Fagianicidio?

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fagiano_comune_bigIl Fagiano.

Cacciare fagiani è un assassinio? Sperimentare sugli animali è una pratica nazista?

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Solo la biologia può dare una risposta a queste domande e il silenzio al riguardo alimenta tensioni da non sottovalutare.

 

La notizia della foto di Flavio Briatore davanti a 30 fagiani uccisi nel corso di una battuta di caccia era circolata il novembre scorso con un rilievo che sarebbe stato assolutamente impensabile qualche anno fa, il Corriere della Sera l’aveva riportata come un fatto degno di nota e i commenti dei lettori avevano espresso un significativo stato di “indignazione”:

 

L’indignazione davanti ad una battuta di caccia è un fenomeno sociale nuovo, una presa di posizione che sarebbe apparsa fantapolitica in passato e che deriva dal diffondersi dell’idea che Uomo e animali siano fondamentalmente uguali e che la differenza sia di grado e non sostanziale. L’episodio è tornato attuale dopo che il 3 gennaio un’organizzazione animalista ha protestato davanti agli studi di Sky, dove Briatore partecipa ad un reality, affiggendo manifesti che facevano riferimento a quell’episodio, come riportato ad es. su Repubblica:

Ma proprio in quegli stessi giorni si stava svolgendo la vicenda di Caterina Simonsen, la ragazza che testimoniando la propria esperienza personale ha difeso la sperimentazione animale su Facebook ricevendo una valanga di insulti:

Insulti che sono finiti sulle prime pagine dei giornali, vedi Corriere della SeraMalata, difende la sperimentazione animaleSu Facebook riceve una pioggia di insulti“:

«Per me puoi pure morire domani. Non sacrificherei nemmeno il mio pesce rosso per un’egoista come te»: firmato Giovanna. E solo uno degli oltre 30 auguri di morte e 500 offese ricevuti su Facebook (e denunciati) da Caterina Simonsen, studentessa di Veterinaria all’Università di Bologna, colpita da quattro malattie genetiche rare, e divenuta il bersaglio di estremisti animalisti sul social network dopo avere pubblicato una foto che la ritrae con il respiratore sulla bocca e un foglio in mano.

«Io, Caterina S. – recita la scritta – ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete regalato un futuro». Poi la replica alla raffica di insulti con un video nel quale e si ritrae seduta sul proprio letto attorniata da tutte le medicine che è costretta ad assumere quotidianamente per non finire in ospedale.

Questi episodi sono solo la cronaca di una questione animalista che occupa sempre più spazio nel confronto sociale e il riferimento non può che andare al caso del Farmacologo Silvio Garattini al quale il 1° settembre scorso un gruppo di animalisti voleva impedire di parlare ad una conferenza al Festival della Mente a Sarzana.

A questo punto diventa assolutamente necessario che i biologi e i naturalisti esprimano il loro parere sull’argomento, è necessario chiarire quale sia il posto dell’Uomo nella natura in quanto è proprio dalle contraddittorie  dichiarazioni di biologi evoluzionisti che è scaturita sia l’idea della sostanziale uguaglianza tra Uomo e animali che la difesa della sperimentazione animale.

Le possibilità sono due:

1 -Uomo e animali sono irriducibilmente diversi, e allora non si può confrontare la perdita di una vita umana con quella di un animale.

2 -Uomo e animali sono sullo stesso piano perché differiscono solo in grado e non sostanzialmente, e allora hanno ragione gli animalisti a dire che uccidere un fagiano (ma anche un pollo) o un topo da laboratorio (ma anche di fogna) è un crimine.

Ogni ulteriore ritardo da parte dei più noti esponenti della biologia e della divulgazione scientifica nel prendere posizione e fare chiarezza su questo argomento sarà un colpevole incitamento alla conflittualità sociale di cui potrebbero un giorno dover rispondere.

 

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

63 commenti

  1. È necessario pensare a questa vicenda come ad un qualcosa di speculativo e per nulla reale. Perché io non voglio credere esistano essere umani così insensibili alla vita altrui.
    È paradossale. Questo animalismo sfrenato consumistico di per sè nasce dal desiderio dell’uomo di adattare la realtà ai suoi desideri.

    Buon anno a tutti, che la Luce ci indichi la Strada a tutti noi!

    • Giorgio Masiero on

      Gli animalisti, nel loro integralismo, sono nemici dell’uomo e della ragione, questo e’ vero.
      Pero’, tolgono le foglie di fico per rivelare una verita’ scomoda, con un’operazione di cui gli ammiratori dell’unicita’ umana li devono ringraziare: mostrano come la dialettica dell’illuminismo – che e’ l’adorazione della ragione avulsa da Dio – si rovesci inevitabilmente nel suo opposto. Anche Darwin e’ un risultato dell’illuminismo, come era stato anticipato dal marchese de Sade e cantato piu’ tardi da Nietzsche.
      E’ impressionante come tutto si stia avverando nel campo della Ragione assoluta in via di diventare la Follia assoluta.

    • @GT: Purtroppo leggendo quello che viene scritto su certi siti bisogna ritenere che certe prese di posizione siano reali.
      E come ricorda Giorgio sono la logica conclusione della visione illuministica e tutte le ideologie che ne hanno tratto ispirazione.

      • stò cò frati e zappo l'orto on

        Banalmente bisogna tener di conto che oggi la caccia è uno sport.Almeno in paesi ricchi(?)come l’Italia.
        Uccidere è un piacere non una necessità.
        E chi gestisce riserve,vendita di armi ecc. svolge un regolarissimo Lavoro.
        Diversissimo il discorso attorno alla vivisezione:uccidere degli animali è necessario per la ricerca scientifica-medica.Morte sua vita mia.

        • Ciao Stò, perdonami ma non ho capito bene cosa vuoi dire quando parli della caccia e della necessità di uccidere. Da come l’hai messa, mi PARE che a tuo giudizio vi sia una differenza sostanziale tra l’uccidere per necessità (es. ricerca) o per “sport” (es. caccia) e che quindi l’una sia giustificabile e l’altra no. E’ così?

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            Sai che è sempre un piacere per me dialogare con una persona così “diplomatica e ben preparata(specialmente in una delle mie materie preferite:la Filosofia)come sei tu.
            Siamo due amanti del filosofare e sai benissimo che bisogna sempre(in questo mondo)scendere a compromessi.Dunque debbo dirti:
            1)non capisco quando si uccide solo per il gusto di uccidere(anche nelle migliaia di guerre tra uomini il 99% era inutile)
            2)se debbo uccidere un animale per curare un mio caro sono disposto a “congelare”la mia coscienza” ?
            Da Francescano(laico!)ogni Creatura(animali compresi) è il volere di Dio(presumendo l’esistenza di Dio!).Ti saluto con grandissimo affetto.
            Ps.Studia anche perchè si dice “in bocca al lupo”!

          • In realta’ non e’ cosi’ semplice.
            Premesso che non ho mai cacciato ne’ mai caccero’ (si dice cosi’?), i cacciatori, TALVOLTA si occupano di mantenere limitata una certa popolazione di una certa regione. In alcune regioni hanno abolito, o fortemente limitato la caccia e che e’ successo? Che gli animali si sono moltiplicati a dismisura e hanno prodotto danni, sia alle coltivazioni che agli uomini (incidenti stradali, incontri “ravvicinati” con i paesi abitati nelle vicinanze) che a loro stessi (carestie e conseguente morìa per fame).
            La ritenevo INUTILE in quanto c’e’ gia’ in abbondanza carne da allevamenti, ma ci fu una volta un mio parente che era obbligato a mangiare cacciagione per motivi di salute (non mi chiedete cosa avesse perche’ ero troppo piccolo per capirlo).

