Fake news: siamo in guerra, nel senso pieno del termine

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“Lo scopo è violentare la volontà altrui perché si pieghi ai nostri voleri” Questa è l’essenza della guerra .

Questa è la guerra come la spiega il Gen. Fabio Mini, ex comandante NATO, nel suo libro “La guerra spiegata a…”, e aggiunge che è solo in Occidente che questo scopo è stato associato necessariamente all’uso della forza, in Oriente tra il VI e V sec. a.C. il pensiero del più famoso degli scrittori sulla guerra, Sun Tzu, spiegava che l’essenza della guerra è invece l’inganno.

Il perché della guerra è dato per scontato: “la sopravvivenza dello Stato, la scelta tra la vita e  la morte, la salvezza o la perdizione”. Si combatte quindi per difendersi da chi vuole privarci dello Stato inteso come garanzia della vita civile, origine di diritti e doveri, sistema di regole condivise ed ereditate dalla storia di un popolo sulle quali si basa la società, per difendere la propria vita non solo in senso fisico ma in quello più ampio di modo di vivere.

Ricapitolando, l’essenza della guerra è indurre alcuni (intere popolazioni) a fare quello che qualcun altro vuole, con la forza (idea occidentale) ma preferibilmente con l’inganno (idea di Sun Tzu). Il sistema di informazione costituito dalla grande stampa e dalle televisioni mainstream ha operato questo tipo di azione in modo sempre più marcato fino ad andare oltre il limite della credibilità, allo stesso tempo la novità costituita dal web ha creato i presupposti affinché una voce in senso contrario potesse nascere e crescere fino a diventare un pericoloso contraltare.

Questa mutazione è descritta in modo efficacissimo nell’intervento fatto da uno degli artefici della grande informazione indipendente di questi anni, Marcello Foa, al Convegno “Oltre l’Euro” – 31 Gen 2017, che qui di seguito possiamo ascoltare:

 

La sofisticata macchina da guerra che per decenni aveva avuto gioco facile nel piegare alla propria volontà l’opinione pubblica (termine che è solo un modo diverso per indicare intere nazioni), ha trovato nel 2016, per la prima volta, sulla sua strada un ostacolo serio. Cioè un nemico.

Ecco perché non ci si deve aspettare sconti.

La consapevolezza di questo sta emergendo chiaramente in chi si trova dalla ‘parte sbagliata’ del fronte, cioè quella definita delle ‘fake news’, la scorsa settimana ci sono stati tre lucidi interventi sulla questione, vediamo quali sono i punti chiave emersi.

Il primo è stato quello di Claudio Messora su Byoblu con la nota revoca della pubblicità garantita da Google Adesnse. Togliere le entrate pubblicitarie in modo arbitrario è l’equivalente delle sanzioni economiche che hanno negli ultimi decenni costituito una forma di guerra molto efficace:

https://youtu.be/tXOcUOD91gc

 

Da segnalare anche l’articolo di Alessandro Benigni su Ontologismi, anche lui colpito da ripetute censure su Facebook: “Come ti riducono ad essere uno schiavo? Raccontandoti che la libertà è gratis…” da cui riporto un passaggio. Dopo le sanzioni economiche c’è il blocco diretto, la rete è libera ma è come un’autostrada sulla quale si cammina solo se i padroni dei caselli ti fanno entrare. Nel caso di Benigni i caselli sono stati chiusi, sappiamo che potrebbero chiuderne sempre di più e senza alcuna giustificazione.

I media sono nelle mani di qualcuno, questi qualcuno sono soggetti in carne ed ossa, mica “Community“: proprietari di aziende, quotate in Borsa. Girano vagoni di soldi: credete davvero che importi a qualcuno stabilire delle regole insieme a noi?

Se avete l’illusione di potervi esprimere liberamente, sappiatelo: questa illusione è funzionale ad un guadagno, ad un’operazione commerciale. Quindi politica, quindi di potere.

Potere che viene esercitato contro di noi.

E’ bene ricordarlo.

Le regole, prima di tutto non si trovano: e poi sono imposte. Quindi non sono della “Community“: questo è quello che vogliono farci credere. Sono imposte. Da chi, astutamente, resta dietro le quinte dell’intero processo di formazione del pensiero e del consenso. Perché a questo, serve Facebook.

