Il DNA spazzatura non esiste, le pubblicazioni spazzatura sì.

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Sono passati pochi giorni dalla denuncia di The Economist sulle pubblicazioni scientifiche che non soddisfano i requisiti di scientificità.

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Verifichiamo in tempo reale due casi di pubblicazioni pseudoscientifiche.

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E’ vero che le pubblicazioni sulle peer review sono spesso insoddisfacenti dal punto di vista scientifico come denunciato dall’Economist? Una prima verifica si può fare subito aprendo i siti che riportano articoli sulle più recenti pubblicazioni e vedere se qualcuna di quelle degli ultimi giorni è un esempio di pseudoscienza e se, in caso affermativo, tali episodi sono stati segnalati dalla stampa scientifica.

Due sono i casi che attirano maggiormente l’attenzione tra quelli pubblicati, uno lo abbiamo visto su Current Biology e ripreso su Le Scienze del 31 ottobre scorso “Il cane amichevole? Scodinzola verso destra“, il secondo è stato invece pubblicato su PNAS, riportato su Oggiscienza e ha infine meritato anche l’attenzione di Pikaia, con il titolo “L’antica lotta tra primati e serpenti“.

Lo studio sullo scodinzolio verso destra della coda del cane (tutto italiano) è stato ripreso su Le Scienze senza che nell’articolo ci fosse alcun tentativo di analisi della effettiva valenza scientifica, come sempre si è solo riportato quanto affermato nell’articolo mostrando un mondo scientifico chiuso in una forma di sacralità autoreferenziale nella quale nessuno si permette di “passare ai raggi X” quello che viene pubblicato, soprattutto su certe testate e da certi nomi affermati.

Cosa avrebbero dunque scoperto gli studiosi delle neuroscienze? Ecco quanto afferma Le Scienze:

Un cane interpreta le intenzioni di un altro cane osservando da che parte scodinzola: un movimento della coda verso sinistra denota aggressività, verso destra indica invece intenzioni amichevoli.  

L’ipotesi degli autori – un gruppo italiano guidato da Giorgio Vallortigara – è che non si tratti di messaggi intenzionali ma di un effetto secondario dell’attivazione asimmetrica degli emisferi cerebrali 

Viene proposta un’ipotesi, nulla di dimostrato dunque sul fatto che lo scodinzolio asimmetrico sia conseguenza dell’asimmetria degli emisferi cerebrali. Forse il fatto che esistano persone destre e mancine avrebbe dovuto suggerire riflessioni ancor più interessanti, lo studio in questione in definitiva come scoperta dell’acqua calda non è male.

L’articolo è corredato anche da un filmato:

Ed ecco poi le conclusioni:

“L’asimmetria può avere una valenza comunicativa: a seconda che avvenga maggiormente verso destra o verso sinistra può rappresentare un’attitudine benevola o malevola di un cane verso un altro cane”, spiega Vallortigara.

Non che il cane stia intenzionalmente comunicando con un suo conspecifico tramite la coda: forse quel che accade è che i segnali di scodinzolio che compaiono nel campo visivo sinistro (elaborati dall’emisfero destro) sono notati maggiormente e fanno capire subito all’osservatore l’attitudine amichevole del conspecifico”.

 

Alla fine dello studio vengono proposti  solo “può” e “forse”, a cui fanno seguito una serie di considerazioni davvero difficili da provare sul fatto che quello che accade nel campo visivo sinistro sia notato maggiormente rispetto a quello che accade nell’altra metà del campo visivo. Una scoperta che potrebbe essere di grande importanza se applicata alla circolazione stradale, se infatti quello che avviene nel campo visivo sinistro è notato maggiormente la circolazione stradale inglese tutelerebbe di più i pedoni e quella continentale i passeggeri degli altri veicoli. Questo dovrebbe avere un riscontro nelle statistiche e nelle tariffe delle compagnie assicuratrici, ma è invece probabile che questa sia solo una illazione, comunque niente di scientifico.

E così, mentre Current Biology e Le Scienze si chinano proni alla scoperta sullo scodinzolio, l’unica inaspettata critica a questo studio è venuta solo dal sito dell’ocasapiens con la quale per una volta si deve convenire:

Al bar sotto casa, la ricerca di Giorgio Vallortigara et al. uscita su Current Biology continua ad appassionare.