          • Il punto sulla caccia secondo me è questo: quei fagiani sono stati usati a scopo alimentare?
            Se sì, qual è il problema?
            Capirei se li avessero buttai nella spazzatura…

            Se ad esempio al pollaio c’è un dipendente che prova piacere a fare il suo lavoro, quando vado a comprare i petti di pollo cosa cambia?

            Mi sembra che l’effetto di certe campagne sia quello di farci diventare bacchettoni e giudicare cosa passi per la testa altrui anziché stare sui fatti.

          • Questa discussione, Stò, dovrebbe partire da lontano, ossia dal domandarsi: chi e perchè è un possesserore di diritti? Nello specifico: quali requisiti bisogna avere per avere dei diritti? La cosa si farebbe eccessivamente lunga e allora dovrò partire dalla conclusione: solo l’Uomo, in quanto soggetto morale, è possessore di diritti.
            Sarà forse brutto da dire, ma stando così le cose, ciò significa che gli animali di diritti non ne hanno alcuno, nemmeno quello alla vita. Significa allora che possiamo comportarci come ci pare nei loro confronti, sottoponendoli a torture e crudeltà assortite? No, perchè sebbene essi non abbiano diritti da avanzare nei confronti altrui (nè degli altri animali, nè dell’uomo) e sebbene l’uomo non abbia in maniera diretta dei doveri nei loro confronti, cionondimeno egli è tenuto a (e quindi ha il dovere di) rispettare la natura intera. Rispettare la natura però non significa stare attenti a dove si cammina per non pestare le formiche, pensiero più legato alla tradizione orientale/buddhista. Il rispetto passa per la moderazione: servirsi degli animali a scopo alimentare, a scopo di ricerca, anche per la realizzazione di indumenti modesti non è immorale, non è un male. Quindi anche la caccia, sia essa a fini di pubblica utilità (come l’esempio portato da Piero) sia essa intesa come “sport” è ammissibile.
            Certo è che se si uccide per il gusto di, o perchè si prova piacere a vedere un animale soffrire, beh a quel punto l’accostamento con la caccia/pesca o quello che è diventa indebito e/o una scusa. Bisognerà infatti chiamare le cose con il loro nome ed il nome giusto, in quel caso, credo sia “patologia”.

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            Quello che scrivi è un condensato di una certa Dottrina Cattolica(Cristiana ecc.)che ovviamente rispetto.E che mette al disopra e in assoluto la Creatura Preferita da Dio(presumendo la Sua Esistenza)e dunque la Creatura che giunge al culmine dell’evoluzione(creazione)come la più intelligente ecc.ecc.
            Qui è il dunque del nostro ragionamento(e di chi sà quante altre persone,in questi secoli)e cioè L’uomo è il Custode del Creato(e di tutte le creature)oppure il “padrone”assoluto,una sorta di Imperatore che non deve rendere conto a nessuno?
            ps.credo comunque che nel tuo commento ci sia anche una gran parte di risposta alla mia domanda.

          • Vorrei però far notare che è un argomento difendibile con la sola ragione, senza dover far appello alla religione. Troppo facile altrimenti, per chi non crede, scartarlo perchè “viziato alla base”…

  2. Io continuo a sostenere che dovendo accettare la possibilità nr.2 quello che ne segue è che

    1. E’ un criminale anche il leone che uccide la sua preda o
    2. Nessuno animale (uomo compreso) commette un crimine nell’ucciderne un altro (uomo compreso). Survival of the fittest anyone?

    Qualcuno potrebbe replicare che l’uomo a differenza degli altri animali è un soggetto morale e quindi blablabla, ma in questo modo non verrebbe automaticamente meno la possibilità nr.2?

    Boh!

    • Mi sembra uno spunto buono JdM, effettivamente o siamo come gli altri animali e quindi uccidiamo con lo stesso diritto, o siamo speciali e quindi amministriamo gli altri animali da una posizione che rende diversa l’uccisione nei due casi.
      Sempre che si voglia usare la ragione…

    • L’argomento di JdM mi sembra assai acuto e difficilmente attaccabile. Ha esplicitato con chiarezza qualcosa che anch’io ho sempre pensato in forma un po’ confusa. Per quanto riguarda i fagiani, mi chiedo: allevare un animale in libertà e poi ucciderlo dandogli comunque una possibilità di scampo (si può sempre “spadellare” come si dice in gergo venatorio) è tanto più condannabile che allevarlo in una gabbia e poi tirargli il collo come si fa con un pollo?
      Eppure, quanti sono quelli che condannano la caccia ma non sono vegetariani? Si potrà dire: ma è inaccettabile che si uccida per un piacere, appunto il piacere di uccidere. Ma anche il pollo non lo si uccide per un piacere, cioè quello di gustarne il sapore?

    • Inanzitutto buon anno a tutti,o comunque,ben ritrovati in questo nuovo anno,vorrei commentare scrivendo un paio di cose in base a quanto commentato fin ora..
      Per prima cosa pongo a parte i vegani e varie ideologie vegan in quanto li relego a “disturbi”(ma non solo io,anche chi è qualificato per farlo),del resto hanno necessità di integrare “artificialmente” sostanze necessarie come la B12(cosa che è anche brutta neoi confronti di chi per patologie leucemiche o altre ha carenze non volontarie di B12).
      Detto ciò,c’è una logica di fondo nei vegetariani e nelle loro “campagne”.
      Però è necessario ancora premettere una cosa.
      Cristianamente e non chicchessia ha diritto(dovrebbe avere) a non essere giudicato per ciò che mangia e dovrebbe poterlo fare nella totale libertà.
      Alché uno è liberissimo di scegliere una dieta vegetariana e di sostenere questa sua scelta spiegandola,motivandola etc..così come può fare analogamente chi opti per la dieta onnivora.
      Il fosso si scavalca quando si avanzano giudizi e si propone una scelta come quella giusta in “assoluto”.
      È ovvio che sia giusta per chi la sceglie ma per farne principio assoluto assolutamente mancano le basi.
      Ma diciamo meglio.
      Il punto “animalista” è questo.
      a)Nessuno è perfetto,il mondo è fatto come è fatto,si può agire per il meglio limitando danni(la zecca,dar da mangiare ad animali carnivori etc..).
      b)L’uomo è al pari dei viventi,anche altri animali sono “a loro modo” intelligenti.
      c)L’uomo però ha una caratteristica che lo pone ad un livello superiore,ha la capacità di scelta(chiamiamola così).Capacità che ,a detta degli animalisti,fa derivare delle responsabilità dei doveri in relazione al fatto della possibilità di scegliere.Si viene a formare quindi un dualismo dovere-diritto(come ce ne sono di più disparati,quindi niente di strano) in virtù del quale l’animale ha il diritto di non essere mangiato da un altro animale che possa scegliere.Siccome sceglie solo l’uomo…

      Quindi il leone se potesse scegliere(nessuno ha mai dismostrato possa farlo) commetterebbe un gesto da condannare.
      Quindi diciamo che la logica in sé per sé tiene,non c’è contraddizione nel dire che tutte le specie sono sullo stesso piano ma che abbiano caratteristiche che le contraddistinguono ed eventualmente in virtù di queste possano avere diversi diritti-obblighi.
      Se con l’auto investo una mucca,un cane e non adempio a ciò che prescrive la legge ci sono delle pene previste.
      Non avviene per i moscerini e similari che si spiaccicano sul parabrezza,casco etc..
      Il tutto rientra in quei tre punti.

      È la pretesa di giudicare scelte altrui e proporre principi assoluti il problema non la scelta in sé.
      Questo lo dice già la Bibbia da diversi millenni,quindi non si dice nulla di eccezionale,ed è anche un banale principio di logica civile.

      • Leonetto (buon anno a te!), a me la logica degli animalisti non torna molto.