E un’analisi molto chiara viene anche dal sito di Berlicche il quale in “Ciò che libertà non è” ha da parte sua evidenziato ancora una volta i punti centrali della questione, il fatto che le sanzioni economiche e il blocco temporaneo di qualche sito sono solo degli assaggi di quello che potrebbe succedere:

Bene, abbiamo internet. Lo sapete qual è il guaio di internet? Che una fetta enorme di contenuti passa attraverso le mani di pochi. Pensateci un attimo: siete davvero convinti che chi ha il potere possa permettere che le chiavi dell’informazione siano fuori dal suo controllo? Se è solo una questione di soldi, che diamine, quelli per qualcuno non sono un problema. Per il resto, esistono i giudici.
I sistemi operativi, quelli che fanno funzionare il vostro computer, sono in mano ad un paio di persone. Cercate un sito, una notizia su internet? Anche qui è dominio di un paio di persone. Avete un account sui social? Chi credete che li possegga? Esatto, un paio di persone. In parecchi casi, le stesse persone.
Probabilmente, se non sei un addetto ai lavori, non ti rendi conto di quanto sia fragile la libertà della rete. Se questi potenti decidessero che quanto scrivi non deve più vedersi, allora ciao ninetta….

Perché ne parlo? Perché sta accadendo. Quel potere di cui dicevo si è accorto che le stava sparando troppo grosse, e molta gente non ci credeva più. Le persone avevano cominciato a rivolgersi ad altri canali, non controllati. Così sta correndo ai ripari. C’è una guerra civile in corso, e si combatte nell’informazione. O meglio nella disinformazione, che oggi ha raggiunto livelli parossistici proprio nei media ufficiali.
Un tempo c’erano i troll. Pensate fossero tutti solo dei cretini isolati con manie di protagonismo? Anime belle. Quello era il tempo della guerriglia, quando ancora questo campo di battaglia non era così importante. Ormai non bastano più. Adesso si usa l’artiglieria pesante.

Primo, convincere che in rete girano un sacco di balle. Secondo, che occorre fare qualcosa!

E quindi incaricare “qualcuno” di individuare ed eliminare chi propaga notizie false.

La guerra è quindi appena agli inizi e la sproporzione delle forze in campo è grande, ed ecco che stanno arrivando gli incaricati di individuare le fake news, come riporta i Corriere della Sera il Presidente della Camera (o Presidenta, o Presidentessa…? Boh…) Laura Boldrini ha selezionato quattro persone che potrebbero decidere del diritto all’esistenza o no di quello che diciamo: Paolo Attivissimo, Walter Quattrociocchi, David Puente e Michelangelo Coltelli. Nomi dei quali personalmente non mi fido, in particolare di tre su quattro, e posso anche spiegare perché, e non è escluso che lo faccia.

Ma non basta, il documento porterà le firme di supporto di nomi come Claudio Amendola, Gianni Morandi, Fiorello, Carlo Verdone… la cosa ha un senso, la loro verità è una fiction.

PS l’articolo sul Corriere annunciava che il 7 febbraio la Presidente/a Boldrini avrebbe diffuso il documento in questione:

E’ mezzanotte e il documento non è stato diffuso. Il Corriere ha divulgato una fake news, oppure lo ha fatto la Boldrini. Ecco subito un caso bollente su cui indagare per i segugi Paolo Attivissimo, Walter Quattrociocchi, David Puente e Michelangelo Coltelli.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

50 commenti

  1. Se ho capito bene i 4 attori(dotati di una cultura scientifica e classica senza limiti)dovrebbero tenere sotto controllo tutto quello che la plebaglia si permette di proferire verso le Massime Autorità Politiche attualmente al Potere.Cioè catalogare ogni “insulto” su Facebook,twitter e via dicendo.Mentre i 4 altissimi giornalisti sarebbero incaricati di valutare se le notizie (distinguendo tra quelle vere e quelle false)possono essere divulgate sul web.Mi ricorda molto gli anni prima del 1945.

  2. Cercare in qualunque modo di limitare la Libertà di parola,di manifestazione del pensiero è un gravissimo reato in un paese democratico.Perciò consiglierei a tutti la massima prudenza.
    Altro fatto sono gli insulti,verso chiunque,tramite facebook(attualmente frequentissimi)ecc. in specialmodo verso Autorità dello Stato.Sicuramente non accettabili.