A maggioranza, gli avventori con cane sapevano già che muove la coda di più verso destra se felice e verso sinistra se ansioso e che, a differenza di certi padroni, gli altri cani capiscono l’emozione così espressa e la condividono. Perché sono sensibili. Empatici, altro che bestie. Ah sì, molto più degli esseri umani. La conversazione sta per derivare, ma la signora dei due bassotti vorrebbe capire perché, nell’esperimento, ai cani che guardano le immagini una coda dritta e ferma fa lo stesso effetto di una mossa verso destra.

 

Il bar sotto casa è il posto indicato per una discussione sullo studio in questione, su questo siamo d’accordo, peccato che non se ne siano accorti su Current Bilogy e su Le Scienze.

 Il secondo studio è quello pubblicato su PNAS e che tanto entusiasmo deve aver sollevato per essere riportato su Oggiscienza e ripreso da Pikaia. La scoperta sarebbe nientemeno che:

 È grazie alla minaccia dei serpenti che i nostri antenati hanno evoluto capacità di visione così sofisticate: lo spiega un nuovo studio pubblicato su Pnas.

 Davvero incredibile, l’alta qualità della visione nei primati sarebbe dovuta alla vista dei serpenti e non alle necessità di valutare le distanze per ottenere una buona capacità di muoversi e di avere una buona presa garantita dalla visione binoculare.

 

Niente di tutto questo, la vista si sarebbe sviluppata per vedere i serpenti, come spiegato su Oggiscienza:

I ricercatori hanno infatti scoperto che nel cervello dei macachi Rhesus ci sono dei neuroni che rispondono specificamente alla visione dei serpenti, o a immagini che li raffigurano, anche se i primati non ne hanno mai visti prima.

Queste cellule nervose serpente-sensibili, inoltre, sono molto più numerose e vantano una risposta più potente e rapida rispetto ad altre che si attivano di fronte a volti o zampe di altri macachi, oppure a immagini di forme geometriche. E questo è proprio l’opposto di quanto verrebbe spontaneo pensare, poiché data la nomea di animali sociali dei primati, gli scienziati si sarebbero aspettati un riconoscimento veloce prima di tutto nei confronti dei loro simili.

 

Insomma nel cervello dei macachi ci sono cellule che rispondono solo alla vista dei serpenti e che lo fanno più rapidamente che quando reagiscono alla vista di altri macachi o di forme geometriche. Niente di strano viene da pensare, è normale che si allarmino alla vista dei serpenti! Possiamo fare un esperimento con gli amici, vediamo se facendo trovare a sorpresa in casa  di un nostro amico un serpente o una persona la reazione più veloce e intensa ce l’ha col serpente? E cosa diremmo se il nostro amico si allarmasse maggiormente per un quadrato o un cubo piuttosto che per un cobra?

L’articolo si conclude così:

In altre precedenti ricerche, gli scienziati avevano già osservato le reazioni dei primati alla vista dei serpenti: in questo caso, tuttavia, i macachi Rhesus erano stati cresciuti in un ambiente controllato e non erano mai venuti a contatto con dei serpenti prima dello studio, avvalorando ulteriormente la ricerca.

L’attivazione dei neuroni serpente-sensibili, infatti, è avvenuta comunque molto rapidamente, il che ha fatto supporre ai ricercatori che i circuiti neurali che la determinano siano regolati a livello genetico.

L’attivazione di neuroni nello stesso luogo in cervelli di macachi che non avevano mai visto serpenti è avvenuta lo stesso… e dov’è la notizia? Perché mai se in tutti i macachi (che una prima volta per vedere un serpente ce l’avranno tutti) si attiva sempre una determinata area cerebrale, a quelli del test non avrebbe dovuto attivarsi la medesima area? Questa attivazione avviene dunque per meccanismi genetici e non appresi? Bene, ma non si capisce perché mai la presenza dei serpenti sia ritenuta la responsabile dell’evoluzione della vista.

Ma perché non ci viene detto cosa sarebbe successo se invece di un serpente si fosse mostrata una serie di altri animali pericolosi? Questo rende il valore della ricerca ancor più discutibile.

