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    Il Nobel per la microevoluzione si rivela un boomerang per la macro.

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    By Enzo Pennetta on 15 Ottobre 2018 Evoluzione

    Qualcuno ha parlato di un Nobel per l’evoluzione ma si tratta di una delle tante notizie esagerate che analizzata finisce per mostrare l’esatto contrario.

    Ai primi di ottobre si diffondeva la notizia dell’assegnazione del Nobel per la Chimica a tre scienziati, Frances A. Arnold, George P. Smith e Sir Gregory P. Winter per i loro studi sulle tecniche per ottenere nuove molecole mediante i meccanismi di mutazione casuale e selezione, una spiegazione si può trovare su Le Scienze che appunto titolava “Il Nobel per la chimica all’evoluzione in provetta“.

    Il meccanismo è quello rappresentato nella seguente figura tratta dal citato articolo su Le Scienze:

    Si tratta di indurre mutazioni casuali nei geni per la produzione di enzimi che si vuole modificare per un determinato scopo, in seguito gli enzimi ottenuti vengono sottoposti a selezione e così nel tempo si ottiene un enzima che compia l’azione cercata. Si ottengono cioè enzimi modificati per una determinata reazione chimica. Enzimi modificati, non nuove specie, non nuovi organi cellulari, la specie da cui vengono prodotti resta la stessa. Siamo nel caso delle micro mutazioni e della microevoluzione.

    C’è qualcosa di nuovo in tutto questo? La risposta è no.

    Basta andare a ripescare un articolo pubblicato quattro anni fa (nel novembre 2014) su CS dall’indimenticabile Leonetto e dal titolo “Evoluzione: facciamo chiarezza sulle differenze” che spiegava molto chiaramente la differenza tra micro e macroevoluzione. Nell’articolo troviamo ben spiegata la microevoluzione:

    per il neodarwinismo quindi esiste una sfera di eventi (che “noi” racchiudiamo con il termine microevoluzione) che l’EES spiega e riesce a farlo sempre meglio, mentre esiste un’altra sfera di eventi (che “noi” identifichiamo con macroevoluzione) su cui credono che non funzioni così bene e che comunque man mano, aggiunta su aggiunta riesca sempre a spiegarla meglio, anche perché vedono fra le due (micro e macro evoluzione un rapporto ben preciso).

    La microevoluzione – che si svolge spesso in tempi relativamente brevi – è stata studiata in modo piuttosto dettagliato. Se oggi non possiamo certo dire di averla compresa interamente, tuttavia ne conosciamo molti aspetti, e molte ipotesi sono state suffragate da prove sperimentali. La microevoluzione è presentata e discussa ampiamente in ogni libro di biologia evolutiva (p.es. in Purves et al., “I processi evolutivi”, ediz. Zanichelli). Diversa è la situazione riguardo alla macroevoluzione. La teoria secondo la quale la macroevoluzione altro non è che la microevoluzione estesa nel tempo, e quindi i meccanismi che la spiegano sono i medesimi è proprio il neodarwinismo. Per cui quindi  la complessità biologica sarebbe spiegata per il neodarwinismo dalla trasformazione graduale (con un gradualismo che “varia”, non più il vecchio gradualismo filetico) e continua (comprensiva ovviamente della nascita di nuovi caratteri, organi, funzioni) di una specie A in una specie B attraverso il meccanismo di ‘contingenza e necessità’, dove le forze evolutive sono le medesime per la micro e macro evoluzione

    Evidentemente con il Nobel siamo nel campo della microevoluzione che su CS era stata accettata da tempo come un fenomeno che si verifica secondo i meccanismi neodarwiniani. Ma ogni tentativo di far passare la microevoluzione, reale e provata, per l’evoluzione tout court è da ritenersi un’estrapolazione fuorviante. Questo sembra però essere il senso di un video diffuso sul portale dell’evoluzione “Pikaia”:

    Nel video si parla di motivazioni per la prima volta esplicitamente “evoluzionistiche”. E’ vero, ma questa affermazione è in realtà la conferma di quanto qui sostenuto da anni, la teoria neo-darwiniana (da non confondersi con l’evoluzione) non ha prodotto risultati applicativi così come avviene invece per tutte le teorie valide, il fatto che a quasi 160 anni dalla formulazione della teoria (ben prima del 1895, quindi tantissimo tempo fa…) siamo a dover registrare con sorpresa un’applicazione tecnologica del darwinismo è un dato è abbastanza eloquente.

    Sorvoliamo sul tributo al politicamente corretto (di fatto sessista) riguardo la mancata parità di genere nei Nobel per la chimica (al riguardo si rimanda al caso Strumia), si parla di una tecnica per mutazione e selezione artificiale molto accelerata finalizzata a produrre enzimi. Questo dovrebbe secondo il video portare a due conclusioni:

    1– “l’evoluzione darwiniana per mutazione e selezione è scienza sperimentale“. Affermazione che suona come una “excusatio non petita” che ottiene l’effetto contrario di dimostrare come finora anche in ambito darwiniano questo non fosse un fatto così certo.  L’evoluzione darwiniana, prosegue il punto uno, è “falsificabile come tutte le procedure sperimentali, cade l’argomento usato da molti scettici antievoluzionisti, antidarwiniani, per cui la spiegazione evoluzionista essendo storica non è falsificabile“. Siamo ancora davanti ad una “excusatio non petita” che rende evidente come finora la teoria non fosse falsificabile e quindi non fosse scienza vera secondo i criteri di Popper. Va aggiunto che il termine “scettici” non appartiene al confronto scientifico e denota una connotazione denigratoria.

