Venerdì 13 ottobre: studenti scioperate!

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La trasmissione di Crozza è stata l’unica a svolgere un servizio di informazione sullo sciopero studentesco del 13 ottobre 2017.

 

Lo sciopero di domani degli studenti è l’ultima possibilità per contrastare l’ingiusto obbligo all’alternanza detta scuola-lavoro ma scuola-sfruttamento/ignoranza di fatto, per dimostrare che le nuove generazioni possono ancora lottare.

Nessun giornale a parte il Manifesto ha dato pubblicità all’iniziativa dello sciopero degli studenti contro l’obbligo al lavoro non pagato che sottrae tempo alla formazione culturale degli studenti. Ma neanche il Manifesto si spinge a condannare l’idea stessa dell’alternanza scuola lavoro ma solo il modo in cui essa viene realizzata:

Per gli studenti l’alternanza è un’educazione alla precarietà: “La impariamo a partire dal terzo anno di scuola superiore con le 200 ore obbligatorie di alternanza per i licei e le 400 ore per gli istituti tecnici e professionali – spiegano – La impariamo a partire dalla divisione delle ore tra licei ed istituti che classifica ingiustamente gli indirizzi di studi; la impariamo dall’assenza di tutele e di uno statuto dei diritti che garantisca qualità e gratuità dei percorsi di alternanza che intraprendiamo”.

Dopo una giusta denuncia dell’educazione alla precarietà il problema sembra diventare la (giusta) differenziazione tra istituti tecnici e licei e la mancanza di controlli di qualità dei percorsi, come dire “sfruttamento sì, ma di qualità…”.

Peccato, il Manifesto ha avuto l’occasione di dire qualcosa di sinistra ma l’ha mancata.

Resta a questo punto solo la trasmissione di Crozza sul canale Nove come esempio di impegno contro un provvedimento che da salvare non ha proprio nulla, per chi la volesse vedere in streaming questo è il link.

Per chi invece vuol vedere un promo della McDonald’s sul tempo sottratto (obbligatoriamente) allo studio può rabbrividire con il seguente video:

 

Ed ecco una pagina tratta dal manuale della stessa McDonald’s sulle mansioni degli studenti:

Lavori non retribuiti che dovrebbero fornire delle “soft skills” o “competenze trasversali”, il nuovo sfruttamento ama molto i termini in inglese, per chi invece preferisce usare l’idioma italiano si tratta di “sfruttamento del lavoro minorile”.

Se fossi uno studente scenderei in piazza, non andrei a scuola e cercherei di convincere gli altri a non andarci, la ribellione contro il leviatano neoliberista riguarda soprattutto il loro presente e il loro futuro, la vittoria è possibile ma non senza metterci la faccia e senza rischiare qualcosa.

 

 

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

23 commenti

  1. gianfranco56 on

    Calma signori, calma..la novità scuola-lavoro del Ministro Fedeli, non ha nulla a che fare con l’istruzione e, nemmeno con il lavoro. Magari fosse così. Questa – chiamiamola boiata – spero che mi passiate il termine – è stata congegnata molto più semplicemente per far fronte alla mancanza di manovalanza alle Feste del PD. Come ha di recente scoperto il FQ. Siccome le Feste culinarie del partito democratico ormai vanno semi deserte,mancano braccia per cuocere gli agnolotti. Tutto quì. Ecco il riferimento all’articolo : http://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/ce-la-fedeli-alla-festa-pd-gli-studenti-lavorano-gratis-in-cambio-di-crediti/

  2. Paolo da Genova on

    Egr. prof. Pennetta,

    Per una volta non sono d’accordo con lei. Nella ditta dove lavoro mi è capitato di essere tutor di ragazzi/e in alternanza scuola/lavoro, o comunque di seguirli/e nelle loro mansioni. Non sono assolutamente d’accordo che si tratti di sfruttamento, anzi, a posteriori mi dispiace non aver avuto la possibilità di farlo pure io. Far lavorare per un mese gli studenti in una vera azienda mi pare una salutare iniezione di realismo, in un’epoca in cui quasi tutto è virtuale. E a parte che credo di essere l’unico italiano di 40 anni, senza figli, a osare dire che gli piace mangiare al Mc Donald, penso che un mese di lavoro al Mc Donald (sicuramente c’è di meglio, ma non si tratta di lavoro in miniera) sia una benedizione, se serve a togliere qualche grillo dalla testa e a far capire che non si vive di voli pindarici, ma di duro lavoro. E quanto al tempo sottratto allo studio basterebbe, molto ipoteticamente, spegnere un’ora al giorno lo smartphone.