 Davvero poi senza fondamenti sperimentali le conclusioni su PNAS:

Questi risultati integrano le neuroscienze con la biologia evolutiva, l’antropologia, la psicologia, l’erpetologia, e la primatologia, individuando una base neurobiologica per l’accresciuta sensibilità visiva dei primati verso i serpenti, e aggiungono un componente fondamentale alla crescente prospettiva evolutiva che i serpenti hanno a lungo plasmato la nostra stirpe dei primati.

Ecco dunque che siamo stati plasmati dai serpenti, poco conta che lo studio è stato fatto sui macachi e che niente conferma che simili meccanismi (che comunque non dicono nulla sullo sviluppo della vista) siano all’opera anche negli Homo sapiens.

In poche parole secondo lo studio ci vediamo bene per difenderci dai serpenti e siamo stati plasmati dalla loro presenza. Aveva dunque ragione la narrazione della Genesi!

Questa l’unica conclusione che si può trarre da questi studi. Insieme alla conferma che la pseudoscienza continua ad essere diffusa, senza che ci siano tentativi di fare un po’ di ordine ed eliminare un po’ di spazzatura.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

35 commenti

  1. La ricerca sullo scodinzolio dei cani sulle prime mi ha ispirato una puerile ilarità. Ma il sorriso mi afflosciava in volto man mano che continuavo a leggere, realizzando rapidamente quale fosse il reale livello di qualità dello studio in questione. Ho avuto di nuovo la netta sensazione che al giorno d’oggi si può veramente spacciare tutto per tutto, basta usare la giusta tecnica di comunicazione. Ma perdio, su quale china si trova la scienza moderna? Dove sono finiti i ricercatori alla Michelson e Morley, alla Joule, alla Rutherford, alla Faraday? E’ come se anche la scienza soffrisse del qualunquismo epocale che ha evidentemente infettato l’arte e del quale è in gran parte responsabile il tentativo di industrializzare la creatività umana. Che ha invece portato alla marginalizzazione di quest’ultima, e di conseguenza alla mancanza assoluta di vere novità nel campo della conoscenza, ormai completamente asservita alle esigenze del marketing consumistico.
    Un’ultima considerazione sul rapporto tra primati e serpi: non è che l’insegnamento di quest’altra interessantissima ricerca sia proprio che il racconto di Genesi è antiscientifico? Se ci fosse infatti un minimo di fondamento razionale, la donna avrebbe dovuto fuggire d’istinto alla sola vista del serepente, anziché trovarlo irresistibile e trascinarci tutti nella maledizione. E’ chiaro una volta in più che si tratta di pura mitologia.
    O no?

    • Gli scienziati seri ci sono, solo che finché viene dato spazio a studi fondati su chissà quali criteri non potranno emergere.

      Certamente prendendo spunto da questa pubblicazione potrebbe esserci poi da parte di qualcuno anche un tentativo di spiegazione del “mito” del serpente, ma per il momento mi sembra che si ottenga solo un colpo basso al mito della “scienza”.