  3. Palafreniere on

    Allora, secondo me questa è una cosa bellissima. Questi sono giorni pericolosamente belli. La proliferazione di informazione cosiddetta indipendente sul web è giunta a livelli parossistici negli ultimi due-tre anni, e questa cosa non può che spaventare. L’informazione è da tutte le parti, di qualsiasi fede o colore, non solo più alla radio, sugli schermi televisivi o i giornali di carta: oggi ci sono i social network, i blog, i vlog, i siti di approfondimento e via discorrendo. Diventa veramente difficile muoversi in questo marasma, districarsi fra questi rovi, e non inciampare o sbucciarsi il ginocchio. Credo che la paura sia normale. Io stesso ho paura: non posso mai abbassare la guardia, sempre concentrato. Eppure cado ancora. È un esercizio estremamente dispendioso, mantenere un certo equilibrio, tentare di pungolare costantamente il proprio modo di pensare, le proprie idee, con un certo grado di apertura verso l’altro, senza mai scivolare nel dogma ( e non parlo di dogmi cristiani). Di qui capisco il dubbio che prende qualcuno: ma abbiamo davvero tutti quanti il tempo l’energia mentale e la basi adatte a districarci in questo contesto? Secondo me, la risposta è no. Intendiamoci, imbonitori ciarlatani e saltimbanchi sono sempre esistiti e sempre esisteranno, però non hanno mai avuto un palco sul quale esibirsi prima d’ora, ora invece ce l’hanno. Capisco che la prima risposta delle istituzioni, quasi un riflesso condizionato, sia la repressione: vizio antico, direi atavico. Secondo me oggi questa strada non può più funzionare, non in questo contesto. E allora quali le alternative? Non sono l’uomo delle risposte, ma io personalmente, trovo che questo sarebbe il momento più favorevole alla nascita di un dialogo. Un’epoca in cui potrebbe svilupparsi un confronto, magari anche acceso, dove sia la ragione ad avere il prevalere sulle emozioni, dove invece che attaccare personalmente l’interlocutore lo si incalzi con la forza del ragionamento, dove si ascolta chi parla e si tenta di capirlo, magari anche per vedere se il suo ragionamento convince. Perché discorrere con chi la pensa diversamente è più divertente. Se veramente si è sicuri della giustezza delle proprie posizioni, delle proprie epistemologie, lo si dimostri, ci si spieghi. La repressione porta solo martiri, e se veramente questi sono dei saltimbanchi, stiamo freschi.

    • Palafreniere on

      Sull’intervento di Foa.
      Non è vero che sui giornali mainstream non si sia data voce a pensieri e parole contro-tendenza. Pasolini scriveva editoriali per il Corriere della Sera! Il Corriere della Sera ha pubblicato sulle sue pagine “Cos’è questo golpe? Io so”, per esempio. Gli Scritti corsari e le Lettere Luterane sono raccolte di articoli in gran parte pubblicati sul Corriere!
      Sul Corriere hanno scritto Montanelli, Sciascia, Parise e persino la Fallaci!
      A prescindre poi dal fatto che fossero editoriali o meno, l’opinione di certi personaggi non può che fare notizia, secondo me.
      E poi, a me sembra che ad esempio l’episodio della Crimea sia ascrivibile alla voce “imperialismo”, sicuramente non è l’unico Putin a giocare forte nel contesto geo-politico di oggi, questo è chiaro.
      Su Trump è vero, ancora deve fare qualcosa per meritarsi tutti gli insulti che gli arrivano, forse sarebbe il caso di aspettare almeno qualche anno per giudicare il mandato di un presidente. Non sono d’accordo invece sul fatto che le colpe del marito possano ricadere sulla moglie, Hillary Clinton potrà essere criticabile per mille altri motivi, ma non per gli scandali sessuali del marito. Infine, il referendum italiano. Non è vero che tutti i media tradizionali erano schierati per il sì, sicuramente non Libero non Il Giornale, non il Fatto Quotidiano, non La 7, non Rete 4.
      Sull’arroganza di certe frange dell’establishment sono invece d’accordo, mi piace anche la precisazione finale: ” l’Unione Europea nella sua espressione odierna” e non l’Europa tout court, anche se qui il discorso sarebbe ben lungo