    • Non è questo il vero problema, il lavoro di per sè stesso è una cosa positiva ma così come è impostato assolutamente non lo è, mi spiego:
      La scuola dovrebbe preparare gli studenti culturalmente per stimolare la loro curiosità, il loro senso critico, la loro autonomia di pensiero, tutte cose che serviranno a costruire in seguito la “costruzone professionale” che sceglieranno. Purtroppo questa scuola non ha più questi intenti ma quello di preparare pura manovalanza e la sempre più bassa qualità della media (ovviamente le eccellenze esistono ancora ma sono le eccezzioni e non la norma) dei professionisti (medici sempre più ridotti a passacarte e a invasati dei protocolli, avvocati specializzati in rinvii e conciliazioni secondo schemi standard, ingegneri che non sanno la differenza fra energia e potenza, artigiani che conoscono solo i prodotti di una data azienda e sanno solo sostituire pezzi lo dimostrano ampiamente. In generale giovani che non sanno leggere e che non capiscono ciò che leggono, cosa gravissima per i licei ma grave anche per le scuole tecniche e professionali.
      Non credo che questa deriva sia un caso ma piuttosto che sia voluta perchè funzionale ad un certo tipo di mercato del lavoro a sua volta funzionale ad un certo tipo di economia e della struttura sociale che questa auspica; in estrema sintesi: padroni e schiavi.
      L’alternanza scuola lavoro sottrae ore allo studio di materie basilari necessarie a chi prosegue con gli studi per affrontare le materie con cognizione e per chi preferisce il lavoro manuale per capire cosa e perchè fa certe cose.
      Non è compito della scuola prepaprare camerieri per Mc Donalds’ ne’ esperti in fotocopiature per gli studi legali, ne’ passa-attrezzi alle ditte artigiane (nel migliore dei casi) o personale di pulizia e riordino magazzino nel peggiore dei casi.
      Non servono 5 anni di matematica, fisica, chimica, biologia, storia, filosofia, italiano, lingua straniera, greco, latino e quant’altro per preparare un cameriere da fast food, come non servono 5 anni di elettrotecnica, sistemi, impianti, matematica, fisica, chimica, macchine, per preparare una persona che passerà la vita a tagliare e crimpare cavi. Anzi direi che niente di puiù inefficiente poteva essere escogitato.
      Per fare i lavoretti che fanno gli studenti in alternanza, nella maggioranza dei casi, basta un corso di 12 ore e 12 ore di affiancamento con uno che fa già questo lavoro, non 5 anni di prese per i fondelli (13 se contiamo anche elementari e medie) senza possibilità praticamente di bocciare (solo chi manda il preside a farsi f******e in pubblico ormai viene bocciato o chi non raggiunge il numero di ore legali di presenza).
      Diverso sarebbe se
      1) l’avvicinamento al lavoro avvenisse nelle ore extra-scolastiche (in Italia si fanno troppe ore di lezione, per troppi giorni e per troppi mesi, checchè se ne dica) potrebbero essere drasticamente ridotte e razionalizzate con miglior profitto.
      2) L’avvicinamento al lavoro avvenisse solo per coloro che dimostrano con il loro profitto di essere veramente interessati al proprio acculturamento e agli sbocchi futuri. Potrebbe quindi e diventare, in questo caso un arricchimento e magari anche uno stimolo a studiare di più e sopratutto meglio per molti.
      3) L’avvicinamento al lavoro avvenisse in maniera omogenea (lavori attinenti con il percorso di studio) e in coordinazione con gli insegnanti.
      4) L’avvicinamento al lavoro fosse volontario, non è saggio obbligare uno che ha deciso di studiare Medievalistica a spazzare l’ufficio del capo, fare fotocopie e smistare le telefonate; lasciategli quel tempo per leggere dei libri che lo soddisferanno assai meglio e gli saranno più utili.
      5) L’avvicinamento al lavoro fosse retribuito, non è un bel messaggio quello che passa con questa c****a e cioè che il lavoro è una grazia ricevuta e che deve trovare soddisfazione in sè stesso e che il datore è onnipotente e il lavoratore deve rinunciare a tutto, retribuzione compresa, e magari anche ringraziare.