  2. Giorgio Masiero on

    La denuncia dell’Economist che c’è un sacco di spazzatura in giro, non solo nella cosiddetta divulgazione scientifica, ma anche nelle patinate riviste peer per view, ha due importanti implicazioni:
    1) che il peer per view ha fatto il suo tempo. Tutte le strutture subiscono con l’andare del tempo l’eterogenesi dei fini, che le porta ad uno stadio in cui esercitano una funzione opposta, o almeno ostativa, a quella per cui erano state costituite. Il peer per view era nato per selezionare il grano dal loglio in un’epoca in cui cominciava una crescita esponenziale della ricerca scientifica. A 3-4 persone di ogni rivista venne affidato l’ingrato compito di fare da selezionatori, per ogni settore. Ma la censura non si addice ad un’attività che per definizione è eretica, perché sta nel cuore della fallibilità della scienza sperimentale la molla del suo progresso per salti di paradigma, in cui l’avanzamento avviene SOLO quando nuovi modelli e nuove teorie falsificano le precedenti! Cosicché oggi il peer per view è diventato un ostacolo alla ricerca libera, fuori dai controlli statali, accademici e fuori degli interessi dell’industria pubblico-dipendente (come quella chimica, farmaceutica, energetica e nucleare). Oggi il peer per view è diventato in larga misura un tappo all’innovazione ed uno strumento per orientare i finanziamenti pubblici alla ricerca nei soliti canali.
    Sarà per questo che ogni darwinista duro e puro che frequenta questo sito, di fronte alle obiezioni logicamente motivate di mancanza di un test di falsificabilità della teoria e a quelle quantificate d’implausibilità fisica e matematica (calcoli che Darwin non poteva conoscere) , si rifugia nel peer per view come fanno in tutte le epoche i depositari della Verità, anziché entrare nel merito della disputa? Non resta che al darwinista duro e puro la strada limpida, tracciata da Boncinelli: il darwinismo è infalsificabile! Punto. Tutte le altre teorie scientifiche lo sono, compreso Einstein che si può buttare nel cestino, ma il darwinismo no. Fine.
    2) che la finanza e l’education mondiali si sono stufate di pagare (lo stato) in canali di ricerca largamente inefficienti e fasulli, tipo gli scodinzolii dei cagnolini di Vallortigara o l’effetto della pillola nella lapdance di Alvergne e Lummaa. L’Economist è controllato dal Financial Time Group, che oltre ad essere partecipato da grandi imprese internazionali è partecipato da Pearson PLC, la più grande impresa al mondo nell’education. In epoca di concorrenza mondiale e di lunga assenza di killer application, si sono accorti che la peer per view è uno dei tappi allo sviluppo di nuove idee. Brutti tempi si prospettano per i censori.

    • Sembrerebbe che il blocco delle peer review scatti solo quando si incontrano tesi che vanno contro il politically correct scientifico, per il resto basta che le conclusioni siano condivisibili va bene tutto.
      Ricordiamo altri clamorosi casi di inadeguatezza del metodo peer reeview denunciati in passato:
      http://www.enzopennetta.it/2012/11/quelli-che-le-peer-rewiew/

      All’Economist non sono certo dame di carità, se è saltato fuori un articolo come quello di cui parliamo vuol dire che si è venuto a delineare un bersaglio da colpire e, dato il potere di cui è espressione la rivista, possiamo stare certi che ci sarà qualche conseguenza.
      Ma dubito che verrà messa in discussione l’impostazione generale di tipo scientista, probabilmente ci si concentrerà su quegli studi che consentiranno un ritorno economico reale e non sulle scoperte dell’acqua calda o di favolette.
      Già comunque sarebbe qualcosa.

      PS: mi è sfuggita l’affermazione di Boncinelli sull’infalsificabilità del darwinsmo, dove è stata fatta?

      • Giorgio Masiero on

        Ne hai fatto un articolo, Enzo, ricordi? Lì dove Boncinelli afferma che Einstein può un domani anche essere smentito, il darwinismo mai! Se ci pensi, è la prima confessione d’infalsificabilità scientifica per bocca di un darwinista, che fa del suo credo un dogma intoccabile.

        • Beh il concetto che esprime Boncinelli è quello che ha assai meglio spiegato in “Perché non possiamo non dirci darwinisti”.
          Ossia il neodarwinismo è un fatto che non si può mettere in discussione,ma perché sarebbe palesato.

          E dove esprime anche che sarebbe sì difficile,se non impossibile,trovare le condinzioni “ambientali”,anche radicalmente differenti dalle odierne,che avrebbero permesso ,tramite mutazioni,che si generassero tantissime “proposte” tra le quali la “selezione potesse fare le sue scelte”,ma che non sarebbe nneanche di utilità tanto quanto mettersi a descrivere tutte le gocce di uan cascata.

          In buona sostanza con una visione centrata in quel caos deterministico che ho ricordato nei commenti sotto l’altro articolo,parla di quella aleatorietà e multifattorialità,ma poi alla fine tutto questo riguarda al massimo dettagli ancora poco chiari da chiarire(ah sia chiaro stacca l’origine della vita dal neodarwinismo),ma la base invece sarebbe solida,corroborata e insindacabile,passata al vaglio vincente per più di 150 anni..

          Un po’ un sunto ma quello dice.

          Certo fra le righe o applicando un ragionamento inverso poi va a mostrare il carattere di infalsificabilità della teoria anche lì..