      • Palafreniere on

        Ho visto ora il video di Byoblu.
        La cosa non mi piace per niente, io di per sé sarei contro ogni forma di censura, ma avrei potuto capire il fatto di togliere la monetizzazione a quei siti che divulgano coscientemente notizie false per fare click-bait,come si dice, o che simulano, chi nel nome chi nel logo, testate giornalistiche reali, ma poi basta.
        Qui nel calderone rischiano di finirci un po’ tutti: spesso non mi ritrovo con le idee di Byoblu, che talvolta usa titoli altisonanti e un po’ fuorvianti( ma fosse l’unico, lo fanno tutte le testate giornalistiche!), ma da qui a censurarlo ne passa.
        Potrebbe essere andata così quando Berlinguer diede l’appoggio esterno al governo Andreotti di solidarietà nazionale e al governo Andreotti IV ? E col pretesto dell’anti-terrorismo arrestarono molti attivisti qualunque?
        Fino all’ultimo non voglio credere nel complotto, per cui mi aspetto che piano piano si aggiusti il tiro di queste censure. Ad esempio non credo che la Boldrini abbia un coinvolgimento diretto in quel che è successo a Byoblu, così come non credo che la Clinton con una sola dichiarazione abbia dato il là all’Unione Europea e a Google per queste azioni, semplicemente le stavano preparando da tempo. Probabile che vi sia chi vorrà sfruttare l’occasione per silenziare nemici più o meno dichiarati, ma non credo che vi riuscirà. Ma soprattutto lo spero

        • Rispondo alle ultime righe: lei dice che Google & Co. la stavano preparando già da tempo; non mi sembra così balzana questa consoderazione, solo che mi sembra così strano che sia saltata fuori, così di punto in bianco, solo dopo la Brexit e l’elezione di Donald Trump.
          PS: spero che non ritenga gli elettori anglo sassoni così sprovveduti da aver votato, non tanto contro una certa politica nella quale non si riconosceva o più, ma solo per essersi fatto ingannare da bufale apparse sul web; perché questo è il messaggio che in questi mesi cercano di propinarci, proprio le stesse facce che stanno portando avanti la battaglia contro le post verità.

          • Palafreniere on

            No non lo credo, ha contato molto di più lo scricchiolio di un certo benessere che si dava oramai quasi per acquisito, una certa rabbia abbastanza giustificata nei confronti delle cosiddette elites e tanta tanta paura, che Farage e i suoi sono riusciti a cogliere al meglio. Sono convinto che se qualcuno dall’altra parte fosse riuscito a cogliere prima certi segnali di inquietudine montante il risultato sarebbe stato un altro. Ma tant’è

          • Infatti, è ciò che penso anche io…. ma due sere fa, quando risposi qua sopra, avevano appena mandato in onda un servizio sulla ‘post verità’ facendo intendere che gli inglesi votarono per la Brexit solo perché furono così boccaloni da cascare negli inganni di Farage.
            Nella mia testa si è fatta l’opinione che visti gli ultimi risultati a loro così sfavorevoli, stiano cercando dopo il 9 Novembre di correre ai ripari.
            #Fochi

  4. Enzo Pennetta on

    Ecco finalmente l’appello della Boldrini:
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    BastaBufale: appello per il diritto a una corretta informazione
    di Laura Boldrini Presidente della Camera dei deputati.

    Essere informati correttamente è un diritto. Essere disinformati è un pericolo.

    Ho deciso di lanciare questo appello perché ritengo che il web sia un importante strumento di conoscenza e democrazia. Ma spesso anche luogo di operazioni spregiudicate, facilitate dalla tendenza delle persone a prediligere informazioni che confermino le proprie idee. In rete sono nati fenomeni nuovi, come le fabbriche di bufale a scopo commerciale o di propaganda politica e certo giornalismo “acchiappaclick”, più interessato a incrementare il numero dei lettori anziché a curare l’attendibilità delle fonti.
    Le bufale creano confusione, seminano paure e odio e inquinano irrimediabilmente il dibattito.
    Le bufale non sono innocue goliardate. Le bufale possono provocare danni reali alle persone, come si è visto anche nel caso dei vaccini pediatrici, delle terapie mediche improvvisate o delle truffe online.
    Questo è il tempo della responsabilità. È necessario mobilitarsi, ciascuno di noi deve fare qualcosa per contrastare la disinformazione e contribuire a tutelare la libertà del web e la dignità di chi utilizza questo spazio che offre enormi opportunità culturali, relazionali ed economiche.
    .
    Non si tratta né di bavagli né di censure. Si tratta di reagire e affrontare un problema che ci riguarda tutti. Firmare questo appello significa fare la propria parte e dare il proprio contributo. Alcuni ambiti, poi, sono più esposti di altri e hanno una maggiore responsabilità: la scuola in primis, ma anche l’informazione, le imprese, i social network. A chi vi opera chiediamo uno sforzo aggiuntivo.
    Firma per dire NO alle bufale, SÌ alla corretta informazione
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    1. SCUOLA E UNIVERSITA’ La scuola e l’università, che sono il motore primo per creare gli anticorpi necessari a contrastare la disinformazione, devono farsi protagoniste di un’azione culturale che tenda a sviluppare l’uso consapevole di Internet. Insegnare a usare gli strumenti logici e informatici per distinguere tra fonti affidabili o meno dovrebbe essere una priorità del sistema educativo, nell’obiettivo di sviluppare senso critico e cultura della verifica.

