coupled Cluster!) ad esempio, ma qualcosa di ancor più sul pezzo sarebbe ancor meglio. Pure io mi son divertito col protein folding (come ho detto, è il nostro modo di raccogliere le briciole) mi sarebbe bello aver un aggiornamento.

          • Per la precisione, la madre di Keplero fu accusata di stregoneria per via della denuncia di una prostituta che dichiarò di avere ricevuto da Katharina Kepler una mistura velenosa per uno dei propri aborti.

  3. Ottimo sunto, da cui si vede che la realta’ e’ andata diversamente da quella cavalcata di inevitabile progresso illuminista che la dottrina ci propina.
    Ne’ Galileo ne’ Brahe ne’ Keplero seguivano i dati agnosticamente. Tutti volevano vedere nei dati la realizzazione del loro mondo delle idee. Lecito, sia chiaro. Ma non e’ quel che lo Scientismo professa.
    Come avevo gia’ scritto, secondo me il vero vincitore di tutto cio’ sono i dati! I dati scientifici, L’unica cosa scientifica che c’e’ in tutto l’umano lavorio. I dati, se raccolti bene, sono agnostici anche nei confronti della religiosita’ di chi li raccoglie. E a parer mio il sempre poco ricordato Brahe, nonostante tifasse “la squadra sbagliata”, si e’ comportato da vero scienziato (senza fare cherry picking, cosi’ in voga oggi). Cioe’ ha estratto informazione oggettiva e replicabile (scienza).

    • Giorgio Masiero on

      Brahe ha fatto, da “vero scienziato”, la prima parte del lavoro: la raccolta dati.
      L’informazione dai dati l’ha estratta Keplero, un altro “vero scienziato”, il matematico, con le sue 3 cosiddette leggi, che Brahe e nessun altro al mondo prima di Keplero conosceva. Certamente l’informazione non sarebbe stata estratta senza i dati, ma i dati senza il lavoro di Keplero sarebbero stati solo un miglioramento delle osservazioni dei Babilonesi o dei Maya.
      La “replicabilità” l’ha data solo Newton, un altro “vero scienziato”, il genio, salito sulle spalle di Keplero, che era salito sulle spalle di Brahe: senza l’equazione di Newton non avremmo previsto né Nettuno né Plutone e saremmo ancora ai pianeti di Tolomeo.

      • Penso di non concordare del tutto. I dati di Brahe erano replicabili. Il modello (geocentrico, a circoli o ticonico) va e viene. Siamo sempre li’, ad attribuire scientificita’ a qualcosa che invece e’ (se va bene) matematico. Newton ha dato, se interpreto correttamente, un modello predittivo, non c’entra con la replicabilita’ del dato.
        Non capisco questo bisogno di attribuire scientificita’ ad un lavoro logico-matematico. La fase logica e’ un conto, la raccolta scientifica e’ un altro. Per me Keplero e’ stato un matematico (almeno per quanto ne so), Brahe uno scienziato. Discorso gia’ fatto, peraltro. Chiaramente non mi sfugge che ogni dato subisce una interpretazione, ma il dato grezzo (esempio, la rilevazione delle posizione dei pianeti), rimane quello a prescindere dalle interpretazioni (che sono necessarie, per produrre conoscenza significativa).
        Concordo sulla progressione dato-informazione-conoscenza. RImanendo pero’ sul punto che e’ il dato ad essere scientifico, non l’informazione ne’ la conoscenza (poiche’ entrambe sono soggette a interpretazione).

        • Giorgio Masiero on

          Questione di definizione di “scienza”, Fabio. Non ne parliamo più. S’immagini che io chiamo scienza non solo la matematica, ma anche la logica, ecc…

  4. alessandro giuliani on

    Caro Andrea sinceramente non comprendo il tuo risentimento alcune delle cose che ho scritto (ad esempio i due articoli con il mio amico israeliano Eli Reuveni) trattano strettamente di evoluzione e quello su evolutionary bioinformatics proprio della struttura delle mutazioni sul DNA ma come ho ripetuto mille volte in tutti i campi in cui ho fatto analisi dei dati dalla psicologia alla fisica passando per la biologia molecolare e la genetica la teoria della evoluzione non mi è mai servita.
    Vedo però che non riesci a comprendere come una terza via che non sia ne divulgazione (come ti istruisco il pupo) ne pubblicazione tecnica non solo sia praticabile ma necessaria. Va bene lo stesso dai in effetti è una strada ardua e poco considerata nell’anell’accademia ma io credo sia una delle più utili da percorrere.