    2- “l’evoluzione darwiniana è un fatto, è un’evidenza, succede, è lì posso vederla addirittura dentro un laboratorio…” prosegue la meraviglia di chi si trova all’improvviso di fronte ad un fatto che conferma le proprie idee ma che al tempo stesso trasmette la sensazione che questo sia una sorpresa anche per lui, si tratta di qualcosa che “addirittura” si può vedere dentro ad un laboratorio. “…e quindi dovranno farsene una ragione tutti quelli che continuano a negare l’evidenza dell’evoluzione darwiniana e vogliono toglierla dalle scuole com’è successo di recente in paesi come la Turchia“. Essendo questa degli enzimi l’evidenza dell’evoluzione darwiniana possiamo convenire sul fatto che l’unica evoluzione darwiniana verificata è la microevoluzione che, come visto all’inizio, è profondamente diversa dalla macro evoluzione.

    Molto rumore per nulla verrebbe da commentare per dirla alla Shakespeare, il Nobel per la chimica 2018 mostra l’efficacia dei meccanismi microevolutivi di cui nessuno dubitava, ma il fatto che venga invece usato per dimostrare impropriamente l’efficacia della macro evoluzione si trasforma in una dichiarazione di fallimento.

    Non abbiamo nessun batterio che diventa di un’altra specie e quindi nessuna macroevoluzione, solo enzimi che cambiano, solo molecole che in meccanismo accelerato continuano e restare molecole.

    Tranquillizziamo infine Pikaia riguardo l’insegnamento della teoria dell’evoluzione e di quella darwiniana (che vengono continuamente confuse tra loro), per quel che mi riguarda sono uno strenuo difensore dell’insegnamento della teoria darwiniana e della sua storia nelle scuole, cosa che adesso non avviene, al suo posto una confusa e disarticolata giustapposizione di elementi della teoria stessa.

    La macroevoluzione darwiniana resta una teoria non provata ma va spiegata nelle scuole. E bene.

     

     

     

    .

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    Enzo Pennetta

    Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

    16 commenti

    1. Blas on 17 Ottobre 2018 12:48

      Veramente povero questo premio. Cosa c´é di nuovo in quella ricerca? Mi sembra l´applicazione pratica di concetti conosciuti da tempo.

      • Enzo Pennetta on 17 Ottobre 2018 22:02

        Un’applicazione del principio “caso e selezione” che non porta e non porterà mai a nuove specie. Come dicevi, niente di nuovo.

        • Ettore Bellelli on 18 Ottobre 2018 13:39

          insomma, da un cavallo non nasce un coniglio. l’obiezione di pennetta e’ fenomenale, nessuno ci aveva mai pensato. c’e’ di che riscrivere tutti i testi di biologia ragazzi ….
          sorvoliamo poi sul tono derisorio del lavoro altrui, che davvero qualifica penosamente l’estensore delle brillanti riflessioni dell’ “articolo” (!?).

          • Blas on 18 Ottobre 2018 20:52

            Ma lei potrebbe allora spiegare che cosa si trova di nuovo in quel lavoro premiato?

          • Enzo Pennetta on 18 Ottobre 2018 21:45

            Interessante questo nuovo personaggio che usa il vecchio trucco di fare il ventriloquo e far dire all’altro cose che non ha detto. Tono derisorio è quello di Bellelli che esordisce in casa altrui alzando la voce.

        • Nando on 18 Ottobre 2018 14:25

          Sulla novità Enzo, la invito a riflettere sui tempi del Nobel. Ai tempi della ricerca della Dott.ssa Arnold i suoi risultati erano molto innovativi.
          Comprendo i contenuti del suo articolo, ma mentre ora c’è un Nobel per la microevoluzione, non ce n’è uno che indichi che questa “non porta e non porterà mai a nuove specie”, concetto per altro molto sfumato a livello batterico. Se vuole dirlo, deve dimostrarlo con metodo scientifico.

          • Ettore Bellelli on 18 Ottobre 2018 16:46

            esatto “nando” : da un cavallo mica nasce un coniglio. sono tutti scemi, anzi no e’ un complotto omosessualista di Soros. chissa’ che nel prossimo studio non trovino anche traccia delle “frequenze risonanti”…ah ah ah !

