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    Malthusianesimo: la radice vitale del neoliberismo e del globalismo

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    By Enzo Pennetta on 6 Gennaio 2019 Geopolitica ed Economia

    Esiste un’ideologia di cui non si parla perché si è travestita da “realtà oggettiva”, si tratta del malthusianesimo. Ed è alla base del pensiero neoliberista e globalista.

    Le dichiarazioni di Yves Cochet riportano la questione all’attenzione.

    Ho cominciato a parlare di argomenti inerenti alla dottrina malthusiana (a sua volta strettamente legata alla concezione darwiniana) dalla nascita di questo blog, oggi più che mai il lavoro fatto è di estrema attualità.

    Una conferma di questo è giunta proprio oggi 6 gennaio dalle dichiarazioni sulla riduzione della popolazione europea fatte dell’ecologista francese, ex deputato all’Assemblea nazionale ed ex europarlamentare Yves Cochet, che è stato subito ripreso in un tweet della giornalista Eugénie Bastié:

    Le néo-malthusien Yves Cochet dans l’Obs, propose d’inverser les allocations familiales et de les rendre dégressives à mesure que la famille grandit: “Limiter nos naissances nous permettrait de mieux accueillir les migrants qui frappent à nos portes” 🙄 pic.twitter.com/pvmgj4S57Z

    — Eugénie Bastié (@EugenieBastie) 3 gennaio 2019

    Dunque Cochet dichiara che bisogna ridurre le nascite della popolazione dei paesi ricchi (ulteriormente ndr) per far posto ai migranti. Ma questo non sarebbe malthusianesimo aggiunge in un classico da “excusatio non petita accusatio manifesta”, una giustificazione che alimenta i sospetti.

    Il malthusianesimo ha come centro della sua azione la riduzione della popolazione povera mediante il divieto di assistenza sociale e i salari ridotti alla sussistenza, il tutto giustificato dall’assunto che la causa della povertà sia l’eccessiva popolazione (dato smentito storicamente). Con un paralogismo Cochet afferma che il suo non è malthusianesimo e che un vero approccio malthusiano sarebbe quello di ridurre la popolazione nei paesi del Terzo mondo, politiche che effettivamente sono state ampiamente portate avanti dall’ONU e supportate a fasi alterne dagli USA. Sostiene quindi Cochet che la sua non è una proposta malthusiana perché in essa sarebbe la popolazione ricca a dover essere ridotta per far posto a quella povera, il che effettivamente si configura come un approccio assolutamente inedito.

    Ma in realtà si tratta del più puro malthusianesimo, quando l’economista Thomas Robert Malthus (1766 – 1834) antenato dei vari Monti, Cottarelli e altri sostenitori dell’austerity,  propose la propria teoria, aveva in mente i poveri dell’Inghilterra, il proletariato nato dalla prima rivoluzione industriale, quindi l’idea di ridurre la popolazione dei paesi ricchi è esattamente quella originale di Malthus.

    La riduzione della popolazione ha lo scopo di minare la capacità di protestare della classe operaia dei pesi sviluppati e quindi di organizzarsi, dove manca una massa critica non c’è protesta. Possiamo ben immaginare il rammarico che Cochet a altri dell’intellighenzia francese deve aver provato in questi giorni nel constatare come i gilet jeunes siano numericamente fastidiosi.

    Ma perché ridurre la popolazione de paesi sviluppati per poi importare migranti dal Terzo Mondo? La risposta è semplice e la fornisce Marx quando parla dell’esercito industriale di riserva, una massa di disperati il cui fine è quello di innalzare il tasso di disoccupazione per ridurre i salari e spingerli tendenzialmente fino al livello di sussistenza. Inoltre la deportazione assistita dei giovani dall’Africa subshariana è essa stessa una misura malthusiana in quanto riduce la popolazione attiva impedendo lo sviluppo delle economie locali che, nell’ottica neoliberista e globalista, non devono svilupparsi e avere l’unica funzione di fornire materie prime a basso costo e, come già detto, anche manodopera a basso costo. La stessa dinamica malthusiana dell’Africa è stata già vissuta dal meridione d’Italia con la migrazione tra fine Ottocento e inizio Novecento, una riduzione della popolazione che, contrariamente a quanto previsto dalla teoria, non ha portato alcuno sviluppo, e d è stata sperimentata anche dall’Irlanda che in seguito alla carestia dell’Ottocento si svuotò della popolazione impiegando poi numerosi decenni per riprendersi dallo shock demografico.

    Esiste dunque un fattore unificante di globalismo e neoliberismo e questo è il malthusianesimo. Una teoria ottocentesca più volte smentita dalla storia che però viene insistentemente riproposta come rappresentazione efficace della realtà per giustificare e indicare come inevitabili le azioni contro la popolazione del capitale e della finanza liquida.

     

     

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    Enzo Pennetta

    Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

    4 commenti

    1. Blas on 7 Gennaio 2019 17:49

      Dentro la parola liberalismo ci sta di tutto ma difficilmente il malthusianesimo. Piuttosto li ci sta Marx come spiega l´articolo, é Marx non era liberale. Se di qualche cosa peccano i liberli i di troppo ottimismo non di malthusianesimo. Per loro le crescita é infinita e sempresi stará meglio.

      • Enzo Pennetta on 7 Gennaio 2019 21:01

        I neoliberisti non sono i “liberali”.
        Il neolberismo è sostanzialmente l’esclusione dello stato dall’economia che viene lasciata interamente ai “mercati”, questa mancanza di assistenza verso i deboli e di garanzie per i lavoratori è essenzialmente malthusianesimo.

    2. Marco G on 8 Gennaio 2019 22:22

      Non dobbiamo dimenticare che “l’esercito di riserva”che viene usato quindi come scorta o ricambio è costituito anche da bambini che purtroppo diventano anche loro di riserva, anzi di ricambio grazie ai loro organi.

    3. Fabrice on 9 Gennaio 2019 09:08

      Scusi Dott. Pennetta,

      ma questo discorso del cosiddetto “esercito industriale di riserva” di marxiana memoria che si costituirebbe tramite l’immissione di ingenti masse di extracomunitari nella UEE non ha molto senso logico in quanto molte aziende manifatturiere della UEE hanno delocalizzato principalmente nei paesi dell’Est Europa, in Polonia, Cina e India e i profitti non li vanno certo a reinvestire in area UEE, ragione per cui tutte queste masse di extracomunitari immessi forzatamente nella UEE servono invece fondamentalmente a distruggere definitivamente quello che è rimasto dello stato sociale delle popolazioni europee della UEE, nel senso che sanità, pensioni, redditi di sussistenza, case popolari, scuola pubblica, insomma, l’utilizzo di tutti quei servizi fondamentali dello stato sociale sarà messo sempre più sotto stress perché fruitori principali diventeranno anche tutte queste enormi masse di extracomunitari senza arte e né parte e quindi di pessima qualità per le popolazioni europee, poi i vincoli di bilancio europei faranno si che si arriverà a una privatizzazione sempre più aggressiva degli stessi. Inoltre, tutte queste enormi masse di extracomunitari senza arte e né parte sono anche tanti voti potenziali in più per il centro sinistra una volta regolarizzati in un modo o nell’altro, quest’ultimo fenomeno è già accaduto in passato e nel recente passato in USA, ad esempio tanti messicani votano in massa i democratici americani, anche grazie a loro i democratici americani continuano a prendere un mare di voti nonostante i disastri evidenti che hanno fatto nei confronti della classe media americana.

      Comunque, il suo articolo rimane molto interessante e ben fatto, complimenti.

      Cordiali saluti.

      Fabrice

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