    2. INFORMAZIONE In questo momento è di primaria importanza che i giornalisti e gli operatori dell’informazione aumentino lo sforzo del fact checking, del debunking – l’attività che consente di smascherare le bufale – e della verifica delle fonti. Così come gli editori dovrebbero, attraverso un investimento mirato, dotare le redazioni di un garante della qualità che sia facilmente accessibile ai cittadini, come già avviene in alcune testate.

    3. IMPRESE L’impegno passa anche per le aziende. Le loro inserzioni pubblicitarie non dovrebbero comparire su siti specializzati nella creazione e diffusione di false notizie, per non finanziare anche involontariamente la disinformazione e per non associare i propri prodotti a questi danni sociali.

    4. SOCIAL NETWORK In quest’ottica un ruolo cruciale lo possono svolgere i social network, che dovrebbero assumersi le loro responsabilità di media company e indirizzare le loro politiche verso una maggiore trasparenza. Per contrastare fake news e discorsi d’odio è essenziale incrementare la collaborazione con le istituzioni e le testate giornalistiche, così come un maggiore investimento in risorse umane e tecnologie adeguate a fronteggiare il problema.

    5. CULTURA, SPORT, SPETTACOLO Ai protagonisti del mondo della cultura, dello sport e dello spettacolo chiedo, in quanto personalità capaci di raggiungere un vasto numero di persone, di spendersi contro le false notizie e la diffusione dell’odio.

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    http://www.corriere.it/tecnologia/cyber-cultura/17_febbraio_08/bastabufale-appello-il-diritto-una-corretta-informazione-9913b6c4-edde-11e6-a862-71d7d0cd9644.shtml

    • Le campagne di odio,diffamazione,menzogna, sono presenti sia su Web sia a mezzo stampa.E una querela possono permettersela solo chi “ha gli avvocati”.Cioè i potenti e i ricchi come nell’ottocento e prima della vittoria della Resistenza.Complici i politici e le loro inutili prediche.Occorre che le leggi esistenti siano rispettate,fatte rispettare.

      • Dopo 70 anni chi è morto per la Giustizia e la Libertà è morto inutilmente,tradito dal buonismo di una falsa sinistra,dal compromesso con chi mai e poi intende abbandonare il potere, che detiene da secoli.Una certa Resistenza è servita solo a creare nuovi padroni,tradendo l’deale di autentico progresso(non solo al servizio di una parte politica.Guelfi o Ghibellini).

    • Ovviamente gli elettori inglesi e statunitensi sono così sprovveduti da aver votato in un certo modo, non perché evidentemente non si riconoscevano più in un certo sistema politico e volevano cambiarlo, ma unicamente perché così sprovveduti da essersi fatti ingannare da migliaia di bufale pubblicate sul Web.
      Almeno queste, da come mi sembra di aver compreso, sono queste le giustificazioni in base alle quali si vuol introdurre il Min(istero)Ver(ità).

      • C’è solo l’imbarazzo della scelta per chi dovrà essere il nuovo Ministro della Verità( MIN CUL POP ).4 attoroni che ad ogni intervento ufficiale faranno salire l’audience alle stelle.Comunque come i 44 milioni di italiani che scelsero il fascismo(con le buone o con le cattive) occorrerà adeguarsi al Potere che Avanza.

          • Banalissimo.La Signora Che non Possiamo Nominare perchè rischiamo una denuncia è attaccata ogni giorno(ho letto di attacchi veramente pesanti)sul Web.Dunque che fare per vendicarsi del popolino “ignorante”.Spingere una ultra maggioranza(autoelettasi)….”in difesa “dei poveri cittadini”….dalle bufale,dalle truffe etcetera etcetera”(parlo di Web) presentando una o più leggi(figuriamoci quanti giorni occorrerebbero per approvarla….)onde censurare tutti gli scritti(la tv è già monopolio del PartitoUnico,certo…non dei lavoratori….) che osassero,osano,oserebbero anche solo nominare il sacro nome o del Partito o degli Intoccabili loro rappresentanti(Dio li protegga!) o mancare di rispetto alle Istituzioni Sacre.Vietato nominare il loro nome….!!!!! Due piccioni con una fava.ps.Teniamo conto che anche la stampa ,nel 95% dei casi ,è già sotto il loro controllo.