        (Premessa: questa risposta non è rivolta a te personalmente, ma traggo spunto da ciò che hai scritto per aggiungere un paio di cose sull’affaire “animalismo & diritti animali”)

        Al di là del fatto che i punti b e c sembrano essere leggermente contrastanti, è da notare che sbagliano quegli animalisti che sostengono che “si viene a formare quindi un dualismo dovere-diritto in virtù del quale l’animale ha il diritto di non essere mangiato da un altro animale che possa scegliere”.

        Inizierei col dire che un diritto è un garantire che si possa perseguire un dato bene, bene inteso come quel fine di un’azione che realizza la natura di una cosa, ad esempio la natura umana. (In questo caso i beni possono essere di vario tipo es. materiali, psicologici, intellettuali etc.)
        Ora, se io ho il diritto di perseguire un bene che mi permette di vivere in maniera dignitosa, questo comporta che 1. gli altri hanno il dovere di non violare tale diritto e che 2. sia moralmente libero di esercitarli.
        Si comprenderà quindi che per poter avere dei diritti è necessario essere in possesso di capacità di conoscenza e di libertà, perchè bisogna essere in grado di sapere che si sta perseguendo un bene e bisogna essere liberi di perseguirlo o meno. Allo stesso tempo bisogna essere in grado di riconoscere queste capacità anche ad altri soggetti. Del resto, come è possibile pretendere che altri rispettino qualcosa, se non sanno cosa sono tenuti a rispettare, o se io non so cosa siano tenuti a rispettare o se ancora io stesso non so cosa sia tenuto a rispettare?
        Come già notato, solo l’uomo è in possesso di queste capacità. Le doti, più o meno avanzate, che gli altri animali manifestano sono del tutto irrilevanti in tal senso: l'”intelligenza”, la consapevolezza di sè, la capacità di linguaggio etc. possono far sì che le creature più “complesse” siano, al più, dei soggetti psicologici, ma dal punto di vista della conoscenza del “bene e del male” (essendo privi di ragione) e della libertà di scelta (non potendo far altro che seguire l’istinto) si può affermare che lo scimpanzè è pari alla zecca: nessuno dei due costituisce un soggetto morale in grado di 1. comprendere che sta perseguendo un bene e 2. essere libero di perseguirlo. Conclusione: nessun diritto. Nè al diritto di non esser mangiato da altri animali, nè a nessun altro.

        (E’ bene però porre ulteriormente l’accento sul fatto che da questo non ne deriva che l’uomo sia allora legittimato a spadroneggiare indiscriminatamente sugli altri animali. Questa eventualità ne deriverebbe solo se diritti e moralità coincidessero pienamente, ma la moralità va ben oltre il mero diritto.)

        Mi rendo conto che possa risultare spiacevole affermare che “gli animali non abbiano diritti”, però quello che va tenuto a mente è che nel momento in cui volessimo renderne anch’essi titolari (in maniera del tutto arbitraria, comunque), non sarebbero gli animali elevati al livello dell’uomo, ma -viceversa- l’uomo abbassato al livello degli animali. Da lì in poi, teorie Singeriane e similari diventano una conseguenza accettabile se non inevitabile…

        • JdM il dulaismo diritto-dovere sussiste proprio in virtù del fatto che il diritto arriva quando arriva il dovere.B e C come giustamente osservi possono apparire in contrasto,ma non lo sono necessariamente.
          Per un motivo “analogo” ,seppur profondamente diverso,per cui, pur essendo per certi versi sullo stesso piano,una persona con disturbi mentali ed una sana non lo sono per altri.
          Per certe cose per cui il sano di mente è condannabile non lo è il malato,ma lo è chi ne è responsabile,analogamente(seppur sempre con le dovute differenze) a come se un cane morde o provoca danno ne risponde il padrone.

          Del resto dici giustamente quando scrivi:
          “Ora, se io ho il diritto di perseguire un bene che mi permette di vivere in maniera dignitosa, questo comporta che 1. gli altri hanno il dovere di non violare tale diritto e che 2. sia moralmente libero di esercitarli.”

          Ma questo denota che il diritto non c’è tanto per quello che ne gode ma perché esiste chi ha un dovere e può perseguirlo.Esistono infatti soggetti speciali(fisici o meno)che hanno diritti senza dover rispettare il dovere(o i doveri) ad esso collegato.
          Questo è un fatto.

          Quindi la logica terrebbe.

          Però,come ricorda Enzo,e come ho scritto il problema non è nelle scelte che alcune persone fanno né nel fatto che sostengano la validità di tali scelte con le altre persone.

          Il problema risiede nella sempre più grande mancanza di buon senso,che ,sempre come ricorda Enzo,è l’unico metro per molte cose.
          Tanto più ,il problema si presenta se si avanzano pretese proponendo principi come “assoluti” quando tali non sono né possono essere…

          • Io dico invece che un dovere è il dovere di rispettare l’altrui diritto. Se non c’è diritto da esercitare, non c’è dovere da ottemperare. Due esempi:
            1. Sarebbe certamente opportuno essere educati nei confronti degli estranei, tuttavia questi non godono del “diritto alla garbatezza”. Motivo per cui non è mio dovere non esporli eventualmente ai miei modi ineducati.
            2. La privacy invece è un bene per la persona, a cui deve esserne garantito il perseguimento senza che altri interferiscano. Sarà quindi un dovere rispettare tale diritto.

            Nel primo esempio la mia eventuale sgarbatezza non corrisponderebbe ad un’ingiustizia, anche se “avrei dovuto” (fatto meglio a) essere educato. Non corrisponde ad un’ingiustizia proprio perchè manca il diritto della controparte e mancando il suo diritto manca anche il mio dovere/obbligo.
            Nel secondo esempio invece il diritto della controparte c’è ed il violarlo costituirebbe un’ingiustizia. Essondoci il suo diritto quindi, c’è anche il mio dovere.

            Ora c’è da notare che sia io che la controparte siamo in grado di capire che la privacy è un suo diritto e che il rispettarla è un mio dovere.
            Diverso sarebbe il caso di una persona con disturbi mentali tali da rendergli, tra l’altro, impossibile il riconoscimento dei propri e degli altrui diritti/doveri. Ebbene costui può e deve godere comunque di determinati diritti, ma ne godrà in virtù di ciò che è, ossia un’istanza particolare di un essere razionale (che in questo caso specifico -per motivi X- non ha realizzato un determinato potenziale che gli avrebbe permesso il normale esercizio delle proprie facoltà mentali). Ed è da questo che devono derivare i suoi diritti e non dal fatto che altri abbiano doveri nei suoi confronti. Che poi una persona con disturbi mentali non abbia doveri -anche nessuno- è dovuto alla circostanza particolare, ovviamente.

            Tornando all’animale quindi, se questo non dispone, nemmeno in potenza, di quei requisiti (razionalità e libero arbitrio) che lo configurerebbero come soggetto di diritto, quali doveri avrei io nei suoi confronti?
            In sintesi quindi sostengo che è la natura razionale dell’essere umano che gli permette di riconoscersi come possessore di diritti, ma solo una volta che avrà realizzato quali questi diritti siano potrà farli valere e solo allora seguirà il dovere del prossimo di rispettarli, non viceversa. E questo, una volta ancora, nel caso degli animali non può avvenire.

            (Spero di aver esposto il mio “caso” con chiarezza sufficiente data l’ora tarda…)

          • Ma certo JdM,è ovvio,però l’esistenza di quel “diritto” va ricercata,oltre a quanto già detto ,semplicemente tenendo presente due cose.
            Prima di tutto però a quanto già detto va aggiunta una cosa.
            Va tenuto presente che universalmente è già riconosciuto il fatto che l’uomo abbia responsabilità verso gli animali,diverse regolamentate.Tutte cose che,di fatto,danno già “diritti” agli animali.Quindi gli animali hanno già diritti nel loro rapporto con gli uomini.
            La discussione parte quindi da basi reali ed esiste perché alcuni ritengono che le responsabilità verso l’animale dovrebbero essere maggiori per altri no e per altri ancora anche maggiori ma comunque fino ad un certo punto,entro certi limiti.
            Di quelle due cose,una più, per così dire, “alta” del tipo(per dirla proprio semplicemente):
            “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”
            ed una più “bassa”(comunque ricollegabile alla precedente)che mira a garantire a chi non può farlo diritti universalmente noti come quello alla vita(nel senso di non venire uccisi),ottenuti per il semplice fatto di esistere.
            Siccome alcuni per vivere necessitano che altrui vite vengano meno, ovviamente, non potrebbero seguire questo principio,ma se può sussistere una scelta….
            E da lì che parte la logica che si diceva.

