Lennart Bengtsson: la climatologia è diventata una pseudo-scienza. (Il darwinismo neanche quello).

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Lennart Bengtsson

 

Secondo uno dei massimi esperti del settore l’aver sostenuto la tesi del riscaldamento globale antropico anche dopo il fallimento delle previsioni ha trasformato la climatologia in pseudo-scienza.

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Che dire allora del darwinismo che di previsioni non ne fa proprio?

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La notizia aveva nei primi giorni di Maggio attirato l’attenzione di tutti gli addetti ai lavori e di tutti coloro che si interessano al clima con particolare riferimento alla teoria dell’AGW, cioè del riscaldamento globale causato dall’uomo, Lennart Bengtsson uno dei maggiori studiosi del clima era entrati a far parte del gruppo di esperti della  Global Warming Policy Foundation, un’organizzazione che raccoglie i più autorevoli ‘scettici’ sull’origine umana dei cambiamenti climatici.

Ma quel che è più interessante in tutta la vicenda sono le motivazioni addotte da Bengtsson, come riportato sulla Bussola:

A chi gli chiedeva negli scorsi giorni se non avesse cambiato posizione rispetto al passato, Bengtsson ha risposto negativamente sostenendo di essersi sempre considerato uno “scettico” ossia, come dovrebbe essere scontato, uno scienziato con un occhio critico, innanzitutto sul proprio lavoro.

Atteggiamento che lo ha portato a mettere in discussione i modelli di previsione del clima, che lui stesso ha contributo ad ideare, in quanto incapaci di riprodurre fedelmente l’evoluzione della temperatura. Se i modelli sono falsificati dalla realtà, ha affermato, dovremmo impegnarci per renderli migliori, non adottare politiche su ipotesi scientifiche non validate empiricamente.

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Bengtsson dunque si sottrae alla logica degli schieramenti di tipo calcistico per affermare che uno scienziato deve adottare lo Scetticismo scientifico (di cui si è parlato in modo confuso recentemente su Oggiscienza), cioè “un atteggiamento di analisi critica, guidato dal dubbio rivolto verso tutte quelle affermazioni, teorie o enunciati che pretendono di avere carattere di scientificità, ma che ancora non sono passate al vaglio rigoroso delle regole del metodo sperimentale“. Non si tratta quindi di cambiare idea ma al contrario di essere coerenti con il metodo scientifico. Questo punto è stato ribadito dallo stesso Bengtsson il 21 maggio scorso in un articolo pubblicato sul blog Uppsalainitiativet nel quale tra l’altro afferma:

Quel che c’è di più preocupante è forse l’aumentata tendenza della ricerca sul clima verso la pseudo-scienza. Ciò scaturisce dalla bias nel numero delle pubblicazioni orientate a riportare risultati che supportino una ipotesi climatica, evitando allo stesso tempo di pubblicare risultati che da questa si allontanino…

Se Karl Popper fosse ancora vivo dovremmo certamente fronteggiare delle fiere critiche a questo atteggiamento. 

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Il paradigma dell’AGW agisce dunque in modo da ostacolare la pubblicazione di studi contrari sulle peer review (per poi dire che si tratta di tesi che per essere prese sul serio dovrebbero essere pubblicate sulle stesse peer review), questo è il modo in cui il paradigma scientifico si difende, e questo già dovrebbe far riflettere su analogie con la teoria darwiniana che è un paradigma che ha avuto molto più tempo per radicarsi. Ma il passaggio in cui Bengtsson si dimostra chiaramente un vero scienziato è il seguente:

Io e i miei colleghi abbiamo avuto a che fare con limitata comprensione nel cercare di sottolineare che le osservazioni indicano una sensibilità climatica più bassa rispetto a come la calcolano le simulazioni.

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Questa è la scienza: si fa un’ipotesi, su di essa si ricavano delle previsioni e se le previsioni falliscono l’ipotesi deve essere ritenuta errata. Punto. Per questo non è corretto dire che Bengtsson ha cambiato parere, egli ha dimostrato di essere coerente con il suo scetticismo scientifico.

Da questo deriva la sorprendente conclusione che ad aver cambiato parere sono tutti quei climatologi che di fronte al fallimento dei loro modelli continuano a sostenere la validità delle premesse che li hanno prodotti.

A questo punto ecco il paragone impietoso con la spiegazione neo-darwiniana dell’evoluzione, se infatti la teoria dell’AGW consente di fare delle previsioni verificabili che la rendono falsificabile e quindi scientifica, il darwinismo queste previsioni non le fa nemmeno.

Ecco dunque che se la climatologia è diventata una pseudo-scienza ( a proposito qualcuno avverta il CICAP) che tende ad alterare e censurare i risultati per difendere il proprio paradigma, il darwinismo non è neanche una pseudo-scienza perché non fa previsioni che possano essere verificate o confutate.

E così eccoci infine a dover invidiare i climatologi che almeno hanno una pseudo-scienza. Mentre noi, che ci interessiamo all’evoluzione, non abbiamo neanche quella e dobbiamo accontentarci delle “storie proprio così”, quelle ricostruzioni non verificabili ma tanto suggestive, alla kipling.

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Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

5 commenti

  1. Giorgio Masiero on

    Il darwinismo non si vergogna di non fare predizioni, anzi se ne vanta, perché si fonda sui cespugli, sul non senso dell’evoluzione, sulla storicità accidentale delle modifiche genetiche, sul caso, ecc.
    Non si può indovinare il caso! Chi prevedesse le uscite al Lotto barerebbe. Se il darwinismo facesse una sola predizione A, vorrebbe dire che c’è sotto sotto una legge fisica che produce A, ma allora segherebbe il ramo su cui si posa. Diventerebbe la sua teoria opposta, lo strutturalismo fisico.
    Il darwinismo è non-scienza (“scientia” deriva dal latino “scio” = “io so”), per sua volontà, perché si fonda sulla scelta dell’ignoranza perpetua e congenita di come è sorta la vita e si sono originate le specie.

  2. Le male interpretazioni nella Sintesi Moderna sono impegnate nella definizione del paradigma materialista, quelle animaliste in quella dell’inferiorità morale dell’uomo rispetto all’innocenza animale (che innocenza non può nemmeno definirsi, non esistendovi autooscienza come lo può esser quella umana), rimandando ad un altro articolo recente. A cosa dovrebbe giovare innanzitutto la pseudo-scienza climatologica? Alla definizione di un uomo “contro-natura” e moralmente inferiore agli altri animali o al buonismo contemporaneo e magari terzomondialista?

    Ricordo ancora ore serie di lezione rubate alle scuole medie per odiosi ed ipocriti programmi di definizione naturalistica, uh …

    • “A cosa dovrebbe giovare innanzitutto la pseudo-scienza climatologica?”
      Questa è una domanda importante, ma la risposta si trova facilmente: tutte le pseudoscienze e le false scienze non possono che avere finalità ideologiche o finalità politiche ed economiche.

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