      No, così non va, ripeto, fatte salvo le eccezioni che esistono quando si incontrano tre buone volontà, quella dello studente, quella degli insegnanti e quella dei datori di lavoro ma che essendo appunto eccezioni non possiamo prendere come norma.

      Non sono contrario in linea di principio al lavoro degli studenti, ma non così, non in alternanza ma come possibilità extra per chi lo voglia fare e a condizioni ben precise.

      Purtroppo la scuola “alla buona” non è altro che uno scimmiottamento dei
      sistemi anglosassoni, che già hanno un bel carico di pecche di loro ma almeno hanno il pregio dell’originalità, la “scuola alla buona” ne è solo la brutta copia, incoerente, insussistente e deleteria.

      • Paolo da Genova on

        Egr. sig. Valentino,
        In punta di diritto lei ha ragione, ma quanto ho scritto io non voleva essere un ragionamento elevato, bensì la semplice constatazione di un impiegato tecnico, sposato, senza figli, classe media. Penso che i nostri giovani abbiano bisogno di tutto, ma non di essere incoraggiati a scioperare (essendo peraltro arci-noto che a scuola sciopero = vacanza), rivendicando ennesimi supposti loro diritti. Tutti parlano di diritti, nessuno parla di doveri, poi ci si lamenta pure che i giovani crescano come bamboccioni, quando è il minimo che possa capitare, la semplice conseguenza logica delle premesse. Credo pertanto che tutto quanto possa far capire ai giovani che la vita va presa sul serio e che non è un gioco (ma se anche lo fosse ogni gioco ha le sue regole), faccia bene ai giovani, pur con tutti i limiti che ogni iniziativa umanamente ha. Poi capisco l’obiezione del prof. Pennetta, ho molti amici professori di scuola e, in base a questa conoscenza, stimo la categoria degli insegnanti la professione più frustrante in Italia. In nessun altra categoria, quando ci si incontra, anche fra sconosciuti, si parla subito di lavoro, ma non di insegnamento, bensì di graduatorie, trasferimenti, circolari, assemblee. Il mio vuole essere un punto di vista esterno alla scuola, a livello pratico, di persona non emotivamente coinvolta.

    • Voce nel deserto on

      Lei di realismo ne sa davvero poco… la sua azienda non è il mondo del lavoro… ne tanto meno rappresenta cosa c’è realmente dietro a queste politiche…

      • Paolo da Genova on

        Per carità, non voglio fare polemiche, non conosco e non voglio difendere il Governo che ha inventato l’alternanza scuola-lavoro, ma credo pure che non si possa vedere dietro ogni modifica un attentato a qualche nostro diritto o qualche complotto internazionale. E lo dico io, che con mia moglie sono andato ai Family Day 2015 e 2016, e ci tornerei domani. A leggere l’articolo sembra che per i futuri diplomati debba considerarsi avvilente lavorare da cameriere al Mc Donald. Bene, mia moglie, diplomata, si è trovata persino a lavare i gabinetti della stazione, e non ha battuto ciglio, anzi, era contenta di poter lavorare, e anche io ero contento. Con questo non voglio dire che un diplomato debba ambire a lavare i gabinetti in stazione, ma che gli fa bene imparare che non può escludere di doverlo fare. Imparerà l’umiltà, la dignità del lavoro, che vale per come lo fai, non per quanto ti pagano (uno spazzino laborioso ha dignità, un finanziere disonesto non ce l’ha). E queste cose non si imparano a scuola sui libri di testo, le insegna il lavoro e la vita.

        • Scusa, ma tu come lo chiami quando una persona è COSTRETTA a lavorare SENZA essere retribuita?
          Un sacco di diplomati e laureati hanno lavato i gabinetti e fatto il cameriere, ma qui mi pare che le cose siano un tantinello diverse. Inoltre, da che mondo è mondo, a scuola ci si va per imparare le materie scolastiche, non un mestiere. Se vuoi imparare un mestiere ci sono i tirocini, che IN TEORIA dovrebbero essere retribuiti e soprattutto vanno fatti nell’area di tua competenza.

