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    Cavalieri e principesse, maschi e femmine: tutto un ‘gomblotto’ millenario?

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    By Enzo Pennetta on 13 Aprile 2017 Gender

     

    Dalla lettura di un nuovissimo saggio di Giuliano Guzzo emerge nella sua evidenza l’assurdità del genderismo.

    Chi sostiene il Gender crede nel più incredibile “complotto” di tutti i tempi.

     

    “Cavalieri e Principesse”, questo è il titolo dell’ultimo libro di Giuliano Guzzo pubblicato in questi giorni, l’ho subito letto ed è stato come accendere la luce in una stanza in penombra dove già si capiva come stavano le cose ma vedere tutto con più chiarezza. Sapevo certamente dei falsi presupposti sui quali si fonda la teoria del gender ma nelle pagine del libro li ho trovati riuniti insieme, completati da ulteriori casistiche che mi erano ancora ignote e corredati da una vasta e indispensabile bibliografia necessaria per far uscire il discorso dal terreno delle opinioni e incanalarlo nei rigorosi binari dei fatti accertati.

    La cosa sorprendente è rendersi conto di come una serie di argomentazioni che sono state costruite unicamente sulla capacità di persuasione sviluppata nell’ambito di una strategia che non affonda le radici nella realtà ma nel marketing, abbia potuto fare breccia e far sorgere in molti l’idea palesemente assurda che il proprio genere sessuale sia un costrutto sociale e non fondamentalmente un dato biologico. Dopo gli studi già ampiamente divulgati sulle differenze precoci tra neonati maschi e femmine giunge adesso una conferma persino dalle scimmie, anche loro mostrano una differente scelta di giochi tra maschi e femmine: che la nostra tradizione sessista abbia raggiunto e influenzato anche gli scimpanzè?

    Giustamente Guzzo ripete più volte che non si tratta di negare i pari diritti ma di riconoscere che esistono statisticamente gusti e preferenze differenti tra maschi e femmine  e che il negarlo porta ad una forzatura dei comportamenti. In poche parole il vero condizionamento ideologico lo fa chi sostiene il gender e non chi compra tutine rosa per i bebè femmina e azzurre per i maschi.

    Interessante al riguardo la considerazione sul fatto che nelle prime società la ripartizione dei ruoli abbia rispecchiato una convenienza innanzitutto per le femmine: chi avrebbe cacciato i mammut? Chi spinto l’aratro tra i due? Per una convenienza reciproca fondata su caratteristiche biologiche vennero fatte determinate scelte. Mi viene in mente un paragone con la divisione delle gare sportive tra categorie maschili e femminili dove non si concorre in squadre miste: chi viene tutelato da questa “discriminazione”? La domanda è retorica e la risposta fin troppo ovvia.

    Scopriamo poi che la scelta di colori preferiti da maschi e femmine risulta simile in popolazioni e culture diverse mostrando quanto sia moralista (il moralismo intollerante del polically correct) ogni polemica sui fiocchi rosa o azzurri.

    Usando il rasoio di Occam possiamo vedere come la risposta al perché delle differenze di gusti e di preferenze di vario tipo tra maschi e femmine non derivi da una specie di ideologia sociale imposta da sempre su scala planetaria (‘gomblotto’ globale a partire dal paleolitico?) ma sia solo la manifestazione di preferenze emerse in ogni epoca e in ogni regione geografica. Le differenze nei gusti e nelle preferenze tra i due sessi sono dunque l’epifenomeno di una differenza genetica che statisticamente produce una convergenza in differenti casi lontani nello spazio e nel tempo. E, come di consueto, esistono delle code gaussiane dove questo non avviene, casi limitati, che lungi dallo smentire il dato lo confermano.

    Solo un approccio radicalmente ideologico poteva pensare che fosse stata a sua volta un’ideologia anziché la biologia a determinare le differenze di genere. E ideologicamente si tenta di negarle e attribuirle ad un colossale complotto che attraversa secoli e continenti.

    La caratteristica delle ideologie fu ben colta da Hegel in una sua celebre frase: “se i fatti non si accordano alla teoria tanto peggio per i fatti”.

    «Wenn die Tatsachen nicht mit der Theorie übereinstimmen, um so schlimmer für die Tatsachen».

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    Enzo Pennetta

    Laureato in Biologia e in Farmacia, docente di scienze naturali Nel 2011 ha pubblicato "Inchiesta sul darwinismo", nel 2016 "L'ultimo uomo" e nel 2020 "Il Quarto Dominio".

    7 commenti

    1. valentino on 14 Aprile 2017 06:36

      A questo punto preoccupiamoci: è del tutto evidente che sì, la nostra cultura sessista ha influenzato gli scimpazè con un’aggressività che si è esplicitata fin dagli albori dell’uomo. Spero di vedere presto sfilare al gaypride anche un gruppo di scimpangay scimpanlesbiche e altre varietà assortite. Qui oltre alla violenza culturale all’interno della propria specie c’è l’aggravante di una violenza verso una specie diversa; gravissimo! finalmente abbiamo scoperto un’altra nefandezza commessa dal cancro della terra (noi) e che era stata occultata per millenni. Mi aspetto che folle di animalisti corrano ad arruolarsi nelle fila dei combattenti per le libertà ed i diritti del gender.

      • Enzo Pennetta on 15 Aprile 2017 23:11

        Credo che la percentuale di persone che uniscono le due idee sia già piuttosto alta!

    2. Emanuela on 14 Aprile 2017 09:46

      Sull’argomento esiste anche l’interessantissimo libro Uguali mai, il cui autore ora mi sfugge…

      • LUIGI MOJOLI on 14 Aprile 2017 16:24

        Steven S. Rhoads.

        • Emanuela on 15 Aprile 2017 18:45

          Esatto, proprio lui. Un libro davvero rivelatore!

    3. LUIGI MOJOLI on 14 Aprile 2017 16:28

      «Wenn die Tatsachen nicht mit der Theorie übereinstimmen, um so schlimmer für die Tatsachen».
      In realtà non vi è traccia che lo abbia scritto. Forse lo ha detto e altri hanno riferito. O forse hanno inventato. Rimane il fatto che cose demenziali in “Filosofia della Natura” se ne trovano tante.

      • Enzo Pennetta on 15 Aprile 2017 23:10

        Allora forse è come la frase attribuita a Voltaire che invece è stata solo scritta da una sua biografa.
        Grazie, ne terrò conto.

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