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    Caschi verdi, un problema serio

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    By Enzo Pennetta on 4 Agosto 2011 Clima, Geopolitica ed Economia

    Cronoca o fiction?

     

    Qualche giorno dopo la proposta di istituire i “caschi verdi” dell’ONU per fronteggiare le emergenze climatiche, un articolo di Pietro Greco apparso sull’Unità il 28 luglio 2011 dal titolo “Caschi verdi, il mondo non può aspettare”, esprime una forte pressione a favore della loro istituzione.

    Nella prima analisi pubblicata su questo sito: «Cambiamenti “climatici” o “cromatici”? Arrivano i “caschi verdi” dell’ONU: Bombarderanno la CO2?» al di là del titolo ironico si evidenziava che l’origine della fame nel mondo, e del fenomeno dell’emigrazione, non era nei “cambiamenti climatici”, ma questa insistenza sull’istituzione di cosiddetti “caschi verdi” ci obbliga ad altre riflessioni.

    Nell’articolo apparso sull’Unità possiamo leggere affermazioni come le seguenti:

    «dei “caschi verdi” – o comunque li si voglia chiamare – sentiremo parlare nel prossimo futuro. Per il semplice motivo che ce ne sarà sempre più bisogno.
    Per “caschi verdi” intendiamo una forza delle Nazioni Unite in grado di intervenire in caso di gravi emergenze ambientali (anche) per prevenire conflitti.»

    Chi in questi tempi ha seguito l’avventura militare della NATO in Libia non può non diffidare di notizie come quella dell’istituzione di una forza militare, di natura ancor più sovranazionale, che possa intervenire in ogni regione del mondo.

    Il timore è che dopo aver difeso sulla punta delle baionette la causa della democrazia, adesso si insinui il modo per intervenire in tutti quei casi in cui la motivazione “democrazia” non era stata sufficiente. Basterà un ciclone o una siccità per occupare militarmente interi territori? Sarà richiesto il consenso alle autorità dello stato in cui si andrà ad intervenire? E una volta terminata l’emergenza sarà restituita la sovranità ai governi locali?

    Incomincia adesso ad emergere uno scenario preoccupante dietro alla campagna mediatica sviluppata intorno al “Global Warming”, il Riscaldamento Globale poi, più prudentemente (e furbescamente), rinominato “Cambiamenti Climatici”.

    Lo scenario che viene prospettato è del resto così preoccupante che sarà difficile che futuri governi, o Presidenti della Repubblica, non convincano l’opinione pubblica della necessità degli interventi militari, potrebbero venire usati argomenti come quelli riportati nello stesso articolo:

    “Il previsto aumento della temperatura media del pianeta – che secondo l’IPCC, il gruppo di scienziati che lavorano per l’ONU, potrebbe progressivamente arrivare fino a 6 °C entro il 2100 – determinerà non solo drastici mutamenti ambientali. Ma anche sconquassi sociali. Il sistema agricolo sarà ridisegnato, il regime delle acque potabili sconvolto, ampi territori costieri diventeranno inabitabili, si verificherà in specifiche zone un deciso aumento della frequenza di eventi meteorologici indesiderati. Decine, forse milioni di persone saranno costrette ad abbandonare le loro case e diventeranno “environmental refugees”, profughi ambientali.”

    Lo scenario è davvero apocalittico, il potenziale persuasivo di tali argomenti è ben superiore a quello che può avere il ricorso a principi quali la difesa della democrazia o il “grido di dolore” dei ribelli.

    Bisognerà fare molta attenzione quando, anche da parte di giornalisti seri e in buona fede, anziché parlare dei fatti reali, ci vengono proposti dei “tariler” di film apocalittici.

    La conferma a queste preoccupazioni ci viene infine da un successivo passaggio:

    «È per questo che sia David King, già consigliere scientifico del governo inglese, sia gli analisti della CIA, i servizi di intelligence americani, da una decina di anni definiscono i cambiamenti climatici «la più grave minaccia per la sicurezza» che l’umanità si troverà ad affrontare in questo XXI secolo. Superiore, persino, alla minaccia del terrorismo di Al Qaeda o al rischio di una guerra nucleare.»

    Se qualcuno fra noi si fida dei consiglieri del governo britannico, degli analisti della CIA, e degli altri servizi di intelligence, allora potrà riporre la sua fiducia nell’istituzione dei “caschi verdi”.

    Per tutti gli altri è il momento di cominciare a preoccuparsi di vedere passare dalla NATO ai “Caschi verdi” gli interventi umanitari, di vedere moltiplicato in modo imprevedibile quanto già visto mettere in atto riguardo alla minaccia di Al Qaeda.

    Per chi fosse interessato ad approfondire le tematiche climatiche, segnalo il già citato CLIMATE MONITOR

     

     

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    Enzo Pennetta

    Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

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