          • Paolo da Genova on

            Nell’apprendistato di una volta, quando i nostri genitori erano bambini, lavorare senza essere pagati era la regola, la “retribuzione” era imparare il mestiere. In tempi più recenti, qual’era la retribuzione di chi faceva il servizio militare o civile, che prendeva 10-12 mesi? Se c’era, era simbolica. A scuola si va sicuramente per imparare le materie scolastiche, e ci mancherebbe, ma pure per imparare a vivere insieme. E mi fa paura una società che, a un giovane a cui si chiede di lavorare non retribuito per un mese, in qualsivoglia mansione, è capace solo di dire “Sciopera! Ribellati! Fai valere i tuoi diritti!”, anziché “Lavora! Sii umile! Fai tesoro dell’esperienza!”. Sono stanco di rispondere, mi pare incredibile che non si capisca cosa voglio dire, una discussione di questo tipo me la sarei aspettata su un sito tipo “Repubblica”, non su “Critica Scientifica”.

          • L’apprendistato che facevano i nostri nonni era appunto per imparare un mestiere. Volevi diventare sarto? Facevi apprendistato presso un sarto, che t’insegnava i segreti del mestiere e magari poi ti lasciava pure la sartoria. Qui quale mestiere impari? In tempi più recenti, quando mia madre e mia sorella frequentarono le magistrali, fecero tirocinio nelle scuole, ovviamente non retribuito. Vuoi fare la maestra? Fai tirocinio in una scuola. A che serve invece fare il cameriere da McDonald se da grande vuoi fare un’altra cosa? E poi, come dice Valentino qui sotto, non è compito della scuola. Adesso si pretende che la scuola insegni tutto, persino l’umiltà e fare il tesoro delle esperienze. L’hanno praticamente distrutta, hanno tolto tutte le materie più importanti, però cavolo, impari l’umiltà. Vuoi mettere? E comunque da quello che ho capito a questi ragazzi non è che lo si “chiede”: sono obbligati a farlo.

          • Voce nel deserto on

            Si capisce si capisce, ma si cerca anche di farle capire che lei non si rende conto di sta succedendo.
            Ha una visione ottimistica della vita perchè non ha capito cosa sta succedendo…

          • Voce nel deserto on

            E giusto per chiarire: lei ha perfettamente ragione sul fatto che QUESTA gioventù (la peggiore di sempre) debba imparare l’umiltà, ma di certo non interrompendo lo studio…
            Se mai studiando con un erasmus in Siberia, con trenta sottozero, sandali di legno e camice di lino a spalare neve con il cucchiaino tra una lezione e l’altra…
            Come vede la capisco anche troppo bene.
            Altro che MerdDonald…

        • Voce nel deserto on

          credo pure che non si possa vedere dietro ogni modifica un attentato a qualche nostro diritto o qualche complotto internazionale
          Perchè le mancano gli occhiali giusti.
          Brutta besta il miopismo.

          mia moglie, diplomata, si è trovata persino a lavare i gabinetti in stazione, e non ha battuto ciglio
          Male, dovrebbe incazzarsi come una bestia e anche lei.
          Se capiste che ci tengono a stecchetto scientificamente allora esigereste, com’è giusto, una vita di alti standard perchè capireste che non è mission-impossible, è una realtá possibilissima…

          Ad essere sempre chini e servili non lo insegnano SOLO a scuola, lo insegnano ANCHE lì…

    • Enzo Pennetta on

      Caro Paolo,
      da insegnante testimonio che l’alternanza scuola-lavoro di fatto sottrae tempo allo studio, al di là delle intenzioni alle quali evito in questa sede un processo, si tratta di un sabotaggio dell”attività scolastica. Siamo noi dicenti a dire no a quest’idea partorita da chi non ha mai messo piede in un’aula scolastica (neanche da studente viene da pensare), siamo noi a dire che mette i bastoni tra le ruote al nostro lavoro.
      Se per gli istituti tecnici alternarsi con un’esperienza lavorativa poteva avere anche un senso non esiste per i licei un senso a questa pratica.
      Cosa deve essere la scuola e cosa vuole chi la vuole “modernizzare” l’aveva detto chiaramente Gramsci nel Quaderni dal carcere:

