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    Ancora una smentita dell’evoluzione (attuale) dei batteri

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    By Enzo Pennetta on 25 Aprile 2012 Evoluzione, Salute

    Trovati in una grotta batteri rimasti in isolamento per 4 milioni di anni.

    Molti sostenitori della teoria neo-darwiniana indicano nello sviluppo della resistenza agli antibiotici la prova della validità dell’evoluzione per caso e necessità.

     

    Sempre più ricerche però demoliscono questa falsa credenza.

     

    Ne avevamo già parlato lo scorso settembre in “Antibiotici: smentita definitivamente l’evoluzione dei batteri” , il ritrovamento di batteri rimasti in isolamento nei ghiacci per 30.000 anni e resistenti a numerosi antibiotici aveva dimostrato come questa caratteristica non fosse più da considerarsi la prova di un caso di evoluzione avvenuta con meccanismi neodarwiniani (verificati “sotto i nostri occhi”, cioè certificati e non ipotizzati) di caso e necessità.

    Era stata una facile previsione terminare l’articolo nel seguente modo:

    Questo dovrebbe implicare che la resistenza sviluppata dai batteri verso gli antibiotici non potrà più essere proposta come una dimostrazione dell’evoluzione secondo i meccanismi neo-darwiniani.

    In teoria sì, ma si accettano scommesse sul contrario.

    E la scommessa sarebbe stata subito vinta, infatti poco tempo dopo si dovevano registrare degli articoli che da varia parte riproponevano ancora lo stesso argomento, CS-Evoluzione dei batteri, in scena le “storie proprio così”; La “favola” dei batteri raccontata ai bambini, in particolare in questo secondo caso si trattava di un’iniziativa didattica del sito Evolution of life (promossa anche dal sito Pikaia) e quindi un caso di disinformazione ancor più grave:

    Adesso una nuova ricerca rafforza i risultati delle precedenti confermando che i geni per la resistenza ai farmaci erano già presenti e non si tratta dunque di mutazioni comparse in un secondo momento. Questo è infatti il contenuto di una ricerca pubblicata l’11 aprile su Plos One con il titolo “Antibiotic Resistance Is Prevalent in an Isolated Cave Microbiome“, e ripresa da National Geographic il 14 aprile in un articolo intitolato Batteri resistenti ai farmaci scoperti in un’antica grotta“, accompagnato da un eloquente sottotitolo:

    Una nuova popolazione di batteri è stata scoperta in una grotta incontaminata del New Mexico risalente a 4 milioni di anni fa. Alcuni ceppi sembrano resistere anche ai più recenti farmaci antibiotici: lo rivela una nuova ricerca

    Nell’articolo si evidenzia come nei batteri possa verificarsi un trasferimento orizzontale di geni che potrebbe trasferire la resistenza agli antibiotici anche da ceppi batterici non patogeni:

    Molti microbiologi sospettano, infatti, che i batteri non patogeni non siano altro che un vasto bacino dal quale provengono i geni della resistenza agli antibiotici che vengono trasmessi ai batteri patogeni: “Al momento questa è solo una tesi, cioè che questi organismi benigni siano in realtà alla base delle resistenze ai farmaci. Ne esistono così tanti, che i geni si possono muovere orizzontalmente nelle diverse popolazioni batteriche attraverso la riproduzione sessuale, o da virus o per assorbimento degli scarti genetici”.

    Pur restando in attesa si conferme definitive, questo studio rafforza l’ipotesi che nei batteri che acquisiscono una resistenza agli antibiotici non sia comparso alcun nuovo carattere, e tanto meno che tale resistenza sia frutto di un meccanismo evolutivo.

    Che poi in qualche caso possa verificarsi una mutazione che favorisce la sopravvivenza in ambiente ostile siamo d’accordo, ma si tratta di mutazioni con perdita di funzione, non c’è incremento di informazione, né sostituzione di informazione, come evidenziato nel seguente video:

    http://www.youtube.com/watch?v=yVLr_zZ4y9g&feature=player_embedded

     

    Sarebbe dunque corretto che coloro che hanno proposto il video didattico sull’evoluzione basato sulla resistenza agli antibiotici lo ritirino e facciano una rettifica. Ma sappiamo che questo non succederà.