          Boncinelli dice anche che un grande scienziato dovrebbe sapere quando la sua teoria vada riveduta in toto o addirittura ripudiata.
          Così come ha scritto che alcuni neodarwinisti non sanno di essere neolamarckiani..

          Ne scrive e dice tante di cose…

          • Giorgio Masiero on

            Appunto, Leonetto: tutto un ragionamento quello di Boncinelli per dimostrare la necessaria infalsificabilità del darwinismo. Se lo dice lui…, che sforzi aggiuntivi dobbiamo fare noi che l’abbiamo sempre saputo?! E nemmeno Greylines deve fare sforzi impossibili per inventarsi qualcosa…

            Resta un piccolo problema: se il darwinismo è incapace di predizioni controllabili sperimentalmente, perché lo chiamano “scientifico”?

            Perché altrimenti, dice Greylines, ci resta solo il finalismo. Falso. C’è anche la terza via di dire: NON SAPPIAMO ANCORA e c’è perfino la quarta via (la convinzione di Bohr e di Nagel, per fare solo due nomi) che non lo sapremo mai…, perché, e forse Boncinelli e Greylines non lo sanno, ci sono anche problemi scientifici che da 90 anni sono stati dimostrati essere insolubili col metodo scientifico.

  3. stò cò frati e zappo l'orto on

    Spero che i miei appunti non siano off topic da questo articolo.
    Me ne scuso in anticipo!
    Carissimi Professori Masiero,Pennetta e carissimo amico Unodei dieci.Se mi permettete,nel commemorare il centenario della scomparsa di un Amico:A.R.Wallace vorrei leggere il testo(pericolosissimo per l’attuale Dittatura Materialista-Consumistica).Da l’intervista a Wallace,nel 1910.
    Egli sostiene che:
    Qualcosa è venuto da fuori.Una forza è stata esercitata dall’esterno.
    In una parola,la vita è stata data alla terra.
    Tutti gli errori di coloro che hanno distorto la tesi dell’evoluzione sono sorti dal presupposto che la vita è una conseguenza della auto-organizzazione.
    Questa è impensabile.La vita,come ammesso da Huxley,è la causa e non la conseguenza dell’organizzazione.In qualche periodo della storia vi è stato un atto di creazione,un dono alla terra di qualcosa che prima non possedeva,e da quel dono,il dono della vita,è giunta la popolazione infinita e meravigliosa delle forme viventi.Nulla nell’evoluzione può spiegare l’anima dell’uomo,la differenza tra uomo e gli altri animali è incolmabile.Solo la matematica è sufficiente a dimostrare che l’uomo possiede una facoltà inesistente in altre creature.Poi c’è la musica e le facoltà artistiche.
    No,l’anima deriva da una creazione separata.nb:Anche su The World of Life di H.Begbie si può leggere il brano di questa intervista.
    Signori,Signori Lettori a mio modesto avviso queste parole possono essere manipolate in mille modi,da tutti quelli che vogliono portare acqua al propio mulino.
    Attendiamo ,l’onestà degli Scienziati Onesti,ne sono certi Trionferà.

    • stò cò frati e zappo l'orto on

      I am sorry non ho ancora imparato ad usare clik to edit!!!!
      Manca una vircola accanto a:Attendiamo,…..

        • stò cò frati e zappo l'orto on

          Prof.sono ancora “imbranato”(termine solo toscano?)ma spero di imparare del tutto ad usare click to edit.Bellissimo regalo per i lettori.

          • È buono ,ma penso Carlo potrà,tempo permettendo,ottimizzarlo in futuro..
            Non so se si sia in una fase alfa o beta,ma non credo che sia definitivo.

            Comunque un salutone e un grazie a Carlo.

          • Caro Leonetto,
            giustissimo ringraziamento a Carlo che è il vero artefice di tutto quello che tecnicamente funziona da queste parti!

            PS: per stò, pare che il click to edit abbia ridotto la quantità di stress tra i frequentatori, ci teniamo a voi! 🙂

    • Caro stò,
      se nonostante tutti le dichiarate buone intenzioni di celebrare il centenario di Wallace in modo non meno degno di quello di Darwin in realtà si è effettuata una ‘damnatio memoriae’ di fatto qualche motivo ci sarà.

      In realtà più di uno, e se ne parlerà prossimamente qui.