            Il fatto della potenzialità,che anche giustamente adduci,può essere un fatto a sostegno del proprio pensiero,è una delle varie cose che mostra perché non si tratti di un principio assoluto generale ma non rientra nella logica di quel pensiero sui diritti verso gli animali(o degli animali)..che banalmente non la ritiene rilevante,ma si basa esclusivamente su quel che c’è e non su quello che potrebbe esserci.

            Logica che,ripeto,mi può stare anche bene,ma solo come punto di vista soggettivo,in cui fanno leva le proprie emozioni,credo,senso etico etc.. e non certo come principio assoluto generale.
            Non è insensato uno che scelga di vivere con quell’idea e la sostenga,faccia come crede,ma non ha diritto di venire imporre a me cosa mangiare come io non ho diritto di imporlo a lui,ed entrambi abbiamo diritto di difendere e sostenere,civilmente,la nostra scelta,se desideriamo farlo,o semplicemente di giustificarla.
            Ma poi finsce lì.
            Se poi sussistono comportamenti incivili,illegali,lesivi di altre persone e tentativi di imporre una scelta,giudizi verso la vita di altre persone, che vengono messe ad un gradino più basso per scelte “legittime” che fanno,beh si passa il fosso.

            Concordo,ovviamente,come altre volte detto,anche sulla pericolosità di abbassare l’uomo all’animale.

          • Beh, nemmeno io in effetti metto in discussione le scelte alimentari che ognuno fa, ed è libero di fare, in propria coscienza. Anzi, mi spingo oltre dicendo che alcuni aspetti (alcuni) delle battaglie animaliste posso anche condividerli: credo non sia un assurdità dire che gli allevamenti intensivi (spero non tutti comunque) siano uno spettacolo da vietare ai minori… Ovviamente concordo con te anche sul fatto che non si possa aver la pretesa di imporre determinati stili di vita al prossimo.
            Comunque, capisco che il discorso che sto facendo, probabilmente, potrà sembrare abbastanza “astratto”, ma credo sia opportuno mettere i giusti paletti a livello teorico per evitare di degenerare poi a livello pratico.
            Venendo a noi, inizierei col dire che la regolamentazione dei rapporti uomo-animale conferisce “diritti” (giustamente hai usato le virgolette) agli animali in senso veramente lato, tantochè forse sarebbe meglio evitare di usare la parola “diritti”.
            Tra l’altro mi riferisco al diritto non inteso come l’insieme delle norme atte a regolamentare positivamente la vita dei cittadini, ma a quello naturale. Prendi il diritto alla privacy, ad esempio: potrebbe anche non essere regolamentato positivamente, eppure rimarrebbe comunque un diritto inalienabile dell’uomo, essendo la privacy un bene da perseguire e che va quindi “protetto” (il diritto può essere anche inteso come protezione di un bene conferito dalla moralità, in effetti). Insomma, è facile capire che se anche un giorno fosse garantito il “diritto all’eutanasia”, in questa ottica, difficilmente costituirebbe un “diritto”.
            Detto questo, io mi sento di sostenere che il semplice fatto di esistere non comporta nessun diritto SE mancano i requisiti di cui ho parlato (anche solo in potenza). Dovendo essere giusti sino in fondo, questo diritto alla vita conferito dalla semplice esistenza dovrebbe essere esteso, ad esempio, anche alle rape: dubito infatti che queste vengano alla luce col solo scopo di nutrire il prossimo! Se il principio infatti è valido, deve esserlo in assoluto.
            Ora però, senza scadere nella banalità, sappiamo benissimo che questo 1. nella pratica è impossibile e 2. tale principio, in quanto tale, è una cosa propria dell’uomo, ma in natura (esclusi noi appunto) non esiste nessun diritto alla vita in quanto tale. Ne deriva che allora dovremo applicare giocoforza delle discriminanti, ma quali? Beh, io sarei portato a dire quelle che derivano dal buon uso della ragione (e del buon senso) dato che è quella differenza specifica che ci distingue. Quindi, stando al “buon uso della ragione”, chi ha diritto alla vita? La risposta, ça va sans dire, è nella domanda, e come si è ormai capito -nella mia ottica forse errata, ma forse no- il titolare di diritti è solo l’uomo, il quale è certo libero di scegliere se alimentarsi o meno di cibi animali, ma nel momento in cui decidesse di farlo -io dico- non commetterebbe un’ingiustizia, dato che, lo ripeto, giustizia e diritti vanno di pari passo. Fermo restando il principio della moderazione.
            (Non c’è bisogno di ripeterlo, ma lo faccio ugualmente: le caratteristiche che distinguono una rapa da un coniglio fanno sì che questo sia al più un soggetto psicologico, ma non morale e sotto tale aspetto rapa e coniglio sono uguali.)

            Infine, credo sia arbitrario volersi limitare a ciò che è presente in atto, eliminando ciò che sarebbe in potenza. Più che altro lo trovo pericoloso, in questi ambiti. Il rischio è quello che le cose vengano forzate oltremodo (e di questi tempi la possibilità non è remota) e i motivi sono quelli che spingono un Singer a sentenziare che un animale sano sia superiore ad un essere umano malato. Ma se vogliamo aderire alla visione secondo cui i diritti li possiede solo chi, in atto, è in grado di esercitare la ragione -tra malati, neonati, alcolizzati etc.- faremo meglio a prepararci ad un’ecatombe. E questo non vuole essere un argomento basato sul ricorso alle conseguenze, voglio invece evidenziare che se dobbiamo basarci su criteri utilitaristici e non su fondamenta etico-ontologiche adeguate, allora -come diceva la pubblicità- “impossible is nothing”. Nella prospettiva peggiore che si possa immaginare…

          • “rape: dubito infatti che queste vengano alla luce col solo scopo di nutrire il prossimo!”

            Non puoi neanche dire il contrario…
            Diciamo inanzitutto che come si puo’ vedere e’ importante come si va definire diritto.E a riguardo i vegetali offrono un utile spunto per dire qualcosa.
            Ora, cristianamente, i vegetali sono cose inanimate,che servono(cibo,strumenti,ossigeno etc..),ma non e’ rilevante,in quanto in generale(a meno di alcuni credo)grossomodo l-idea e’ comunque quella.Del resto e’ non sense dire di uccidere una pianta.La si secchera’,tagliera’,estirpera’,ma non la si uccidera’…
            Quindi non c’e’ problema a differenziare vegetali da animali.Poi di aria,sole ed acqua non si vive.
            I malati etc..non c’entrano,come mi pare gia’ ricordato,essendo uno dei classici argomenti jolly utilizzabili da chi sostiene una tesi come da chi ne sostiene una contraria.

            Il problema JdM sta’ qua:
            “ma nel momento in cui decidesse di farlo -io dico- non commetterebbe un’ingiustizia, dato che, lo ripeto, giustizia e diritti vanno di pari passo. Fermo restando il principio della moderazione.”

