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    “La vita si libererà di noi”

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    By Enzo Pennetta on 28 Luglio 2013 Clima, Evoluzione

    James Lovelock, l’autore dell’ipotesi Gaia

    Uno studio si PLOS Computational Biology, riprende l’ipotesi Gaia della Terra come un unico organismo per trattare della sua l’omeostasi.

     

    E sul Corriere della Sera, consultato il parere dell’epistemologo prof. Telmo Pievani, si afferma che Gaia si “libererà di noi”.

     

    Pare che siano veramente tempi apocalittici, oltre agli allarmi sul clima di cui siamo stati sommersi negli ultimi giorni, va fatto un doveroso recupero di un articolo comparso il 18 giugno scorso sulla sezione Scienze del Corriere della Sera, dal titolo giustamente si comprende già molto: “La vita si autoregola. E prima o poi si libererà di noi“, nientemeno!

    Quello che a questo punto stupisce è il fatto che una notizia pressoché certa (se no che ci stava a fare nella sezione scienze?) che annuncia la nostra inevitabile estinzione non abbia guadagnato le prime pagine.

     L’articolo prende spunto da uno studio pubblicato su PLOS Computational Biology con il titolo “The Emergence of Environmental Homeostasis in Complex Ecosystems“, che obiettivamente non parla né di eliminazione dell’umanità né di “Perfect Storm” come invece indicato nel sotto titolo del Corriere. Si tratta di uno studio che studia la capacità omeostatica della Terra, cioè quella di reagire ai cambiamenti trovando nuovi equilibri, una capacità che risulta tanto maggiore quanto maggiore è la biodiversità. E qui l’autrice dell’articolo sul Corriere si rivolge al prof. Pievani:

     «E in dieci millenni, ovvero dall’invenzione dell’agricoltura in poi», racconta Pievani, «noi umani siamo riusciti ad annientare il 40-45% di tutte le forme viventi.

    Un’estinzione di massa, che ha impoverito enormemente il sistema».

     

    Qui spiace che l’articolo sia tropo breve, sarebbe infatti interessante sapere nel dettaglio come sia potuto accadere che nell’anno 8.000 a.C. e seguenti, fino all’800, l’uomo abbia potuto sterminare così tante specie. Un’accelerazione nel ‘900 ce la saremmo tranquillamente aspettata, certamente a seguito dell’uso intensivo di pesticidi, ma partire da 10.000 anni fa davvero no… Se davvero l’estinzione del 45% delle specie è iniziata 10.000 anni fa, questa sarebbe la prova che l’Uomo non c’entra niente con tale fenomeno!

    Ma non è tutto, arriva poi immancabile il problema riscaldamento globale, un allarme che ormai raffreddato dai dati reali che vanno in direzione opposta alle previsioni apocalittiche tanto propagandate dall’ormai dimenticato Al Gore, viene invece rilanciato ultimamente con insistenza, come se il moltiplicarsi degli allarmi rendesse meno infondato il pericolo.

    Complessivamente non c’è molto da stare allegri, come riporta l’articolo nella sua conclusione:

    «Tutto ci spinge verso quella soglia, al di là della quale la vita, certo, troverà il modo di adattarsi nuovamente. Ma non è detto che il nuovo assetto preveda anche la nostra sopravvivenza». La conclusione non è ottimista.

    «Se allarghiamo lo sguardo», conclude Pievani, «possiamo vedere che la Terra è stata molto più fredda e molto più calda di com’è ora, e non sempre adatta alla vita umana». Niente oggi ci assicura che la Terra del futuro, spinta dalle nostre azioni a superare la soglia dell’attuale condizione di equilibrio, si riveli un posto adatto anche all’Homo sapiens.

     

    Sembra proprio che al coro delle voci di catastrofe in arrivo se ne debba aggiungere una.

    Ma una parola va spesa a favore di quelle povere persone che magari facilmente suggestionabili potrebbero seriamente preoccuparsi e caricarsi di ansia.

    Il parere del prof. Pennetta è che stiano tranquilli.

    Grazie alla peculiare caratteristica di essere una specie che sviluppa tecnologie, l’Uomo, unico tra i viventi, riesce a vivere tra i ghiacci polari e i deserti arroventati, e per lunghi periodi anche nelle condizioni proibitive dello spazio: un mondo le cui condizioni non siano adatte all’Homo sapiens sarebbe solo un mondo totalmente senza vita.

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    Enzo Pennetta

    Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

    4 commenti

    1. Francesco Santoni on 29 Luglio 2013 14:32

      Consoliamoci pensando che tano le pagine scientifiche dei quotidiani non le legge quasi nessuno, per fortuna 🙂

      • Enzo Pennetta on 29 Luglio 2013 14:50

        E’ vero!

        Se vai a vedere a tutt’oggi ci sono solo 2 commenti (e parliamo del sito del Corriere della Sera).

        E sono 2 commenti che riassumono la logica delle contestazioni dei critici come noi (il primo) e quella di chi ritiene invece inutile analizzare quanto viene detto in quanto il suo pregiudizio ha già deciso che sia “ovvio”.

    2. Daphnos on 30 Luglio 2013 17:03

      http://it.m.wikipedia.org/wiki/Sid_Meier's_Alpha_Centauri

      Mi sembra di essere tornato a giocare a questo videogame, in cui un pianeta del sistema solare di Alpha Centauri era dotato di autocoscienza e cercava di sterminare l’umanità appena sbarcata in cerca di nuovi mondi da colonizzare.

      Caro prof., mi sono sempre domandato: sono le ricerche scientifiche, o presunte tali, a ispirare film e libri come Solaris o Avatar, o è la visione di queste opere a confondere i piani di fantasia e realtà in coloro che sono tenuti a parlare esclusivamente di quest’ultima?

      Probabilmente le influenze sono reciproche. Di certo mi sto convincendo che la seconda direzione abbia più peso della prima!

      • Enzo Pennetta on 30 Luglio 2013 23:54

        Spunto interessante Daphnos,sono d’accordo che oltre ad un evidente scambio tra la scienza e la fantascienza possa essercene anche uno in senso inverso, ci sono precedenti illustri in questo senso, basti pensare a Goddard e Von Braun.

        Ultimamente poi con casi come Jurassic Park e il correlato tentativo di fare un pollosauro, più che di influenze possiamo parlare di confusione…

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