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    National Geographic e il caso Galilei. Un’occasione persa

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    By Enzo Pennetta on 30 Luglio 2011 Varie

    Nel numero di luglio di “Storica” rivista del National Geographic, si parla, tra altri argomenti, del processo a Galilei, ci saremmo aspettati che finalmente si guardasse con più obiettività a quella vicenda che in genere spesso utilizzata, forzandola spesso oltre i limiti della verità storica, per affermare la falsa contrapposizione tra fede e scienza.

    Ma, come dicevamo, purtroppo si tratta di un’occasione sprecata, e lo si capisce già dal titolo:

    Galileo Galilei La Chiesa contro la Scienza.

     

    A seguire, da pag. 70 a 83, il racconto dei fatti che viene fatto in modo da dare la solita visione di una Chiesa oscurantista che non vuole accettare le scoperte della scienza:

    “All’epoca di Galileo, però, la forza della cosmologia geocentrica dipendeva più dal suo involucro religioso e teologico che dalla qualità degli argomenti scientifici a suo sostegno.”

    Pag. 73

     

    Forse proprio in questo passaggio è possibile individuare la principale occasione persa nell’articolo, infatti la concezione geocentrica non si basava affatto su su un “involucro religioso e teologico” ma su condivisibili osservazioni sperimentali.

    Infatti il quadro del periodo, per esser veramente completo, deve includere i seguenti elementi:

    1. L’assenza della “parallasse” (il moto apparente che le stelle compiono in un anno per via dell’orbita della terra intorno al sole) era una prova scientifica contro il sistema eliocentrico. Ancor prima dell’epoca di Galilei la parallasse era stata cercata ma non osservata. Per la prima volta sarebbe stata verificata nel 1838 da Friedrich Bessel.
    2. La fisica dell’epoca non conosceva il principio d’inerzia (che fu enunciato da Newton quasi un secolo dopo). Quindi ci si aspettava che, in caso la terra avesse un moto di rotazione sull’asse,  una freccia lanciata in verticale sarebbe ricaduta spostata verso ovest proprio per via della rotazione terrestre. Ma, ovviamente, per via dell’inerzia, neanche questo fenomeno si verificava. Anche questa era una prova “scientifica” contro il sistema eliocentrico.
    3. Gli astronomi della Chiesa Cattolica avevano nel 1582 riformato il calendario che era in vigore sin dai tempi di Giulio Cesare. Non si trattava quindi di sprovveduti che basavano le loro idee sulla teologia, ma di alcuni tra i migliori astronomi dell’epoca, basti citare il nome di Cristophorus Clavius.
    4. Le osservazioni di Galilei non erano affidabili, per rendersene conto basta confrontare i disegni della superficie della luna con le fotografie e verificare che i crateri descritti da Galilei non sono quelli reali. Esistevano molti dubbi sull’efficienza del telescopio, dubbi scaturiti dall’effetto noto come “aberrazione cromatica” e all’alterazione di alcune immagini. Questo aspetto è stato esaustivamente frontato da Paul Feyerabend nel suo libro “Contro il metodo”.
    5. Anche la teoria copernicana era basata su un “involucro religioso e teologico” infatti lo stesso Copernico si ispirò alle concezioni pitagoriche imperniate su un culto solare. Anche Giovanni Keplero inoltre condivideva le stesse concezioni religiose che vedevano il sole al centro dell’universo.
    6. Le osservazioni di Galileo relative ai satelliti di Giove e alle fasi di Venere avevano messo fuori causa la teoria Aristotelico-tolemaica, e di questo erano consapevoli tutti, ma erano perfettamente compatibili con il modello proposto nella seconda metà del ‘500 dall’astronomo danese Tycho Brahe, il cosiddetto modello ticonico, che ipotizzava la terra al centro dell’universo, il sole in orbita attorno alla terra e i pianeti in orbita intorno al sole.
    7. Galileo non volle utilizzare le scoperte di GiovanniKeplero perché queste ultime prevedevano orbite ellittiche e Galileo, pregiudizialmente, accettava solo ipotesi con orbite circolari.
    8. L’altro grande protagonista della rivoluzione scientifica, Francis Bacon, pur essendo in forte contrapposizione con la Chiesa di Roma, rimase tolemaico fino alla fine dei suoi giorni (1626).
    9. La teoria copernicana era stata insegnata nelle università cattoliche dalla pubblicazione del libro di Copernico (1543) fino alla fine del primo processo in cui fu coinvolto Galilei (1616). Se ci fossero state difficoltà religiose e teologiche perché non erano state sollevate prima?
    10. Una prima prova della rotazione della terra sul proprio asse giunse nel 1728 ad opera di James Bradley che scoprì l’aberrazione della luce stellare, seguita nel 1791 con l’esperimento effettuato dalla torre degli Asinelli a Bologna ad opera di Giovanni Battista Guglielmini, essa fu poi definitivamente confermata nel 1851 con l’esperimento di Foucault. Questo significa che all’epoca di Galilei nessuno poteva fornire una prova della teoria eliocentrica.

    Sarebbe stato giusto leggere nell’articolo che furono ispirate a vera mentalità scientifica le parole di Roberto Bellarmino:

    1° Dico che mi pare che P. V. et il Signor Galileo facciano prudentemente a contentarsi di parlare ex suppositione e non assolutamente, come io ho sempre creduto che habbia parlato il Copernico…

    3° Dico che quando ci fusse vera demostratione che il Sole stia nel centro del mondo e la Terra nel terzo cielo, e che il sole non circonda la terra, ma la terra circonda il sole allhora bisogneria andar con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie, e piú tosto dire che non l’intendiamo che dire che sia falso quello che si dimostra…

    La verità che non viene detta è dunque che Galilei non solo non aveva dimostrato la teoria copernicana, ma che l’intera vicenda non ha senso se non all’interno di una vicenda più ampia, della vera propria guerra che all’epoca si stava conducendo sulla corretta interpretazione delle scritture.

    Ma non si trattava di mere dispute teologiche, si trattava di quella vicenda che aveva avuto inizio con Martin Lutero e che non solo aveva insanguinato l’Europa per tutto il ‘500, ma che avrebbe ancora generato conflitti proprio in quegli stessi anni che seguirono la prima sentenza.

    Nel 1618 sarebbe infatti iniziata la guerra dei trent’anni che sarebbe terminata nel 1648, sei anni dopo la morte di Galilei.

    Ma, come dicevamo, se non si parla di questo, il caso Galilei resta, banalmente:

    Galileo Galilei La Chiesa contro la Scienza.

     

     

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    Enzo Pennetta

    Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

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