      • stò cò frati e zappo l'orto on

        Ciao Prof.,Si,ti prego,parliamone di A.R.Wallace!

        Ma anche Stò vuole ringraziare sentitamente Carlo.
        Grazie signor Carlo……ma quanta pazienza ha !?
        Con gente come me!!!

    • Giorgio Masiero on

      Gia’, sto’, la vita non e’ sorta dall’auto-organizzazione. Su cio’ ha ragione l’ID. E l’errore nacque dall’aver confuso l’auto-organizzazione con l’ordine, che sono invece in matematica concetti molto diversi e quasi opposti.

  4. Questa storia del serpente e dei primati è davvero notevole ! Tanto per sdrammatizzare un po’, non è che questa “scoperta” rimandi ad un certo racconto di Genesi 3 ?
    Che siano diventati “creazionisti” ?

    • No..,

      A quei tempi i serpenti salivano sui rami degli alberi,alcuni si cammuffavano da liane e le povere scimmie venirono decimate..Ma fortuna volit che una popolazione di scimmie scese dagli alberi e passo dopo passo partì alla comquista della savana..-qui dovrebbe partire la musica dell’Alba dell’uomo di 2001 Odissea nello Spazio-

      • Certo che no, Leonetto, volevo solo fare un po’ di ironia.
        Seguo questo sito “scientifico” da “dilettante allo sbaraglio” e intervengo molto raramente a causa della mia provata incompetenza.
        Tuttavia credo che a volte, prendere un po’ sul ridere certi argomenti, giovi a rendere molto migliore il clima che qui si respira che, a volte, è un po’ troppo “incazzoso” sia nei pro che nei contro.
        Tutto qui.

        • Ho incontrato il sig.Sarcasmo Massimo..mi ha detto che è un sacco che non ti vede,si domandava se ti fossi dimenticato di lui.. 🙂

          Ad ironia avevo risposto con ironia Massimo,non so in che modo potesse sembrare serio o “incazzoso” quel commento.

          Se ti sei sentito attaccato scusa tanto,era per aggiungere una risata alla risata,mi pareva si capisse..

          • Leonetto, evidentemente non ho la capacità di esprimermi correttamente.
            Guarda che non mi riferivo a te quando dicevo del clima un po’ “incazzoso” che qualche volta si respira in questo sito, sia nei commenti “pro” che in quelli “contro” e, questa affermazione, avrebbe dovuto spiegare chiaramente che un po’ più di fair play nei commenti gioverebbe a tutti.
            Dunque guarda che non è il caso che tu mi chieda scusa perché davvero non ce l’avevo con te.

        • Cari Massimo e Leonetto,
          avete ragione tutti e due, la colpa delle incomprensioni non è vostra, il fatto è che a furia di leggere pubblicazioni come quelle riportate in questa pagina non si capisce più chi le cose le dice seriamente e chi le spara per ridere… io ad esempio non ho ancora capito se l’articolo sullo scodinzolare del cane è serio o una trovata per divertirsi la notte di Halloween

          • Io Enzo sullo studio sui cani son rimasto perplesso.
            Non ho ben compreso, se anche il cane avesse come effetto secondario dell’attivazione dell’emisfero dx lo scodinzolio sx (e viceversa)e gli altri cani notassero la cosa (magari prima di ringhia,denti in mostra ed altro..)a cosa dovrebbe portare lo studio?
            Spiegare perché il cane scondinzoli a dx e a sx secondo determinate situazioni come avevano dimostrato studi precedenti?beh,ma per interpretare i segnali dei cani bastavano gli studi precedenti.

            Forse allora per mostrare che alcune cose passate come “forme di comunicazione volontaria” siano un riflesso automatico dell’attività cerebrale ?

            E questo a cosa dovrebbe portare a sua volta…

            Bah..

          • Concordo Leonetto, tutta questa storia sul lato destro e sinistro davvero non si sa a cosa serva.
            Basterebbe osservare le persone che si salutano per strada per vedere che si danno in genere la mano destra.
            Mostrare la mano destra è dunque un gesto di disponibilità.

