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    Il darwinismo è un problema di tutti

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    By Enzo Pennetta on 11 Dicembre 2011 Evoluzione, Geopolitica ed Economia

    Il prof. Robert Reich dell’Università di Berkeley denuncia il pericolo della rinascita del darwinismo sociale.

    Ma il darwinismo sociale non è, come si potrebbe pensare, una degenerazione del darwinismo scientifico, ne costituisce la vera origine.

     

    Sull’Huffington Post del 1 dicembre 2011 è apparso un articolo dal titolo The Rebirth of Social Darwinism, nel quale si mette in guardia dal fenomeno del rinascente darwinismo sociale e al tempo stesso si ricorda cosa comportò l’ideologia darwinista nell’America di fine ‘800.

    Facendo un’analisi comparata della situazione descritta nell’articolo e di quella riportata ad es. nel libro di Antonio De Lauri di cui si è parlato pochi giorni fa, si può iniziare ad avere un quadro significativo di cosa sia veramente il darwinismo (l’ideologia che trae legittimazione dalla teoria dell’evoluzione per selezione naturale).

    Ma vediamo alcuni passi riportati nell’articolo in questione:

    “La civiltà ha una semplice alternativa”, scrisse Sumner negli anni ‘80 dell’Ottocento. O è “libertà, disuguaglianza, sopravvivenza del più adatto”, oppure è “non libertà, uguaglianza, sopravvivenza dell’inadatto.

    I primi termini fanno progredire la società e favoriscono tutti i suoi membri migliori, i secondi la fanno sprofondare e favoriscono tutti i suoi membri peggiori.”

    E poi:

    Ecco Sumner, più di un secolo fa: “I milionari sono il prodotto della selezione naturale, la quale ha effetto sull’intero complesso degli uomini per scegliere coloro in grado di soddisfare l’esigenza che talune opere siano compiute […].Grazie al fatto di essere stati selezionati, la ricchezza si accumula pertanto sia nelle loro mani, che in quelle di coloro i quali si affidano a essi. Costoro possono essere ragionevolmente considerati i rappresentanti della società selezionati naturalmente.

    La situazione descritta si integra con quella riportata su CS-HOMO SAPIENS: proposta per una mostra sull’antropologia darwinista .

     

    Come si può constatare dalla fotografia riportata in realtà il prof. Reich è un sostenitore del Partito democratico e ripropone queste pagine in funzione anti repubblicana, sostenendo che le stesse considerazioni di fine ‘800 si possano ritrovare nei discorsi dei repubblicani di oggi. Ma vorremmo ricordare che nello stesso periodo in Inghilterra anche la Fabian Society e il Partito laburista sostenevano le stesse idee darwiniste, solo un po’ mitigate.

    Solo una visione superficiale può far ritenere che il tipo di visione naturalistica non abbia ricadute sulla società, i suoi meccanismi regolatori e le sue finalità. Il tipo di società costruita sulla visione darwinista è una società descritta da diversi autori dei quali il prof. Reich è solo l’ultimo in ordine temporale.

    Per chi non lo sapesse o lo avesse dimenticato, usiamo le parole di Robert Reich per ricordare cosa comporta una visione darwinista della società:

    Il darwinismo sociale, all’epoca ha anche minato ogni sforzo per costruire una nazione con un’ampia base di agiatezza, come pure di salvare la nostra democrazia dalla salda presa di pochissimi al vertice. È stato utilizzato dai privilegiati e dai potenti per convincere tutti gli altri che il governo non dovrebbe avere molta importanza.

    Solo nel XX secolo l’America ha veramente respinto il darwinismo sociale. Si è creato l’esteso ceto medio, diventato il centro della nostra economia e della nostra democrazia. Abbiamo costruito reti di sicurezza per salvare gli americani caduti verso il basso per colpe non loro. Abbiamo ideato controlli diretti a tutelare contro gli inevitabili eccessi di avidità del libero mercato. Abbiamo tassato i ricchi e investito in opere pubbliche – scuole pubbliche, università pubbliche, trasporti pubblici, parchi pubblici, sanità pubblica- il che è stato per noi un bene.

    Insomma, abbiamo respinto l’idea che ognuno di noi venga lasciato solo in un una competitiva corsa per la sopravvivenza.

    Ma in momenti come l’attuale saranno in molti a pensare che le disquisizioni sul darwinismo sono solo interessanti confronti scientifici, che quello che li riguarda più da vicino è l’economia.

    E così non capiranno che, mentre sono preoccupati per il tipo di economia e di società che sta prendendo forma in questi giorni, per usare le parole di R. Reich, gli attacchi allo stato sociale, la deregolamentazione della speculazione finanziaria, la riduzione delle opere pubbliche con in primis la sanità, sono proprio gli elementi attuativi del darwinismo sociale.

    La più grande astuzia del diavolo, è quella di far credere al mondo di non esistere, diceva Baudelaire.

    La più grande astuzia dell’ideologia è quella di spacciarsi per teoria sulla natura.


     

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    Enzo Pennetta

    Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

    6 commenti

    1. Riccardo on 11 Dicembre 2011 12:55

      Sono in parte d’accordo, professore, però le faccio notare che almeno in America c’è un forte dissenso di quella popolazione verso il neodarwinismo, mentre da noi è considerato una verità indiscutibile!
      http://www.discovery.org/
      http://www.intelligentdesign.org/
      http://www.evolutionnews.org/

      Paradossalmente le critiche al neodarwinismo sono molto più accettate lì che qui!

      • Enzo Pennetta on 11 Dicembre 2011 16:05

        Riccardo, chissà forse è proprio per questo motivo che qui da noi non si sente nessuno che, come Robert Reich, parli del darwinismo sociale, e ancor meno si sente qualcuno che lo critichi.

        Non le sembra che lo stesso dogmatismo che accompagna il darwinismo si sia trasferito sulle scienze economiche?
        Tutti si stanno confrontando su come ripartire i sacrifici, ma nessuno mette in discussione le basi stesse del sistema economico che genera crisi come questa.

    2. valentino.zoldan on 11 Dicembre 2011 20:18

      Gentile Prof. Pennetta, ha fatto centro!

      Il vero problema è proprio quello indicato da lei e che nessuno affronta.

      Forse, e ribadisco forse, gli islandesi sono gli unici, ma dobbiamo aspettare per vedere i risultati.

      Nel contempo mi chiedo, pur con pesanti ritorsioni di tipo economico, gli Islandesi sono stati lasciati fare, come mai?

      Se la strada seguita in quell’isoletta poco popolata fosse stata intrapresa che ne so in Grecia piuttosto che in Italia, la reazione sarebbe stata così tutto sommato morbida?

      La velocità con cui è stato sostituito Papandreu appena ha accennato ad un possibile referendum mi spinge a pensare di no.

    3. donato on 12 Dicembre 2011 11:28

      giustificare con la scusa di probabili malattie o malformazioni l’aborto di embrioni o feti o perfino neonati entro i 28 giorni non è darwinismo sociale?

      • Enzo Pennetta on 12 Dicembre 2011 12:33

        Sì, è uno dei modi in cui il darwinismo sociale si esprime.
        I casi da lei indicati fanno parte dell’eugenetica, la politica sociale la cui nascita è da attribuirsi a Francis Galton, cugino di Charles Darwin.

        Più precisamente il caso in questione rientra nell’eugenetica negativa, cioè l’eliminazione dei caratteri negativi, anche mediante l’eliminazione degli stessi portatori.

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