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    Il futuro dietro l’angolo: dopo i 75 anni saremo buoni come concime

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    By Enzo Pennetta on 30 Settembre 2014 Attualità

    die75

     

    Ezekiel Jonathan Emanuel, esperto di bioetica ed ex consulente di Obama dichiara di non voler vivere più di 75 anni.

    Dopo quell’età fondamentalmente non si è più produttivi.

    Ma a pensarci bene si potrebbe produrre dell’ottimo fertilizzante, con le proprie ceneri.

    Un lungo articolo sul The Atlantic, con il titolo “Why I Hope to Die at 75“, propone l’idea di Ezekiel Jonathan Emanuel, esperto di bioetica ed ex consulente di Obama, secondo la quale non varrebbe la pena di vivere oltre quell’età. Si tratta di una presa di posizione che proviene da una persona che si è schierata contro l’eutanasia anche se da alcune parti si è sostenuta quantomeno un’ambiguità della sua posizione. In quest’ultimo articolo l’opposizione all’eutanasia viene confermata esplicitamente:

    Ho attivamente contrastato la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito. Le persone che vogliono morire in uno di questi modi tendono a soffrire non per il dolore incessante, ma di depressione, disperazione, e la paura di perdere la propria dignità e il controllo. Le persone che lasciano dietro inevitabilmente sentono di aver in qualche modo fallito. La risposta a questi sintomi non sta nel terminare una vita, ma ottenere aiuto. Ho sempre sostenuto che dovremmo concentrarci sul dare a tutti i malati terminali una buona, compassionevole morte, non  l’eutanasia o il suicidio assistito per una piccola minoranza.

    Ma al tempo stesso, senza ancora una volta invocare l’eutanasia, Ezekiel Jonathan Emanuel ritiene che l’età giusta per morire siano i 75 anni, un’età alla quale dalla vita si è avuta l’opportunità di provare tutto:

    Al momento avrò raggiungo i 75 anni, avrò vissuto una vita completa.  Avrò amato e sarò stato amato. I miei figli saranno cresciuti e nel bel mezzo della propria ricca vita. Avrò visto i miei nipoti nascere e cominciare la loro vita…

    Morire a 75 non sarà una tragedia. Anzi, ho intenzione di fare il mio funerale prima di morire. E io non voglio nessun pianto o lamento, ma un incontro caldo pieno di ricordi divertenti, storie della mia goffaggine, e le celebrazioni di una buona vita. Dopo la mia morte, i miei sopravvissuti potranno avere il proprio funerale se vogliono, che non è la mia attività.

    Emmanuel quindi non propone l’eutanasia per i settantacinquenni, ma propone una consapevole scelta di rinunciare alle cure mediche perché una vita lunga ma limitata non è desiderabile:

    Così americani immortali possono vivere più a lungo rispetto ai loro genitori, ma sono suscettibili di essere più incapaci. Questo suona desiderabile? Non per me.

    La situazione diventa di ancora maggiore preoccupazione quando ci confrontiamo con la più terribile di tutte le possibilità: vivere con la demenza e altre disabilità mentali acquisite. In questo momento circa 5 milioni di americani sopra i 65 anni hanno il morbo di Alzheimer; uno su tre americani 85 anni e più ha il morbo di Alzheimer. E la prospettiva di cambiamento che nei prossimi decenni non è buona.

    Ma uno degli argomenti più importanti è la ridotta utilità sociale in età avanzata, un fatto che nell’articolo merita di essere illustrato con un grafico:

     

    Ancora una volta gli oppositori di Ezekiel Jonathan Emanuel avranno facilmente modo di dire che il suo pensiero appare ambiguo, sostenere che la vita dovrebbe terminare a 75 anni senza al tempo stesso sostenere l’eutanasia appare incoerente. Per il momento Emenuel sostiene l’interruzione volontaria delle cure mediche.

    Una posizione quella di Emanuel che ancora una volta non sorprende chi conosce qual è l’ideologia che sottostà al pensiero scientista contemporaneo, quell’ideologia descritta nel 1932 da Aldous Huxley ne “Il mondo nuovo“da cui prendiamo il seguente brano:

    Seguendone il cammino, verso Sud-Est, nella pianura ormai invasa dall’oscurità, i loro occhi furono attirati dai maestosi edifici del Crematorio di Slough. Per la sicurezza dei voli notturni, le sue quattro alte ciminiere erano illuminate a giorno e coronate sulla sommità da rossi segnali di pericolo. Era un punto di riferimento. «Perché le ciminiere hanno intorno quegli affari che sembrano balconate?» chiese Lenina. «Ricupero di fosforo» spiegò Enrico in stile telegrafico. «Mentre salgono nel camino, i gas vengono sottoposti a quattro processi separati. Una volta il P2O5 usciva completamente dalla circolazione ogni volta che si cremava qualcuno. Adesso se ne ricupera più del novantotto per cento.

    Più di un chilo e mezzo per ogni cadavere di adulto. Il che rappresenta circa quattrocento tonnellate di fosforo ogni anno, nella sola Inghilterra.» Enrico diceva queste cose con tono soddisfatto, orgoglioso di questi risultati, come se fossero opera sua. «E’ magnifico pensare che possiamo continuare ad essere socialmente utili anche dopo morti. Facendo crescere le piante.»

    Nel romanzo di Huxley le persone giunte all’età di 60 anni (Emanuel ne concede 15 di più, forse perché ne ha già 56) non possono più essere produttive, la gioventù è irreversibilmente persa, allora accettano liberamente la consuetudine dell’eutanasia.

    E così per un’ultima volta diventano utili alla società. Come fertilizzanti.