            Beh come un po’ gia’ detto,non puo’ commettere ingiustizia perche’ questo fa riferimento un po’ a qualcosa di carattere generale.
            E come ho detto gli animalisti non possono(da quanto hai scritto emergono diversi perche’ non possano farlo)fare dei loro principi e scelte regola generale,assoluta.
            E’ quindi per il resto,come dici,una questione di disciminanti.
            Che pero’ portano solo ad una scelta individuale che riconosce “diritti” anche agli animali.
            Per esempio,si puo’ convenire che gli animali che counque provano dolore abbiano diritto a non morire sotto tortura ad esempio o a non essere uccisi per sport o per sfogo di violenza visto che di norma verrebbro uccisi in seguito a lotte o per nutrimento.
            Che siano diritti veri e prorpi o che sia un dovere dell’uomo sugli gli animali alla fine non cambia molto,e’ sempre questione di buon senso e liberta’ di scelta e,essendo uomini,seguire qualsiasi scelta nel modo piu’ “umano” possibile.

          • Bene Leonetto, io a questo punto non ho altro di sostanziale da aggiungere. Nel lungo papiro che mi sono accorto di aver scritto, credo di aver esposto un po’ tutti i concetti essenziali che mi portano a ritenere la posizione animalista inconsistente. Mi rimangono da fare solo un paio di considerazioni relative al tuo ultimo commento:

            1. a causa della mia ignoranza in materia, non potrò esser certo dello “scopo” delle rape, ma credo di poterlo essere, con buon margine, riguardo a quello dei miliardi di semi e semini che i vegan si mangiano: quei semi sono la parte della pianta, la “progenie”, destinata alla riproduzione della stessa. Quindi credo che l’essenza del mio discorso, quando ho fatto riferimento alle rape, non cambi (ed è questo uno dei motivi che contraddistingue la scelta dei fruttariani);

            2. io direi che le piante invece sono vive e che quando una pianta si secca è perchè è morta. Quindi sì, anche una pianta può essere uccisa. Non capisco bene cosa tu intenda quando dici che (cristianamente) sarebbe inanimata: una pianta nasce, si nutre, cresce, si riproduce ed infine muore cosa che la differenzia parecchio da una roccia, questa sì, priva di vita. La differenza allora è che la pianta non è un essere senziente, ma è pur sempre un vivente e non vedo il nonsense nell’affermare che un vivente possa essere privato della vita, ucciso.

            Ed ecco allora l’inconsistenza di un certo pensiero animalista: inconsistenza dettata dall’arbitrarietà con cui i diritti vorrebbero essere attribuiti, ma l’attribuire un diritto ad un animale in virtù del fatto che questo è in grado di soffrire, ad esempio, è dettato dal sentimento, dal “non è giusto!”. Capisco che sia un argomento più che accettabile per certe persone, ma almeno siano oneste e lo riconoscano per quello che è: un argomento che con la verità che è in grado di conoscere la ragione non ha nulla a che fare.
            Ed è in QUESTO senso che la scelta diventa “individuale”, ma la verità sulla questione dei diritti animali non è una questione di scelta più di quanto possa essere una scelta la verità matematica del teorema di Pitagora.

      • Ciao Leonetto,
        innanzitutto ben tornato e buon anno!

        Concordo sulle conclusioni, ciascuno si regoli come crede, il problema è che gli animalisti hanno come fine quello di imporre a tutti le loro scelte.

        Sul passaggio in cui dici “Se con l’auto investo una mucca,un cane e non adempio a ciò che prescrive la legge ci sono delle pene previste” portando questo come argomento sull’esistenza di diritti degli animali mi vengono invece delle considerazioni.

        Le pene previste da quel che so non sono un risarcimento verso l’animale ma verso il suo proprietario (se si tratta di animali selvatici lo Stato) e quindi non si tratta di un riconoscimento giuridico dei diritti dell’animale ma dei diritti del proprietario.

        Resta a questo punto la questione del perché non si risarcisce lo stato per l’investimento di un topo e invece per un cinghiale sì.
        Confermo quanto ho già detto, non ci sono regole oltre il sempre più raro ‘buon senso’.

        • No!
          Adesso se non ti fermi per aver investito per esempio un cane rischi un’incriminazione per “omissione di soccorso”. Questo grazie al divino Monti che nell’ultima finanziaria ammazza-umani (italiani) ha previsto pure (poi non so se qualcuno e’ rinsavito all’ultimo) una “mutua animale” in servizio 24h (o era 12h? un po’ di “umanita’”!!!), naturalmente con i soldi degli umani.
          Ma quelli di Gunther non si potevano usare, per curare i suoi simili?

          • Hai ragione Piero, ho l’impressione che non ci resti che veder svolgere un copione già scritto, la direzione è quella e c’è poco da discutere.

  3. Uno dei dieci on

    Si potrebbe anche chiedersi come mai – per colpa di Adamo&Eva – anche il vegetariano Leone dell’Eden sia ora costretto ad ammazzare gazzelle per vivere…
    Oppure, più semplicemente, perché i dinosauri erano anche carnivori invece che tutti vegetariani…

    Boh! lo dico anche io.

    • Allora due cose:

      Sul fatto dei carnivori,ci si può nterrogare certo ma basta leggere poco dopo le pagine di Adamo ed Eva e si trova la risposta.
      http://www.enzopennetta.it/2013/03/animalismo-una-subdola-ideologia/#comment-11902

      Seconda cosa Enzo precisò,come riportai in questo commento, che:
      http://www.enzopennetta.it/2013/06/rivedere-la-classificazione-di-homo-sapiens-ian-tattaersall-siamo-diversi-da-tutti-gli-altri-esseri-viventi/#comment-15594

      “La prossima volta che qualcuno dirà di “chiudere” la sua partecipazione verrà preso sul serio ed escluso con il blocco dell’account[…]Ultimamente ci sono stati diversi casi (tra cui il suo) di utenti che annunciano per i più disparati motivi di abbandonare la discussione e poi ritornano sui lor passi. Questo non va bene, non è serio e fa somigliare questo posto ad una di quelle soap in cui i protagonisti escono di scena “definitivamente” innumerevoli volte per poi fare altrettanti rientri.[…]dico solo che non intendo più accettare il ripetersi di queste dinamiche.

      E siccome:
      http://www.enzopennetta.it/2013/12/pikaia-il-pasticciaccio-brutto-del-caso-buzzati-traverso/#comment-20941

      Fra l’altro sono sempre commenti di OT,di Spam,che vorrebbero essere provovcatori ma non lo sono etc etc..e che cmuqnue non portano nulla.

      • Uno dei dieci on

        A rigor di logica come non darti ragione, Leonetto?

        Io, però, mi prendo il diritto di cambiare idea, e magari con questo di fare brutta figura.
        Se Pennetta vuol essere coerente sa quello che deve fare. Se invece anche lui, intelligentemente, si riserva delle eccezioni, tanto di cappello.

        E a te dico anche che potevi far più bella figura a ignorare la cosa. Ennesima occasione persa…

      • Chiedo scusa, confesso che mi era passato di mente quell’intervento, per coerenza avrei dovuto quindi chiudere l’account anche in assenza di comportamenti scorretti.

        Non avendolo fatto per mia dimenticanza non mi sento adesso di procedere, prendiamolo con un’occasione in più.
        Se dovesse succedere di nuovo, anche nel caso di altri utenti, credo che adesso sarebbe difficile dimenticarsene nuovamente.

        • Uno dei dieci on

          Peccato. Questo sconfessa la bella immagine dell’osteria con gente che va e che viene, gente che litiga si manda a fare un brodo, si saluta rusticamente, si abbraccia, magari esce sbattendo la porta urlando disappunto e dopo qualche tempo, magari, ritorna…
          M’era piaciuto pensare si trattasse di una scelta, prof. Pennetta, e non di una… dimenticanza, pazienza. Il pragmatismo peloso e bambinesco di Leonetto ha avuto il potere di far evaporare un gesto che presumevo nobile. Di nuovo pazienza.