          • Mentre esistono leggi validissime(es.permettere alla Polizia Postale di poter fare il loro lavoro,per esempio potenziandola con investimenti adeguati) che debbono essere fatte rispettare( senza quelle dementi depenalizzazioni).

          • Siamo in una dittatura “di burro”ma altrettanto dolorosa.Per cui non possiamo,già da adesso nominare i nomi degli Altissimi.Da vigliacco allora mi astengo pure io e chi capisce capisce.

          • Una dittatura dal volto decisamente molto più feroce, non riuscì certo ad impedire la circolazione dei vari Samizdat.
            Basta usare le necessarie accortezze.

          • Ci sono voluti 70 anni di samizdat!! Cavolo oggigiorno hanno abolito in certi casi l’ergastolo e noi dobbiamo aspettare tanto?Non si può mandare in galera questi ladri un pò prima?

          • Oddio, generalmente i tempi e le dinamiche della storia sono molto più lunghe della vita media di noi minuscoli esseri umani…..
            Credo che mi godrò un bello spettacolo, tra un turno e l’altro di spalatura di carbone nelle miniere di messer satanasso.
            #Fochi

          • theo idea formidabile.Che ci facciamo sotto un albero di mele tutto il giorno.Ci annoiamo.Mi offro anch’io,gratis,a spalare carbone nelle miniere di messer satanasso.Sai quanti politici,farabutti,bugiardi,parrucconi e(smetto di citare gli altri perchè hanno sempre il fucile puntato,anche su Cs,e non vorrei che si arrabbiassero e “chiamassero i loro avvocati”) potrò vedere sfilare verso le porte degli inferi.

          • Non riesco a comprendere la sua risposta….. comunque le do il mio punto di vista: io credo sia un segno di evidentissimo nervosismo; si stanno rendendo conto di perdere il consenso tra le masse popolari ma, come chiunque agisce accecato dall’ideologia, invece di domandarsi le motivazioni, si decide di serrare i ranghi, come d’altra parte è sempre successo nella storia.
            Ma ricordiamoci che il nervosismo è sempre causa di errori gravissimi, in chi deve prendere decisioni.
            Per quanto riguarda l’innominabile l’ho sempre considerata la quinta essenza della nullità; oltre ad essere un’azione decisamente idiota, ritengo il mio tempo molto più prezioso che sprecarlo prendendo di mira la sua pagina.

  5. E a proposito di “false notizie”perchè devo leggere soltanto sul sito ” Senza corruzione riparte il futuro” la notizia: “Il popolo Rumeno ha vinto………” propio su la rivolta di 250000-500000 rumeni contro la corruzione(in europa deteniamo il primato per corruzione !!!!???) di questi giorni ?

  6. Accolgo la importanza dell’articolo, e mi fermo su un particolare di apparente irrilevanza: “il Presidente della Camera (o Presidenta, o Presidentessa…? Boh…) Laura Boldrini”… scrive Pennetta.
    Perché mostrare, e diffondere, tanto disagio sul femminile dei nomi? In realtà il tema è serio, implica il riconoscimento di una reale presenza femminile nella società. Ora, si criticheranno eventualmente le posizioni di Boldrini, ma non si incespicherà sulla dizione dei titoli per insinuare l’inadeguatezza della persona.
    Nello specifico “presidente” è il participio presente di presiedere, che ha una unica desinenza per il maschile e il femminile, così come assente, presente, studente… Quindi il presidente e la presidente.
    Altrettanto vale per nomi come giudice e vigile, e manager dall’inglese (la giudice, la vigile, la manager), mentre l’uso ha ormai consolidato assessora, ferroviera, cancelliera…
    Altri titoli derivano da aggettivi che hanno già la desinenza femminile in latino, quindi si dirà la sindaca, la ministra, la architetta.
    In generale le indicazioni da seguire sarebbero: semplicità, naturalezza (cioè nessun imbarazzo), uso, storicità.

    • GIUSEPPE CACIOPPO on

      “il riconoscimento di una reale presenza femminile nella società…” si guardi intorno le sembra che manchi la presenza femminile nella nostra società? Se qualcosa manca semmai è la femminilità, ma questo è un altro discorso!

    • Scusami ma assessora, ferroviera e cancelliera sono brutti tanto quanto ministra e sindaca. Il fatto che tutti li usino non significa che siano corretti o belli a sentirsi.