     

     

     

     

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    Enzo Pennetta

    Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

    10 commenti

    1. andrea c on 30 Settembre 2014 03:42

      Che persona triste dev’essere uno che giudica le persone solo sulla base della produttività!
      Comunque finché si tratta di una volontà personale di tale Ezekiel Emanuel, nulla in contrario, ognuno è libero di decidere autonomamente quando porre fine alla propria vita, il suicidio è una facoltà umana che esiste da sempre. Il problema è quando si vuole estendere questa ideologia orribile(valore umano=produttività economica) ad un’intera nazione(o addirittura a mezzo mondo, visto che spesso le ideologie nate negli USA sono molto contagiose!)

      P.S. Tra l’altro che non si possa essere produttivi dopo i 75 anni è un pregiudizio dovuto al fatto che la maggioranza dei moderni popoli economicamente sviluppati(statunitensi in primis) hanno uno stile di vita(dieta, fumo, alcol, sedentarietà, stress cronico, depressione…ecc..) PESSIMO! E di conseguenza a 70 anni(spesso anche prima) si ritrovano con il corpo(e spesso anche con la mente) irrimediabilmente scassato.

      Ma se uno vive bene(dedicando molto tempo alla cura di se stesso e dei rapporti sociali importanti, come l’amore e l’amicizia, invece di ammazzarsi inutilmente di lavoro per qualche dollaro in più) , mangia bene, evita di fumare, e beve con moderazione, può arrivare fino a 80-90 anni(e i più fortunati anche oltre) in condizioni psicofisiche invidiabili, come dimostrano gli studi sugli avventisti del settimo giorno e sui centenari sardi!
      A proposito consiglio questo interessante video: http://www.ted.com/talks/dan_buettner_how_to_live_to_be_100

      • emanuele on 30 Settembre 2014 13:31

        Andrea , non bisogna dimenticare, a livello sociale , il grande contributo che gli anziani danno e nella maggior parte dei casi gratuitamente .

        • andrea c on 30 Settembre 2014 15:35

          X Emanuele: Certo, ma è pur vero che per essere utili a livello sociale, bisogna essere in buone condizioni psicofisiche(ad esempio un malato di alzheimer purtroppo non riesce più a tramandare la propria esperienza e saggezza ai giovani), per questo credo che la via da intraprendere non sia la rottamazione dei 75enni(lasciarli morire tagliando il sistema sanitario), ma l’educazione fin dalla più tenera età a uno stile di vita sano. E contemporaneamente rendere la società un posto più sano(anche dal punto di vista psicologico) in cui vivere, passando dall’ideologia individualista della produttività e della competizione sfrenata, a forme di società più egualitarie e collaborative!

          • emanuele on 30 Settembre 2014 18:39

            Quoto in pieno quello che hai scritto Andrea . Ho solo voluto aggiungere un dato di fatto a favore del tuo ragionamento dove critichi che gli over 75 non possono essere produttivi .

      • Enzo Pennetta on 30 Settembre 2014 14:30

        Mi viene da pensare alla civiltà romana dove il valore dell’esperienza degli anziani era ritenuto prezioso, tanto da istituire il Senato.
        Legare la vita alla produttività e in subordine all’efficienza è conseguente alla riduzione dell’essere umano alla sua sfera animale, il massimo esponente di questo pensiero è l’insuperabile Peter Singer.

        • andrea c on 30 Settembre 2014 15:46

          Altri tempi, oggi in Italia abbiamo un premier che ricopre il suo ruolo solo in virtù di un’età anagrafica 20-30 anni più giovane dei suoi predecessori!(non che i predecessori fossero migliori, intendiamoci, ma oggi Renzi viene spacciato come “rottamatore” solo per l’età, anche se segue la stessa linea politica di Berlusconi)

    2. Alessandro on 1 Ottobre 2014 10:13

      Vorrei chiedere a quel signore di sottoscrivere le stesse affermazioni a 74 anni, magari in buona salute e con un sacco di amori, interessi e cose da fare… Secondo me, man mano che si avvicinerà quella data, cambierà idea. E tutti noi tireremo un sospiro di sollievo, perchè si sarà dimostrato più umano di adesso.

      • andrea c on 1 Ottobre 2014 15:16

        Trattandosi di un uomo politicamente influente, non credo che si riferisse veramente a una propria volontà personale, ma piuttosto a una velata proposta di tagliare il Medicare(che sarebbe un programma sanitario gratuito per i poveri over 65) per i pazienti troppo anziani, in modo tale da ridurre la spesa pubblica!

    3. beppino on 2 Ottobre 2014 17:26

      Nel momento in cui si é giovani penso sia naturale arrivare a questi elevati voli pindarici circa quello che può o quello che non può fare l’Uomo (col presupposto del proprio libero arbitrio). Quando non si é più giovani e non si é più in forze, o peggio ancora quando si é vecchi malati e la vita appare una dolorosa “obbligatoria” pena, si comincia a pensare che forse il giovane “di quel momento” é il caso che elabori teorie meno pindariche e prosaicamente più “terra terra”; in ultima analisi che lavori per migliorare la qualità della vita dell’anziano, lavori per ridurne la soggiacenza al dolore e, soprattutto ricordi, banalmente, che anche per lui arriverà il giorno della vecchiaia.
      La vecchiaia é una fase della vita, non é la preparazione della morte.
      Non penso ci voglia molto a capire che, se non fosse così, basterebbe imitare il comportamento degli animali verso il finire della propria vita e comportarsi di conseguenza (come, seppur indirettamente, ha fatto del resto questo “genio” di Emanuel; e avrà pure perso tempo e neuroni a maturare questo cumulo di sciocchezze…). Abbia inoltre almeno un minimo di rispetto per i tanti anziani che, post 75 anni, nella millenaria storia dell’uomo, sono riusciti qualche volta “anche” a fare la differenza…

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