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    Danzando su un vulcano

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    By Enzo Pennetta on 16 Agosto 2012 Varie

     

    L’espressione “danzare su un vulcano” esprime in modo molto efficace lo stato di inconsapevolezza di un pericolo vicino e sottovalutato.

     

    Oggi, nella tranquillità apparente di metà Agosto, sembra essere una similitudine particolarmente adatta.

     

    Mentre siamo immersi, chi più chi meno, nell’atmosfera distratta dell’estate gli eventi che vanno delineandosi presentano uno scenario che andrebbe invece tenuto particolarmente d’occhio.

    L’immagine suggerita dall’espressione “danzare su un vulcano” è stata proposta questa settimana per rappresentare la situazione della Francia dalla rivista Le Point:

     

    Mai titolo fu più profetico, solo pochi giorni dopo sul sito della stessa rivista doveva comparire la notizia di violenti scontri che al di là dell’episodio scatenante rivelano sottostanti quanto sottovalutate tensioni sociali: “Amiens : dégâts et blessés après une nuit de guérilla urbaine“, e sul Corriere della Sera “Giovani incendiano scuola e sparano alla polizia“.

    Ma in realtà, come si evince dalla copertina, le preoccupazioni francesi sono per l’instabilità politico-economica europea che dopo la Spagna e l’Italia potrebbe interessare anche la Francia. Se il fondo “salva stati” di orwelliana denominazione sarà utilizzato si assisterà alla più drammatica perdita di sovranità nazionale dal dopoguerra, e le condizioni sociali nei paesi interessati subirebbero un ulteriore peggioramento con relativo aumento di tensione.

    L’ultima cosa di cui un’Europa in questa situazione avrebbe bisogno sarebbe una grave crisi internazionale alle sue porte, ma anche in questo caso sembra proprio che si stia danzando sopra un vulcano.

    Il 12 Agosto il Segretario di Stato Hillary Clinton ha parlato di una “no fly zone” sulla Siria mostrando l’intenzione di scavalcare l’ONU e i veti posti da Russia e Cina ( La Stampa: La Clinton in missione a Istanbul apre lo spiraglio alla “no fly zone”), ma contemporaneamente la Russia sembra non voler stare a guardare mentre perde il suo unico porto sul Mediterraneo, la base siriana di Tartus,  e così già da tempo una squadra navale è impegnata in “esercitazioni” al largo della Siria (ANSA: Siria: navi russe verso Tartus) e si appresta adesso ad attraccare col pretesto di fare rifornimenti mentre lo Stato Maggiore di Mosca lancia chiari avvertimenti ai ribelli e, indirettamente, alla NATO:

    ‘’Se l’opposizione armata siriana decide di attuare le proprie minacce e attaccare la base navale russa, la flotta militare russa attualmente ha tutte le possibilità nella regione per rispondere in modo adeguato’’, aveva affermato una fonte dello Stato Maggiore. ‘’Sconsigliamo alle teste calde dell’opposizione siriana di farlo’’, ha aggiunto.

    Fonte: Rinascita

     

    In questo contesto il 14 Agosto Israele ha annunciato l’intenzione di attaccare l’Iran nei prossimi mesi (Corriere della Sera: Iran, Israele stringe i tempi«Mancano poche settimane»), un termine che scaturisce dalla possibilità di forzare la mano al Presidente USA Obama che in vista delle elezioni non potrebbe rinunciare al sostegno dell’elettorato ebraico, mentre al contrario, all’inizio di un secondo e ultimo mandato non sarebbe più sensibile a questo argomento. Così anche l’eventuale nuovo Presidente, non sarebbe probabilmente disponibile ad iniziare il suo mandato con una guerra dall’esito e dalle conseguenze quantomai incerte.

    E anche in questo secondo scenario vengono toccati gli interessi della Russia che vede delinearsi una politica di accerchiamento nei propri confronti che è stata denunciata già da tempo e che vede nell’installazione di improbabili missili “contro l’Iran” uno dei punti di maggior tensione (Il Sole24ORE: La Russia passa ai fatti sullo Scudo. Attivato il sistema radar anti-missile di Kaliningrad).