    • Nessun risentimento, anzi sarebbe bello avere più dati.

      E la teoria dell’evoluzione mica deve servire ovunque, come ho già spiegato, è solo questione di “scale” e di insirire una teoria nel giusto contesto che gli compete, come tutte le teorie, senza inferire in ambiti o su “scale” che non gli competono (nè verso il piccolo, nè verso il grande però! che poi sono la stessa cosa…). Lo scambio mi ha dato l’idea per un blogpost, che spero

      Ma “smontare”, o perfino è ovvio che sia un altra cosa e richieda un altro percorso, simile a quello che ho illustrato che mi par proprio poco c’entra con i tuoi lavori, a meno appunto di non voler fare quell’ “invasione di scala” che tanto disdegni quando ti viene fatta ma forse non ti disdegni di fare. 😉

      Anche quello su Ev. bioinformatics che ho recuperato, che tratta di analisi di differenze genomiche, cosa che mi pare piuttosto assodata perfino a un ignorante come me, almeno nella teoria non certo nella tecnologia in cui sicuramente il nuovo articolo mi fido rappresenti sicuramente una sofisticazione notevole. Non tratta affatto, se ho capito bene, se queste differenze siano originate in modo stocastico o come dato che in fondo è un analisi a-posteriori, quindi che c’entra con le critiche qui esposte? E fra l’altro assume la pressione evolutiva.

      Infine questa non mi par proprio una “terza via”. Mi pare molto “vulgata”, ed è giusto così e va bene così, pure io la sto cercando di fare sul mio blog in materia di Fisica Nucleare (e non mi sta riuscendo bene perchè forse sì, è troppo difficile, e non è affatto un pregio in tal caso: qui ci riescono molto molto meglio evidentemente).

      Insomma non c’entra proprio con quelle riviste per “amatori” che una volta fiorivano tipo “nuova elettronica” e affini (quanta adolescenza spesa a leggere di operazionali e di linguaggi di programmazione ora inesistenti… cosa me ne faccio del Delphi?!) piene di formule, tabelle, operazioni e vere e proprie istruzioni per costruire e programmare tante belle cose.
      Qui sarebbe equivalente se si prodigassero di fornire dati, analisi, plot, script, istruzioni, tutorial…etc… ma ovviamente andrebbe ben oltre lo scopo, e l’audience del sito e no, francamente non ne riconoscerei oggigiorno il “mercato” per iniziative simili su argomenti simili, è già difficile interessare il pubblico normalmente…

      • Alessandro Giuliani on

        Rapidamente, la novità non è tanto tecnica (PCA è in giro dai primi del Novecento) ma nel fatto che componenti ortogonali tra loro spiegavano le differenze entro specie (molto gene centered) e tra specie (diffuse su tutto il genoma) e che le distanze genetiche avevano struttura frattale a varie scale , non erano distribuite casualmente sul genoma e portavano allo stesso risultato sia lavorando sulla parte codificante che non codificante. Comunque la struttura c’è e si vede e aree lontanissime nel genoma sono correlate quanto a distanza genica da Mus spretus.. (se poi la struttura dipenda dall’organizzazione della cromatina tipo DNA istonico/non-istonico o cosa non lo sappiamo) dal fatto che poche componenti principali spiegano tuttta la variabilità del fenomeno (cioè correlano zone diverse del genoma). Comunque certo che la pressione evolutiva la assume, ci mancherebbe, il punto è che il sistema ha una struttura di correlazione molto chiara che va spiegata…
        Poi naturalmente tutto è mascherato da metodologia per farlo passare ….

        Gli ‘amatori’ della tecnica me li ricordo anchje io con un pò di nostalgia per la mia giovinezza passata da molto tempo, però se devo essere sincero gli utenti di CS mi sembrano anche loro ‘amatori’ anche se (e me ne dispiace, ogni tanto lo dico) con troppa propensione verso i temi filosofici…

        • Dovrò rileggere i tuoi articoli, ma: hai applicato tecniche di regressione filogenetica (PIC, Pagel’s Lambda, Blomberg’s K, OUCH, SLOUCH o compagnia cantante) sull risultante di una PCA?