    Anche questa volta non ci facciamo troppe illusioni, basterà attendere un po’ e qualcuno riproporrà la resistenza dei batteri agli antibiotici come dimostrazione dell’evoluzione darwiniana.

     

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    Enzo Pennetta

    Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

    3 commenti

    1. Giancarlo on 25 Aprile 2012 07:20

      Una domanda, professore. Nel caso della resistenza agli antibiotici da parte dei batteri, anche volendo accettare la tesi dell’evoluzione, comunque si tratterebbe di MICROEVOLUZIONE. O mi sbaglio?

      • Enzo Pennetta on 25 Aprile 2012 08:41

        Giancarlo,
        è proprio così, come giustamente fai osservare anche se la resistenza fosse un nuovo carattere certamente saremmo comunque lontani dall’origine di una nuova specie.

        Il fatto che possa nascere un nuovo carattere viene infatti usato come dimostrazione di una parte del meccanismo neodarwiniano, poi da questo viene fatta derivare (in modo arbitrario) la macroevoluzione.

    2. Leonetto on 25 Aprile 2012 10:01

      Mah…certo il video in fondo è corretto,perchè volenti o nolenti,avendo ‘evoluzione’ assundo tali significati:
      http://www.enzopennetta.it/wordpress/2011/10/avvertimenti_ideologia/
      cosa può indicare se non un processo microevolutivo nel suo senso più esteso?Ossia il susseguirsi di cambiamenti che intervengono all’interno di una determinata specie(comunità di individui aventi lo stesso pool genico,che incrociandosi tra lorogenerano potenzialmente una prole illimitatamente feconda)in un dato spazio-tempo.
      Che comprende anche il fare ricorso a ‘capacità adattive ‘ “speciali” di una specie(lievito,zanzara,talpa)e quanto si discuteva qua:
      http://www.enzopennetta.it/wordpress/2012/04/darwinismo-il-coraggio-di-opporsi/
      Quindi in se per se non è il cartone animato il problema,anzi va benino,ne tutte le notizie di evoluzione e di comparsa di nuove specie di squali,passeri,pesci etc..il poblema è se vengano poi da queste tratte e diffuse certe conclusioni,li si che allora c’è un problema.
      Sia che si dica che un processo macroevolutivo in realtà sarebbe un processo microevolutivo su larga scala o simili,vedasi pikaia:
      http://www.pikaia.eu/EasyNe2/Notizie/Esiste_realmente_una_distinzione_tra_microevoluzione_e_macroevoluzione.aspx
      questo si che è grave,fra l’altro pienamente confutato.
      Sia che si ‘spaccino’ i suddetti casi per casi in cui sia possibile osservare la comparsa di nuove(nel senso proprio di nuovo)capacità funzionalità,incremento di informazione che contraddistinga una comunità di individui da gli altri della sua specie, di fatto rappresentando già per questo una nuova specie.
      Questa occasione non può che rapprensentare l’ennesima volta in cui chiedersi cosa corrobori questa teoria scientifica, e per quale ragione sia un’evidenza che solo chi è matto possa contestare.
      L’albero dell”evoluzione’ umana ,per esempio,segnalato anche su Pikaia,negli ultimi tempi è stato scosso da diverse novità che lo complicano e ne comportano diverse modifiche…idem per la faccenda uccelli-‘dinosauri’.Sarebbe interessante quindi sapere come il neodarwinismo riesca,essendo una chiara evidenza,a spiegare,pur con qualche legittimo margine di dubbio,tutte queste modifiche e tutti i cambiamenti necessari in un tempo che sembra sempre minore per ottenerli.Magari senza fare uso della parola caso e contingenza ogni tre parole….

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