    Altri segnali da Guerra Fredda passano quasi inosservati ai più, ma si tratta di messaggi densi di significato, come quelli riferiti sul Corriere della Sera del 15 Agosto : “Sottomarino russo passa davanti alle coste Usa“, in cui leggiamo:

    Un sottomarino nucleare russo della classe Akula avrebbe incrociato nel Golfo del Messico, davanti alla coste Usa, senza essere scoperto…. L’Akula, battello piuttosto silenzioso, è dotato di missili da crociera che possono «coprire» bersagli su gran parte degli Stati Uniti. Ma la sua specialità è quella di neutralizzare i sottomarini americani. L’azione rappresenta la dimensione navale delle incursioni affidate ai bombardieri strategici. In giugno i russi hanno svolto esercitazioni ai confini dell’Alaska dove simulavano attacchi aerei contro «obiettivi nemici».

    Quali fossero gli “obiettivi nemici” dei bombardieri russi ai confini dell’Alaska non è difficile immaginarlo, la Russia sta dicendo in tutti i modi agli USA che se si sentirà aggredita sarà pronta a tutto.

     

    E in tutto questo drammatico succedersi di situazioni critiche, anche un fatto del tutto marginale può avere un significato “diplomatico” fortemente simbolico: ANSA- Russia: cosacchi a cavallo verso Parigi:

    MOSCA, 12 AGO – Al grido ”Via!, Veloci, veloci!” e’ partito da Mosca il piccolo battaglione di cavalieri diretto a Parigi sulle tracce dei Cosacchi che diedero la caccia a Napoleone tra il 1812 e il 1814. I 23 cavalieri affrontano un viaggio nella memoria storica attraversando sei Paesi in due mesi. Prima di lanciarsi in questa avventura hanno ricevuto tutti gli onori militari. Il tragitto, poco piu’ di 2.500 chilometri tocchera’ Bielorussia, Polonia, Lituania, Germania e infine la Francia.

     

    Polonia, Germania e Francia sono invitate a ricordare come due secoli fa Napoleone fece l’errore di aprire il fronte russo finendo inseguito fino a Parigi, lo stesso errore che come sappiamo fu compiuto dalla Germania nella II Guerra Mondiale.

    Difficile pensare che il viaggio dei Cosacchi accanto alla valenza commemorativa non ne abbia anche una simbolica.

    La meta finale dei Cosacchi sarà Parigi, la capitale della Francia che un ruolo così importante ha svolto nella recente guerra in Libia, e che come il resto del mondo in questo momento “danse sur un volcan”.

     

     

     

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    Enzo Pennetta

    Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

    13 commenti

    1. Piero on 16 Agosto 2012 08:26

      E poi dicono che nel 2012 non ci sara’ la fine del mondo!
      😀 😀 😀 😀 😀 😀 😀 😀 😀

      A parte gli scherzi, questa situazione sembra analoga a quella dell’inizio del secolo ormai scorso, in cui il papa, che si chiamava guardacaso come l’odierno, defini’ la prima guerra mondiale l’inutile strage…

      • Enzo Pennetta on 16 Agosto 2012 11:20

        Forse abbiamo capito perché Sartori comincia ad essere ottimista…

    2. Riccardo Z on 16 Agosto 2012 09:43

      La Francia danza su un vulcano, ma la loro preoccupazione principale pare essere il matrimonio e le adozioni gay. Mi sento sempre più preso in giro dai media.

      • Piero on 16 Agosto 2012 09:57

        Quando si dice che l’agenda politica e’ dettata dai media e dalla lobby gay che ne ha preso il controllo…

      • Enzo Pennetta on 16 Agosto 2012 11:22

        Teniamoci stretta l’informazione alternativa.
        Almeno finché non vieteranno anche quella.

    3. Piero on 16 Agosto 2012 11:29

      http://www.corriere.it/esteri/12_agosto_16/assange_estradizione_ecea7a48-e72c-11e1-aa6d-129c31caec0a.shtml

      La Gran Bretagna minaccia l’assalto all’ambasciata ecuadorena per prendersi Assange.
      Mi sembra di ricordare che la violazione di una missione diplomatica sia considerata un atto di guerra, a meno che l’intervento ovviamente non sia richiesto dallo stesso stato che ha l’ambasciata (come nel caso di ostaggi).
      Fossi nel piccolo governo dell’Ecuador, chiederei il supporto e l’appoggio diplomatico e non solo del governo russo.
      Stringerei (non so se esista gia’ o se l’Ecuador sia un paese non allineato) un’alleanza militare per cui un attacco militare ad un paese configura un attacco militare anche all’altro.
      Per quanto Assange non mi garbi affatto, adesso stanno proprio esagerando…

      • Enzo Pennetta on 16 Agosto 2012 11:38

        Come li chiamerebbero coloro che attaccano un’ambasciata se non si trattasse si sé stessi….?