      • Palafreniere on

        Ferroviera e cancelliera non sono sbagliati, né la ministra né la sindaca. Il fatto che tutti li usino non significa che siano belli, l’uso però, nella lingua, a lungo andare costituisce la norma, la regola. Non sono nomi di genere comune come chésso pianista, violinista, cantante, camionista, nei quali è l’articolo a definire il genere. Sono nomi mobili, dove è la desinenza a definire il genere, come dottore-dottoressa, scrittore-scrittrice, bambino-bambina

  7. Pingback: Fake news: siamo in guerra, nel senso pieno del termine

  8. Dario Minniti on

    Salve Dott. Pennetta, sono uno studente che ha rischiato, in passato, di utilizzare uno studio condotto da Walter Quattrociocchi come fonte. Tale ricerca aveva come oggetto proprio la disinformazione ed era stata pubblicata su un numero mensile di “Focus”. Lei può dirmi qualcosa circa l’attendibilità – scientifica, ma soprattutto etica – su di lui?
    Grazie in anticipo.

  9. Sorge spontanea la domanda: La libertà d’opinione esiste? È un genere di libertà di cui beneficia anche il cittadino che non va in TV o che non scrive scemenze sui giornali? No. I pensieri non sono liberi in genere, perché sono tutti imposti dalla propaganda. Tuttavia, se su Tizio e su Caio interviene la suggestione che non funziona, cioè, se su loro non funziona, sulle teste di Tizio e Caio interviene la legge, li ammanetta e li mette DENTRO, per ciò che dicono, certo, ma anche solo per ciò che pensano. Esiste infatti il reato di opinione, cioè, non il reato che segue la pubblicazione dell’opinione, no, basta solo la formulazione mentale della stessa. È vietato, per legge registrata e pubblicata, pensare alcune cose.

    In Italia, per esempio, la legge Mancino (L. 205/1993) introduce il reato d’opinione ma utilizza il termine “discriminazione”, perché queste stronzate devono sempre dare l’impressione di essere concepite a fin’ di bene.
    Poi c’è la “Carta di Nizza”, che ordina le stesse idiozie e usa di nuovo il termine “discriminazione” con le stesse finalità propagandistiche della legge Mancino.
    “La successiva proposta di decisione quadro del Consiglio d’Europa del 28 novembre 2001, chiarisce senza incertezze che la UE vuole la criminalizzazione del (testualmente) “CONVINCIMENTO” delle diversità eccetera (cito le parole dell’avvocato Alberto Costanzo, vedi pagina 13 del suo saggio sul MAE, che spiega meglio di come potrei fare io il problema). Vengono criminalizzate le idee e la loro manifestazione, viene criminalizzato il pensiero (non conforme, dice Costanzo, ma il pensiero conforme che pensiero è?)”

  10. Pingback: La guerra è cominciata – Cyrrus Minor

  11. @ Emanuela: la tua risposta, simmetrica a quella di Giuseppe Cacioppo, tu: sono nomi brutti; Giuseppe: le donne ci sono fin troppo, ma non sono quelle (davvero femminili) che io vorrei, ri-dicono quella mancanza di riconoscimento di cui scrivevo. Perché mai “sindaca” o “ferroviera” è brutto? Mah! E’ solo ancora un po’ insolito. Ma di sindache e di ferroviere ce n’è parecchie.
    @ Giuseppe direi che le donne sono femminili di default, magari non nel senso che tu desideri, ma se lo desiderano loro…
    Ripeto però che il femminile dei nomi è una questione quasi periferica… se non fosse che nei nomi si rivelano le cose, cioè il protagonismo femminile, segno di una libertà femminile tutta da comprendere e riconoscere.

    • Il fatto è che i benpensanti vivono di chiacchiere e per loro il linguaggio è tutto. Sicché, ad esempio, “negro” da innocuo sostantivo è diventato epiteto, però la condizione economica e sociale del “negro” è peggiorata assai proprio da quando lo si chiama rispettosamente “nero” (o, magari, diversamente bianco).

      • Palafreniere on

        Tutti viviamo di chiacchiere, non solo i benpensanti. Negro era un innocuo sostantivo ai tempi di Dante, quando indicava semplicemente il colore nero, gli stessi tempi in cui una persona di colore era detta “moro”.
        Da quando negro, in italiano, è utilizzato quasi come un calco dell’americano nigger ( o nigga), ha smesso di essere un innocuo sostantivo ed è diventato epiteto.
        Non credo che si possano generalizzare le condizioni economiche e sociali di tutti i neri del mondo come fa lei nelle ultime righe.