            E allora?
            Abbiamo scoperto che esistono i destri e i mancini?
            Caspita, a questi ricercatori non sfugge nulla…

          • Uno dei dieci on

            Forse, prof. Pennetta, la miccia è stato il suo gratuito riferimento al Genesi nelle sue conclusioni. Anche io ci casco: si cerca di essere sarcastici per sdrammatizzate o magari per celare la rabbia o l’impotenza, ma spesso o non si è capiti, com’è capitato a Leonetto che ha sceneggiato una fiction in poche righe, o si suscita ulteriore risentimento; o, forse peggio, si stimolano successive battute in serie che mandano tutto in… vacca.

          • Se c’è chi non capisce il tono del riferimento a Genesi nell’articolo,nel commento di Massimo e di Giorgio P. e la mia parodia di una just so stories,vuol dire che la situazione è ancora peggio di come non si possa pensare.
            Certe dinamiche,certe notizie riportate su varie riviste come focus,certi dibattiti mediatici etc..non si riesce più a distinguere l’ilare dal serio e si ha una propensione a leggere e asentire cose che non ci sono ma che automaticamente si pensa ci siano scritte come se al suono di una parola si attivassero tutti dei processi mentali del tipo di Woody Allen nella maledizione dello scorpione di Giada..

  5. Uno dei dieci on

    @Masiero

    “… forse Boncinelli e Greylines non lo sanno, ci sono anche problemi scientifici che da 90 anni sono stati dimostrati essere insolubili col metodo scientifico”

    Magari, proprio per questo, abbiamo bisogno delle idee, delle teorie, dei ragionamenti, della filosofia, di sognare… Magari proprio a partire da quello che oggi reputiamo “non scientifico” può accendersi la famosa lampadina che ci porterà a trovare le soluzioni che oggi ci sembrano mancare…

    Da Darwin in poi il darwinismo ha cambiato tante pelli, ma non, come dite voi, per nascondere le proprie debolezze, bensì per esaltare la grandezza della scienza che sopra le proprie macerie costruisce i nuovi palazzi… Sto ragionando da filosofo o razionalmente?

    • Sto ragionando da filosofo o razionalmente?

      Nessuna delle due.

      Ad ogni modo non si sa perché un filosofo non possa essere razionale….

  6. Giorgio Masiero on

    Io ho solo ricordato, 1/10, che esiste un teorema di indecidibilita’. Il progresso scientifico avviene entro quei limiti.

  7. Professor Pennetta, credo che Einstein si stia ribaltando nella tomba, ma dalle risate , con tutto rispetto verso la scienza vera …Buona serata

    • Emanuele, a ridere, dentro e fuori le tombe (l’ho detto che era un articolo fatto per Halloween…), credo che non sia stato il solo.
      Buona serata a lei.

  8. Mah, insomma, con certe bestiacce che frequentano gli stessi rami dei macachi in Africa (dispholidus typus, dendroaspis [angusticeps, polylepis, viridis, jamesoni]) tutti personaggi dal morso letale dalla velocità impressionante e dal carattere poco raccomandabile (pur se si nutrono principalmente di nidiacei hanno la pessima abitudine di mordere tutto ciò che si para davanti e ritengono un pericolo od un ostacolo) non ritengo sia una cosa poi così strana che esista qualche sistema “dedicato” alla loro individuazione; ne va della vita.

    Fra questo e dire che a ciò è dovuto lo sviluppo della vista binoculare mi sembra un po’ azzardato, molto più credibile che la vista binoculare sia funzionale alla precisione richiesta nella misurazione delle distanze fra ramo e ramo, ma anche qui ci sarebbe da chiedersi se non è invece avvenuto il contrario; la domanda che sorge spontanea è come mai gli uccelli che sono le principali vittime delle bestiacce suddette essendo loro “cibo” non abbiano sviluppato tale caratteristica mentre animali che costituiscono un “incidente” per gli stessi (che a loro volta costituiscono un incidente molto più grave per i macachi) l’abbiano sviluppata.

  9. Uno dei dieci on

    Vabbé, questi studi mi fanno sorridere…

    Scontato che noi Homo siamo evoluti superiori, lasciamo agli animali, nella fattispecie ai cani, la loro coscienza; lasciamoli liberi di scodinzolare come gli aggrada, nel modo che ritengono migliore per interagire col mondo esterno.
    Questo in fondo è il loro linguaggio che esprimono al presente per comunicare, senza che ci sia da parte nostra bisogno di umanizzarli.

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