        Forse “terroristi”?

      • Enzo Pennetta on 16 Agosto 2012 15:00

        E intanto un “collega” di Assange potrebbe aver almeno ritardato il programma militare svelando i piani dell’intervento israeliano:
        http://www.corriere.it/esteri/12_agosto_15/israele-piano-segreto-guerra-iran_34d0a048-e6e3-11e1-aa6d-129c31caec0a.shtml

        Sempre che non si tratti di un depistaggio, sarebbe un segnale della divisione che regna anche tra i militari israeliani riguardo al pericoloso programma militare.

        • Piero on 16 Agosto 2012 15:38

          Pare che il piccolo Ecuador abbia accolto la sfida:

          http://www.liberoquotidiano.it/news/Esteri/1068516/Londra-vuole-a-tutti-i-costi-Assange—Attaccheremo-l-ambasciata-dell-Ecuador-.html

          adesso vediamo se hanno il coraggio di fare quello che hanno minacciato!
          C’e’ il rischio che gli inglesi si chiudano nel sacco da soli. Se attaccano passano per imperialisti e quelli che disprezzano la sovranita’ altrui. Se lasciano stare fanno la figura di quelli che se la fanno sotto di fronte all’Ecuador…

    4. G.T. on 16 Agosto 2012 15:19

      Non so quale oggi sia il male, il pericolo su questa terra.
      L’Occidente (USA, GB, Italia,ecc…) del passato ha portato, fino ad un certo punto della storia, la bandiera del bene.
      Anche se spesso ci siamo macchiati di gravi colpe in giro per il mondo, gli occidentali venivano visti come dispensatori di pace.
      Cosa è successo?
      Dopo la caduta del comunismo internazionale, molti di quell’ambiente specialmente nostrano (ed anche europeo) hanno raccolto tutte le loro forze per minare l’occidente dall’interno verso l’esterno.
      C’è una lotta silenziosa all’interno dell’Occidente, per questo motivo brancoliamo nel buio nella diplomazia e negli affari esteri.
      Perché vengono gestiti in parte secondo il vecchio principio “atlantico”, in parte secondo le nuove ideologie trapiantate da quelle forze…
      I principi “atlantici” iniziano a dare fastidio, ad es. spuntano i movimenti contro Israele (di una certa area politica) in seno all’Occidente oppure un Obama che non supporta a dovere lo Stato Ebraico.
      Una volta chi sosteneva i palestinesi? I sovietici.
      Oggi invece parte dell’opinione pubblica (manovrata?) parla dei cattivi ebrei…

      • Enzo Pennetta on 16 Agosto 2012 15:41

        Ma quello che oggi chiamiamo Occidente forse lo è ormai solo da un punto di vista geografico.

        Come già accennato in “Rinnegare la tradizione” non c’è più molta continuità tra quello che fino a ieri si poteva definire l’Occidente con i suoi ideali e quell’Occidente che oggi ha sancito una cesura con la propria storia e la propria identità.

        E allora sembra che i valori che furono propri dell’Occidente adesso siano stati conservati inaspettatamente in quella Russia di oggi, che si badi bene non è più l’URSS, nella quale il dramma della lunga dittatura comunista ha paradossalmente mantenuto vitali le forze della tradizione che ha pagato col sangue per i propri ideali.

        Il testimone della cultura occidentale è ormai più nelle mani russe che in quelle inglesi, USA, francesi ecc…

        • valentino zoldan on 17 Agosto 2012 11:17

          sottoscrivo al 100%

        • Enzo Pennetta on 18 Agosto 2012 10:17

          A proposito dei valori tradizionali dell’Occidente proprio in questi giorni, il 17 agosto, si è avuta una dichiarazione congiunta della Chiesa Ortodossa Russa e della Chiesa Cattolica Polacca.

          Se ne parla su Libetà e Persona nell’articolo “Storico messaggio di cattolici e ortodossi”

          http://www.libertaepersona.org/wordpress/2012/08/storico-messaggio-di-cattolici-e-ortodossi/#more-118459

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