    • Enzo Pennetta on

      Caro Paolo,
      da insegnante testimonio che l’alternanza scuola-lavoro di fatto sottrae tempo allo studio, al di là delle intenzioni, alle quali evito in questa sede un processo, si tratta di un sabotaggio dell”attività scolastica. Siamo noi dicenti a dire no a quest’idea partorita da chi non ha mai messo piede in un’aula scolastica (neanche da studente viene da pensare), siamo noi a dire che mette i bastoni tra le ruote al nostro lavoro.
      Se per gli istituti tecnici alternarsi con un’esperienza lavorativa poteva avere anche un senso non esiste per i licei un senso a questa pratica.
      Cosa deve essere la scuola e cosa vuole chi intende “modernizzarla” l’aveva detto chiaramente Gramsci nel Quaderni dal carcere: https://uploads.disquscdn.com/images/618b776a9db444c05933a81f0b98ac129b7a4014cc40ba7417481eb87f1ed666.jpg

  3. Clandestini a basso costo e studenti a zero stipendio… Solo io vedo un pattern in queste “novità”? Ci vogliono rendere la Cina d’Europa!

    • Voce nel deserto on

      Siamo “complottisti” Calcas.
      Lo fanno per i bene dei giovani… Per aiutarli a scegliere come farsi schiaviz… ah no… il migliore sbocco lavorativo…
      -.-

  4. Paolo da Genova on

    Mi sembra comunque che l’articolo abbia generato una bella discussione. In ogni caso, le immagini di stasera al telegiornale dello sciopero degli studenti mi hanno confermato nella mia opinione. E mi hanno anche consolato dal dispiacere di non avere figli, perché soffrirei molto a sapere mio figlio intruppato in un simile corteo, a sentirlo ripetere, nel caso migliore, slogan sempre uguali da 50 anni o, nel caso peggiore, a vederlo coinvolto in tafferugli. Basta così, saluti a tutti i commentatori.

    • Enzo Pennetta on

      Caro Paolo, io invece soffrirei a non vedere i miei figli schierati con i contestatori.
      Chi ha scioperato non lo ha fatto per fare un giorno di vacanza, si fermi a parlare con gli studenti e vedrà quanto sia negativa tutta questa faccenda della scuola lavoro.
      Io i figli ce li ho, l’ultima è ancora al liceo, e sono fiero di lei che da studentessa sostiene le mie stesse posizioni che non sono ripetizioni di vecchi slogan.
      Poi è chiaro che in ogni movimento c’è chi sbaglia e non sto a discutere di questo, quello che vedo è che finalmente le giovani generazioni danno segni di vita e questo è per me motivo di speranza.

  5. Fabio Vomiero on

    Il tema mi interessa particolarmente, visto che, avendo un figlio in terza liceo scientifico, si inizierà proprio quest’anno. Devo dire che inizialmente questa storia dell’alternanza scuola-lavoro, soprattutto applicata a un liceo, mi ha trovato spontaneamente contrario, poi però, una volta capito che non ci sono regole fisse e che ogni istituto può cercare di gestirla con una certa autonomia, la cosa ora non mi appare più poi così tanto male. Sia chiaro, concordo che le ore da destinare sono decisamente troppe, però riporto quanto pianificato per esempio dal nostro istituto. Terzo anno 65 ore, tutte destinate a conferenze di formazione sicurezza, corsi di marketing e organizzazione aziendale, incontri con realtà aziendali del nostro territorio e infine scelta di uno o più settori nei quali si intenderebbe trascorrere le ore di “lavoro”. Quarto anno 120 ore, queste sì, di frequentazione aziendale, ma si è chiarito di tipo prettamente “osservativo”, sostanzialmente si affiancherà una o più figure professionali con l’intento di indurre nel ragazzo la consapevolezza se quel tipo di figura potrà o meno rientrare nei suoi progetti di sbocco professionale. Quinto anno 15 ore di conferenze. Quindi un invito a riflettere sempre a 360 gradi, anche su quanto detto, con equilibrio, da Paolo da Genova. Non mi sembra assolutamente né una forma di sfruttamento, né una privazione di tempo per la cultura generale. D’altra parte non dobbiamo dimenticare che i nostri ragazzi, al di là dei nostri retorici romanticismi di genitori-nonni, dovranno comunque affrontare un mercato del lavoro indubbiamente competitivo e che richiede determinate competenze non solo tecniche, ma anche di gestione dei rapporti interpersonali e di abilità nell’adattamento pronto e strategico a situazioni anche difficili.

    • Voce nel deserto on

      Ecco adattiamoci… Chini supini servili e belanti come sempre per non cambiare mai niente perchè tutto è inevitabile…
      Signore manda la WW3 ti prego…

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