          • alessandro giuliani on

            No abbiamo fatto una semplice stupidissima pca avente come variabili i genomi di un po di ceppi di sorci e come unita statistiche un numero esagerato (milioni) di distanze genetiche relative a diversi loci rispetto a mus sptetus che sempre sorcio è ma di un’altra specie rispetto a mus musculus.

  5. Confesso che la “vulgata” da me finora conosciuta vedeva Tycho che sul letto di morte affidava le sue osservazioni a Keplero affinché desse un significato a quei dati e quindi anche alla vita di chi li aveva raccolti.
    Prof. Pennetta, dove si può approfondire la vita di Brahe e di Keplero?
    Sull’impresa titanica di Keplero ricordo di aver letto uno stupendo articolo su un “Le Scienze” di molti anni fa che ripercorreva i dieci anni della “guerra di Marte” combattuta e vinta da Keplero (il solo pensare ai calcoli matematici fatti, ovviamente, a mano, dà le vertigini)

    • Consiglio “L’uomo dal naso d’oro” di Kitty Ferguson, un bellissimo libro sulla vita di Brahe e di Keplero.
      Conosco la frase, comunque sta di fatto che la famiglia di Brahe tratteneva i dati su Marte e Keplero dovette sottrarli e lavorarci di nascosto mentre lavorava per conto di Tengnagel alle tavole rudolfine.

  6. Michele Forastiere on

    Francamente non avevo mai sentito una roba del genere!
    Dunque: dal link da lei indicato appare chiaro che l’informazione su questo esperimento proviene da una sola fonte (il libro di Yves Nourissat), e non viene fatto nemmeno un piccolo commento sugli errori sperimentali.
    Ora, da dove Nourissat abbia preso la prova del presunto “insabbiamento” non è dato sapere…
    Qui, comunque, si può vedere come è molto più probabile che siano andate realmente le cose: http://en.wikipedia.org/wiki/Michelson%E2%80%93Morley_experiment . Decine e decine di esperimenti indipendenti, per intendersi, che hanno SEMPRE confermato l’assenza di vento d’etere, con precisione crescente. Tanto per essere chiari, nelle versioni più recenti si è ottenuto un valore Δc/c – differenza relativa della velocità della luce tra i due bracci dell’interferometro – dell’ordine di 10 ^(−17)!
    Ci sono del resto altre conferme dell’invarianza di Lorentz NON basate sulla tecnica interferometrica di Michelson-Morley: http://en.wikipedia.org/wiki/Michelson%E2%80%93Morley_experiment#Other_tests_of_Lorentz_invariance .
    Insomma, caro Contedduca, le consiglierei di non invischiarsi in questo genere di discorsi, e di rispondere al suo amico ateo di fare la stessa cosa. Anche perché un’affermazione del tipo “i cattolici credono ancora X, in conseguenza di un certo esperimento scientifico Y” è – mi perdoni la franchezza – completamente priva di senso, sia dal punto di vista epistemologico sia da quello teologico. E questo è risaputo ormai da un bel po’ di tempo.

    • Il tutto era nato ad un mio commento di quel video virale, di un imam che spiega chela terra è ferma.
      Lui mi ha risposto con quell’argomento..come a dire che noi cattolici non siamo molto diversi dall’imam.
      Ma tutto è risolto.

      • Giorgio Masiero on

        Come ha spiegato Muggeridge in un commento, è il Suo amico anticattolico, Contedduca, ad essere molto ignorante in materia, perché quando col processo a Galileo si discusse, tra le altre questioni, se fosse la terra a ruotare su se stessa o il sole a girarle intorno, non esistevano al tempo prove per decidere la questione. Aveva quindi ragione il cardinale Bellarmino a dire che occorreva sospendere il giudizio. La prova sperimentale intervenne solo due secoli dopo, col pendolo di Foucault. Come scrisse Feyerabend, con i canoni attuali della comunità scientifica e dei peer review, tutti gli scienziati darebbero ragione a Bellarmino sulla questione con le prove allora disponibili.

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