            • Matteo on 18 Ottobre 2018 17:09

              Perdonatemi, si vuole liquidare con la battuta del cavallo e del coniglio il punto fondamentale della questione: esiste un progenitore comune da cui discendono le specie? Evidentemente per la teoria darwiniana in un remoto passato non esistevano né cavalli né conigli ma dei progenitori comuni, i cui discendenti, evolvendosi secondo linee via via più ramificate hanno dato origine alle specie osservabili oggi.
              Quindi se siamo certi che dal cavallo non possa nascere il coniglio, sarà lecito avere perplessità che organismi unicellulari si siano evoluti in aquile e capodogli?
              L’argomentazione relativa ad archi temporali lunghissimi non spiega un bel niente ma sembra piuttosto un comoda scappatoia.
              Allo stesso modo la cosiddetta microevoluzione, con questo fantasioso percorso evolutivo, c’entra ben poco. O meglio, c’entra tanto quanto un evoluzionista voglia farcela entrare.

            • Ettore Bellelli on 18 Ottobre 2018 17:26

              Quel cretino di Darwin giunse a questa ipotesi dopo una vita di studi di anatomia comparata, tutto da buttare, tutte scemenze. I “nuovi organi” ( quali ?!?) compaiono di punto in bianco,e quelli dell’ Uome sono propri dell’ Uome e a immagine e somiglianza di Gesu’. Anche il fatto che il DNA sia per buona parte identico in tutte le specie, non suggerisce nulla. potete scegliere tra la teoria del divino Creatore che a tutto provvede e quella delle Frequenze Risuonanti,il resto e’ un complotto capitalistico,laicistico,abortistico e del gender. Ed evitate di studiare il crossing over e la meiosi, mi raccomando. Tanto il tasso di abortivita’ resta sempre lo stesso, man mano che le mutazioni si accumulano.

            • Enzo Pennetta on 18 Ottobre 2018 21:48

              Ci fosse un’obiezione di Bellelli che abbia capo e coda.
              Se questi sono gli avversari abbiamo già vinto.

            • Paolo da Genova on 18 Ottobre 2018 18:11

              Mi sembra che qui si faccia volutamente confusione tra l’evoluzione, che è un fatto certo, e la teoria dell’evoluzione di Darwin, che è appunto una teoria e come tale discutibile e migliorabile. E tirare in ballo Dio in questo discorso non c’entra assolutamente nulla, perché la religione spiega il “senso”, il “perché” delle cose, non spiega il “come” (salvo per certi letteralisti protestanti), che è il campo di indagine della scienza. E la scienza consiste proprio nel “sapere di non sapere” e nel cercare sempre nuove risposte, migliori di quelle vecchie, non nel difendere a tutti i costi una teoria, a prescindere, come se fosse un dogma di fede, che appunto è cosa diversa dalla scienza (non contraria, diversa, per campo e per metodo).

            • Nando on 18 Ottobre 2018 17:29

              Posso darle uno spunto di riflessione. Le consiglio la lettura di alcuni articoli su qesto sito: https://evolution.berkeley.edu/evolibrary/home.php e riguardo alle spiegazioni le consiglio questa pagina: https://evolution.berkeley.edu/evolibrary/news/091101_oxygenconstraint

              E in particolare come riflessione su cosa possa essere accaduto, stando ai dati che possediamo, le suggerisco questa figura dalla suddetta pagina:
              https://uploads.disquscdn.com/images/830d7f748b949f299326c7ca3549ed154d2fe7f5af31877204ad251c1fb8fc5c.gif

            • Matteo on 18 Ottobre 2018 17:54

              Nando, lo spunto che mi propone è una mera ipotesi. Osservare il mondo con le “lenti” dell’evoluzionista porterà ad accomodare tutti fenomeni osservabili secondo quel particolare punto di vista. Così si confondono le premesse con le conclusioni.

            • Enzo Pennetta on 18 Ottobre 2018 21:45

              Sul “complotto omosessualista” e “Soros” Bellelli viene sbattuto fuori come reo confesso di trollaggio.
              Che tristezza vedere tanta pochezza di argomenti da dover ricorrere al buttarla in caciara.

    2. paolo magris on 18 Ottobre 2018 11:31

      Siamo sempre alla solite: come è scritto nell’articolo, piccoli cambiamenti, che non portano a nuove specie, vengono trasferiti per semplice estrapolazione alla macroevoluzione, usando unicamente l’immaginazione. Si “immagina” che il sonar dei pipistrelli, composto di centinaia se non migliaia di elementi, possano essere il frutto dell’accumulo di piccole variazioni, senza poter minimante risolvere i terrificanti problemi ingegneristici che questo comporta, a cominciare dall’obiezione, fondatissima e ferrea, della irriducibile complessità, che nessuna ha nemmemo lontanamente confutato. Sono inoltre in attesa di una simulazione al computer che finalmente mostri come sistemi totalmente nuovi, dotati di informazione complessa e specificata, possano svilupparsi con un meccanismo neodarwiniano.

      • Enzo Pennetta on 18 Ottobre 2018 21:53

        E poi grazie al cielo ci sono persone che argomentano a favore o contro ma restando in tema.
        A volte penso che la maggior parte delle obiezioni siano frutto o d malafede o di analfabetismo funzionale.

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