        • Di chiacchiere vivrà lei, tanto per cominciare, visto che io il pane me lo guadagno in altro modo. Inoltre ricordo che “negro” è rimasto un innocuo sostantivo almeno fin quando la Nannini cantava “io non ho un’anima da negro” e la Nannini, che non mi pare adepta o simpatizzante del KKK, non è coeva di Dante, ma solo, in qualche misura, conterranea. Raccontiamoci le novelle della buonanotte quanto ci pare, ma “negro” non era un’offesa e non aveva proprio niente a che fare con il “nigger” degli americani schiavisti almeno fino agli anni ’90 del secolo scorso. Poi, la globalizzazione del cretinismo radical chic ne ha fatto un’offesa col brillante risultato che i nostri figli, al contrario di noi, non si devono spremere le meningi più di tanto quando vogliono insultare un tizio di colore.

          • Palafreniere on

            Sì io vivo di chiacchiere, lei invece si guadagna il pane.
            Comunque riconosce anche lei che oggi il termine negro ha a che fare con l’americano “nigger” e che è utilizzato spesso e volentieri a scopo offensivo? A differenza di lei non saprei dire il motivo di questo cambiamento, che però c’è stato. Non saprei nemmeno dire se la situazione rimarrà sempre questa o se un giorno “negro” tornerà ad essere un sostantivo innocuo, come vorrebbe lei. A meno che non lo conosce e non siate in confidenza ( e anche qui comunque potrebbe rivelarsi offensivo), trovo difficile che si riesca a dare del “negro” ad un nero senza che costui si offenda. Comunque visto quanto ultimamente negro stia rimontando nell’uso corrente non escludo che possa nuovamente sghettizzarsi, come termine. Nell’inglese americano, come lei sa, il prestito dallo spagnolo “negro” viene utilizzato dagli stessi neri, Martin Luther King lo usa ad esempio nel suo discorso I Have a Dream, utilizzano lo stesso termine nigga come espressione gergale , ma non è il caso che sia un bianco a dare del”nigga” a un nero. L’America non è l’Italia, ma sviluppi simili volendo possono vedersi anche qui da noi.
            P.s io non ho figli

          • Io posso riconoscere che oggi, grazie all’imbecillità intrinseca del politicamente corretto, “negro” è diventato anche un insulto (non del tutto, però, visto che il significato originario sopravvive nei dizionari), ma il legame con “nigger” sta solo nella testa bacata di chi cala le brache persino della lingua italiana per racimolare qualche voto, visto che, salvo prova del contrario, il Italia si diceva “negro” da prima che l’america venisse scoperta.

          • Palafreniere on

            Non capisco chi siano questi individui che lei reputa in grado di dirigere il corso dell’evoluzione di una lingua. Se è vero che negro esisteva prima anche in italiano, è anche vero, e secondo me difficile da negare, che ha assunto poi una sfumatura di disprezzo, molto vicino al significato di “nigga”, Oggi difatti il senso di negro sta più nell’insulto come “nigga” che nella definizione di un colore. Che poi la lingua italiana racimoli prestiti calchi e significati nuovi dalle altre lingue è normale,è sempre stato così e sempre lo sarà, nessun “piano” per racimolare qualche voto

          • Insomma lei non capisce chi siano i corifei del politicamente corretto applicato a sproposito in Italia (Paese di tradizione cattolica che venera parecchi santi “negri”), e ce ne dà conto in calce a un articolo in cui si parla della Signora Presidenta Boldrina e del suo indefesso impegno per una neo-lingua finalmente depurata da razzismo piuttostoché xenofobia piuttostoché sessismo piuttostoché ecc.

          • Palafreniere on

            Perché lei crede che il “politicamente corretto applicato a sproposito in Italia” nasca con la Boldrini? Che sia una sua invenzione? Crede poi che per non cadere nel “politicamente corretto applicato a sproposito in Italia” si debba chiamare i neri negri ad esempio? Perchè allora qualche mesaggio più in su al di fuori del virgolettato si è limitato a dire “un tizio di colore”?

          • GIUSEPPE CACIOPPO on

            Il politicamente corretto non è altro che il conformismo della nostra epoca, negli anni trenta erano tutti con il braccio destro alzato, non erano né migliori né peggiori dei conformisti di oggi. Fiutano l’ aria e si convincono che il giusto passa attraverso la corrente. I progressisti di oggi, sessanta anni fa avrebbero gridato in coro convinti e tetragoni ” Eia eia alala’!

    • GIUSEPPE CACIOPPO on

      No francamente Boldrini, Camusso, Fedeli non sono esattamente il mio ideale femminile, chiedo, per la mia pochezza, umilmente venia !

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