          Amen

        • Vede 1/10, lo spirito del suo rientro era proprio quello che ha descritto, però sono anche del parere che se si prendono delle decisioni (parlo di me) si dovrebbe essere il più possibile coerenti.
          Il fatto che Leonetto abbia ricordato quella decisione non ha nulla di ‘bambinesco’ rientra solo nella sua straordinaria capacità, riconosciuta da tutti, di memorizzare tutto.

          • Uno dei dieci on

            Sulla straordinarietà di Leonetto che sa recuperare pezzi di memoria dal passato di CS non si discute: rimango ogni volta a bocca aperta, e mi domando come faccia, come riesca in due e due quattro a pescare le citazioni giuste. Magari è solo questione di metterci un po’ di passione, e avere soprattutto molto tempo libero…

            Tornando a noi, le dicevo solo che mi spiaceva di non essere stato bannato solo per una dimenticanza e non per scelta… Punto.

          • A parte che il tempo libero,già esiguo,si fa sempre,purtroppo,più scarso,sottraggo volentieri parte ad esso per dedicarla a CS,detto questo,c’è poco da fare per l’ennesima volta “la povera vittima” 1/10.
            In ogni luogo ci son regole,non certo messe lì a casaccio,e da bambini ,ma specialmente da adulti ci si aspetta che questi attengano un comportamento consono che non costringe a dover intervenire direttamente.
            Se però non l’hanno,si verificano brutti e tristi teatrini , comportamenti fastidiosi per la comunità etc etc..allora dove non arriva il buon senso arrivano le regole.
            Prova anche in una bella locanda da favola ad urinare sul tavolo e vedi se non ti accompagnano alla porta..
            Ed Enzo è estremamente permissivo,accomodante etc etc..In molti siti,blog,forum sia amici che “nemici”, che “neutrali” moltissimi utenti fra cui tu si vedrebbero bannati dopo pochi commenti o non vedrebbero neppure mai pubblicato neanche un loro commento..
            È altresì vero che spesso e volentieri una certa tipologia di utenti può anche “far comodo” come può farlo in una partita uno che costantemente per 90 minuti cerca di farsi autorete,però poi anche la tifoseria avversaria è contenta se l’allenatore lo invita ad andare sotto la doccia..

            C’è quindi poco da essere dispiaciuti,ma anzi ci sarebbe da sentirsi fortunati e cogliere il colpo di fortuna per usare più buon senso in generale.

          • Uno dei dieci on

            Que che mi chiedo, Leoneto, è se tu ci sei o ci fai. O, meglio, ti chiedo chi credi di essere per sindare e pontificare a tal guisa? Impra a scrivere, va,E a rispettare che ti leggi mettendo le lettere in be ll’ordine, senza tutti querefusi che fanno contorfcere il cerrvelleo di coloro che hanno la èaziensaz di leggettrti.

          • “Que che mi chiedo, Leoneto, è se tu ci sei o ci fai. O, meglio, ti chiedo chi credi di essere per sindare e pontificare a tal guisa? Impra a scrivere, va,E a rispettare che ti leggi mettendo le lettere in be ll’ordine, senza tutti querefusi che fanno contorfcere il cerrvelleo di coloro che hanno la èaziensaz di leggettrti.”

            Rinsavisci

          • stò cò frati e zappo l'orto on

            Leggere i commenti di unodeidieci fino ad oggi è stato molto utile per cercare di capire “il pensiero del nemico standard di ogni religione o di chi ha un minimo di fiducia nel cosidetto Spirito)quel genere di persona che si vanta con orgoglio di non credere in Dio.Secondo me sei ultra liberissimo di non credere in niente!Chi può impedirlo?Nessunissimo!
            Ma il problema vero è che unodeidieci,”scientificamente,filosoficamente e Logicamente”non è mai stato capace di difendere(se non con il suo entusiasmo di “ateo”)la Serissima Causa dell’Ateismo.
            Ti prego convertici tutti alla tua Causa,ma prima leggi tutti(si fà per dire)i Testi Sacri di chi non crede in Dio,nello Spirito(o come dici tu nei Puffi)ecc.

  4. Ciao Enzo,
    come sempre il tuo blog è fonte di tantissimi spunti e stimoli, ed è una delle poche piattaforme in rete su cui è possibile ragionare seriamente.

    In merito a questo articolo, vorrei permettermi di fare una brevissima riflessione. Premetto che sulla sperimentazione animale preferisco non esprimermi, perché non ho una sufficiente preparazione in materia per poter dare un giudizio o prendere una posizione ragionevole.

    In merito all’uccisione degli animali, non c’è dubbio, per una persona ragionevole, che la vita di un animale non può essere paragonata a quella di un uomo, perché tra i due non vi è solo una distinzione di grado ma anche sostanziale. Detto ciò, mi sento però di fare una precisazione. E’ evidente che uccidere un animale a scopo alimentare non può essere considerato un crimine; e non può esserlo a maggior ragione per coloro che vogliono ridurre l’uomo a semplice “animale tra gli animali”, perché la caccia a fini alimentari è una pratica del tutto normale e che rientra nel naturalissimo dualismo “predatore – preda”. L’uomo non ha, per natura, una dieta esclusivamente vegetariana quindi, come fa qualsiasi predatore, caccia altri animali per nutrirsi. E questo è pacifico e perfettamente conforme alle leggi della natura, con buona pace degli animalisti sconsiderati che gridano allo scandalo senza nemmeno riflettere su ciò che dicono.

    Premesso quindi che la vita di un uomo vale certamente di più di quella di un animale, questo tuttavia non ci autorizza ad usare gli animali come meglio crediamo. Personalmente, infatti, considero abominevole il modo in cui certi animali vengono uccisi “per sport”, perché, sebbene non siano essere umani, sono pur sempre esseri viventi, ospiti come noi del pianeta Terra e nostri “coinquilini” nella natura. Nulla da dire quindi sulla caccia a scopo alimentare, decisamente contrario all’abuso nei confronti degli animali, certo sostanzialmente differenti da noi, ma pur sempre esseri viventi dotati di una loro dignità.

    • Ciao Nicola, ho letto con attenzione il tuo equilibrato e interessante intervento e, a mio parere, non credo di pensare cose molto diverse.
      Premetto anche che in questo caso mi esprimo a titolo personale e non come voce di di CS.
      Ero molto giovane (e nessuno metteva in discussione la caccia) quando avevo già una pessima idea di quei cacciatori, alcuni dei quali conoscevo personalmente, che andavano a fare battute che somigliavano più a delle stragi che a delle battute di caccia, ed è lo stesso sentimento che provavo allora e provo adesso verso chiunque abusi della natura in qualsiasi altro modo, ad es. tagliano inutilmente degli alberi o sporcando con dei rifiuti. Ma se ci pensiamo allora il problema non è la caccia ma il vandalismo, in qualsiasi forma si manifesti.

      Quello di cui stiamo parlando non è però una critica a certe forme di comportamento vandaliche (e diciamolo, anche un po’ da ignoranti), ma il fatto che questi comportamenti vengano considerati non tanto per i loro eccessi ma per i principi che ne stanno alla base, che sono appunto i rapporti paritari o no tra Uomo e natura.

      • stò cò frati e zappo l'orto on

        Prof. puoi anche spendere delle bellissime parole a “favore del Buon Senso”ma il denaro vince sempre.
        Questo vale per tutti i regimi:Franco in Spagna,Tito in Yugoslavia ecc.
        Gli animali sono destinati al nostro piacere,al “nostro sfogo”.
        Comunque mi confermo con le parole di Nicola,semplici ma concretissime.
        ps.Ne Franco ne Tito sparavano(a migliaia) di animali per necessità alimentare.

