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    Dalla battaglia di Algeri ai gilet gialli

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    By Enzo Pennetta on 13 Gennaio 2019 Geopolitica ed Economia

    Potrebbe sembrare una scena della battaglia di Algeri del 1956 ma è Parigi del 2019

    L’Europa dei 70 anni di pace esiste solo nella storia fantasy scritta nelle stanze della UE, gli scontri tra paesi dell’Unione sono proseguiti ininterrotti.

    Bisogna muoversi con cautela e non sono ammesse ingenuità come quella di offrire pubblicamente sostegno ai conflitti interni di altri paesi.

    Offrire supporto ad un movimento di protesta che agisce contro un governo estero è una pratica non nuova nello scenario internazionale, farlo pubblicamente però è più o meno una dichiarazione di guerra. Nei rapporti tra Italia e Francia questi episodi sono stati numerosi e aspri, senza andare troppo oltre nel tempo si può fare riferimento all’appoggio dato da Enrico Mattei alla lotta per l’indipendenza dell’Algeria, in un documento dell’Ambasciata d’Italia ad Algeri del 2010 si legge:

    Enrico Matttei cercava un contatto ufficiale con il GPRA (Governo Provvisorio della Repubblica Algerina), costituito di recente. Il mio incontro con lui fu seguito da una riunione formale a Tunisi, meno di un mese dopo, con il Ministro Boussouf. Fu l’inizio di una cooperazione mutualmente fruttuosa con il MALG (Ministero dell’Armamento e delle Relazioni Generali). Questa cooperazione con l’Eni è un capitolo prezioso e sconosciutissimo dalla memoria storica della Guerra Nazionale di Liberazione.

    E. Mattei mi aveva spiegato sin dall’inizio, che aveva scelto di trattare con la Direzione della Rivoluzione perché credeva nell’Algeria Indipendente. Inoltre sapeva della ricchezza gigantesca in idrocarburi dell’Algeria come anche della Libia e voleva trattare del futuro di questo potenziale adesso che c’era il GPRA e che l’Italia aveva bisogno d’assicurarsi una fonte sicura d’approviggionamento energetico a lungo termine.

    Voler sfruttare le difficoltà dei vicini a proprio vantaggio spingendosi ad azioni anche ostili è pratica non nuova, la cosa però va eventualmente fatta con discrezione, se un governo volesse soffiare sul fuoco della protesta francese per beneficiare dell’indebolimento di un rivale dovrebbe farlo senza dichiararlo pubblicamente. Da alcune ricostruzioni sembra che con quell’appoggio Mattei si fece dei nemici in più, nemici che probabilmente furono determinanti nel mettere la bomba sul suo aereo il 27 ottobre 1962.

    Da parte loro i francesi non si fecero molti scrupoli a fornire basi logistiche all’azione delle Brigate Rosse per destabilizzare il nostro paese e cercare di neutralizzare il ruolo di potenza europea, la storia del centro studi Hyperion fondato a Parigi nel 1977 rappresenta un esempio da accademia di cui ancora si vedono gli strascichi col caso di Cesare Battisti protetto lungamente in Francia, fatto poi fuggire in Brasile e proprio in queste ore catturato finalmente in Bolivia e per decenni impossibile da incarcerare in Italia.

    Del resto se davvero furono i francesi ad abbattere il DC9 Itavia sui cieli di Ustica, cos di cui era convinto sia il giudice Ferdinando Imposimato che il Presidente Francesco Cossiga, gli scontri con i governo transalpini si dimostrano continuativi nel tempo e decisamente aspri.

    Sull’aggressione della Francia di Sarkozy alla Libia e della sua valenza di atto ostile nei confronti dell’Italia appare superfluo soffermarsi. Offrire pubblicamente la disponibilità per un aiuto ai Gilet Gialli è un errore che si doveva evitare non solo strategicamente ma anche tatticamente. Oggi 12 gennaio alla conferenza con i rappresentanti del movimento francese ospiti di un convegno a Roma ho potuto ascoltare dalla loro voce la dichiarazione che uno dei significati del gilet automobilistico è proprio la distanza dall’uno o dall’altro partito politico, sarebbe bastato informarsi un po’ per capire che un’offerta proveniente da un partito, per di più estero, sarebbe stata respinta. Questo avrebbe evitato anche la reazione stizzita (comprensibile) del governo di Parigi che ha fatto capire chiaramente di voler far pagare questa iniziativa, cosa dichiarata da uno che, con la sua Legion d’onore, di francesi ne sa qualcosa:

    Come Parigi ci farà pagare è difficile dirlo, nella lunga guerra negata tra vicini l’ultima parola sembra lontana dall’essere scritta, i fatti si succedono incalzanti, intanto nel seguire i gilet gialli oggi sono stati coinvolti anche operatori Rai colpiti dall’esplosione davanti al loro albergo, una fuga di gas, chissà magari veniva dall’Algeria.

    Sulla questione poche e chiarissime righe sono state scritte su Facebook da uno che di certi meccanismi ne sa molto, Giovanni Fasanella:

    Quella che i suonatori d’orchestra del politicamente corretto definiscono come una costruzione europea di pace è stata al contrario una lunga e ininterrotta guerra a bassa intensità, e non è pensabile di entrare in modo rozzo e dilettantistico su questioni di questo tipo.

    Si tratta di giochi nascosti e pericolosi, giochi che devono essere compresi prima di essere condotti.

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    Enzo Pennetta

    Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

    1 commento

    1. Davide on 15 Gennaio 2019 19:21

      Questo j’accuse alla Francia, mi fa venire alla mente che fu proprio Mitterand a fornire protezione a Cesare Battisti…. forse voleva far in modo che certe cose non venissero a galla.

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