  5. Che ne pensate dell’amore eccessivo che tanti provano nei confronti dei loro animali domestici, specie se cani? Molte statistiche rivelano come ad es. molti animali dormano nel lettone!
    Un certo animalismo non trovate si sia già infiltrato nella società umana?
    Frasi come: “Gli manca solo la parola”, “È come uno di famiglia” sono entrati nel linguaggio comune.
    E anche la legislazione si sta adattando.
    La filosofia da un pezzo teorizza i presunti “diritti”.
    Queste ideologie alla fine renderanno l’uomo di nuovo schiavo, o trattabile come bestia, oppure paradossalmente ci saranno essere umani ricchi che non faranno mancare niente ai loro animali sottopagando invece i proprio lavoratori. Per questo credo passano certe credenze, per fare l’interesse dei “pochi’, come al solito!

    • Anche in questo caso il rischio è di entrare nel comportamento e nei gusti dei singoli, senza varcare quella linea ritengo però di poter dire che inevitabilmente i comportamenti a cui ti riferisci non possono che essere influenzati dal clima culturale di cui stiamo parlando.

      Riguardo al discorso sui “diritti” il problema è che non potendo essere accompagnati da dei “doveri”, essi non sono applicabili in questa forma.
      Più che di diritti parlerei di “rispetto”, cosa che appunto garantisce l’animale senza farne un soggetto giuridico con dei doveri ai quali non potrebbe assolutamente adempiere.

      • Gusti che inevitabilmente influenzeranno anche uno come me che non li ha.
        Anche in questo caso la libertà malintesa finisce per giocare un ruolo di primo piano. Giustamente questo, come notava il prof. Masiero, ci porta agli ideali illuministi che hanno creato successivamente queste ideologie corollarie.
        Di fatto è già un soggetto giuridico, se una persona investe accidentalmente un animale e fugge (è una cosa disgustosa) ma si troverebbe (nei migliori casi) a dover pagare un’ammenda o a finire in carcere. Per cui siamo vicini a considerarlo vicino ai diritti di una persona?

    • stò cò frati e zappo l'orto on

      Mi chiedo perchè gli Umani abbiano una maggiore preferenza per i cani piuttosto che per le scimmie,ritenute maggiormente vicine all’Uomo.Chi mi può dare una qualche spiegazione?

      • Ciao stò.
        Bhé penso sia proprio perché i cani non sono così simili all’uomo! Del resto se cercassimo la compagnia di ‘simili’ a noi, ci basterebbero già i bambini o i nostri amici.
        Invece il cane ‘compensa’ quello che non abbiamo e che i nostri simili si guardano bene dal darci: un’obbedienza cieca e un’adorazione da dèi.
        Basta guardare come ad ogni due passi il cane guarda in su adorante il suo padrone: è il suo dio!
        E gli puoi far fare quello che vuoi tu: alla fine l’hai sempre vinta, col guinzaglio o senza. Prova a fare altrettanto coi bambini, ma anche con una scimmia…
        E poi nessuna discussione, nessun contraddittorio, a volte non poter parlare o ribattere è gratificante per noi.
        In ogni caso è un grande ritorno di affetto e guarda caso, anche quello mancante, specialmente ai nostri giorni.
        Una scimmia avrebbe più esigenze, sarebbe dispettosa e ti darebbe meno in termini di affetto e gioco. Oltre poi, spesso anche l’eleganza di portamento o di gioco fra loro.
        Come ho letto da qualche parte, non si sa bene se i cani abbiano appreso dall’uomo il loro carattere giocoso o se siano stati loro a ‘insegnarci’ alcuni comportamenti dai tempi in cui li abbiamo presi con noi addomesticandoli per le greggi.
        In ogni caso è difficile poter dire a una scimmia di essere il migliore amico dell’uomo…
        Detto questo, a parte i cani-lupo, preferirei i gatti 😉

        • stò cò frati e zappo l'orto on

          Bellissimi(come sempre)i tuoi commenti.
          Hai spiegato benissimo perchè l’uomo ami così tanto il cane(comunque anche il gatto!!!).

  6. Colgo l’occasione dell’argomento trattato per approfondire un aspetto periferico, come ho fatto già in altre occasioni, parlando dell’argomento in sé: la caccia al Fagiano.

    Forse non tutti sanno che la specie non è autoctona delle nostre zone, ma si tratta di una specie di provenienza asiatica che è stata importata a fini venatori. Si tratta di un animale decisamente opportunista, che vive in una molteplicità di habitat e che è in grado di nutrirsi, oltre che di vegetali, anche di una ampia gamma di organismi animali: Roditori, Uccelli, Rettili, Anfibi, Insetti, Aracnidi, Anellidi, ecc.
    Si tratta, in sostanza, di un alieno che è andato ad occupare nicchie ecologiche che originariamente erano occupate da specie autoctone come le Pernici propriamente dette e specie affini ( una delle quali, la Starna, è ora diventata decisamente rara ), un accanito predatore della fauna “minore”, un organismo che mette al mondo prole in grado di far fronte da sé alle sue esigenze, che si configura pertanto come un pericoloso competitore.
    Già, perché se non si fosse trattato di un animale opportunista, con una grande potenzialità diffusiva e con una spiccata competitività non avrebbe avuto le caratteristiche idonee per essere importato come animale da adibire a “cacciagione”. La cosa si è verificata con altre creature alloctone, come i Cinghiali dell’est Europa (stessa specie del Cinghiale nostrano, ma altra sottospecie, dalle dimensioni gigantesche) ed i Leproni, anch’essi dell’Est Europa, che si è visto appartenere ad una specie completamente differente da quella a cui appartiene la Lepre nostrana – che è oggi diventata uno dei Mammiferi terrestri più minacciati in assoluto nel nostro Paese -.
    Mi chiedo, alla luce di queste cose, sempre restando in ambito venatorio, se sia opportuno preoccuparsi di 30 Fagiani uccisi più che di 30 Allodole che, rappresentando la specie di selvaggina più piccola, si presta comodamente ad essere riposta in una giberna senza essere troppo appariscente. E trenta allodole sono un carniere – sebbene sovradimensionato ai sensi della normativa che regolamenta l’attività venatoria – un carniere tutt’altro che impossibile. Ma non fa notizia, forse anche perché l’Allodola è un animale di piccole dimensioni.
    Da un punto di vista normativo, cacciabile è il Fagiano e cacciabile è l’Allodola (la prima specie si potrà cibare eventualmente delle uova e dei pulcini della seconda, la quale fa notoriamente il nido a terra, ma questa è un’osservazione senza troppa importanza).

    Da un punto di vista “naturalistico”, la rilevanza del Fagiano nel condizionare la situazione ambientale di un territorio che non gli è congeniale è sicuramente molto più “pesante” rispetto all’analoga capacità dell’Allodola. Ma è più grande, ha una configurazione ecologica onnivora, condiziona pesantemente l’ambiente; benché originario dell’estremo Oriente, ha dimostrato di sapersi adattare anche a territori così lontani – sia geograficamente che ecologicamente – come quelli mediterranei, mostrando una sua possibilità di cosmopolitismo, tutti particolari che lo rendono in un certo qual modo più “simile” agli esseri umani…

    Da un punto di vista invece più ampio, aggiungo una considerazione sulla quale, forse, in pochi si sono soffermati: il fatto che in Italia non esista una definizione giuridica di “animale” tale da porre un discrimine obiettivo fra il lecito e l’illecito.
    Conosciamo tutti l’articolo del codice penale che parla del “maltrattamento animali”, ma pochi si chiedono quale sia il campo di applicabilità di tale articolo: il Codice non lo dice, come non lo dice nessun regolamento o norma successiva.
    Così, se l’estensibilità può sembrare scontata quando si abbia a che fare con animali domestici e da allevamento (nei macelli si presta una particolare attenzione a che l’animale non soffra eccessivamente), analizzando caso per caso si può rilevare qualche incongruenza di rilievo.
    Sebbene la cosa possa sembrare paradossale, essa è estendibile a tutti gli animali oggetto di caccia, i quali, in qualità di patrimonio indisponibile dello Stato (tale è la qualifica di Mammiferi ed Uccelli viventi stabilmente in condizioni di libertà sul nostro territorio nazionale). E gli altri ?
    La situazione è più complessa di come potrebbe apparire: con riferimento agli animali domestici, quelli “da appartamento”: Cani sì, Gatti sì; Conigli ? nì, e così via secondo una gradazione che ha i caratteri di una soggettività che non dovrebbe assolutamente avere.
    Per quanto riguarda gli altri animali, non rientranti fra gli animali domestici, o fra le specie cacciabili, o fra quelle di allevamento Gechi e Lucertole ? ni (anzi no); Topi e Ratti ? no ; Mosche, Zanzare ? no di sicuro !

    Strano, a scavare in maniera appena approfondita, come emergano le contraddizioni: chi mai andrebbe a manifestare davanti ad un’azienda specializzata in derattizzazioni o ad un negozio di articoli agricoli che vende anche talpicidi ? Chi mai penserebbe di opporsi a campagne di bonifica dalle zanzare ? E gli innumerevoli organismi , appartenenti a tutte le categorie, che vengono sistematicamente distrutti dall’impiego di veleni in agricoltura ?

    Penso che possa essere un discorso di metodo ed anche di coerenza: se si assegnano diritti ad esseri viventi perché questi sono belli, o perché si avverte nei loro confronti quell’empatia che ci spinge a manifestare in loro favore, non mi sembra una pretesa eccessiva quella di chiedere che venga definito un criterio in base al quale si possa stabilire cosa debba essere tutelato e cosa no, a cominciare dalla Balenottera azzurra e giù fino ad arrivare al Pidocchio che con l’uso di shampoo appropriati estirpiamo dalle nostre capigliature.

    • Carissimo Sandro,
      come sempre i tuoi interventi rivelano che sei uno specialista di tutto ciò che riguarda gli ecosistemi (e non solo).
      Ad un certo punto del tuo intervento poni una domanda che vuole essere retorica: “chi mai andrebbe a manifestare davanti ad un’azienda specializzata in derattizzazioni o ad un negozio di articoli agricoli che vende anche talpicidi ? Chi mai penserebbe di opporsi a campagne di bonifica dalle zanzare ? E gli innumerevoli organismi , appartenenti a tutte le categorie, che vengono sistematicamente distrutti dall’impiego di veleni in agricoltura ?”
      Ovviamente ti saresti aspettato che la risposta fosse “nessuno”, e invece non ne sarei così convinto, leggi cosa si può trovare su un sito vegan;

      “Il mio gattone ha una bella zecca dietro l’orecchio… ho
      cercato su internet come rimuoverla, quello che va per la
      maggiore è alcol + pinzetta… Ma con l’alcol non rischio di
      far male alla zecca?

      E’ solo l’inizio di un divertente scambio di opinioni sulla vita della zecca che consiglio a tutti di leggere.

      Per rispondere alle tue giuste considerazioni finali ritengo che non si dovrebbe cercare una regolamentazione per legge se esistesse ancora de buon senso in circolazione.

      • Davvero un bel dilemma, à la “scelta di Sophie”: o stacco la zecca uccidendola o la stacco senza ucciderla, ma a quel punto morirà di fame.

        In seconda pagina poi c’è pure quello che ha tirato fuori il “diritto alla vita” delle zecche…

        • Ritorno sull’argomento per sottolineare un aspetto che, come mi rendo conto ora rileggendo quello che ieri forse troppo sbrigativamente ho scritto, mi sembra di non aver evidenziato.
          La stessa presenza del Fagiano, in quanto essere vivente “imposto” al territorio dalle politiche venatorie nel nostro Paese, arreca di per sè un disturbo alla fauna autoctona, che viene sottoposta alla concorrenza effettuata da un organismo la cui specie non era prevista nei nostri ambienti.
          Nutrendosi di altri organismi che vivono nei nostri territori, il Fagiano esercita esso stesso una pressione per così dire “venatoria” indotta, in ultima analisi, dall’Uomo, che tale specie ha introdotto in Europa.
          Sebbene lungi dal portare ad una schietta distruzione del territorio – come invece sono in grado di fare altre specie alloctone, sulle quali non è il caso di soffermarsi -, i Fagiani incidono inevitabilmente sulle popolazioni di organismi di cui si cibano e, soprattutto, sulle popolazioni delle altre specie di Galliformi nei confronti delle quali si pongono in competizione. Copio/incollo il link al primo dei 18.700 documenti che si visualizzano – molto probabilmente non il più rappresentativo – digitando su Google “Fagiano” e “spettro alimentare”

          http://www.sterna.it/CartavocER/book/cvf/cap1/specie/fagiano.htm

          Si tratta di un lavoro abbastanza circostanziato, che curiosamente limita ad un semplice trafiletto – che riporto di seguito – i contraccolpi negativi della presenza del Fagiano sulle popolazioni di organismi autoctoni occupanti nicchie ecologiche vicine.

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          Curiosamente, di questo aspetto nessuno sembra accorgersi, forse perché gli effetti sull’ambiente e sulla fauna selvatica non derivano dall’Uomo (non direttamente), ma da una specie animale…

  7. “Ciò non significa tuttavia che in tutto il territorio regionale l’incremento del fagiano debba essere considerato l’obiettivo prioritario, infatti occorre considerare l’opportunità di sviluppare e gestire altre specie, come la starna o la pernice rossa, pertanto, in considerazione del fatto che le due specie si trovano a competere sia per le risorse trofiche che per i siti di nidificazione, nell’ambito di un programma di recupero dell’areale storico della starna la presenza del fagiano deve essere considerata un elemento almeno parzialmente negativo.”

  8. Buongiorno,

    io personalmente sottolinerei due cose, la prima, che se si vuole difendere gli animali, bisogna metterli tutti sullo stesso piano, non piangere perchè muore un gatto e stare muti quando a Pasqua si uccidono migliaia di Agnelli.
    La seconda cosa, che vorrei sottolineare è che per essere “coerenti” tutti gli animalisti non dovrebbero a questo punto consumare carne di alcuna provenienza, sono coerenti? Lo fanno?

    Saluti

    • Buonasera Jean, la differenza di trattamento tra animali come gatto e agnello o cane e vitello credo che sia una delle contraddizioni degli animalisti comuni, quelli più estremisti sono su questo punto coerenti e credo che siano già orientati al superamento di queste distinzioni, io personalmente ho letto sulla saracinesca di una macelleria la scritta “assissino…”

  9. Uno dei dieci on

    In sintesi: l’ideale sarebbe non ammazzare mai nessun essere vivente, e soprattutto mai e poi mai per divertimento. Sarebbe, già questo, un bel passo avanti.
    Per esempio, i pescatori che pescano per sbarcare il lunario (che lo fanno per lavoro) sono diversi dal tipo che prende su lenza o canna da pesca e crede di divertirsi a tirar su pesci, magari da ammazzare subito a legnate per non farli soffrire troppo (che cuore!).
    Lo stesso per la caccia: ben diversa è la caccia per nutrirsi da quella alla Briatore, per intendersi.

    Non occorre, a mio avviso, scendere troppo in disquisizioni sofisticate sulla natura o il grado di Homo e altre bestie per capire che procurare senza scopo sofferenza, dolore a una creatura vivente (o solo con lo scopo di provare un piacere fisico) è una scelta che affonda le sue radici nel sadismo.

  10. Pingback: Fagianicidio? | Lo Sai

  11. Uno dei dieci on

    A proposito della rapa… nessun dubbio.

    La radice carnosa di questa pianta (la rapa per l’appunto) altro scopo non ha che quello di permettere la sopravvivenza della pianta nella stagione inclemente; piena di sostanze di riserva, consente alla specie di formare il fusto fiorifero nel secondo e ultimo anno di vita, quello che porta alla formazione del fiore e quindi dei semi, perciò alla perpetuazione della specie per via gamica.

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